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Lavrentij Pavloviĉ Berija è stato un politico e militare sovietico, di origni georgiane. La sua ascesa politica ha avuto inizio nel 1938, quando viene nominato dal governo sovietico come Commissario del Popolo per gli Affari Interni (poi Ministro dell'Interno), sostituendo così Ežov, che fu degradato in quanto responsabile, tramite abuso d'ufficio, di azioni che nelle loro intenzioni dovevano favorire un clima di terrore e terreno fertile per un Colpo di Stato. Ritenuto da alcuni, come Vjačeslav Molotov e Enver Hoxha, un traditore direttamente coinvolto nelle circostanze misteriose della morte di Stalin che avrebbe voluto applicare, una volta al governo, delle politiche di restauro parziale del capitalismo in Unione Sovietica, mentre da altri una figura ingiustamente demonizzata e innocente da qualsiasi sospetto o accusa, come asserito dallo storico marxista-leninista Grover Furr e (in parte) anche da Finnish Bolshevik, lo scopo di questa voce, tramite lo studio delle fonti di entrambi i campi, di riportare un resoconto quanto più imparziale e obiettivo possibile sulla sua figura. Ciò che è certo di Berija è che egli fu tutt'altro che il boia di Stalin di cui il "comunista buono" Chruščëv si sarebbe sbarazzato facendo un "favore al mondo", come la vulgata anticomunista tende spesso ad affermare.