Incidente di Roswell

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Il Roswell Daily Record annuncia il recupero di un disco volante da parte dell'esercito

L’incidente di Roswell è un evento che si colloca tra i più noti e controversi della storia dell’ufologia. Accaduto nel luglio del 1947 nei pressi di Roswell, una cittadina situata nel New Mexico, l’episodio si sviluppò a partire dal ritrovamento di strani detriti in un ranch della zona. Il proprietario del terreno, Mac Brazel, scoprì i rottami e li segnalò alle autorità locali, che a loro volta coinvolsero la vicina base aerea militare. Inizialmente, il comunicato ufficiale del 509º Gruppo Bombardieri dell'aviazione statunitense affermò che era stato recuperato un "disco volante" — un’affermazione che suscitò immediatamente l’interesse dei media e del pubblico. Tuttavia, pochi giorni dopo, l’esercito ritrattò questa dichiarazione, affermando che i rottami erano in realtà i resti di un pallone sonda meteorologico. Questo cambiamento nella versione ufficiale degli eventi ha dato origine a decenni di speculazioni e teorie del complotto, con molti sostenitori dell’ipotesi extraterrestre che ritengono che il governo degli Stati Uniti abbia coperto la vera natura dei rottami ritrovati — un’astronave extraterrestre schiantatasi al suolo. Negli anni seguenti, l’incidente di Roswell divenne un simbolo centrale nella cultura ufologica, stimolando innumerevoli libri, documentari e articoli, oltre a generare un vivace dibattito tra coloro che sostengono la versione ufficiale e coloro che credono che vi sia stata una copertura sistematica da parte delle autorità militari. Nel 1994, l’Air Force pubblicò un nuovo rapporto che forniva una spiegazione alternativa, collegando l'incidente al cosiddetto "Progetto Mogul" — un’operazione segreta volta a monitorare eventuali test nucleari sovietici tramite palloni ad alta quota, equipaggiati con sofisticati dispositivi di rilevamento. Secondo questa versione, i detriti ritrovati appartenevano a uno di questi palloni. Nonostante ciò, le teorie cospirative continuarono a proliferare, alimentate anche dalle dichiarazioni di presunti testimoni oculari e dalla crescente attenzione mediatica che l’incidente ha ricevuto negli anni successivi.

Svolgimento degli eventi

Cartello che segnala il presunto luogo dello schianto.

La notte del 2 luglio 1947, Mac Brazel — un allevatore che viveva in un ranch vicino Roswell — sentì un forte rumore e, la mattina successiva, trovò nel suo pascolo dei misteriosi detriti sparsi su una vasta area. I frammenti includevano materiali che Brazel non riusciva ad identificare. Inizialmente, l'allevatore non attribuì grande importanza ai detriti, ma le notizie dei numerosi avvistamenti di "dischi volanti" in tutta la nazione lo spinsero a riflettere. Decise quindi di portare alcuni dei frammenti alle autorità locali di Roswell. Il 6 luglio, Brazel si recò dallo sceriffo George Wilcox, che a sua volta contattò la base militare di Roswell. Qui entrano in scena i militari, destinati a diventare i protagonisti dell'intera vicenda. Il 7 luglio, il maggiore Jesse Marcel, ufficiale dell'intelligence della base militare di Roswell, giunse al ranch insieme a Brazel per esaminare da vicino i misteriosi detriti trovati nei giorni precedenti. Marcel raccolse diversi frammenti, che apparivano inusuali per l'epoca. Secondo la testimonianza da lui rilasciata anni dopo, i materiali erano estremamente leggeri e sembravano non subire danni neanche sotto stress meccanico. Alcuni componenti, come fogli metallici sottilissimi, potevano essere piegati, ma si raddrizzavano subito dopo senza pieghe residue, una caratteristica che Marcel trovò molto singolare. Gli altri frammenti comprendevano legni simili a balsa e strani simboli, che alcuni descrissero come "geroglifici", anche se in realtà assomigliavano più a semplici segni decorativi. Marcel raccolse tutto ciò che poteva e tornò alla base, dove furono fatte alcune prime analisi preliminari. Anche se non c'erano indicazioni chiare sull'origine dei materiali, Marcel rimase convinto che i detriti non appartenessero a nessuna tecnologia conosciuta dell'epoca.

Nella tarda serata del 7 luglio, il colonnello William Blanchard, comandante della RAAF, prese una decisione cruciale: emettere un comunicato stampa ufficiale per informare il pubblico del ritrovamento. Ciò rappresentava un passo molto audace, poiché non era prassi comune divulgare informazioni al pubblico in una fase così preliminare delle indagini. L'8 luglio 1947 il tenente Walter Haut, ufficiale addetto alle relazioni pubbliche della base, fu incaricato di diffondere la notizia. Il comunicato stampa dichiarava che il personale della base aveva recuperato un disco volante nei pressi di Roswell e che i frammenti erano stati portati alla base per ulteriori esami. La dichiarazione era chiara e diretta, e fu immediatamente ripresa dalle principali agenzie di stampa. Nel giro di poche ore la notizia fece il giro del mondo, scatenando l'interesse di giornalisti, radio e cittadini comuni, tutti curiosi di sapere cosa realmente fosse stato ritrovato. La parola "disco volante", inserita nel comunicato stampa, suscitò una reazione immediata da parte dei media, che già da settimane seguivano con attenzione le notizie di avvistamenti di strani oggetti nel cielo. La notizia di Roswell sembrava essere la conferma definitiva che qualcosa di straordinario stava accadendo nei cieli degli Stati Uniti, e radio locali e nazionali diffusero la notizia in tempo reale. Alcuni giornalisti si recarono immediatamente a Roswell, cercando di ottenere ulteriori informazioni, mentre altri contattarono fonti ufficiali per verificare i dettagli del ritrovamento. In pochi istanti, l'incidente di Roswell divenne un fenomeno mediatico senza precedenti.

Jessee Marcel che regge pezzi del pallone sonda meteorologico nella conferenza stampa organizzata dal generale Ramey.

Di fronte all'improvvisa ondata di attenzione mediatica, le alte sfere dell'esercito e del governo americano reagirono con preoccupazione. La notizia stava sfuggendo di mano e le implicazioni di un presunto "disco volante" recuperato dall'esercito rischiavano di sollevare domande ben più scomode. A questo punto entrò in scena il generale Roger Ramey, comandante dell'8ª Air Force, che si trovava nella base aerea di Fort Worth, Texas. Poche ore dopo la diffusione della notizia, Ramey ordinò una ritrattazione immediata. I detriti, affermò, non erano affatto di origine extraterrestre, ma erano i resti di un pallone sonda meteorologico che faceva parte di un programma scientifico dell'esercito. Per sostenere questa nuova versione, i frammenti raccolti da Marcel furono trasportati a Fort Worth, dove Ramey organizzò una conferenza stampa alla quale partecipò anche Marcel, per mostrare ai giornalisti i materiali ritrovati. Le immagini scattate durante questa conferenza mostravano Marcel che teneva in mano pezzi di un normale pallone sonda, insieme a riflettori radar di carta stagnola e bastoni di legno. Questa improvvisa inversione di marcia confuse molti, ma l’esercito si impegnò a presentare la nuova versione come la spiegazione ufficiale. Le dichiarazioni di Ramey vennero trasmesse dalle radio e riportate sui giornali con altrettanta rapidità, e la storia del “disco volante” fu ufficialmente archiviata come un errore di interpretazione.

La riscoperta del caso

Per molti anni dopo la smentita ufficiale del 1947, l'incidente di Roswell sprofondò in una sorta di oblio, sia tra il grande pubblico che all'interno della comunità ufologica, che all'epoca era ancora in fase di sviluppo. Dopo la conferenza stampa del generale Roger Ramey, che aveva dichiarato che i detriti recuperati non erano altro che i resti di un pallone meteorologico, l'interesse mediatico sull'incidente svanì rapidamente. Le prime pagine dei giornali si spostarono su altre notizie e, nonostante qualche breve menzione negli anni successivi, l'incidente fu progressivamente dimenticato.

Gli anni immediatamente successivi al 1947 furono dominati da una crescente attenzione al fenomeno UFO, con numerosi avvistamenti e resoconti che giungevano da varie parti degli Stati Uniti e del mondo. Tuttavia, Roswell non ricevette la stessa attenzione. L'incidente fu considerato risolto, grazie alla spiegazione ufficiale fornita dai militari, e non vi furono ulteriori indagini pubbliche. Anche all'interno della nascente comunità di ufologi e ricercatori, l'interesse per il caso Roswell si affievolì. Gli studiosi si concentrarono su altri avvistamenti di UFO e su questioni più contemporanee, come l'ondata di avvistamenti che colpì gli Stati Uniti negli anni '50 e '60. Persino eventi rilevanti come il progetto Blue Book, l'indagine ufficiale sugli UFO condotta dall'Aeronautica Militare degli Stati Uniti, non prestarono molta attenzione all'incidente di Roswell.

Questo lungo periodo di silenzio e di dimenticanza continuò per oltre trent'anni. Nonostante qualche sporadico accenno a Roswell nei racconti ufologici e nelle teorie del complotto, il caso non fu oggetto di analisi o ricerche approfondite fino alla fine degli anni '70. La situazione cambiò radicalmente nel 1978, quando l'incidente di Roswell tornò improvvisamente alla ribalta, gettando le basi per la sua trasformazione in uno dei misteri più celebri del ventesimo secolo.

Il ritorno dell'incidente di Roswell nell'immaginario collettivo e nell'attenzione del pubblico può essere attribuito a due figure centrali: lo scrittore William L. Moore e l'ufologo e fisico Stanton Friedman. Entrambi, attraverso i loro lavori e le loro indagini, contribuirono a far emergere nuovi dettagli e testimonianze che avrebbero alimentato le teorie del complotto e l'interesse popolare verso Roswell. Il lavoro di questi due ricercatori iniziò nel 1978, quando Stanton Friedman, esperto di UFO e fisico nucleare, si imbatté per caso nella figura di Jesse Marcel, il maggiore che nel 1947 era stato inviato a esaminare e recuperare i resti trovati nei pressi del ranch di Brazel.

Durante un'intervista condotta da Friedman nel 1978, Marcel rivelò che i detriti trovati a Roswell non appartenevano a un semplice pallone meteorologico, come affermato dalla versione ufficiale dell'esercito, ma erano qualcosa di molto più strano e, secondo lui, tecnologicamente avanzato. Marcel raccontò a Friedman che i materiali recuperati non assomigliavano a nulla che avesse mai visto prima: sottili fogli metallici che non potevano essere tagliati o piegati permanentemente, barre simili a balsa che non si rompevano, e strani simboli che non appartenevano a nessuna lingua o codice conosciuto.

Queste dichiarazioni suscitarono un rinnovato interesse da parte di Friedman, il quale riconobbe che l'incidente di Roswell, fino ad allora trascurato, poteva nascondere dettagli cruciali che valeva la pena investigare. La testimonianza di Marcel si rivelò fondamentale per riaprire il caso e per iniziare una nuova fase di ricerche. Friedman, convinto che dietro l'incidente si celasse una storia più complessa, iniziò a indagare ulteriormente, raccogliendo altre testimonianze e documenti relativi all'accaduto.

Un anno dopo, nel 1979, William L. Moore pubblicò insieme a Charles Berlitz il libro "The Roswell Incident", un'opera che avrebbe cambiato per sempre la percezione pubblica del caso Roswell. Moore, già noto come scrittore di libri di fantascienza e ufologia, si dedicò con Berlitz a raccogliere informazioni sul misterioso incidente. Utilizzando le interviste condotte da Friedman e altre fonti di prima mano, il libro propose per la prima volta l'idea che l'incidente di Roswell fosse stato insabbiato dalle autorità militari, con l'obiettivo di nascondere il fatto che un'astronave extraterrestre si fosse schiantata sulla Terra e che i militari avessero recuperato non solo il veicolo, ma anche i corpi dei suoi occupanti.

Il libro ebbe un successo immediato, diventando un best-seller e risvegliando l'interesse del grande pubblico per Roswell e per l'idea che il governo degli Stati Uniti potesse essere coinvolto in una massiccia operazione di copertura sugli UFO. "The Roswell Incident" fu il primo testo a proporre in maniera dettagliata la teoria del complotto, sostenendo che le autorità militari avessero deliberatamente manipolato le informazioni per nascondere la verità sull'origine extraterrestre dei detriti. Il libro suggeriva anche che le autorità avevano minacciato e intimidito i testimoni locali per garantire il silenzio, un dettaglio che avrebbe alimentato ulteriormente la curiosità e il sospetto tra i lettori.

Moore e Berlitz utilizzarono nel libro una combinazione di testimonianze dirette e informazioni raccolte da fonti anonime, aggiungendo una nuova dimensione alla narrazione dell'incidente. Per esempio, il racconto di Jesse Marcel venne amplificato, con ulteriori dettagli sulla natura dei materiali recuperati e sul suo ruolo nella catena di eventi. Altri testimoni, tra cui alcuni militari di basso rango e persone presenti nella comunità di Roswell all'epoca dei fatti, contribuirono a consolidare l'idea che qualcosa di straordinario fosse accaduto e che l'esercito avesse tentato di nascondere la verità.

Una delle teorie avanzate nel libro riguardava anche il presunto recupero di corpi extraterrestri. Secondo alcuni resoconti, i militari avrebbero recuperato più di semplici detriti, trovando anche i cadaveri di esseri non umani all'interno del veicolo schiantato. Questo dettaglio, nonostante fosse supportato solo da testimonianze indirette e non verificabili, aggiunse una componente sensazionale alla narrazione, rendendo l'incidente di Roswell ancora più intrigante agli occhi del pubblico.

Il libro di Moore e Berlitz fu accolto con entusiasmo da molti appassionati di UFO e contribuì a rilanciare il dibattito sugli avvistamenti extraterrestri e sulle possibili operazioni di insabbiamento da parte del governo. Tuttavia, non mancarono le critiche. Alcuni esperti accusarono Moore e Berlitz di aver basato le loro conclusioni su speculazioni e testimonianze poco affidabili, senza prove concrete a sostegno delle loro affermazioni. Nonostante ciò, "The Roswell Incident" segnò una svolta nell'evoluzione del caso, trasformando un episodio quasi dimenticato in uno dei pilastri della moderna cultura UFO.

Il lavoro di Moore, Berlitz e Friedman stimolò ulteriori indagini e ricerche. Negli anni '80 e '90, il caso Roswell divenne oggetto di numerosi libri, documentari televisivi e persino film, che ripresero e ampliarono le teorie del complotto avanzate in "The Roswell Incident". Il governo degli Stati Uniti, pressato dall'opinione pubblica e dai media, fu costretto a rilasciare nuovi documenti e a condurre ulteriori indagini interne, che culminarono nella pubblicazione di rapporti ufficiali negli anni '90.

L'incidente di Roswell, quindi, passò dall'oblio completo a diventare uno dei più grandi misteri irrisolti del ventesimo secolo, con ramificazioni profonde nella cultura popolare, nella letteratura ufologica e nelle teorie della cospirazione.