Processi di Mosca: differenze tra le versioni

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== La scoperta delle organizzazioni trotskiste (1935-36) ==
== La scoperta delle organizzazioni trotskiste (1935-36) ==
 
Come già scritto in altri paragrafi di questa voce, la scoperta vera e propria da parte dell'NKVD dell'organizzazione clandestina di opposizione avvenne nel 1936. Per quanto fossero già presenti degli "ex"-trotskisti ed "ex"-oppositori, l'esistenza di un'organizzazione di questo tipo, clandestina, e specializzata in attentati terroristici e azioni di sabotaggio, fu una scoperta nuova. Altrettanto sorprendente fu la scoperta che tra i capi di questa organizzazione c'erano non solo Zinoviev e Kamenev, ma anche molti altri "ex"-trotskisti che in teoria in quel momento avevano fatto "ammenda" e ufficialmente accettato la linea politica del PCR(B).





Versione delle 20:16, 6 set 2024

I Processi di Mosca furono una serie di processi tenutisi nell'Unione Sovietica contro i trotskyisti e contro i membri dell'opposizione di destra che attuavano operazioni di sabotaggio e spionaggio. Nonostante sia i verbali dei processi, che le testimonianze degli ambasciatori britannico e statunitense che assistettero ai processi, che le confessioni stesse degli imputati, che all'epoca degli atti giudiziari dimostrarono in modo inoppugnabile la validità delle sentenze e la colpevolezza degli imputati almeno di quanto ebbero confessato (al punto che persino Alcide De Gasperi, citando "documenti inoppugnabili da parte statunitense", affermò che vi furono sabotatori e che i processi erano legittimi[1]), la vulgata anticomunista, sia da destra che da "sinistra", afferma, senza la benché minima prova (e anzi facendosi forza della propria mancanza di prove, in virtù del "Paradigma Anti-Stalin" citato dallo storico G. Furr[2]), che essi furono dei "processi farsa". Lo scopo di questa voce, con tanto di bibliografia e citazioni di fonti, è di dimostrare la realtà dei fatti, ben diversa dalla propaganda.

Premessa: Frazionismo, Centralismo Democratico, Opposizione Interna al Partito Comunista Russo (Bolscevico), 1921-27

Durante il 10° Congresso del Partito Comunista Russo (Bolscevico), tenutosi nel marzo del 1921, Lenin propose la messa al bando di eventuali fazioni interne al partito, in quanto questo avrebbe rappresentato una contravvenzione della regola e principio fondamentale del partito bolscevico, ossia il Centralismo Democratico. Il Centralismo Democratico, sintetizzato meglio nella formula "libertà di discussione, unità d'azione", è il principio fondante secondo cui in un partito di ispirazione Marxista-Leninista, o più semplicemente un qualsivoglia partito politico, non necessariamente comunista che adotti il principio di "partito d'avanguardia" di Lenin (alcuni partiti socialdemocratici hanno storicamente adottato il centralismo democratico), pur ammettendo momenti di libertà di discussione interna, non ammette, una volta che, messe ai voti e stabilite delle linee politiche d'azione, queste vengano contraddette. In sostanza, il Centralismo Democratico è una norma che dovrebbe prevenire la spaccatura e l'infinita scissione interna di un partito politico o la formazione di correnti in contraddizione con la linea principale.

«Nella lotta pratica contro il frazionismo, ogni organizzazione del Partito deve adottare misure rigorose per impedire ogni azione frazionistica… assicurare una rigorosa disciplina all’interno del Partito e in tutto il lavoro sovietico e assicurare la massima unanimità nell’eliminazione di ogni frazionismo.» -Lenin, "Discorso di sintesi sull'unità del partito e la deviazione anarco-sindacalista"[3]

Lenin in particolare aveva imposto ai gruppi frazionisti più riottosi, ossia il gruppo anarco-sindacalista, quello dei trotzkisti e quello della "sinistra-comunista" di Bukharin, l'accettazione del Centralismo Democratico e della disciplina di partito, se questi ultimi avessero voluto rimanerne membri.

Proseguendo, dal 1921, anno del congresso, al 1927, sei anni dopo, quando ormai Stalin aveva la maggioranza assoluta del partito ad appoggiare la sua linea politica e di governo, con la sconfitta definitiva della sinistra trotzkista, in questo momento storico il gruppo guidato da Zinoviev e Kamenev, che in passato aveva alternato ostilità e rivalità a una collaborazione obtorto collo con il gruppo di Trotsky, decide di unirsi al gruppo di questi, formando un blocco frazionista unificato che prese il nome di Opposizioni Unite. Tale blocco si sciolse ufficialmente nel medesimo anno, a seguito di una manifestazione tenutasi nell'Ottobre del 1927 in cui Zinoviev, Kamenev e Trotsky, riunitisi ufficialmente per ricordare la rivoluzione d'Ottobre, hanno criticato la linea della maggioranza del partito e del governo di Stalin, di fatto contravvenendo alla regola del Centralismo Democratico e della disciplina di partito. Messi di fronte alla scelta di scusarsi e fare autocritica oppure accettare l'espulsione, Zinoviev e Kamenev hanno preferito fare un passo indietro. Altrettanto non fece Trotsky, che fu invece espulso nel medesimo anno, e di lì a poco deportato dall'Unione Sovietica.

Dall'esilio, Trotsky ha poi iniziato a scrivere diverse lettere e comunicati, asserendo di essere il legittimo leader del movimento comunista sovietico, di essere stato ingiustamente esiliato, di essere perseguitato, e ha accusato il governo sovietico e il segretario del PCR(B), Stalin, di essere un dittatore e di avere adottato metodi di governo repressivi.

Cospirazioni Trotskiste, gruppo "Bolscevichi-Leninisti" di Opposizione (1932)

Gli oppositori guidati da Trotsky sarebbero stati in seguito accusati di spionaggio, sabotaggio e di avere creato un'organizzazione illegale e clandestina di opposizione all'interno dell'Unione Sovietica. Trotsky ha sempre negato queste accuse, ma la corrispondenza tra quest'ultimo e il figlio, Leon Sedov, resa pubblica nel 1980, quando l'archivio delle lettere di Trotsky di Harvard è stato aperto al pubblico, mostra una versione diversa dei fatti. Nel 1980, quando fu de-secretato l'archivio di Harvard di Trotsky, le lettere venute alla luce poterono venire studiate dallo storico trotskista, Pierre Broué, che, a dispetto delle sue migliori intenzioni di dimostrare la validità del suo "maestro" politico, è stato invece costretto, per quanto a denti stretti e sminuendo gran parte delle rivelazioni, ad ammettere che tale blocco delle opposizioni esisteva davvero, e che un'opera di cospirazione era davvero in atto in quegli anni.

«La lettera di Sedov in inchiostro invisibile rivela che esistevano i seguenti gruppi: il Gruppo trotskista nell'URSS ("Il nostro gruppo"), gli zinovievisti, il gruppo di I.N. Smirnov, il gruppo Sten-Lominadze, il gruppo "Safar(ov)-Tarkhan(ov), i "destri" e i "liberali". Naturalmente, non tutti questi partecipavano al "blocco", ma tutti sapevano della sua esistenza e, secondo Sedov, avevano contatti con esso.»[4]

Ancora più scioccante della rivelazione che Trotsky e suo figlio Sedov avessero in realtà mentito a tutti i loro seguaci, per il trotskista Broué, è stata la rivelazione che in realtà l'archivio di Harvard delle lettere di Trotsky, lungi dall'essere stato libero da manipolazioni fino alla sua apertura al pubblico nel 1980, era stato in precedenza "purgato" da elementi presumibilmente ancora più incriminanti (l'archivio, prima della sua apertura, fu visitato soltanto dal trotskista Isaac Deutscher, che scrisse una biografia su Trotsky, e dalla moglie di Trotsky, entrambi probabilmente i responsabili di questo atto di "manipolazione" dell'archivio).

A dispetto di queste rivelazioni, per di più avvenute per mano di un trotzkista, ancora oggi la vulgata anticomunista, da destra e da "sinistra", continua a negare l'esistenza di blocchi di opposizione o di cospirazioni. La scoperta di queste rivelazioni tramite le lettere di Trotsky e di Sedov ha, però, permesso la nascita di una nuova scuola di pensiero nell'ambito della sovietologia, guidata dallo storico (borghese e liberale, di certo non libero da pregiudizi anticomunisti) J. Arch. Getty, che visitò l'archivio e giunse anch'egli alla conclusione che vi furono delle censure durante la sua "chiusura" al pubblico.

Secondo J. Arch. Getty: «Sebbene Trotsky in seguito negò di aver avuto comunicazioni con ex seguaci in URSS dal suo esilio nel 1929, è chiaro che lo fece. Nei primi tre mesi del 1932 inviò lettere segrete agli ex oppositori Radek, Sokolnikov, Preobrazhenskii e altri. Sebbene il contenuto di queste lettere sia sconosciuto, sembra ragionevole credere che comprendessero un tentativo di convincere i destinatari a tornare all'opposizione. A un certo punto dell'ottobre del 1932, E. S. Gol'tsman (un funzionario sovietico ed ex trotskista) incontrò Sedov a Berlino e gli diede un memorandum interno sulla produzione economica sovietica. Questo memorandum fu pubblicato sul Biulleten' [giornale degli oppositori guidati da Trotsky, ndr] il mese successivo con il titolo "La situazione economica dell'Unione Sovietica". Sembra, tuttavia, che Gol'tsman portò a Sedov qualcos'altro: una proposta degli oppositori di sinistra in URSS per la formazione di un blocco di opposizione unito. Il blocco proposto avrebbe dovuto includere trotskisti, zinovievisti, membri del gruppo Lominadze e altri. La proposta proveniva da "Kolokolnikov", il nome in codice di Ivan Smirnov. Senza dubbio eccitato da una simile prospettiva, Sedov scrisse immediatamente a Trotsky, che rispose con una lettera che approvava un blocco ma circoscriveva attentamente la partecipazione dei trotskisti a esso. "La proposta del blocco mi sembra del tutto accettabile", scrisse Trotsky, ma "è una questione di blocco, non di fusione". "Come si manifesterà il blocco? Per il momento, principalmente attraverso lo scambio di informazioni. I nostri alleati ci terranno aggiornati su ciò che riguarda l'Unione Sovietica e noi faremo lo stesso su ciò che riguarda il Comintern". [...] Poco dopo, Sedov scrisse a suo padre per informarlo che il blocco era organizzato. "Abbraccia gli zinovievisti, il gruppo Sten-Lominadze e i trotskisti (vecchio '[vuoto]')" "Il gruppo Safarov-Tarkhanov non è ancora entrato formalmente - hanno una posizione molto estrema; entreranno presto." Dopo aver trasmesso la lieta notizia che l'organizzazione dell'opposizione aveva raggiunto questa nuova fase, Sedov fu costretto a dare a Trotsky la cattiva notizia. Sembrava che proprio nel momento in cui il blocco si stava formando alcuni dei suoi leader chiave fossero stati arrestati. Ivan Smirnov e quelli intorno a lui erano stati arrestati "per caso". Sembra che un provocatore in mezzo a loro li avesse denunciati per una questione separata. Zinoviev e Kamenev erano stati arrestati e deportati - anche in relazione a una relazione estranea. Sebbene questi eventi avessero certamente sconvolto il blocco, Sedov non era scoraggiato. Era sicuro che la polizia non avesse trovato documenti incriminanti o "letteratura trotskista" su Smirnov e, sebbene "l'arresto degli 'anziani' sia un duro colpo, i lavoratori inferiori sono al sicuro". In quel periodo, Trotsky tentò di contattare direttamente i suoi "lavoratori inferiori". Durante un breve soggiorno a Copenaghen, Trotsky consegnò una lettera a un turista inglese (di nome Weeks) che avrebbe dovuto consegnarla agli oppositori in Russia. La lettera iniziava con: "Non sono sicuro che tu conosca la mia grafia. Se non è così, probabilmente troverai qualcun altro che la conosce". Trotsky continuò invitando gli oppositori leali a diventare attivi: "I compagni che simpatizzano con l'Opposizione di Sinistra sono obbligati a uscire dal loro stato passivo in questo momento, mantenendo, naturalmente, tutte le precauzioni" (enfasi di Trotsky). Proseguì fornendo nomi e indirizzi di contatti sicuri a Berlino, Praga e Istanbul a cui inviare comunicazioni per Trotsky e poi concluse: "Conto decisamente sul fatto che la situazione minacciosa in cui si trova il partito costringerà tutti i compagni devoti alla rivoluzione a riunirsi attivamente presso l'Opposizione di Sinistra". È chiaro, quindi, che Trotsky aveva effettivamente un'organizzazione clandestina all'interno dell'URSS in questo periodo e che manteneva i contatti con essa. È altrettanto chiaro che un blocco di opposizione unito fu formato nel 1932»[5]

Pierre Broué, di tutta risposta, pur non smentendo le rivelazioni inoppugnabili, ha ribattuto così: «Si potrebbe supporre che io non sia d'accordo con il professor Getty su ogni aspetto di questa importante questione. Non è vero. Penso che, in effetti, in ultima analisi, siamo molto vicini nelle nostre conclusioni. Penso che i nuovi dati riguardanti il ​​"blocco di opposizione", l'organizzazione di due blocchi comunisti di opposizioni, il tentativo di unificare l'opposizione comunista, distruggano definitivamente tutte le leggende e le idee preconcette su uno Stalin onnipotente, sanguinario e machiavellico. L'Unione Sovietica negli anni Trenta stava attraversando una grave crisi economica e politica. Stalin era sempre più isolato e molte persone, tra cui alcuni appartenenti ai ranghi della burocrazia privilegiata di cui era solo la migliore espressione e l'unificatore, iniziarono a pensare alla necessità di sbarazzarsi di lui. I processi di Mosca non furono un crimine gratuito commesso a sangue freddo, ma un contrattacco in un conflitto che era in realtà, come scrisse Trotsky, "una guerra civile preventiva".»[6]

Omicidi politici: l'assassinio di Sergei Kirov (1934)

Stando a Broué: «La corrispondenza tra Trotsky e Sedov tra ottobre e dicembre 1932, il periodo del “blocco”, costituisce una straordinaria serie di documenti. Ci permettono di seguire quasi giorno per giorno gli sforzi di Trotsky per aggrapparsi il più possibile a ciò che stava realmente accadendo nell’Unione Sovietica e di cogliere il pieno significato del “blocco”, il cui cemento era proprio l’ostilità verso Stalin e il desiderio di cacciarlo dalla carica di Segretario generale. Trotsky aprì la discussione sull’opportunità o meno dello slogan “Sbarazzatevi di Stalin” il 17 ottobre. “Sbarazzatevi di Stalin”, scrisse, “è corretto in un senso ben definito e concreto”, ma contrariamente agli “alleati” e ai “destri”, non lo riteneva appropriato. Infatti, scrisse che questo slogan non sarebbe stato pericoloso “se fossimo forti”. Ma non rischiava di essere sostenuto dagli emigrati, dai menscevichi e dai “Termidoriani interni”? E continua: “È sempre possibile che tra qualche mese Stalin sia costretto a difendersi dalla pressione termidoriana, e che noi saremo costretti a sostenerlo momentaneamente”. Infatti, “questa fase non è ancora superata e, di conseguenza, questa parola d’ordine non corrisponde alle esigenze del movimento”».[7]

Nel 1934, due anni dopo questa corrispondenza, in nome dello slogan «Sbarazzatevi di Stalin», fu assassinato Sergei Kirov, capo della sezione di Leningrado del PCR(B), e il suo assassino, tale Leonid Nikolaev, pare avesse tentato il suicidio prima di venire catturato, fallendo nel suo intento. Sebbene durante gli interrogatori presso le autorità Nikolaev avesse affermato di essere un "lupo solitario" e di non avere mandanti, ha poi in seguito affermato di aver fatto parte di una cospirazione più ampia i cui mandanti sarebbero stati i membri del blocco Zinovievita-Trotskista clandestino. Trotsky e i suoi seguaci, e in seguito i detrattori di Stalin come Nikita Krusciov o Mikhail Gorbaciov, hanno affermato di continuo, senza alcuna prova alla mano, che in realtà l'assassinio di Kirov fu una specie di operazione psicologica, e che Stalin avesse ordinato l'assassinio di Kirov, uno dei suoi più potenti alleati, per poter avere un pretesto per dare avvio alle sue "politiche dittatoriali". In merito a queste accuse, sia lo storico liberale-borghese J. Arch. Getty che lo storico marxista-leninista G. Furr, con i loro studi, dimostrandone la falsità, hanno avuto da dire;

Arch. Getty: «Nel corso degli anni, ci sono state tre, e forse quattro, indagini "blue ribbon" sull'omicidio di Kirov... Krusciov e Gorbaciov volevano attribuirne la responsabilità a Stalin e tutti e tre hanno scelto di conseguenza i loro investigatori. Avendo potuto familiarizzare con i materiali d'archivio di questi sforzi, è chiaro che nessuna delle tre indagini ha prodotto le conclusioni desiderate. In particolare, gli sforzi dell'era Krusciov e Gorbaciov hanno comportato un'ampia analisi di archivi e interviste e non sono riusciti a concludere che Stalin fosse dietro l'omicidio. Lo sforzo di Stalin, ovviamente, ha concluso che l'opposizione lo aveva fatto ed era la base per i processi di Mosca.»[8]

G. Furr: «Il significato più ampio dell’omicidio di Kirov si rivelò solo gradualmente nel corso dei successivi tre anni. I fili che legavano i cospiratori di Kirov a Zinoviev e Kamenev, seguiti dagli investigatori dell'NKVD, portarono ai tre "processi farsa" di Mosca del 1936, 1937 e 1938 e al processo dei comandanti militari noto come "Affare Tukhachevsky" del 1937. Quest'ultimo portò a sua volta all'"Ezhovshchina", noto anche come "Grande Terrore" del 1937-1938, durante la quale alcune centinaia di migliaia di cittadini sovietici, certamente innocenti, furono arrestati e giustiziati, mentre molti altri vennero imprigionati. Il 5 marzo 1953 morì Joseph Stalin. Nel giro di pochi mesi Nikita Krusciov era diventato il leader più potente dell'Unione Sovietica. Prima che Stalin morisse, molti mesi prima che Krusciov iniziasse a organizzare una campagna per attaccare Stalin. Una parte importante di questo sforzo fu dichiarare che Stalin aveva inventato falsi casi contro tutti gli imputati dei processi di Mosca e dell'affare Tukhachevsky. Krusciov accennò a queste cose nel suo famoso "Discorso segreto" del 25 febbraio 1956. Nello stesso discorso mise anche in dubbio la versione ufficiale dell'assassinio di Kirov. All'interno della dirigenza del partito Krusciov e i suoi uomini promossero le "riabilitazioni" di molte persone che erano state giustiziate durante gli anni '30, tra cui alcuni degli imputati del processo di Mosca. Krusciov e i suoi uomini cercarono con tutte le loro forze di trovare qualsiasi prova possibile per dimostrare che Stalin era dietro l'omicidio di Kirov. Ma non ci riuscirono, e così alla fine si accontentarono di una storia secondo cui Nikolaev aveva agito da solo. La versione secondo cui Stalin aveva causato l'uccisione di Kirov continuò a circolare, diventando ampiamente creduta sia all'interno che all'esterno dell'Unione Sovietica. Fuori dalla Russia la versione "Lo fece Stalin" continuò per un po' grazie ai libri di due noti scrittori anticomunisti: Robert Conquest, che scrisse Stalin and the Kirov Murder nel 1989, e Amy Knight, autrice di Who Killed Kirov? (1997). Entrambe queste opere si basano molto su voci e sentito dire. Durante il periodo di Gorbaciov, funzionari di partito di alto rango fecero un altro tentativo di promuovere la tesi che Stalin avesse ucciso Kirov. Anche questo tentativo fallì a causa della totale mancanza di prove a sostegno. Dal 1990, la tesi ufficialmente accettata in Russia è che Nikolaev agì da solo e che Stalin "usò" l'omicidio di Kirov per incastrare ex o presunti rivali, costringendoli ad ammettere crimini che non avevano mai commesso e giustiziandoli, insieme a molte altre migliaia di persone.»[9]

È importante sottolineare che anche questa "ricostruzione ufficiale" degli eventi del 1934 è contraddittoria con la realtà dei fatti che si può rinvenire dagli studi delle fonti di archivio fatti da entrambi gli storici, in quanto l'esistenza di un "Blocco Unito delle Opposizioni" clandestino, con velleità terroriste e pronto ad atti di sabotaggio, era all'epoca sconosciuto sia a Stalin che al resto del governo sovietico, che scoprirono della sua esistenza solo in seguito all'omicidio di Kirov del 1934. Secondo Getty: «Ci sono due possibilità. Forse Yagoda venne a conoscenza del blocco del 1932 solo all'inizio del 1936. Stalin e Yezhov, sospettosi della tardività di questa scoperta, assegnarono Yezhov all'NKVD come cane da guardia. In alternativa, Yagoda potrebbe aver saputo del blocco da un po' di tempo (forse anche dal 1932) ma lo nascose o ne minimizzò l'importanza. Yezhov e/o Stalin lo scoprirono all'inizio del 1936 e divennero sospettosi delle motivazioni di Yagoda. In entrambi i casi, Stalin deve aver avviato o almeno sanzionato il procedimento, ma gli eventi successivi avrebbero dimostrato che non aveva né diretto né approvato il corso delle indagini in queste prime fasi.»[10]. Getty ha successivamente confermato queste sue tesi asserendo, in merito, che: «Il capo dell'NKVD Yagoda non è mai stato il burattino di Stalin. Stalin non lo ha mai amato né si è mai fidato di lui, e fu necessario sostituirlo con Yezhov nel 1936 per garantire il controllo di Stalin sulla polizia. Nel 1934, dopo l'omicidio di Kirov, Yagoda fu immediatamente rimosso dall'indagine, che fu condotta da due persone che erano critiche e gelose di Yagoda: Iakov Agranov e Nikolai Yezhov. Eventi successivi avrebbero dimostrato che erano in effetti ansiosi di diffamare o persino implicare Yagoda: ci sono buone prove che entrambi in effetti volevano il suo lavoro. I documenti d'archivio ora mostrano che hanno condotto un'indagine di vasta portata, compresi gli interrogatori di decine di uomini dell'NKVD di Leningrado su eventuali collegamenti che potevano avere con l'assassino Nikolaev. Alla fine, Yezhov trasferì, declassò o censurò in altro modo più di 200 ufficiali dell'NKVD di Leningrado per incompetenza. Se qualcuno di loro "sapesse troppo del coinvolgimento di Stalin" sarebbe stato messo a tacere in modo permanente e, cosa più importante, immediatamente. Invece, sono stati lasciati liberi per più di due anni di raccontare la storia, qualunque essa fosse. Nessuno lo ha mai fatto, perché non c'era nessuna storia da raccontare.»[11]

A seguito delle confessioni di Nikolaev, furono imputati a processo Zinoviev e Kamenev come mandanti dell'assassinio di Kirov. Le investigazioni, con tanto di testimonianze e confessioni degli stessi imputati, si conclusero con la sentenza definitiva, che li dichiarò colpevoli di cospirazione, terrorismo e alto tradimento. La vulgata anticomunista asserisce che i processi furono una "farsa", e, senza uno straccio di prova, asseriscono o che le confessioni sono state estorte con la tortura o l'inganno, o che comunque le prove sarebbero state "falsificate". A smentire tali asserzioni ci ha pensato, nei suoi ultimi anni di vita, Alexander Zinoviev (da non confondere con Grigory Zinoviev, con cui non era neanche imparentato), processato anch'egli come dissidente e oppositore cospirazionista nel 1939, ma assolto per insufficienza di prove. Nel 1978, dopo aver lasciato l'Europa dell'Est e il socialismo reale, si è stabilito in Europa occidentale e, dopo aver confrontato i due sistemi, nel 1999 ha pubblicato queste dichiarazioni: «Sono stato antistalinista convinto dall'età di diciassette anni. L'idea di un attentato contro Stalin occupava i miei pensieri e i miei sentimenti. Abbiamo studiato la possibilità “teorica” di un attentato. Siamo passati alla preparazione pratica. […] Se mi avessero condannato a morte nel 1939, questa decisione sarebbe stata giusta. Avevo concepito il piano di uccidere Stalin e questo era un crimine, non è vero? Quando Stalin era ancora in vita, avevo una diversa visione delle cose, ma ora che posso avere una visione d'insieme di questo secolo, dico: Stalin è stato la più grande personalità del nostro secolo, il più grande genio politico. Assumere un atteggiamento scientifico nei confronti di un personaggio è cosa diversa dal manifestare un'opinione personale»[12]. Il fatto che fu arrestato, processato, ma dichiarato innocente per insufficienza di prove, dimostra che la pregiudiziale dei tribunali dei processi di Mosca nei confronti degli imputati era "innocente finché non si dimostra il contrario", e che quindi lo svolgimento dei processi era tutt'altro che farsesco: perché "falsificare" prove o "estorcere confessioni false" per il gruppo Zinovievita e non fare altrettanto per un dissidente e cospiratore affermatosi qualche anno più tardi?

Infiltrazioni all'interno dell'NKVD

Getty afferma: «Gli staff di Trotsky e Sedov erano completamente infiltrati e si dice che il più stretto collaboratore di Sedov nel 1936, Mark Zborowski, fosse un agente dell'NKVD. Nel 1936, il blocco del 1932 sarebbe stato interpretato dall'NKVD come un complotto terroristico e avrebbe costituito il pretesto originale per la campagna di Yezhov per distruggere l'ex opposizione.»[13]

Confessioni, memorie e ulteriori prove che dimostrano l'esistenza di sabotatori e di un "blocco unito"

Jules Humbert-Droz, amico intimo di Bukharin e comunista svizzero di lingua francese attivo presso il Comintern, nelle sue memorie (pubblicate nel 1971, alla sua morte, ben oltre la destalinizzazione di Krusciov e la "riabilitazione" di Bukharin) ricorda un particolare episodio avuto nel suo ultimo incontro con questi, prima di partire per l'America Latina: «Prima di partire andai a trovare Bukharin un'ultima volta, non sapendo se lo avrei rivisto al mio ritorno. Abbiamo avuto una lunga e sincera conversazione. Mi ha informato dei contatti presi dal suo gruppo con la frazione Zinoviev-Kamenev per coordinare la lotta contro il potere di Stalin. Non gli ho nascosto che non approvavo non questa connessione delle opposizioni: “La lotta contro Stalin non è un programma politico. [...] A seguito di una vittoria comune contro Stalin, questi problemi politici ci divideranno. Questo blocco è un blocco senza principi, che crollerà prima ancora di riuscire”. Bukharin mi ha anche detto che avevano deciso di usare il terrorismo individuale per sbarazzarsi di Stalin. Anche su questo punto gli ho espresso le mie riserve: l'introduzione del terrorismo individuale nelle lotte politiche nate dalla Rivoluzione russa rischia di rivoltarsi contro coloro che vorrebbero usarlo. Non è mai stata un'arma rivoluzionaria. “La mia opinione è che dobbiamo continuare la lotta ideologica e politica contro Stalin."»[14] È importante notare come Humbert-Droz, pur essendo politicamente vicino alle tesi di Bukharin e quindi opposto a Stalin (nelle medesime pagine delle memorie e nel medesimo episodio raccontato si esprime contro Stalin con tesi non dissimili da quelle trotzkiste e disfattiste dell'epoca) e alla maggioranza del PCR(B) e del Comintern, abbia condannato l'opposizione contro Stalin formata con coalizioni, organizzazioni clandestine e piani di assassinio e attentati terroristici, per il semplice motivo pratico che questa strategia sarebbe stata (come poi lo fu) una strategia suicida.

Un'altra confessione importante, simile a quelle di Humbert-Droz e di Zinoviev, è quella di tale Grigory Aleksandrovich Tokaev, ex militare sovietico e membro di un gruppo di cospiratori interno all'Armata Rossa che ebbe contatti anche con il gruppo clandestino di Bukharin, e seppe in anticipo del piano di assassinio di Kirov. Mai pentitosi, a differenza di A. Zinoviev, e scappato nel Regno Unito nel 1948 come disertore, Tokaev afferma: «Stalin mirava alla dittatura di un solo partito e alla completa centralizzazione. Bukharin immaginava diversi partiti e persino partiti nazionalisti, e sosteneva il massimo della decentralizzazione. Era anche a favore dell'attribuzione di autorità alle varie repubbliche costituenti e pensava che le più importanti di queste avrebbero dovuto persino controllare le proprie relazioni estere. Nel 1936, Bukharin si stava avvicinando al punto di vista socialdemocratico dei socialisti di sinistra dell'Occidente.»[15] E ancora, in un'altra opera dello stesso autore: «Bukharin voleva che agissimo con maggiore determinazione. Dovevamo strappare l'iniziativa dalle mani del triumvirato Stalin-Molotov-Kirov. Avremmo dovuto stimolare la generazione più giovane di lavoratori e contadini in un movimento di opposizione. Avremmo dovuto far risuonare più forte il nostro Noi, e in effetti ogni nostro Io, perché non eravamo forse cittadini e padroni del nostro paese, e legittimi eredi della Rivoluzione?»[16]. In modo abbastanza grottesco e de-umanizzante, l'impenitente Tokaev, oltre ad attribuire assurdamente la paternità della costituzione del 1936 a Bukharin (e non a Stalin, vero autore), ritiene nella sua opera che Kirov meritasse di essere assassinato, e che se l'era cercata, la sua morte, "tradendo" non si sa bene quali specificati "principi rivoluzionari" tanto sposati da egli, dai trotzkisti e più in genere da qualsiasi anticomunista di sinistra "ex comunista": «Se mai Leningrado, per quanto sofferente, raccontasse la sua storia, il secondo carnefice si rivelerà essere Zhdanov, ma il primo sarà Kirov. Quindi non è stato sorprendente che gli oppositori di Leningrado abbiano riversato il loro odio su di lui. Quando l'assassino, Nikolaev, al suo primo controinterrogatorio dichiarò che l'opposizione di Leningrado aveva i suoi conti speciali da regolare con Kirov, stava solo dicendo la verità. L'errore risiedeva solo nel metodo di risoluzione.»[17]

Tali citazioni sono riportate in questa voce per un duplice motivo: anzitutto per mostrare la vera natura di tutti i "martiri della dittatura staliniana" tanto osannati dalla propaganda liberal-capitalista, tutt'altro che dei protestanti pacifici e gandhiani (tant'è vero che si potrebbero fare delle similitudini con i "dissidenti russi" contemporanei come il fu Navalny), e in seguito, come motivazione di maggiore grandezza, dimostrare quanto gli stessi "dissidenti pacifici", a dispetto del loro continuo contraddirsi, abbiano più volte ammesso, in memorie personali reperibili pubblicamente, l'esistenza di complotti e la loro colpevolezza.

La scoperta delle organizzazioni trotskiste (1935-36)

Come già scritto in altri paragrafi di questa voce, la scoperta vera e propria da parte dell'NKVD dell'organizzazione clandestina di opposizione avvenne nel 1936. Per quanto fossero già presenti degli "ex"-trotskisti ed "ex"-oppositori, l'esistenza di un'organizzazione di questo tipo, clandestina, e specializzata in attentati terroristici e azioni di sabotaggio, fu una scoperta nuova. Altrettanto sorprendente fu la scoperta che tra i capi di questa organizzazione c'erano non solo Zinoviev e Kamenev, ma anche molti altri "ex"-trotskisti che in teoria in quel momento avevano fatto "ammenda" e ufficialmente accettato la linea politica del PCR(B).



Bibliografia

Note

    1. De Gasperi, 1944.
    2. Furr, 2013, p. 10
    3. Lenin, 1921
    4. Broué, 1980
    5. Getty, 1987, p.119-121
    6. Broué, 1990, p.16
    7. Broué, 1980
    8. Getty, 2000, n.1
    9. Furr, 2013, p.4-5
    10. Getty, 1987, p.122
    11. Getty, 2000, n.2
    12. Zinoviev, 1999
    13. Getty, 1987, p.129
    14. Humbert-Droz, 1971, p.379-380
    15. Tokaev, 1956, p.43
    16. Tokaev, 1955, p.23
    17. Ibidem, p. 241-242