Andrej Aleksandrovič Ždanov

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Andrej Aleksandrovič Ždanov

Foto a colori di Andrej Ždanov
Nome Ufficiale Андре́й Алекса́ндрович Жда́нов
Nome Intero Andrej Aleksandrovič Ždanov
Data di nascita 14 Febbraio 1896[1]
Luogo di nascita Mariupol, Impero Russo
Data di morte 31 Agosto 1948
Luogo di morte Mosca, Unione Sovietica
Cariche politiche
  • Secondo Segretario del Partito Comunista dell' Unione Sovietica
    (21/03/1939 - 31/08/1948)
  • Presidente del Presidium del Soviet dell'Unione
    (12/03/1946 - 25/02/1947)
  • Deputato del Soviet dell'Unione del Soviet Supremo dell'URSS
    (I e II Legislatura)
  • Presidente del Soviet Supremo della RSFS Russa
    (15/09 - 19/09 1938)
  • Capo del Dipartimento di Agitazione e propaganda del Comitato centrale del PCUS
    (21/03/1939 - 06/09/1940)
Partito politico

Andrej Aleksandrovič Ždanov è stato un rivoluzionario, giornalista, politico e critico d'arte sovietico, noto per essere il teorico della Dottrina Ždanov e, assieme a Maksim Gorkij, del realismo socialista, ossia della corrente artistica e letteraria ufficiale dell'URSS [2].

Nel periodo staliniano fu è stato dei principali esponenti del Partito Comunista Sovietico e un importante teorico del materialismo dialettico, e fu abbastanza influente da poter essere definito l'arbitro della linea culturale del Partito Comunista dell'Unione Sovietica. Coprì numerose cariche politiche tra cui anche quella del Presidente del Praesidium del Soviet dell'Unione (1946-1947).

Biografia

Tomba della madre di Ždanov.

I primi anni

Andrej Aleksandrovič Ždanov nacque il 14 (26) febbraio 1896 a Mariupol, nel distretto di Mariupol, provincia di Ekaterinoslav (oggi Dnipropetrovsk). Suo padre, Aleksandr Alekseevič Ždanov (1860-1909), fu un professore di teologia e ispettore delle scuole pubbliche, esercitando una forte influenza sul figlio nei primi anni di vita. Aleksandr Ždanov, originario di una famiglia ecclesiastica vicino a Rjazan', si laureò brillantemente nel 1887 presso l'Accademia Teologica di Mosca, dove divenne assistente professore nel dipartimento delle Sacre Scritture dell'Antico Testamento. Tuttavia, fu espulso dall'Accademia in seguito a uno scandalo. Secondo il biografo di Andrej Ždanov, Aleksej Nikolaevič Voljnets, Aleksandr Ždanov fu uno dei primi studiosi dell'Apocalisse in Russia e creò una serie di conferenze sulla storia dell'Antico Testamento, guadagnando popolarità nei seminari. Si interessò anche alle idee del marxismo e della socialdemocrazia. Aleksandr Ždanov insegnò nelle scuole elementari frequentate dai suoi figli, tra cui Andrej stesso[3][4]. La madre di Andrej, Ekaterina Pavlovna (1868-1944), si diplomò al Conservatorio di Mosca ed era figlia di Pavel Ivanovič Gorskij-Platonov, ispettore dell'Accademia Teologica di Mosca.

Dopo la morte del padre, Andrej si trasferì con la madre e le sue sorelle (Anna, Tatjana ed Elena) nella provincia di Tver'. Secondo altre fonti, il trasferimento a Tver' avvenne per motivi lavorativi del padre e quindi prima della sua morte. Nel 1910, Andrej entrò nella Scuola Reale di Tver', dalla quale si diplomò nel 1915 con ottimi voti, ottenendo solo una B in disegno. Durante questo periodo, Ždanov iniziò anche la sua carriera politica, partecipando a circoli socialdemocratici locali e iscrivendosi al Partito Bolscevico nel 1915. Entrò nel Rione operaio di Tver' e negli anni successivi scalò le gerarchie del partito. Proseguì i suoi studi presso l'Accademia Agricola Petrovsko-Razumovskaja (oggi Timirjazevka) e all'Istituto Commerciale di Mosca[5]. Come ricordò suo figlio Jurij, Ždanov “era interessato alla meteorologia e alla climatologia. Pertanto, nel 1916, all'età di vent'anni, entrò all'Accademia Agricola Petrovsko-Razumovskaja presso il Dipartimento di Meteorologia”[6]. Tuttavia, attratto dalle idee rivoluzionarie, abbandonò la scuola senza completare il primo anno[7]. Membro del POSDR dal 1915, aveva il soprannome sotterraneo "Jurij".

La prima guerra mondiale e la Guerra civile russa

Cartolina celebrativa di Mariupol con la statua di Ždanov.

Durante la Prima Guerra Mondiale, Ždanov promosse la propaganda bolscevica tra i soldati e partecipò alla preparazione e alla realizzazione della Grande Rivoluzione Socialista d'Ottobre negli Urali. Durante la guerra civile, Ždanov tenne lezioni di politica per i soldati dell'Armata Rossa e contribuì all'organizzazione del Partito e dei Soviet nei territori degli Urali e di Tver', diventando presidente del Comitato Esecutivo dei Soviet della regione di Tver'.

Nel luglio 1916, Ždanov fu chiamato al servizio militare e assegnato a un battaglione di addestramento a Tsaritsyn (oggi Volgogrado). Successivamente, fu inviato alla 3ª scuola per marescialli a Tiflis, dove fu promosso a maresciallo. Nel febbraio 1917, fu assegnato al 139º reggimento di riserva di fanteria a Šadrinsk, nella provincia di Perm' (oggi nell'Oblast' di Kurgan). Nell'agosto 1917, fu nominato presidente del comitato cittadino del Partito Operaio Socialdemocratico Russo a Šadrinsk. Il 13 novembre 1917, Ždanov, come membro del Comitato di Pubblica Sicurezza, contribuì a reprimere le rivolte legate alla distruzione di un deposito di alcolici, che riversarono le maggiori riserve di alcol degli Urali nel fiume Iset[8]. Al V congresso contadino del distretto, tenutosi dal 7 al 10 gennaio 1918, fu eletto commissario dell'agricoltura del consiglio del distretto di Šadrinsk.

Nella notte del 25 gennaio 1918, in piena guerra civile, l'Armata Rossa occupò diverse istituzioni a Šadrinsk, tra cui il telegrafo, la stazione telefonica, la stazione ferroviaria e la tipografia. Nei giorni successivi, l'Armata Rossa consolidò la sua presenza nella città e, il 27 gennaio, presso l'edificio che oggi ospita il Teatro Drammatico di Šadrinsk, si tenne il Congresso della contea dei Soviet dei deputati contadini, durante il quale Ždanov fu nominato tra i deputati del Soviet locale[9].

Nel giugno 1918, con l'occupazione di Šadrinsk da parte dell'Armata Bianca, Ždanov fu costretto a fuggire e a trasferirsi a Perm', dove organizzò corsi di formazione per operatori politici, culturali ed educativi.

Nel 1919, Ždanov tornò a Tver', dove ricoprì diversi incarichi politici, giornalistici e istruttivi. Fu organizzatore capo del Dipartimento per il lavoro tra i sindacati e la cooperazione del comitato provinciale di Tver' del Partito Comunista Russo (bolscevico) e tenne corsi di alfabetizzazione politica presso la Scuola di cavalleria locale. Nell'ottobre e novembre 1919, fu caporedattore del giornale "Tverskaja Pravda" e, dal marzo 1920 al luglio 1921, diresse il "Vestnik Kommunizma" (Araldo del Comunismo), mentre contemporaneamente svolgeva il ruolo di vice presidente del comitato provinciale di Tver'.

Dal 1921 fino all'aprile 1922, Ždanov ricoprì la carica di vice presidente del Comitato Esecutivo del Consiglio Provinciale di Tver' e presidente della Commissione di pianificazione di Tver'. Dal 26 aprile al 5 luglio 1922, fu presidente del Comitato Esecutivo del Consiglio Provinciale di Tver'.

Il dopoguerra a Nižnij Novgorod

ritratto di Ždanov.

Dal giugno del 1922 fino al 1934 Ždanov fu trasferito a Gorkij (oggi Nižnij Novgorod) per esercitare inizialmente il ruolo di Capo del dipartimento di agitazione e propaganda (fino al 1924) per poi succedere alle funzioni di dirigente del Partito nel territorio di Gorkij e come segretario del Comitato Regionale del PCUS, già Partito Comunista di tutta l'Unione (bolscevico), abbreviabile in PCU(b).

Al XIV Congresso del PCU(b), tenutosi nel 1925, Andrej Ždanov venne eletto candidato al Comitato Centrale del Partito. Al XVI Congresso, avvenuto nel 1930, fu eletto membro del Comitato Centrale e dopo il XVII Congresso, avvenuto nel 1934, fu nominato segretario del Comitato Centrale del PCU(b) e candidato all’Ufficio Politico del Partito.

Andrej Ždanov svolse una vasta attività nel Partito e come uomo di Stato. Ždanov rivolse grande attenzione ai problemi dell’ideologia e della teoria marxista-leninista. Nel suo discorso al Primo Congresso dell’Unione degli Scrittori Sovietici Ždanov indicò i compiti più importanti dello sviluppo della letteratura e dell'arte sovietica.

A Leningrado

Stalin e Ždanov ai funerali di Kirov.

Nel dicembre 1934, dopo lo scellerato assassinio di Sergej Kirov, Andrej Ždanov fu trasferito a Leningrado (oggi San Pietroburgo) per svolgere un ruolo nell’organizzazione del Partito di Leningrado, dirigendola fino al 1944 incluso. Il 15 dicembre 1934 fu nominato Primo Segretario del Comitato Regionale a Leningrado e del comitato cittadino. Nel 1935 Ždanov divenne un membro del Comitato Esecutivo del Comintern. Qui lavorò anche come Deputato del Soviet dell'Unione del Soviet Supremo dell'URSS. Il 21 Marzo del 1938 fu nominato Secondo Segretario del Partito Comunista dell'Unione Sovietica, carica che mantenne fino alla sua morte.

Andrej Ždanov animò e potenziò la vigilanza dell’organizzazione del Partito di Leningrado al fine di sventare azioni controrivoluzionarie da parte di seguaci di Trotskij e di Zinovjev, unì ancor più strettamente i bolscevichi di Leningrado intorno al Comitato Centrale del PCUS.

Nel 1936 Ždanov organizzò un concorso di scrittura e di opere letterarie, vinto da Evgenij Fëdorov con un romanzo storico su Šadrinsk. Alla vigilia del XVIII Congresso del PCUS, ossia il 21 Marzo 1939, il Comitato Centrale del Partito incaricò Ždanov di dirigere il lavoro di agitazione e propaganda del Partito.

La Grande Guerra Patriottica e l'Assedio di Leningrado

Durante la sua permanenza a Leningrado, Ždanov ottenne anche importanti incarichi militari, fu ad esempio membro del Comitato Militare del Distretto Militare di Leningrado dal 1935 al 1941, membro del Consiglio Militare Principale della Marina dell'Unione Sovietica dal 1938 e membro del Consiglio militare del Fronte Nord-Ovest Nel giugno 1940 fu commissionato dal Comitato Centrale del PCUS (b) per l'Estonia durante la Guerra Sovietico-Finlandese, partecipando alla firma dell'accordo di pace tra URSS e Finlandia alla fine della guerra.

Andrej Ždanov fu inoltre coinvolto nella Grande Guerra Patriottica rimanendo nella città sotto assedio da parte dei nazisti. Durante la Grande Guerra Patriottica Stalin propose a Ždanov di sostituire una carica vagante del principale dipartimento politico dell'Armata Rossa, ma Ždanov rifiutò perché il suo trasferimento fuori da Leningrado poteva creare un impatto negativo sulla popolazione di Leningrado, rimanendo nella città come membro del Consiglio Militare del Fronte di Leningrado.

Nonostante la città di Leningrado fosse sotto assedio da parte dei nazisti dal 1941 fino al 1944, I Bolscevichi locali seppero resistere anche grazie alla guida di Andrej Ždanov, che come ricompensa della sua attività sul fronte di Leningrado ricevette dapprima il grado di tenente generale e, quindi, quello di colonnello generale. L’eminente attività di Partito e militare valsero a Ždanov due ordini «Lenin», un ordine della «Bandiera Rossa», un ordine «Suvorov» di prima classe, un ordine «Kutusov» di prima classe, ed un ordine della «Bandiera Rossa del lavoro».

Il dopoguerra e la morte

Tomba di Ždanov.

Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, Andrej Ždanov fu trasferito a Mosca, dove morì nel 1948. Eminente teorico marxista e abile propagandista delle grandi idee di Lenin e Stalin, Ždanov si distinse per i suoi brillanti rapporti su questioni di letteratura, arte, filosofia e politica internazionale. Durante questo particolare periodo storico, Ždanov esercitò una notevole influenza sulla politica e sull'arte dell'Unione Sovietica, al punto che il periodo che va dal dopoguerra fino alla morte di Stalin nel 1953 è ricordato come "Ždanovščina", ossia "Era di Ždanov".

Nel 1946, Ždanov fu nominato membro dell'Ufficio dell'Agitazione e Propaganda e della Divisione della Politica Estera, guidati rispettivamente da Georgij Aleksandrov e Michail Suslov. A nome del Comitato Centrale del partito, Ždanov presiedette una discussione filosofica nel giugno 1947.

Nel periodo successivo alla guerra, fino alla sua morte, Ždanov pubblicò numerose recensioni di opere artistiche (poesie, libri, musica, ecc.) e formulò giudizi sulle opere d'arte basandosi sui principi del realismo socialista, stabilendo così standard artistici per le principali opere di propaganda sovietica. Ždanov espresse giudizi negativi su opere considerate influenzate dalla mentalità dei paesi stranieri, in particolare dei paesi capitalistici occidentali, o che si discostavano dal realismo socialista a tal punto da non essere considerate "arte del popolo". Sebbene Ždanov morì nel 1948, l'Unione Sovietica continuò ad adottare i suoi standard artistici fino alla morte di Stalin nel 1953, prima che venissero declassati durante il regime revisionista di Chruščëv.

Andrej Ždanov morì prematuramente il 31 agosto 1948. Sebbene Ždanov avesse problemi di alcolismo, è possibile che la reale morte di Ždanov sia dovuta in realtà al complotto dei medici, poiché negli ultimi giorni di vita era ricoverato presso l'Ospedale del Cremlino. Il complotto dei medici fu uno scandalo che colpì diversi collaboratori vicini a Stalin. La morte di Ždanov, come anche quella di Stalin avvenuta 5 anni più tardi, fu controversa proprio perché la diagnosi della cardiologa Lidija Timašuk differiva notevolmente da quella degli altri specialisti che hanno visitato Ždanov e la cosa poi rimase insabbiata fino al 1952. Ždanov fu seppellito alla necropoli delle Mura del Cremlino di Mosca assieme ad altri rivoluzionari come Frunze, Michail Suslov, Kliment Efremovič Vorošilov e presidenti sovietici successivi anche a come Chruščëv Leonid Brežnev e Konstantin Černenko. Inoltre la città di Mariupol, dove Ždanov è nato, fu ribattezzata in suo onore fino alla caduta dell'Unione Sovietica ed alla successiva indipendenza dell'Ucraina nel 1991, dove la città tornò ad ottenere il nome originale.

Nel 1947, Ždanov lavorò con Stalin per la realizzazione di una riforma del Partito Comunista dell'Unione Sovietica che prevedeva una maggiore democratizzazione e l'egualitarismo all'interno dell'URSS. La riforma prevista da Stalin e Ždanov prevedeva la progressiva riduzione della dittatura del proletariato a favore di una dittatura del popolo sovietico, con una crescente partecipazione della popolazione alla gestione degli affari dello Stato ed aveva come obiettivo a lungo termine la scomparsa della coercizione statale, sostituita dall'influenza dell'opinione pubblica e dalla semplificazione delle funzioni statali. Il documento scritto da Stalin e Ždanov è purtroppo rimasto una bozza mai pubblicata. Si suppone che la bozza di Stalin e Ždanov sia stata insabbiata da Chruščëv al fine di nascondere prove sul modello democratico di Stalin e di avere un controllo centralizzato del partito, tuttavia il documento è realmente esistito poiché è stato citato anche da storici anticomunisti come Aleksandr Pyzhikov[10].

Il realismo socialista e la dottrina Ždanov

L'Impianto di Dnepropetrovsk di G.I. Petrovsky. è un esempio artistico di Realismo Socialista. Fonte: Soviet-art.ru.
Poster di Lenin disegnato da Filatov. Fonte: Soviet-art.ru.
La statua di Ždanov a Mariupol è stata demolita con la caduta dell'URSS e l'indipendenza dell'Ucraina.

Andrej Ždanov è stato una delle figure centrali nel panorama politico e culturale dell'Unione Sovietica, noto soprattutto per la sua influenza nella definizione del ruolo dell'arte e della cultura nel progetto socialista. Le sue idee, formalizzate in diversi discorsi e scritti, hanno avuto un impatto significativo sulla politica culturale sovietica, dando vita alla cosiddetta «Ždanovščina» (traducibile in italiano come "Dottrina Ždanov" o come "Ždanovismo" anche se la traduzione letterale sarebbe "era di Ždanov"), una dottrina che ha definito i confini e gli obiettivi dell'arte nel contesto della costruzione del socialismo. Questo paragrafo esplora in dettaglio le principali idee di Ždanov sull'arte e la politica, con particolare attenzione alla sua concezione del realismo socialista, alla critica dell'arte borghese e al ruolo politico ed educativo dell'arte nella società sovietica.

Al centro della concezione artistica di Ždanov c'è il realismo socialista, un approccio che l'Unione Sovietica adottò come stile artistico ufficiale per tutte le forme espressive, dalla letteratura alla pittura, dal teatro alla musica. Secondo Ždanov, il realismo socialista doveva essere il "metodo fondamentale della letteratura e della critica letteraria sovietica" e doveva riflettere la realtà non come era, ma come doveva essere trasformata sotto il socialismo. In altre parole, l’arte doveva ritrarre il mondo in uno stato di progresso rivoluzionario, celebrando le vittorie del proletariato e proiettando un futuro luminoso di società senza classi​.

Questo concetto di realismo socialista implicava una profonda differenza rispetto alle tradizioni artistiche del passato, in particolare rispetto al naturalismo e al realismo classico. Secondo Ždanov, il realismo socialista non doveva limitarsi a rappresentare la "realtà oggettiva", come faceva il realismo borghese, ma doveva spingersi oltre, cogliendo il dinamismo della trasformazione sociale in atto. Gli artisti erano chiamati a rappresentare la vita del popolo e la sua lotta per il socialismo, con l'obiettivo di promuovere un ideale collettivo e non individualista, evitando ogni forma di romanticismo che non fosse legato alla rivoluzione​.

L'arte, secondo Ždanov, doveva essere ottimista, riflettendo la convinzione che il socialismo fosse la fase avanzata e trionfante dello sviluppo umano. Egli affermava che la letteratura sovietica, ad esempio, fosse "la più giovane e la più rivoluzionaria" di tutte le letterature mondiali, poiché si proponeva di liberare l'umanità dalla schiavitù capitalista. Questa letteratura era intrinsecamente tendenziosa, e Ždanov difendeva apertamente questa tendenziosità, poiché, a suo dire, non esisteva una vera arte apolitica o neutrale in un'epoca di lotta di classe​.

Uno degli aspetti più distintivi del pensiero di Ždanov è il ruolo attribuito all'arte come strumento di educazione politica e morale. Gli artisti sovietici, secondo lui, erano non solo creatori di bellezza o intrattenimento, ma "ingegneri delle anime", una definizione resa celebre da un discorso di Stalin. Questa concezione assegnava agli artisti un compito altissimo e una responsabilità enorme: educare le masse e plasmare la loro coscienza in accordo con i principi del socialismo​.

Per Ždanov, gli artisti dovevano essere direttamente coinvolti nella lotta per la trasformazione della società, assumendo una funzione di leadership ideologica. Non solo dovevano rappresentare il mondo in modo ottimista e rivoluzionario, ma dovevano anche guidare il popolo attraverso le loro opere, ispirandolo e educandolo alla causa socialista. Egli esortava gli artisti a immergersi nella vita del popolo per poterla rappresentare in modo veritiero e storicamente concreto, ma sempre con lo scopo di migliorare la coscienza collettiva e promuovere l'ideologia socialista.

Questa visione dell'arte come strumento di educazione ideologica e morale si rifletteva anche nella ferma opposizione di Ždanov a qualsiasi forma di arte che si discostasse da questi obiettivi. Egli denunciava il formalismo e il decadentismo artistico, ritenendo che ogni forma d'arte che non serviva la causa socialista fosse inutile, o peggio, dannosa per la società sovietica. In particolare, Ždanov criticava l'arte che si concentrava troppo sull'individualismo o che si distaccava dai temi sociali e collettivi. Per lui, l'artista non aveva il diritto di isolarsi dalla vita del popolo o di produrre opere incomprensibili alle masse​.

Un elemento chiave delle idee di Ždanov sull'arte e la politica è la sua critica feroce dell'arte borghese occidentale. Egli vedeva la cultura borghese come in declino, corrotta e ormai incapace di produrre grandi opere d'arte. A suo avviso, l'arte borghese era decadente perché rifletteva la crisi del capitalismo, un sistema ormai in disfacimento che non poteva più ispirare né creatività né progresso. In questa visione, l'arte borghese era caratterizzata dal pessimismo, dall'individualismo esasperato e dalla mancanza di visione collettiva, mentre l'arte sovietica, al contrario, incarnava i valori del socialismo trionfante e della costruzione di una nuova società​.

Ždanov accusava gli artisti borghesi di essere troppo distanti dalla realtà concreta della vita delle persone comuni. A differenza dell'arte sovietica, che celebrava gli operai, i contadini e i membri del Partito come eroi della società, l'arte borghese, secondo Ždanov, era occupata a rappresentare figure marginali o decadenti: ladri, spie, prostitute e altri "personaggi degenerati". Questo, a suo dire, era il segno del declino morale e culturale della borghesia, una classe ormai incapace di offrire un futuro positivo all'umanità​.

Nel suo discorso al Primo Congresso degli Scrittori Sovietici, Ždanov dichiarò che non vi era più spazio per una grande arte borghese, poiché l'arte capitalista non poteva rispecchiare i veri bisogni delle masse. La letteratura borghese, che un tempo aveva espresso le vittorie della borghesia sul feudalesimo, era ora degenerata, priva di eroi autentici e di contenuti progressisti. Al contrario, la letteratura sovietica, poiché ancorata alla vita reale del popolo e ai valori della lotta per il socialismo, aveva un contenuto più ricco e una missione più nobile​.

Ždanov vedeva l'arte e la cultura come parte integrante del progetto socialista e riteneva che il Partito Comunista dovesse avere il controllo assoluto su tutti i settori della vita culturale. L'arte non poteva essere lasciata nelle mani degli artisti senza un indirizzo chiaro, e questo compito spettava al Partito. Il Partito Comunista, infatti, doveva non solo fornire una guida politica ed economica, ma anche controllare l'ambito culturale, perché solo così si poteva garantire che l'arte servisse effettivamente gli interessi del popolo e della costruzione del socialismo.

Questo controllo si manifestava nella condanna di ogni forma di sperimentazione artistica che non fosse in linea con i valori del realismo socialista. Ždanov fu particolarmente critico nei confronti del formalismo, una tendenza artistica che privilegiava la forma e la sperimentazione astratta rispetto al contenuto. Egli vedeva il formalismo come un segno di decadenza e di distacco dalla realtà sociale, e lo condannava come una minaccia alla costruzione di una cultura sovietica sana e progressista​.

L'arte, secondo Ždanov, doveva essere diretta verso un obiettivo ben preciso: servire la società e contribuire alla sua trasformazione socialista. Gli artisti non avevano il diritto di seguire le proprie inclinazioni individuali, ma dovevano mettere il loro talento al servizio del collettivo, creando opere che fossero accessibili al popolo e che rispecchiassero i valori del socialismo. In questa visione, il controllo del Partito sulle istituzioni culturali era essenziale per evitare che l'arte potesse deviare dai suoi compiti ideologici​.

Ždanov e la Scienza sovietica

Poster che celebra la scienza sovietica, disegnato da Valerij Lamakh nel 1964.

Le idee di Ždanov in ambito scientifico, spesso conosciute anche queste come "Ždanovismo", hanno avuto un impatto significativo sulla scienza sovietica, anche se talvolta sono state fraintese o distorte. Ždanov non era principalmente uno scienziato, bensì un filosofo marxista che applicava il materialismo dialettico come base filosofica alla scienza. Tuttavia, la sua influenza sulla scienza sovietica è stata profonda, in parte a causa del ruolo centrale che ha svolto nel plasmare la politica culturale e intellettuale dell'URSS. Sebbene il suo nome sia spesso associato a politiche culturali restrittive a causa della propaganda anticomunista, le opinioni di Ždanov sulla scienza erano in realtà molto più aperte di quanto comunemente si creda. Egli sosteneva che la filosofia marxista non dovesse essere un dogma che controllava la scienza, ma piuttosto un metodo per arricchirla. Criticava le influenze idealistiche nella scienza occidentale, ma allo stesso tempo difendeva la libertà di critica e di dibattito all'interno della comunità scientifica sovietica.

Ždanov vedeva il materialismo dialettico come un metodo di indagine scientifica e non come una scienza superiore a tutte le altre. In questo senso, il materialismo dialettico doveva servire come strumento di supporto per la scienza, un metodo per comprendere i fenomeni naturali e sociali. Come si afferma nei testi, Ždanov sosteneva che il materialismo dialettico si arricchisce con le scoperte scientifiche e che la filosofia marxista non dovesse ingabbiare lo sviluppo delle scienze naturali​.

Nel suo intervento nella discussione sulla storia della filosofia dell'Europa occidentale di Georgij Fëdorovič Aleksandrov, Ždanov criticava il filosofo sovietico per aver sottovalutato l'importanza dei progressi scientifici e tecnologici nel contesto della filosofia. Affermava che non fosse possibile scrivere una storia della filosofia senza considerare i progressi delle scienze naturali, poiché la filosofia non può essere separata dalla realtà scientifica​.

Ždanov respingeva inoltre l'idea che il materialismo dialettico fosse una scienza che si ergeva al di sopra delle altre, come spesso veniva erroneamente descritto da critici sia antisovietici che della sinistra antistaliniana. La filosofia marxista, secondo lui, non doveva imporre schemi dogmatici alla scienza, ma piuttosto doveva essere un mezzo per generalizzare e comprendere le scoperte delle scienze naturali​.

Ždanov criticava duramente le correnti filosofiche e scientifiche borghesi, accusandole di essere influenzate da visioni idealistiche e reazionarie. Riteneva che molte delle concezioni scientifiche e filosofiche dell'Occidente fossero distorte da un approccio idealistico che separava la scienza dalla realtà materiale. Questo è evidente nella sua critica alla teoria della relatività di Einstein, che Ždanov considerava filosoficamente errata per via della sua concezione dell'Universo come finito nel tempo e nello spazio. Pur riconoscendo il valore scientifico della teoria della relatività, Ždanov riteneva che le implicazioni filosofiche di Einstein, che suggerivano un universo creato in un determinato momento, fossero inadatte a una visione materialista del mondo​.

Similmente, Zdanov respingeva la teoria del Big Bang, ritenendo che fosse sfruttata dagli scienziati occidentali per sostenere concezioni religiose e idealistiche. Criticava la teoria per la sua implicazione che l'Universo fosse nato dal nulla, una visione che poteva essere interpretata come favorevole all'idea di un creatore divino. Per Ždanov, l'Universo non aveva avuto un inizio, ma era eterno, e qualsiasi interpretazione che suggerisse il contrario era considerata anti-materialistica​.

Uno dei casi più controversi legati al periodo di Ždanov è quello dell'accademico Trofim Lysenko, che promosse una forma di biologia neolamarckiana in opposizione alla genetica mendeliana, causando una grande spaccatura nella comunità scientifica sovietica. Molti critici occidentali hanno accusato il regime sovietico di aver sostenuto Lysenko per motivi ideologici e di aver represso la genetica mendeliana. Tuttavia, la realtà è più complessa. Anche se Lysenko godeva del sostegno di alcuni dirigenti sovietici, inclusi Stalin e Ždanov, quest'ultimo era in realtà un sostenitore della genetica mendeliana e non vi sono prove di un suo appoggio incondizionato alle teorie di Lysenko​.

Lysenko promuoveva l'idea che la scienza avesse un carattere di classe, sostenendo che la genetica mendeliana fosse reazionaria e in contrasto con il materialismo dialettico. Tuttavia, Ždanov e Stalin erano contrari a questa visione e criticarono Lysenko per aver cercato di politicizzare la scienza. Ždanov credeva che la scienza dovesse svilupparsi liberamente, senza imposizioni dogmatiche, e che il materialismo dialettico dovesse essere arricchito dalle scoperte scientifiche piuttosto che utilizzato per guidarle​.

Un altro ambito in cui Ždanov è stato criticato è quello della meccanica quantistica, ma anche qui le sue posizioni sono spesso fraintese. Ždanov non rifiutava la teoria quantistica, ma si opponeva alle interpretazioni idealistiche che alcuni scienziati occidentali ne traevano. Criticava l'interpretazione di Copenhagen, che egli riteneva vicina all'idealismo soggettivo, poiché attribuiva un ruolo centrale all'osservatore nella determinazione dei fenomeni fisici​. Tuttavia, la scienza quantistica stessa non era respinta dai filosofi sovietici. Essi accettavano le scoperte fondamentali della teoria, come la dualità onda-particella, ma le interpretavano attraverso il prisma del materialismo dialettico. Anche in questo caso, Ždanov sosteneva che la scienza dovesse essere libera di svilupparsi e che la filosofia marxista dovesse servire solo come metodo di indagine, non come un vincolo​.

Vita privata

Andrej Ždanov conobbe Zinaida Aleksandrovna Kondratjeva (1898-1990) a Šadrinsk, che sposò nell'estate del 1918. Con il matrimonio la moglie cambiò il cognome con quello del marito diventando Ždanova. Zinaida era una rivoluzionaria russa e figlia di un esiliato.

Andrej e Zinaida ebbero un figlio, Jurij Andreevič Ždanov (1919-2006). Jurij è stato uno scenziato sovietico di successo ed insegnò chimica all'università di Rostov. Jurij aveva anche ottenuto un dottorato in filosofia nel 1948. Dopo la morte del padre, Jurij sposò la figlia di Stalin, Svetlana Stalina ed ebbe anche una figlia nel 1950, ma nel 1952 i due si divorziarono. Negli anni 50 Svetlana cambiò il suo cognome in Alluieva e fuggì negli Stati Uniti come dissidente antisovietica e controrivoluzionaria.

Negli ultimi mesi di vita, Andrej Ždanov era in forte sovrappeso e, secondo alcune persone a lui vicine come il figlio Jurij e Nikita Chruščëv, Ždanov era dipendente dall'alcol e Stalin cercò di convincerlo ad abbandonare il vizio dell'alcolismo perché voleva che fosse uno dei maggiori candidati alla successione di Stalin[11].

Fonti e bibliografia

Note

  1. In Russia il calendario gregoriano è stato adottato solo nel 1914, di conseguenza la data di nascita di Ždanov scritta qua sopra è stata scritta secondo il calendario giuliano, calcolando invece la data di nascita di Ždanov secondo il calendario gregoriano Ždanov sarebbe nato il 26 febbraio 1896.
  2. F.A. Della Scala, Su una critica "hoxhaista" dello zdanovismo
  3. APN SPB Zhdanov: la sfinge irrisolta di Leningrado (in russo)
  4. http://www.dissercat.com/content/andrei-aleksandrovich-zhdanov-ideologicheskaya-deyatelnost-v-1920-1940-e-gg (in russo)
  5. J.A. Ždanov, Nel buio delle contraddizioni archiviato su Wayback Machine (in russo)
  6. "Stalin non poteva venire al mio matrimonio con Svetlana Allilujeva e mio padre non era più vivo" - FAKTY archiviato da Wayback Machine (in russo)
  7. Antonyuk Evgenij, Il primo dopo Stalin e combattente contro i “cosmopoliti senza radici” - Life.ru. archiviato da Wayback Machine (in russo)
  8. Volti dei Trans-Urali: Andrej Aleksandrovič Ždanov (versione archiviata) (in russo)
  9. Istituzione del potere sovietico nella contea di Shadrinsky, capitolo del libro Storia della regione nativa dei Trans-Urali
    Установление Советской власти в Шадринском уезде // История родного края Зауралья. Учеб. пособие для учащихся 7—10-х классов школ Курганской области / Отв. ред. А. П. Григоров. — Челябинск: Южно-Уральское кн. изд-во, 1975. — 191 с.
  10. Furr, 2005, parte 2, p.3-7
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