Patto Molotov-Ribbentrop: differenze tra le versioni
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Va precisato, inoltre, che il comando supremo polacco, dopo il 17 Settembre 1939 (data di ingresso delle truppe sovietiche nella "Polonia Orientale") ha dato ordini di continuare a combattere i soldati tedeschi, ma di consegnarsi, invece, ai soldati sovietici: | Va precisato, inoltre, che il comando supremo polacco, dopo il 17 Settembre 1939 (data di ingresso delle truppe sovietiche nella "Polonia Orientale") ha dato ordini di continuare a combattere i soldati tedeschi, ma di consegnarsi, invece, ai soldati sovietici: | ||
«I sovietici hanno invaso. I miei ordini sono di effettuare la ritirata in Romania e Ungheria per le vie più brevi. Non impegnare i sovietici in azioni militari, solo nel caso in cui disarmassero le nostre unità da parte loro. Il compito per Varsavia e Modlin, che devono difendersi dai tedeschi, rimane invariato. Le unità verso le cui formazioni i sovietici si sono avvicinati dovrebbero negoziare con loro allo scopo di far uscire le guarnigioni in Romania o Ungheria. Comandante supremo Maresciallo di Polonia E. Rydz-Smigly<small>[[Patto Molotov-Ribbentrop#Note|[45]]]</small>.» | ''«I sovietici hanno invaso. I miei ordini sono di effettuare la ritirata in Romania e Ungheria per le vie più brevi. Non impegnare i sovietici in azioni militari, solo nel caso in cui disarmassero le nostre unità da parte loro. Il compito per Varsavia e Modlin, che devono difendersi dai tedeschi, rimane invariato. Le unità verso le cui formazioni i sovietici si sono avvicinati dovrebbero negoziare con loro allo scopo di far uscire le guarnigioni in Romania o Ungheria. Comandante supremo Maresciallo di Polonia E. Rydz-Smigly<small>[[Patto Molotov-Ribbentrop#Note|[45]]]</small>.»'' | ||
=== 3) A Brest ci sono state delle parate di vittoria congiunta! Ciò significa che è stata in realtà un'invasione congiunta! === | === 3) A Brest ci sono state delle parate di vittoria congiunta! Ciò significa che è stata in realtà un'invasione congiunta! === |
Versione delle 22:42, 11 set 2024
Il Trattato di non aggressione tra la Germania e l'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, altresì noto come Patto Molotov-Ribbentrop o Patto Molotov-Von Ribbentrop, dai cognomi dei ministri degli esteri e co-firmatari del trattato, e chiamato dalla propaganda anticomunista erroneamente come Patto Hitler-Stalin o Patto Nazi-Sovietico, fu un trattato di non aggressione tra la Germania Hitleriana e l'Unione Sovietica, firmato a Mosca il 23 agosto del 1939, una settimana prima dell'invasione tedesca della Polonia. Il trattato, che sanciva una politica di non-belligeranza tra i due paesi, e che aveva stabilito delle "zone di influenza" reciproche in Polonia e nell'est europa limitrofo ai confini sovietici, non era affatto, come viene invece affermato dalla stragrande maggioranza dei media mainstream e della propaganda anticomunista, un "trattato di alleanza". Un'altra comune menzogna in merito al trattato è che esso avesse sancito una "spartizione" della Polonia tra Germania e URSS che richiamasse le antiche spartizioni della Confederazione Polacco-Lituana del XV e XVI secolo. Il trattato, che sarebbe dovuto durare 10 anni, fu interrotto nel 1941, dopo solo due anni, a seguito dell'invasione tedesca dell'Unione Sovietica e l'inizio della Grande Guerra Patriottica. Per tutta la durata degli anni 30 l'Unione Sovietica aveva riconosciuto la minaccia rappresentata dalla Germania governata da Hitler, che nel suo Mein Kampf aveva scritto più volte che uno dei suoi obiettivi politici principali fosse la conquista e sottomissione dei "popoli slavi inferiori" e la trasformazione di gran parte della Russia europea in un avamposto coloniale tedesco; al punto da aver stipulato patti di mutua assistenza con la Francia e con la Cecoslovacchia, oltre al tentativo di perseguire un più grande progetto di "Sicurezza Collettiva" in chiave anti-nazista e anti-tedesca con le potenze rappresentanti le cosiddette "democrazie liberali" borghesi occidentali. Tale progetto fallì a causa dell'atteggiamento attendista e "pacifista" di Francia e Regno Unito, "potenze" dell'Intesa vincitrice della Prima Guerra Mondiale, che volevano favorire un conflitto tra Germania e Unione Sovietica, questo perché, agli occhi di molti politici, sia britannici che francesi (si pensi al Lord Halifax o a Eduard Daladier) la Germania Hitleriana era vista come uno dei "mali minori" rispetto alla "minaccia del bolscevismo", e bisogna ricordare che durante la Seconda Guerra Mondiale l'apertura di un "secondo fronte" vero e proprio, che minacciasse la Germania da ovest per davvero (escludendo quindi lo sbarco in Sicilia e l'armistizio di Cassibile, insignificanti per i piani strategici tedeschi) fu aperto solo con lo Sbarco in Normandia del giugno del 1944, ossia in contemporanea alla totale distruzione delle armate tedesche da parte dei sovietici nell'Operazione Bagration, che segnò la fine definitiva, insieme alla battaglia di Stalingrado, della Germania e dei suoi alleati da un punto di vista militare, e che numerosi capitalisti statunitensi, come la famiglia Bush o lo stilista Hugo Boss, fecero la propria fortuna commerciando (petrolio e capi d'abbigliamento rispettivamente) con la Germania. In merito a questi ed altri argomenti legati al trattato, lo scopo di questa voce, in virtù delle numerosi fonti a disposizione, è di dimostrare la verità storica, e smentire definitivamente narrative anticomuniste, come quella dell'Unione Europea e della sua equiparazione tra socialismo reale e nazifascismo nel nome della "lotta contro tutte le dittature" e dei più pratici contentini alle giunte russofobe dei Baltici e della Polonia in chiave anti-russa. Persino storici come Alessandro Barbero, "comunista" aderente alle tesi ideologiche revisioniste, berlingueriane e chruščëviane, hanno riconosciuto e riconoscono che il trattato fu tutt'altro che una "alleanza di dittature", ma semplicemente un patto stipulato obtorto collo da entrambe le parti per la necessità tattica di una "tregua" a breve termine per l'inevitabile e futuro scontro che sarebbe poi avvenuto due anni dopo la stipula del trattato[1].
Antefatti
"Appeasement", trattati tra le "democrazie" occidentali e la Germania Hitleriana
Con l'ascesa al potere di Hitler e del suo partito in Germania nel 1933, le ex potenze dell'Intesa vincitrici della Prima Guerra Mondiale, ossia le cosiddette "democrazie liberali" di Francia e Regno Unito, ufficialmente per "evitare una nuova carneficina", ma in realtà per sfruttare il nuovo governo della Germania e favorire una guerra contro l'URSS di Stalin, reputata il "peggiore dei mali", iniziarono ad approcciarsi diplomaticamente al nuovo corso tedesco con una strategia che la storiografia anglosassone definisce "appeasement", ossia "pacifismo" o "pacificazione". Il primo dei trattati, un semplice accordo diplomatico senza alcun significato pratico (per il momento) fu il "Patto a Quattro", proposto dall'Italia di Mussolini e firmato a Palazzo Venezia da Italia, Germania, Regno Unito e Francia, per quanto il parlamento francese si fosse opposto ad una vera e propria ratificazione, che avvenne solo da parte di Italia, Germania e Regno Unito. A tale accordo seguì, l'anno successivo, ossia il 1934, un patto di non-aggressione tra Germania e Polonia. Nel 1935 a questi due accordi segue l'accordo navale Anglo-Tedesco con cui il Regno Unito, senza essersi consultato con la Francia e in violazione del trattato di Versailles, permette alla Germania il riarmamento navale e la ri-costruzione della propria marina, ritenendo ufficialmente che la Germania non volesse effettivamente porre di nuovo una minaccia bellica; in realtà, sin dal 1933, quando è salito al governo, Hitler aveva in mente come primo scopo il riarmamento a scopo bellico e il ripristino della macchina bellica tedesca, soprattutto allo scopo di conquistare lo "spazio vitale" dell'est dell'Europa e della Russia europea, come attesta una riunione avvenuta tra governo e vertici militari tedeschi l'8 febbraio del 1933[2]. In merito il ministro degli esteri britannico, Lord Halifax, il 19 novembre del 1937, durante una visita a Berlino, ebbe da descrivere in modo molto lusinghiero la Germania e il governo di "herr Hitler", ritenendolo un «importante alleato» e un «baluardo contro il bolscevismo»[3]. Anche il primo ministro britannico Chamberlain, nel 1938, ebbe da fare una dichiarazione simile, affermando di provare «la più profonda sfiducia verso la Russia»[4]. All'inizio del 1938, a marzo, la Germania diede avvio all'Anschluss, l'occupazione e annessione forzata dell'Austria alla Germania tramite plebisciti farsa, permessa dalle potenze occidentali senza battere ciglio. Barbero nota che, in questo momento storico, la macchina bellica tedesca, tutt'altro che invincibile, pare abbia subito parecchi colpi in questa breve operazione che in realtà non ha richiesto il minimo combattimento militare, al punto che il 70% dei veicoli e macchinari bellici tedeschi, nel tragitto fino a Vienna, si ruppero, dimostrando quindi che la Germania era tutt'altro che la temibile potenza militare contro cui era necessaria una politica "attendista" e di "preparazione"[5].
Patto Orientale, "Sicurezza Collettiva", diplomazia sovietica
La diplomazia sovietica, a causa dei (realistici e fondati, viste le azioni della diplomazia "democratica" occidentale) timori in merito ad una possibile alleanza, o quantomeno connivenza, tra le "democrazie" occidentali e la Germania in funzione anti-sovietica, si mosse con lo scopo principale di creare una sorta di "Sicurezza Collettiva" europea in funzione difensiva e anti-tedesca. I primi approcci si ebbero tra la Francia e l'Unione Sovietica, allo scopo di fondare un "Patto Orientale", ossia un patto di mutua assistenza, militare ed economica, tra i due paesi. Il Commissario del Popolo per gli Affari Esteri, Maksim Litvinov, inviò i primi telegrammi e le prime comunicazioni diplomatiche riguardanti questo proposito già dall'Ottobre del 1933, e un primo incontro il 31 dello stesso mese si ebbe tra Litvinov e il ministro degli esteri francese Joseph Paul-Boncour per un ingresso dell'Unione Sovietica nella Società delle Nazioni, ma una prima risposta vera e propria a questa proposta, a causa della turbolenza delle politiche interne alla Francia, dovute ad una forte polarizzazione politica con l'ultradestra da una parte e il Fronte Popolare dall'altra, si ebbe solo nell'Aprile del 1934[6]. La bozza della proposta di un Patto Orientale includeva l'ingresso di paesi come la Cecoslovacchia, la Polonia e le repubbliche delle banane dei baltici. Tale proposta incontrò l'opposizione dei polacchi, che ritennero tale trattato una "Locarno Orientale" che avrebbe a loro dire "spartito i territori". In più, i polacchi temevano che l'ingresso in tale alleanza avrebbe implicato una restituzione dei territori contesi ai rispettivi proprietari, e temevano soprattutto che l'autorizzazione al transito militare per le truppe sovietiche sarebbe significata la "fine della sovranità polacca" sui territori orientali. Per comprendere al meglio questi concetti, è necessario un piccolo excursus sul governo polacco negli anni inter-bellici[7]. In merito si espresse ancora una volta Litvinov, quando, in occasione della conferenza di Ginevra sul disarmo, inviò una richiesta a Stalin, Molotov e altri membri del gabinetto di governo sovietico, richiedendo formalmente l'autorizzazione per sanzionare una proposta di trasformazione della conferenza in una Conferenza sul mantenimento permanente della Pace:
«Inoltre, vorrei chiedere il permesso di fare una proposta per trasformare la Conferenza sul disarmo in una Conferenza permanente di pace. Finora, le conferenze di pace sono state convocate solo dopo guerre sanguinose per dividere il bottino o imporre condizioni umilianti agli sconfitti. Non proporremo la creazione di una conferenza di pace permanente per prevenire le guerre[8].»
Nonostante l'interesse, principalmente da parte della Francia, nel continuare queste negoziazioni, i principali sabotatori della stesura di un patto permamente di alleanza e sicurezza collettiva avvenne soprattutto dalla Polonia, che continuò ad essere ostile nei confronti dell'URSS, nonostante l'aumento delle pressioni militari e politiche da parte della Germania e le rivendicazioni di territori di quest'ultima.
I veri motivi dell'intransigenza del governo fascista polacco
Lo stato polacco interbellico, ossia la cosiddetta "Seconda Repubblica Polacca" (identificando implicitamente, secondo la storiografia polacca, la "prima repubblica" nella monarchia oligarchica dei proprietari terrieri del XIV, XV e XVI secolo della Confederazione Polacco-Lituana), definito dalla propaganda anticomunista come un "paese democratico e libero", in realtà era tutt'altro, e questo era risaputo sia all'epoca, sia durante e dopo la Seconda Guerra Mondiale; la propaganda anticomunista della Guerra Fredda ha creato questo anacronismo e, quindi, questo pregiudizio senza alcun fondamento storiografico. In realtà la Polonia, dopo dei primi anni molto turbolenti dell'immediato post-bellico, fu vittima di un colpo di stato avvenuto nei giorni dal 12 al 14 Maggio del 1926 da parte del maresciallo Józef Piłsudski, il quale, volenteroso nell'emulare il suo amico Mussolini e la Marcia su Roma dell'Ottobre del 1922, instaurò un governo para-fascista, militarista e anti-democratico denominato Sanacja ("Risanamento"). Da allora e fino alla sua morte nel 1935, il caudillo polacco, pur non assumendo cariche pubbliche, ad eccezione del Ministero della Guerra polacco, fu il di fatto Capo di Stato del paese. È bene sottolineare che la Polonia, lungi dall'essere uno stato omogeneo o stabile o dove tutti i gruppi etnici e linguistici vivevano in armonia, d'amore e d'accordo, aveva in realtà iniziato, dapprima ufficiosamente, e poi a seguito del golpe del 1926 ufficialmente, una politica di "polonizzazione" ai danni degli ebrei e dei bielorussi e ucraini dei territori orientali allora controllati dalla "Seconda Repubblica Polacca". La Polonia, sin dagli anni 1922-24, con la pace di Riga, in realtà, aveva ottenuto il controllo, approfittando dell'esaurimento militare della nascente Unione Sovietica, dei territori occidentali dell'attuale Bielorussia e Ucraina, territori abitati da popolazioni tutt'altro che amichevoli nei confronti dei polacchi. È bene sottolineare che queste "conquiste" polacche non furono fatte solo ai danni di queste popolazioni, ma anche ai danni delle repubbliche baltiche e nello specifico della Lituania, la cui "capitale storica", Vilnius, fu incorporata nello stato polacco a sua volta. I fascisti polacchi, non paghi di queste "vittorie" ai danni anche dei loro alleati, negli anni 20 e 30, su iniziativa del maresciallo Piłsudski, iniziarono una politica nota come "prometeismo", costituita di finanziamenti e supporto tattico a tutti gli eventuali movimenti nazionalisti e secessionisti non-russi all'interno dell'Unione Sovietica; tali politiche sono documentate e ammesse anche nelle "enciclopedie" e piattaforme di informazione guidate e pilotate dal mainstream liberal-capitalista come Wikipedia. All'epoca del Patto di Monaco (che viene approfondito nella sub-sezione immediatamente successiva), la Polonia, senza comunicare e senza autorizzazione di Francia e Regno Unito, partecipò alla spartizione della Cecoslovacchia e, mentre la Germania occupò la zona dei Sudeti, la Polonia occupò i territori di Zaolzie e Javorina e parte dell'area limitrofa a Cieszyn, aree che all'epoca, come oggi, erano popolate soltanto in minoranza da polacchi. Ciò avvenne anche col beneplacito della Germania e l'avallo di Hitler[9].
Patto di Monaco e spartizione della Cecoslovacchia
Come già accennato nel precedente sub-paragrafo, il 30 settembre del 1938, a Monaco, i rappresentanti di Germania, Italia, Francia e Regno Unito firmarono il "Patto di Monaco", ossia un patto con cui le "democrazie" occidentali riconoscevano e avallavano l'annessione tedesca della regione cecoslovacca dei sudeti. Nel Marzo del 1939, la Germania, contravvenendo alla "promessa" di non rivendicare ulteriori territori, trasformò la Cecoslovacchia in un protettorato, annettendo la parte Ceca e trasformando la parte Slovacca in uno stato fantoccio guidato da Josef Tiso. Come già accennato, a questa spartizione partecipò anche il governo fascista polacco. È importante precisare che in questo momento storico, e fino al settembre del 1939, la diplomazia polacca era ancora convinta di poter formare una qualche sorta di alleanza con la Germania in funzione antisovietica. Nello specifico, i piani polacchi erano quelli di formare un'alleanza polacco-tedesca e di attaccare l'Unione Sovietica, di modo che la Polonia potesse conquistare ulteriori territori della repubblica sovietica ucraina e avere "uno sbocco sul mar nero". Di questo ce ne parla Von Ribbentrop, il quale discusse in merito con il ministro degli esteri polacco, suo omologo, Józef Beck:
«2. Ho poi parlato ancora una volta con M. Beck della politica che Polonia e Germania avrebbero dovuto seguire nei confronti dell'Unione Sovietica e, a questo proposito, ho parlato anche della questione della Grande Ucraina e ho proposto di nuovo una collaborazione tedesco-polacca in questo campo. M. Beck non ha fatto mistero del fatto che la Polonia aveva aspirazioni dirette verso l'Ucraina sovietica e un collegamento con il Mar Nero; ma allo stesso tempo ha richiamato l'attenzione sui presunti pericoli per la Polonia che, secondo la visione polacca, sarebbero derivati da un trattato con la Germania diretto contro l'Unione Sovietica. Per quanto riguarda il futuro dell'Unione Sovietica, inoltre, sosteneva che l'Unione Sovietica si sarebbe disintegrata a causa del decadimento interno o, per evitare questo destino, avrebbe prima raccolto tutte le sue forze e poi attaccato. Ho condannato la passività dell'atteggiamento di M. Beck e ho affermato che era più opportuno anticipare lo sviluppo da lui previsto e agire contro l'Unione Sovietica tramite propaganda. A mio parere, nessun pericolo per la Polonia poteva derivare da un'adesione alle potenze anti-Comintern; al contrario, se la Polonia si trovasse sulla nostra stessa barca, non potrebbe che ottenere maggiore sicurezza.[10].»
Negoziazioni tra URSS e Francia-Regno Unito all'inizio del 1939 in virtù della "Sicurezza Collettiva"
Il 17 Aprile del 1939 il Regno Unito sanzionò una dichiarazione unilaterale di garanzie di alleanza e mutua assistenza alla Polonia, chiedendo in seguito al governo sovietico di sanzionare una dichiarazione di protezione per tutti gli stati confinanti con l'URSS, indipendentemente dal rischio che questi avessero di essere aggrediti. Ecco una trascrizione, tradotta dal russo, della richiesta britannica, con relativa reazione sovietica:
«Dopo una prefazione in cui ha ripetuto le precedenti dichiarazioni su un cambiamento decisivo e irrevocabile nella politica inglese e sulle difficoltà incontrate da alcuni stati, Seeds, riferendosi alla conversazione di ieri tra Halifax e il compagno Maisky Template:*, ha formulato così la domanda: con la quale il governo britannico si rivolge al sovietico: “È d’accordo il governo sovietico a fare una dichiarazione pubblica (ripetendo forse la recente dichiarazione del compagno Stalin sull’appoggio dell’Unione Sovietica ai popoli vittime dell’aggressione e facendo riferimento alle recenti dichiarazioni dei governi britannico e francese) che in in caso di atto di aggressione contro qualsiasi vicino europeo dell'Unione Sovietica. Un'unione che oppone resistenza può contare, se lo desidera, sull'aiuto del governo sovietico, aiuto che verrà fornito nel modo che riterrà più conveniente. " (Il testo è stato tradotto da me testualmente.) Seeds ha detto che il pericolo più grande, secondo lui, ora corre la Romania, e non la Polonia, a causa del desiderio di Hitler per il petrolio romeno, e che l'Inghilterra probabilmente includerà la Turchia tra gli stati garantiti. Ho promesso di portare la proposta all'attenzione del mio governo, limitandomi a osservare che non trovo in essa una risposta alla domanda che abbiamo posto ad Halifax tramite il compagno Maisky su come il governo britannico pensa di aiutare se stesso, i propri e nostro, e che il governo britannico, a quanto pare, preferisce dichiarazioni generali di principio a impegni più precisi su forme di assistenza prestabilite. Litvinov[11]»
La risposta sovietica, sanzionata il 17 Aprile del 1939:
«Proposta presentata dal commissario del popolo per gli affari esteri dell'URSS M. M. Litvinov all'ambasciatore britannico presso l'URSS W. Seeds. 17 aprile 1939. Proposta presentata dal commissario del popolo per gli affari esteri dell'URSS M. M. Litvinov all'ambasciatore britannico presso l'URSS W. Seeds. [*Il 18 aprile questa proposta è stata trasmessa anche dal rappresentante plenipotenziario dell'URSS in Francia al ministro degli Esteri francese.] 17 aprile 1939; Considerando la proposta francese [** Vedi doc. 269.] accettabile in linea di principio e continuando il pensiero del Sig. Bonnet, e volendo anche fornire una solida base per le relazioni tra i tre Stati, cerchiamo di combinare le proposte inglese e francese nelle seguenti tesi, che proponiamo all'esame dei governi britannico e francese: 1. Inghilterra, Francia e URSS stipulano tra loro un accordo per un periodo di 5-10 anni sull'obbligo reciproco di fornirsi immediatamente reciprocamente ogni tipo di assistenza, compresa l'assistenza militare, in caso di aggressione in Europa contro uno qualsiasi degli Stati contraenti. 2. L'Inghilterra, la Francia e l'URSS si impegnano a fornire ogni tipo di aiuto, compresa l'assistenza militare, agli Stati dell'Europa orientale situati tra il Mar Baltico e il Mar Nero e confinanti con l'URSS, in caso di aggressione contro questi Stati. 3. L'Inghilterra, la Francia e l'URSS si impegnano a discutere e stabilire al più presto possibile gli importi e le forme dell'assistenza militare fornita da ciascuno di questi Stati in applicazione dei paragrafi 1 e 2. 4. Il governo britannico spiega che l'aiuto promesso alla Polonia si riferisce ad un'aggressione esclusivamente da parte della Germania. 5. Il trattato di alleanza esistente tra Polonia e Romania viene dichiarato valido in caso di aggressione contro la Polonia e la Romania, oppure viene completamente annullato come diretto contro l'URSS. 6. Inghilterra, Francia e URSS si impegnano, dopo l'apertura delle ostilità, a non avviare alcun negoziato e a non concludere la pace con gli aggressori separatamente gli uni dagli altri e senza il consenso generale di tutte e tre le potenze. 7. L'accordo corrispondente viene firmato contemporaneamente alla convenzione da elaborare in virtù del § 3. 8. Riconoscere la necessità che Inghilterra, Francia e URSS avviino congiuntamente negoziati con la Turchia per un accordo speciale di mutua assistenza 97[12].»
In sostanza, alle "vaghe" e a momenti "palliative" proposte Anglo-Francesi, che avevano la parvenza di un contentino dato con riluttanza e senza impegno, la diplomazia sovietica rispondeva richiedendo un trattato di Sicurezza Collettiva chiaro, definito e che possa dare garanzie concrete nel futuro prossimo e remoto. La risposta Anglo-Francese arrivò il 27 Maggio, più di un mese e mezzo dopo la risposta sovietica:
«Un progetto di accordo tra Gran Bretagna, Francia e URSS, presentato al commissario del popolo per gli affari esteri dell'URSS V. M. Molotov dall'ambasciatore britannico presso l'URSS W. Seeds e dall'incaricato d'affari della Francia in URSS J. Payart. Un progetto di accordo tra Gran Bretagna, Francia e URSS, presentato al commissario del popolo per gli affari esteri dell'URSS V. M. Molotov dall'ambasciatore britannico in URSS W. Seeds e dall'incaricato d'affari della Francia in URSS J. Payart. 27 maggio 1939. I governi del Regno Unito, della Francia e dell'URSS, desiderosi, in quanto membri della Società delle Nazioni, di attuare il principio di mutua assistenza contro l'aggressione contenuto nella Carta della Lega, hanno raggiunto il seguente accordo: 1. Se la Francia e il Regno Unito venissero coinvolti in ostilità con una potenza europea a causa di uno dei due 1) aggressione da parte di quella Potenza diretta contro un altro Stato europeo nei confronti del quale, secondo la volontà di detto Stato, essa si è impegnata a prestare assistenza contro tale aggressione, oppure 2) l'aiuto fornito da loro a un altro Stato europeo che ha richiesto tale aiuto per contrastare una violazione della sua neutralità, oppure 3) aggressione da parte di uno Stato europeo contro la Francia o il Regno Unito: l'URSS, agendo in conformità con i principi enunciati nell'articolo 16, paragrafi 1 e 2 della Carta della Società delle Nazioni, fornirà alla Francia e il Regno Unito con tutta l’assistenza e il sostegno possibili. 2. Se l'URSS viene coinvolta in ostilità con una potenza europea a causa di una delle due ragioni 1) aggressione da parte di quella potenza diretta contro un altro Stato europeo nei confronti del quale l’URSS, secondo la volontà di quello Stato, si è impegnata a fornire assistenza contro tale aggressione, oppure 2) l'assistenza fornita dall'URSS ad un altro Stato europeo che ha richiesto tale assistenza per contrastare la violazione della sua neutralità, oppure 3) l'aggressione di una potenza europea diretta contro l'URSS - Francia e Gran Bretagna, agendo in conformità con i principi stabiliti nell'articolo 16, paragrafi 1 e 2, della Carta della Società delle Nazioni, forniranno all'URSS tutto il possibile assistenza e supporto. 3. I tre Governi concorderanno congiuntamente i mezzi attraverso i quali tale assistenza e sostegno reciproci potranno, se necessario, essere forniti nel modo più efficace. 4. Qualora si verificassero circostanze che richiedessero l'adempimento dei loro obblighi di mutua assistenza e sostegno, i tre Governi entreranno immediatamente in consultazione sulla situazione. Le modalità e la portata di tale consultazione diventeranno immediatamente oggetto di successiva discussione tra i tre Governi. 5. Si conviene che la fornitura di assistenza e sostegno nei casi di cui sopra non dovrebbe pregiudicare i diritti e la posizione di altri poteri. 6. I tre governi si comunicheranno reciprocamente i termini di tutti gli obblighi sopra elencati al comma 1, comma 1, e al comma 1, comma 2, da essi già assunti. Se uno di essi contempla la possibilità di assumere un impegno simile in futuro, si consulterà prima con gli altri due governi e comunicherà loro i termini di ogni impegno così stipulato. 7. Il presente accordo resterà in vigore per un periodo di cinque anni a partire da oggi. Almeno sei mesi prima della scadenza del suddetto periodo, i tre governi discuteranno congiuntamente se sia auspicabile il suo rinnovo con o senza modifiche[13].»
Va precisato che, nel mezzo dei negoziati, Maksim Litvinov fu sostituito nel suo ruolo di Commissario del Popolo per gli Affari Esteri (ministro degli esteri) da Vjačeslav Molotov, che in quel momento ricopriva anche la carica di capo del governo sovietico. La propaganda anticomunista, trotskista e nazifascista asserisce che tale sostituzione avvenne come pre-condizione dell'inizio dei negoziati per un trattato con la Germania, in quanto Litvinov era ebreo, ma tale accusa (che implica anche una sgradevole quanto falsa accusa di "antisemitismo" nei confronti di Stalin e/o del governo sovietico del tempo) altro non è che una falsità: nei primi mesi in cui Molotov assunse la carica di Commissario per gli Esteri, i negoziati con le "democrazie" occidentali continuarono. Secondo lo storico Geoffrey Roberts:
«Molotov fu nominato commissario del popolo per gli affari esteri nel maggio 1939 in circostanze controverse. Maxim Litvinov, il suo predecessore, era una figura popolare a livello internazionale e la personificazione della lotta sovietica per la pace, la sicurezza collettiva e il contenimento dell'aggressione fascista e nazista. Due settimane prima del suo licenziamento, Litvinov aveva lanciato l'ultima fase della campagna di sicurezza collettiva sovietica: una proposta per una triplice alleanza anglo-sovietica-francese per resistere all'ulteriore espansione tedesca in Europa dopo la presa del potere della Cecoslovacchia da parte di Adolf Hitler nel marzo 1939. Perché Stalin scelse di sostituire Litvinov in un momento così critico? Un'interpretazione comune è che si trattasse di un preludio al patto con la Germania nazista firmato nell'agosto 1939. Il problema con questa spiegazione è che, lungi dall'abbandonare i negoziati della triplice alleanza con Gran Bretagna e Francia, Molotov li perseguì con ancora più vigore di Litvinov. La spiegazione più probabile è che la nomina di Molotov sia stata collegata al fallimento di Litvinov nel fare progressi nei negoziati[14].»
La risposta di Molotov alle proposte Anglo-Francesi:
«Registrazione di una conversazione tra il commissario del popolo agli affari esteri dell'URSS V. M. Molotov con l'ambasciatore britannico in URSS W. Seeds e l'incaricato d'affari di Francia in URSS J. Payart. 27 maggio 1939. Seeds ha dichiarato di aver ricevuto incarico di trasferire al governo sovietico un nuovo progetto di accordo tra URSS, Inghilterra e Francia sulla lotta congiunta all'aggressione in Europa [**** Vedi doc. ]. Questo progetto è stato sviluppato dal Ministero degli Esteri britannico con la massima cura e tenendo conto di tutti i desideri formulati nell'ultima risposta del governo sovietico [***** Vedi doc. 342.] a frasi inglesi. L'ambasciatore esprime la speranza che il governo dell'URSS apprezzerà il passo significativo compiuto dal governo inglese verso i desideri dell'URSS e accetterà esso stesso una rapida conclusione dei negoziati, ai quali il governo britannico è fortemente interessato. Payard ha dichiarato che, a nome del governo francese, presenta al compagno Molotov un progetto di triplice accordo identico a quello inglese tra Francia, URSS e Inghilterra. Payart si unisce alla valutazione di Seeds su questo progetto e, come l'ambasciatore inglese, esprime la speranza che il governo sovietico sia soddisfatto delle attuali proposte anglo-francesi [* Così nel documento.] e per una conclusione rapida e positiva dei negoziati su questo tema tra i tre paesi. Rispondendo a Seeds e Paillard, il compagno Molotov ha esordito affermando che, avendo preso conoscenza del progetto anglo-francese, ha espresso un parere negativo su questo documento. Il progetto anglo-francese non solo non contiene un piano per organizzare un'efficace assistenza reciproca tra URSS, Inghilterra e Francia contro l'aggressione in Europa, ma non indica nemmeno un serio interesse dei governi britannico e francese a concludere un patto corrispondente con l'Unione Sovietica. URSS. Le proposte anglo-francesi suggeriscono che i governi di Inghilterra e Francia non sono tanto interessati al patto in sé quanto a parlarne. È possibile che Inghilterra e Francia abbiano bisogno di queste conversazioni per qualche scopo. Questi obiettivi sono sconosciuti al governo sovietico. Non è interessato a parlare di patto, ma ad organizzare un'efficace mutua assistenza tra URSS, Inghilterra e Francia contro l'aggressione in Europa. Il governo sovietico non intende partecipare solo alle conversazioni sul patto, di cui l’URSS non conosce gli obiettivi. I governi britannico e francese possono condurre tali conversazioni con partner più adatti dell’URSS. Forse entrambi i governi, che hanno già concluso tra loro patti di mutua assistenza, con la Polonia e la Turchia, credono che questo sia loro sufficiente. Pertanto, potrebbero non essere interessati a concludere un patto efficace con l’Unione Sovietica. A questa conclusione porta il progetto anglo-francese, che non contiene proposte per concludere un efficace patto di mutua assistenza tra URSS, Inghilterra e Francia e riduce la questione esclusivamente a parlare di patto. Passando alle singole proposte contenute nel progetto anglo-francese, il compagno Molotov osserva: Il progetto anglo-francese sottopone il meccanismo di mutua assistenza dei tre Stati ad una complessa e lunga procedura stabilita dalla Società delle Nazioni; Il governo sovietico non è contro la Società delle Nazioni. Al contrario, nella sessione di settembre dell’Assemblea, il rappresentante dell’URSS si è espresso attivamente in difesa della Lega, e in particolare dell’articolo 16 del suo Statuto, contro altri delegati, tra cui quello inglese, che alla fine si sono espressi a favore di riconoscere il carattere non vincolante del citato articolo per i membri della Società delle Nazioni. Tuttavia, la procedura stabilita dal patto della Società delle Nazioni per l'attuazione della mutua assistenza contro l'aggressione e ora proposta dal progetto anglo-francese non può che essere considerata scarsamente compatibile con l'esigenza dell'efficacia di tale mutua assistenza. Per provvedere a quest'ultima, l'articolo 16 della Carta della Società delle Nazioni ritiene necessarie le raccomandazioni del Consiglio della Lega. Potrebbe verificarsi la seguente situazione: il Consiglio solleverà la questione dell’aggressione contro l’URSS da parte di qualsiasi membro dell’“asse”. Un rappresentante di una certa Bolivia discuterà in Consiglio se esiste un atto di aggressione contro l'URSS, se è necessario fornire assistenza all'URSS, e in questo momento l'aggressore innaffierà il territorio sovietico con il fuoco dell'artiglieria. Il governo sovietico non può accettare come accettabile la sostituzione di un aiuto efficace alle vittime di un'aggressione con semplici discorsi su questo tema. A proposito, nei trattati di mutua assistenza conclusi tra Inghilterra e Francia, così come tra entrambi gli Stati con la Polonia, il governo britannico con quello turco, non vi è alcun obbligo di sottoporre tale assistenza alla procedura di lite stabilita dall'articolo 16 della Lega. Patto. Perché nel progetto di trattato anglo-francese con l’URSS è prevista tale subordinazione? Non è inoltre chiaro cosa significhi l’obbligo sancito dal § 5 del progetto anglo-francese: che il sostegno e l’assistenza forniti dall’Unione Sovietica, dall’Inghilterra e dalla Francia nei casi previsti dai § 1 e 2 del progetto non danneggino i “diritti e posizioni di altri poteri." Come puoi agire contro un aggressore senza fargli del male? Infine, il § 4 stabilisce che in caso di minaccia di aggressione, i tre Stati contraenti non agiscono, ma ricorrono solo alla consultazione reciproca. Ciò conferma ancora una volta l'ipotesi che le proposte anglo-francesi preferiscano solo conversazioni su questo argomento a un'efficace reazione all'aggressore. Compagno Molotov ribadisce che la posizione del governo sovietico è esattamente opposta. L'URSS vuole un accordo per una difesa efficace contro l'aggressore. Parlare solo di questo non gli interessa e non lo soddisfa. Se i governi di Francia e Inghilterra vedranno un qualche interesse in tali conversazioni, allora potranno portarle avanti con altri partner. Compagno Molotov si riserva di esprimere per ora la sua opinione personale. Presenterà al governo il progetto anglo-francese sottopostogli all'esame del governo. Successivamente potrà dare una risposta definitiva su questo documento. Seeds e Payart, fingendosi estremamente stupiti, tentarono di dimostrare che la valutazione del documento anglo-francese fatta dal compagno Molotov si basava su un evidente malinteso. È vero che la proposta anglo-francese menziona la Società delle Nazioni e perfino l'articolo 16 della sua Carta. Ma ciò è stato fatto solo per soddisfare l'opinione pubblica, soprattutto in Inghilterra, dove è abituata ad associare qualsiasi azione internazionale alla Società delle Nazioni. Sia Seeds che Paillard dichiarano che i loro governi non intendono affatto subordinare il meccanismo di mutua assistenza di URSS, Francia e Inghilterra alla procedura di ligazione. Entrambi i governi riconoscono la necessità di un'assistenza reciproca immediata e automatica dei tre stati contraenti aggressione. Sia Seeds che Payart lo affermano in modo abbastanza ufficiale. Il progetto anglo-francese prevede soltanto che l’accordo tripartito tra Inghilterra, Unione Sovietica e Francia venga concluso "secondo i principi e nello spirito della Società delle Nazioni". In questa formula non può esserci nulla di inaccettabile per l’URSS. Sia Seeds che Paillard assicurano che ciò non limita affatto l'automatismo nell'attuazione dell'assistenza reciproca, alla quale i governi britannico e francese sono interessati tanto quanto l'URSS. Seeds e Paillard ritengono inoltre un malinteso il fatto che nel § 5 della bozza anglo-francese l'obbligo di “non ledere i diritti e la posizione di altre potenze” sia inteso a proteggere l'aggressore. Il paragrafo menzionato mira solo a preservare i diritti sovrani degli stati più deboli ai quali Inghilterra, Francia e URSS accettano di fornire assistenza. È possibile il caso in cui, nell'interesse di proteggere un tale Stato dall'aggressione, uno dei tre governi contraenti ritiene necessario, ad esempio, distruggere una città situata sul territorio dello Stato difeso se il governo di quest'ultimo protesta , ovviamente, si dovrà tenere conto della sua sovranità in questa materia. Sia Seeds che Payard sono sorpresi dal presupposto che i governi di Inghilterra e Francia non prendano sul serio la questione di un patto con l'URSS e preferiscano semplici chiacchiere su questo tema alle decisioni concrete. Seeds ritiene che il suo governo abbia compiuto un passo decisivo verso il governo sovietico e che il trattato proposto con l'URSS rappresenti una svolta radicale nella politica estera britannica. Entrambi i governi sono interessati alla rapida conclusione dei negoziati con l'URSS. Entrambi vogliono agire piuttosto che procrastinare. È necessario eliminare senza perdere tempo i malintesi sorti con il compagno Molotov quando ha conosciuto per la prima volta il documento anglo-francese. Seeds riferirà immediatamente questi malintesi al suo governo e si offrirà di chiarirli. Spera di ricevere nei prossimi giorni una risposta del tutto soddisfacente da Londra. Questa risposta sarà immediatamente comunicata al compagno Molotov. L'ambasciatore spera che il governo sovietico, da parte sua, cerchi di non ritardare la conclusione definitiva del progetto anglo-francese[15].»
In sostanza, come si può evincere da questo documento, Molotov fa notare ai rappresentanti diplomatici inglese e francese rispettivamente che le "proposte" da parte dei loro governi non hanno alcuna concreta garanzia, ma solo delle "promesse" e delle "consultazioni" nell'eventualità di un'aggressione bellica. Il governo sovietico il 2 Giugno sanzionò una contro-bozza dove illustrava questi problemi e poneva delle soluzioni:
«Progetto sovietico di accordo anglo-franco-sovietico. Il 2 giugno 1939, i governi di Gran Bretagna, Francia e URSS, cercando di dare efficacia ai principi di mutua assistenza contro l'aggressione adottati dalla Società delle Nazioni, giunsero al seguente accordo: 1. Francia, Inghilterra e URSS si impegnano a fornirsi reciprocamente un'assistenza immediata, completa ed efficace qualora uno di questi Stati si trovi coinvolto in ostilità con una potenza europea a causa di uno dei seguenti motivi * Presentato dal commissario del popolo per gli affari esteri dell'URSS all'ambasciatore britannico e incaricato d'affari di La Francia all'URSS. 1) aggressione da parte di questo potere contro uno qualsiasi di questi tre stati, oppure. 2) aggressione da parte di questa potenza contro Belgio, Grecia, Turchia, Romania, Polonia, Lettonia, Estonia, Finlandia, riguardo alla quale Inghilterra, Francia e URSS hanno convenuto di impegnarsi a difendere questi paesi contro l'aggressione, oppure. 3) a seguito dell'aiuto fornito da uno di questi tre Stati a un altro Stato europeo, che ha richiesto tale aiuto per contrastare una violazione della sua neutralità. 2. I tre Stati si accorderanno al più presto possibile sui metodi, sulle forme e sugli importi degli aiuti che dovranno essere loro forniti sulla base dell'art. 1; 3. Nel caso in cui si verifichino circostanze che, secondo l'opinione di una delle parti contraenti, creino una minaccia di aggressione da parte di una potenza europea, i tre Stati inizieranno immediatamente delle consultazioni per studiare la situazione e, se necessario, determinare congiuntamente il momento dell'attivazione immediata del meccanismo di mutua assistenza e la procedura per la sua applicazione, indipendentemente da qualsiasi procedura di passaggio delle questioni alla Società delle Nazioni. 4 I tre Stati si comunicano reciprocamente i testi di tutti i loro obblighi nello spirito degli obblighi previsti dall'art. 1, in relazione agli Stati europei. Se uno di loro prevede la possibilità di accettare in futuro nuovi obblighi della stessa natura, si consulterà prima con gli altri due Stati e li informerà sul contenuto (testo) dell'accordo adottato. 5 I tre Stati si impegnano, in caso di apertura di azioni comuni contro l'aggressione sulla base dell'art. 1, concludere una tregua o una pace solo di comune accordo. 6 Il presente accordo entra in vigore contestualmente all'accordo che deve essere concluso ai sensi dell'art. 2; 7 Il presente trattato sarà in vigore per un periodo di cinque anni a partire da oggi. Almeno sei mesi prima della scadenza di questo periodo, i tre Stati discuteranno se sia opportuno rinnovarlo con o senza modifiche[16].»
L'8 giugno arrivò la risposta anglo-francese:
«Telegramma del rappresentante plenipotenziario dell'URSS in Gran Bretagna I. M. Maisky al Commissariato popolare per gli affari esteri dell'URSS. 8 giugno 1939. Oggi Halifax mi ha invitato e mi ha detto che il governo britannico vorrebbe moltissimo concludere al più presto possibile un trattato tra le tre potenze. È a questo scopo che il governo britannico riterrebbe opportuno passare a un metodo di negoziazione leggermente diverso: invece di scambiare note a distanza, che inevitabilmente comporta una perdita di tempo, avere una tavola rotonda con voi a Mosca, discutere punto per punto il progetto di accordo e trovare una via d'uscita da questa conversazione con formulazioni accettabili per entrambe le parti. Il governo britannico autorizzò Seeds a queste trattative e volle chiamarlo a Londra per dare le istruzioni necessarie, ma poiché Seeds era malato di influenza, si decise di inviare a Mosca il capo del Dipartimento Centro Europeo del Ministero degli Esteri, Strang, che fin dall'inizio degli attuali negoziati anglo-franco-sovietici era a conoscenza di tutti i dettagli. Inoltre, Strang è molto abile nella modifica di tutti i tipi di documenti e formule diplomatiche. Il compito di Strang è quello di informare Seeds in dettaglio sulle opinioni e i sentimenti del governo britannico riguardo ai negoziati anglo-sovietici e anche di aiutarlo nella conduzione di questi negoziati. Strang partirà per Mosca all'inizio della prossima settimana, cioè dal 12 al 14 giugno. Halifax sperava che il nuovo metodo di negoziazione portasse rapidamente a un accordo definitivo. Per quanto riguarda le nostre ultime proposte [* Vedi doc. 387.], Halifax ha poi fatto tre osservazioni: 1. Negli ultimi giorni il governo britannico ha intrattenuto rapporti con i paesi baltici ed è giunto alla conclusione che nessuno di essi (soprattutto i finlandesi) vuole essere apertamente garantito. Il governo britannico ritiene quindi impossibile accettare la nostra proposta di un elenco diretto dei paesi da garantire. D’altro canto, riconoscendo come sostanzialmente giusta la nostra richiesta nei confronti dei paesi baltici, vuole cercare una formulazione di compromesso nel piano delineato da Chamberlain nel suo discorso di ieri, vale a dire: non menzionare nel documento i paesi garantiti, ma semplicemente affermare che gli obblighi del patto entrano in vigore in caso di minaccia diretta o indiretta alla sicurezza di una delle parti dell'accordo. I dettagli della formula possono essere elaborati a Mosca. 2. Il governo britannico nutriva grandi dubbi sulla nostra richiesta di firmare simultaneamente un patto e un accordo sulle misure militari, perché ciò ritarderebbe la conclusione del trattato per un periodo di tempo significativo, il che sarebbe pericoloso nell'attuale situazione internazionale . Il governo britannico è pronto ad avviare immediatamente i negoziati militari, ma riterrebbe necessario firmarli non appena verrà raggiunto un accordo su un trattato, o almeno pubblicare un comunicato simile a quello pubblicato in occasione dei negoziati polacco e turco. 3. Anche il governo britannico ha qualche dubbio riguardo alla clausola che prevede l'obbligo di non concludere una tregua separata, ma Halifax non ha approfondito la questione e ha generalmente osservato che la questione non sarebbe difficile da risolvere. Durante la conversazione Halifax ha menzionato casualmente che i finlandesi sembravano aver incaricato gli svedesi di negoziare con noi a nome di entrambi i paesi sulla questione delle Isole Åland, che alcuni gli avevano consigliato di recarsi lui stesso a Mosca in occasione dei negoziati, ma che era un oppositore di principio delle frequenti e lunghe assenze del Ministro degli Affari Esteri dal suo Paese e che è proprio in questo momento che la complessità della situazione internazionale lo inchioda a Londra. Plenipotenziario[17].»
In sostanza, le repubbliche delle banane baltiche e la Finlandia (anch'essi all'epoca, come oggi, governati da giunte russofobe, anti-sovietiche e anti-comuniste para-fasciste, similmente alla Polonia) risultavano tra i principali ostruzionisti del progetto. In merito, così si espressero i sovietici:
«Avendo familiarizzato con le formulazioni anglo-francesi consegnate a Molotov il 15 giugno di quest'anno, il governo dell'Unione Sovietica è giunto alla seguente conclusione: 1) Secondo il § 1 dell'articolo 1 (progetto del governo sovietico) la posizione del governo sovietico coincide con la posizione dei governi britannico e francese. 2) Secondo il § 2 dell'articolo 1 (progetto del governo sovietico), la posizione del governo sovietico è respinta dai governi britannico e francese. Questi ultimi credono che l’Unione Sovietica dovrebbe fornire assistenza immediata a Polonia, Romania, Belgio, Grecia e Turchia in caso di attacco da parte di un aggressore e, di conseguenza, Inghilterra e Francia sono coinvolte nella guerra, mentre Inghilterra e La Francia non si assume l’obbligo di fornire assistenza immediata all’Unione Sovietica nel caso in cui l’URSS sia coinvolta in una guerra con l’aggressore in relazione all’attacco di quest’ultimo alla Lettonia, all’Estonia e alla Finlandia confinanti con l’URSS. Il governo sovietico non può in alcun modo essere d’accordo con questo, perché non può rassegnarsi all’umiliante e ineguale situazione in cui si trova l’Unione Sovietica. Le proposte anglo-francesi motivano il rifiuto di garantire Estonia, Lettonia e Finlandia con la riluttanza di questi paesi ad accettare tale garanzia. Se questo motivo è irresistibile e il governo sovietico, come menzionato sopra, non può contribuire ad aiutare Polonia, Romania, Belgio, Grecia e Turchia senza ricevere un aiuto equivalente per proteggere Estonia, Lettonia e Finlandia dall’aggressore, allora il governo sovietico è costretto a ammettere che tutta la questione della triplice garanzia di tutti gli otto Stati sopra elencati, nonché quella che costituisce oggetto del § 3 del primo articolo, debbano essere rinviate in quanto non mature, e dei § 2 e § 3 del primo articolo dovrebbero essere esclusi dall'accordo. In questo caso l’articolo 1 conterrebbe solo il § 1, e gli obblighi di assistenza reciproca di Inghilterra, Francia e URSS sarebbero validi solo in caso di attacco diretto dell’aggressore sul territorio di una qualsiasi delle parti contraenti, ma non si estenderebbero ai casi in cui una delle parti contraenti potrebbe essere coinvolta nella guerra in relazione all'aiuto fornito a qualsiasi stato terzo che non partecipa a questo accordo e che viene attaccato dall'aggressore. È chiaro che in relazione a questa circostanza la formulazione del § 1 dell'articolo 1 dovrebbe subire una corrispondente modifica. 3) Si discuterà ulteriormente sulla questione dell'entrata in vigore simultanea dell'accordo generale e dell'accordo militare a causa della presenza di disaccordi. 4) Sulla questione di non concludere una tregua o una pace senza il consenso generale, il governo sovietico insiste sulla sua posizione, poiché non può immaginare che nessuna delle parti contraenti nel corso di azioni militari difensive contro l'aggressore possa avere il diritto di concludere un accordo separato con l’aggressore alle spalle e contro i suoi alleati. 5) Il governo sovietico ritiene superfluo il riferimento all'articolo 16, paragrafi 1-2, della Carta della Società delle Nazioni 56. Considerate le obiezioni dell'Inghilterra alla concessione di garanzie anglo-franco-sovietiche ai paesi baltici, il governo sovietico in realtà ha proposto di abbandonare per ora la questione delle garanzie verso altri paesi e di firmare al più presto un accordo tra le tre potenze sull'assistenza reciproca. Questa fu una concessione importante da parte dell’Unione Sovietica. Tuttavia, i governi di Inghilterra e Francia non hanno accettato questa proposta, il che ha dimostrato ancora una volta che non erano interessati alla rapida conclusione dei negoziati e alla conclusione di un accordo. Riguardo a questo incontro del 16 giugno, Seeds scrisse ad Halifax nel suo telegramma datato 17 giugno 1939: “Il signor Molotov ha chiesto all'ambasciatore francese, a me e al signor Strang di incontrarlo di nuovo questo pomeriggio [16 giugno]. L'incontro è durato un'ora e mezza. Ci ha consegnato un documento contenente la risposta del governo sovietico alle nostre rimostranze di ieri. Il signor Potemkin ha fornito una traduzione orale in francese del documento del signor Molotov. La traduzione inglese è contenuta nel mio telegramma successivo. Molotov ha poi affermato che i tre governi hanno ripetutamente cercato di analizzare in termini più ampi la questione del trattato proposto. Ogni volta sorgeva una difficoltà e una delle condizioni poste dalla parte sovietica veniva respinta. Se il governo di Sua Maestà e il governo francese trattano il governo sovietico come degli ingenui o degli sciocchi, lui stesso può solo permettersi di sorridere, ma non può garantire che tutti la prenderanno con tanta calma. Il governo sovietico ha risposto positivamente alla proposta dei governi britannico e francese di assumere obblighi nei confronti dei cinque paesi garantiti. Da allora, Regno Unito e Francia hanno aggiunto Svizzera e Olanda. Quando però il governo sovietico chiese le stesse garanzie a Gran Bretagna e Francia nei confronti dei tre stati di confine deboli e bisognosi di sostegno, ciò fu categoricamente rifiutato. Ciò dà ragione al governo sovietico, che si trova in una posizione umiliante e non può essere d’accordo con questo. Se i tre stati baltici non vogliono la garanzia sovietica, allora il governo sovietico è pronto a rinviare l’intera questione dell’aiuto agli altri stati, ad eccezione delle parti contraenti, poiché non sono pronti per una soluzione. Il governo sovietico è disposto ad assumersi obblighi nei confronti degli altri Stati nei quali ha solo un modesto interesse, a condizione che si possano ottenere le garanzie necessarie per gli Stati baltici. Come ha già sottolineato l'Ambasciatore sovietico a Vostra Eccellenza, questa è una condizione obbligatoria. Dalle proposte che abbiamo avanzato risulta chiaro che la questione non è stata risolta e quindi sarebbe meglio rinviarla. L'ambasciatore francese ha chiesto se poteva riassumere la posizione del governo sovietico in modo tale che se le due potenze occidentali non riuscissero a creare un sistema di garanzie che sia lo stesso per i tre Stati baltici e per gli altri cinque Stati, allora il governo sovietico preferirebbe rinviare tutta la questione delle garanzie nei confronti dei paesi che non sono parti del trattato, e limitare il trattato ad un accordo di mutua assistenza tra le tre potenze parti del trattato, che entrerà in vigore nel caso di aggressione diretta contro uno di essi. Il signor Molotov ha detto che era così. Gli abbiamo chiesto se si intende includere in questo trattato limitato quegli articoli di progetti esistenti che sarebbero ancora rilevanti. Il signor Molotov ha detto di sì, ma la questione, ovviamente, dovrà essere studiata in dettaglio quando sarà il momento. Gli abbiamo chiesto se il governo sovietico, qualora la portata dell'accordo dovesse essere ridotta in questo modo, proporrà di seguire la stessa procedura adottata nei negoziati con la Polonia e la Turchia, cioè di concordare una dichiarazione preliminare, che sarà seguita mediante trattative per la conclusione di un contratto formale. Il signor Molotov non ha approvato questa idea e ha affermato che sarebbe preferibile la conclusione immediata di un trattato formale. L'ambasciatore francese ha detto che non basta parlare dei tre Stati baltici e dei cinque Stati garantiti. L’Olanda e la Svizzera sono importanti per la Gran Bretagna e la Francia quanto gli Stati baltici lo erano per la RUSSIA sovietica. Abbiamo fatto un'osservazione formale che l'esposizione delle proposte anglo-francesi all'inizio del secondo comma del paragrafo 2 nel documento del signor Molotov è inesatta, poiché il governo di Sua Maestà e il governo francese non hanno proposto l'aiuto del governo sovietico alla Polonia e altri paesi garantiti, nonché l'assistenza da parte dell'Unione Sovietica alla Gran Bretagna e alla Francia nel caso in cui fossero coinvolte nelle ostilità a causa di questi stati[18].»
In sostanza, di fronte all'ostruzionismo delle repubbliche delle banane para-fasciste baltiche, il governo sovietico ha proposto di "ignorare per il momento" le loro domande e concentrarsi su altri paesi prioritari in tale progetto di alleanza, tra cui soprattutto la Polonia. A dispetto di questa grande concessione da parte sovietica, i diplomatici britannici e francesi hanno negato la proposta. Ciononostante i sovietici hanno continuato ad avanzare le proprie proposizioni di un trattato militare in parallelo ad uno politico, altresì "vago" e "inefficiente":
«Telegramma del commissario del popolo agli affari esteri dell'URSS ai rappresentanti plenipotenziari dell'URSS in Gran Bretagna e Francia, 17 luglio 1939. Oggi gli ambasciatori hanno dichiarato che non insistono per includere la Svizzera, l'Olanda e il Lussemburgo nel protocollo segreto , limitandosi ad elencare gli otto paesi conosciuti. Tuttavia, la formulazione del protocollo richiederà chiarimenti. Permane disaccordo sulla formulazione del concetto di “aggressione indiretta”, poiché in questa materia i nostri partner ricorrono a tutti i tipi di truffe e sotterfugi indegni. Insistiamo inoltre sul fatto che la parte militare è parte integrante del trattato politico-militare, che è il progetto di trattato in discussione, e respingiamo categoricamente la proposta anglo-francese di concordare prima la parte “politica” del trattato e solo dopo che passano all’accordo militare. Questa proposta fraudolenta anglo-francese spezza il trattato unico in due trattati e contraddice la nostra proposta di base sulla conclusione simultanea dell’intero trattato, compresa la sua parte militare, che è la parte più importante e più politica del trattato. Capisci che senza un accordo militare molto specifico, come parte integrante dell'intero accordo, l'accordo si trasformerebbe in una dichiarazione vuota, alla quale non accetteremo. Solo i truffatori e i truffatori, come si sono mostrati per tutto questo tempo i gentiluomini negoziatori della parte anglo-francese, possono fingere di far finta che la nostra richiesta di conclusione simultanea di accordi politici e militari sia qualcosa di nuovo nei negoziati, e lo hanno persino permesso sulla stampa è circolata la fandonia secondo cui pretenderemmo un accordo militare in anticipo, cioè prima della conclusione di un accordo politico. Non è chiaro su cosa contano quando si abbandonano a trucchi così stupidi nelle trattative. A quanto pare, tutte queste negoziazioni infinite non avranno senso. Allora lascia che incolpino se stessi. Commissario del popolo[19].»
Il 23 luglio ci fu un incontro a Mosca in cui fu accettata la possibilità di negoziazioni anche dal punto di vista militare, come testimonia questo telegramma dell'ambasciatore sovietico di allora a Londra:
«Da un telegramma del rappresentante plenipotenziario dell'URSS in Gran Bretagna I.M. Maisky al Commissariato popolare per gli affari esteri dell'URSS. 25 luglio 1939 1) Oggi Halifax, raccontandomi dell'ultimo incontro di Mosca (23 luglio), ha detto che il governo britannico accetta la proposta sovietica di avviare subito negoziati militari, senza attendere la fine dei negoziati politici. La missione militare britannica potrà partire per Mosca tra circa 7-10 giorni. La sua composizione non è stata ancora determinata. Inoltre Halifax cominciò a dire che, poiché il governo britannico ci aveva incontrato a metà strada sulla questione dell'entrata in vigore simultanea del patto e della convenzione militare, sperava vivamente che avremmo incontrato il governo britannico a metà strada sull'unica questione controversa rimasta. - sull'aggressività indiretta. Secondo Halifax la formula inglese copre i casi di aggressione di tipo cecoslovacco. Tutto ciò che va oltre questo caso dovrebbe essere oggetto di consultazione. Halifax ci chiede di accontentarci di questo. [...] Plenipotenziario[20].»
A quanto pare l'invenzione dell'aereo non era ancora arrivata nel Regno Unito, dato che i "negoziatori" arrivarono a Leningrado viaggiando tramite un battello, come testimonia questo documento:
«Registrazione di un incontro delle missioni militari di URSS, Gran Bretagna e Francia. 12 agosto 1939 La riunione comincia alle 11. 30. L'incontro termina alle 13:10. Maresciallo K. E. Vorošilov. Signori, ritengo opportuno innanzitutto stabilire l'ordine delle riunioni delle missioni militari, cioè. stabilire giorni e orari di funzionamento. Quindi mi sembra che sarebbe corretto stabilire l'ordine della presidenza, ovviamente sarà necessaria la presidenza; Mi sembra che su questo tema sarebbe corretto istituire una presidenza a turno, di giorno in giorno: un giorno presiede il capo di una missione, l'altro giorno il capo di un'altra missione, ecc. Propongo inoltre di decidere cosa convocare le riunioni delle missioni militari di Inghilterra, Francia e URSS. Credo che sarebbe corretto se chiamassimo riunioni le nostre riunioni. Dopo un breve scambio [di opinioni] tra i membri delle missioni, i capi delle missioni militari di Inghilterra e Francia esprimono il loro accordo con la proposta avanzata sull'ordine di presidenza, nonché il loro accordo di convocare le riunioni dei militari conferenze sulle missioni. Il maresciallo K.E. Vorošilov (rivolgendosi ai capi delle missioni militari). Quali sarebbero i tuoi suggerimenti per i giorni e gli orari degli incontri? La missione francese propone di incontrarsi tutti i giorni e di tenere riunioni due volte al giorno. La missione britannica non si oppone. Maresciallo K. E. Vorošilov. La nostra missione prevede di tenere riunioni ogni giorno: due riunioni. Le rappresentanze inglese e francese avanzano una proposta congiunta: la riunione mattutina dovrebbe tenersi a partire dalle 10. 30 minuti fino alle 13 30 minuti e sessione serale - dalle 17:00. 30 minuti fino alle 19 00 minuti La proposta è accettata. Il maresciallo K.E. Voroshilov propone di decidere chi presiederà oggi e quante riunioni ci saranno oggi, due o una. Dopo uno scambio di opinioni, le missioni britannica e francese propongono di tenere oggi un incontro e di affidare la presidenza al capo della missione militare sovietica, il maresciallo K. E. Voroshilov. La proposta è stata accettata. Maresciallo K. E. Vorosilov. Dichiaro aperta la riunione delle missioni militari di Inghilterra, Francia e URSS. Credo che non siano necessari interventi e propongo di andare direttamente al punto. Ritengo necessario innanzitutto risolvere la seguente questione: in primo luogo, le missioni britannica e francese ritengono necessario mantenere il segreto dei nostri incontri? Dopo uno scambio di opinioni tra le missioni, l'ammiraglio Drax e il generale Doumenc dichiarano che gli incontri devono essere tenuti segreti e che tutti i resoconti stampa che l'incontro riterrà necessario fare potranno essere divulgati solo con il consenso di tutte e tre le missioni. La missione sovietica accetta questa proposta. Maresciallo K. E. Vorošilov. La seconda domanda è che vorrei conoscere il parere delle missioni riguardo se i risultati del nostro incontro verranno registrati. Personalmente, direi che non è necessario registrare discorsi e discorsi, poiché è stata presa una decisione sulla segretezza delle riunioni, ma le eventuali decisioni individuali dovrebbero essere registrate. Registreremo quanto detto ogni volta che sarà necessario. Propongo che ciascuna delegazione scriva appunti nella propria lingua. E un'altra domanda formale. Credo che tutti i discorsi dei delegati inglesi, francesi e sovietici debbano essere tradotti in base alla loro appartenenza: i discorsi dei delegati francesi vengono tradotti da un traduttore francese, quelli inglesi dall'inglese e quelli sovietici dal sovietico. Dopo uno scambio di opinioni, viene accettata la proposta del maresciallo K. E. Voroshilov di registrare solo le decisioni prese, nonché una proposta sulla procedura per la traduzione dei discorsi. Maresciallo K. E. Vorošilov. Le formalità sono finite. Ora potremmo iniziare a discutere le questioni sostanziali. Mi sembra del tutto naturale [che] prima di iniziare a discutere la sostanza delle questioni che ci interessano, dovremmo familiarizzarci reciprocamente con credenziali scritte sull'argomento delle questioni su cui discuteremo qui. Presento il mandato mio e dei miei compagni per negoziare e firmare una convenzione militare se finalmente saremo d’accordo su questioni che ci interessano. Chiedo a lei, signor ammiraglio Drax, e a lei, signor generale Doumenc, di informarci dei vostri poteri e di presentarci i vostri mandati. Propongo che tutte le autorità scritte esistenti siano tradotte nelle lingue delle missioni. Ho letto il mio mandato in russo. Il maresciallo K. E. Vorošilov legge il testo della sua autorità, dopodiché il testo viene tradotto in francese e inglese. Gene. Doumenc presenta il suo mandato. Amm. Drax afferma di non avere alcuna autorità scritta; è autorizzato a condurre solo trattative, ma non a firmare un patto (convenzione). In risposta ad una domanda secondaria del maresciallo K.E. Voroshilov se l'ammiraglio Drax abbia qualche autorità scritta, l'ammiraglio Drax afferma [che] presume che la sua autorità sia stata portata all'attenzione della missione sovietica dall'ambasciata britannica, ma non ha autorità scritta. Se necessario, può presentare tale autorità per iscritto nel più breve tempo possibile. Maresciallo KE Vorošilov Credo che capiate perfettamente che non abbiamo dubbi che voi rappresentate gli interessi dei vostri paesi, in particolare la missione inglese qui rappresenta l'esercito, la marina e l'aeronautica britannica, e la missione francese qui l'esercito, la marina e l'aeronautica francese. Ma l'autorità, a mio avviso, è necessaria per iscritto affinché sia chiaro a tutti in che misura si è autorizzati a negoziare, quali questioni si possono toccare, in che misura si possono discutere di tali questioni e come possono concludersi queste trattative. I nostri poteri, come avete visto, sono completi. Possiamo negoziare l'organizzazione della difesa dell'Inghilterra, della Francia e dell'URSS dai paesi europei aggressivi e possiamo firmare una convenzione militare. I tuoi poteri, espressi a parole, non mi sono del tutto chiari. In ogni caso, mi sembra che questa domanda non sia inutile: determina fin dall'inizio l'ordine e la forma dei nostri negoziati. Amm. Drax afferma che la missione sovietica è in una posizione vantaggiosa perché ha la possibilità di comunicare direttamente con il suo governo. L'ammiraglio Drax afferma inoltre che se fosse conveniente trasferire i negoziati a Londra, avrebbe tutti i poteri, ma a causa della distanza da Londra non può firmare la convenzione senza che il suo governo la veda. Il maresciallo K.E. Vorošilov, tra le risate generali, osserva che è più facile portare documenti da Londra a Mosca che andare a Londra per una compagnia così grande. Amm. Drax afferma [che] ritiene che la mancanza di autorità non dovrebbe costituire un ostacolo ai negoziati e che non vi è alcun precedente di una missione che prevede l'autorizzazione a negoziati militari per firmare una convenzione senza governo. Ciò è avvenuto durante i nostri negoziati con la Turchia e la Polonia. Gene. Doumenc legge i suoi poteri, il cui testo si riduce a quanto segue: "Il presidente del Consiglio [dei ministri], il ministro della difesa nazionale e degli affari militari, nomina a capo un membro del Consiglio militare supremo, il generale Doumenc della missione militare inviata in URSS e lo autorizza a concordare con il comando principale delle forze armate sovietiche su tutte le questioni relative all'entrata in cooperazione tra le forze armate di entrambi i paesi." Registrato dalle parole del traduttore della missione francese. Maresciallo K. E. Vorosilov. Credo che la nostra missione non avrà obiezioni nel prendere atto della dichiarazione del capo della missione inglese, ammiraglio Drax, secondo cui l'autorizzazione scritta mancante sarà loro presentata in modo tempestivo e che questo momento non può costituire un ostacolo alla l’inizio del nostro incontro e la discussione dei problemi essenzialmente. Amm. Drax dichiara di accettare con soddisfazione la dichiarazione del capo della missione sovietica. Maresciallo K. E. Vorosilov. Ora vorrei chiedere al capomissione britannico, ammiraglio Drax, e al capomissione francese, generale Doumenc, di informarci sulle loro proposte riguardo a quelle misure che dovrebbero garantire, a loro avviso, l'organizzazione della difesa della i paesi contraenti, ovvero Inghilterra, Francia e Unione Sovietica. Le missioni britannica e francese hanno piani militari corrispondenti? Amm. Drax afferma che quando venne qui su invito del governo sovietico, si aspettava che il progetto sarebbe stato proposto dalla missione sovietica. Maresciallo K. E. Vorosilov. Abbiamo alcune linee generali di un piano, ma crediamo che ogni missione dovrebbe avere le proprie proposte, quindi siamo molto interessati alla questione di quali siano i vostri piani. Il nostro governo ha invitato le missioni militari di Inghilterra e Francia nella speranza che sia lo stato maggiore inglese che quello francese avessero ripetutamente discusso di questi problemi e avessero questi piani, soprattutto perché il nostro incontro è stato preceduto da negoziati politici iniziati su proposta dell'Inghilterra. È quindi naturale che questo tema non possa non essere sul radar dei governi britannico e francese. Amm. Drax afferma che loro, ovviamente, hanno un piano, ma [sviluppato] in termini generali, poiché la partenza della missione è stata affrettata, noi [afferma Drax] non abbiamo un piano sviluppato con precisione. La Germania ha già mobilitato 2 milioni di soldati e la sua azione è prevista per il 15 agosto. Siamo venuti a Mosca nella speranza di discutere il piano in modo più preciso. Maresciallo K. E. Vorosilov. La nostra missione non ha la pretesa di fornire un piano militare completo in tutti i dettagli. Riteniamo tuttavia opportuno e assolutamente corretto, se volete, giusto, che le missioni di Inghilterra e Francia presentino un piano per la difesa militare dei tre paesi contraenti contro l'aggressione in Europa, almeno nella forma in cui è esiste. L’Unione Sovietica è in una posizione leggermente diversa rispetto a Inghilterra e Francia. L’Unione Sovietica non entra in contatto diretto con i paesi del blocco aggressore in Occidente, quindi può fungere solo in secondo luogo da bersaglio per l’attacco. Quanto all'Inghilterra e alla Francia, così come ai paesi con i quali l'Inghilterra e la Francia hanno già concluso alcuni patti, confinano direttamente con i paesi del blocco aggressore e, Naturalmente è necessario innanzitutto avere dei piani contro possibili attacchi militari da parte degli aggressori. Non conosciamo i tuoi piani. Fino a quando non conosceremo almeno la bozza dei piani per l’organizzazione [della difesa] di Inghilterra e Francia, nonché di quei paesi con cui avete accordi [sulla] resistenza agli aggressori, sarà difficile per noi presentare il nostro piano. . Pertanto vi chiederei, se non oggi, nella riunione di domani mattina di preparare una relazione sui vostri progetti per sottoporli a discussione. Noi, a nostra volta, siamo pronti a presentare i nostri piani, ma, ripeto, neanche questi hanno la pretesa di essere esaustivi e completi. Dopo un lungo scambio di opinioni tra i membri delle missioni inglese e francese, l'ammiraglio Drax ha dichiarato: come lei stesso ha indicato, il suo piano potrebbe non essere perfetto dal nostro punto di vista, [tuttavia] siamo d'accordo di considerare questo piano; ma a noi interessano soprattutto due questioni: 1. Su una possibile guerra per la Germania *** su due fronti. 2. Sul collegamento diretto tra le forze armate dell'URSS e altri stati, cioè Inghilterra e Francia. Se si riuscisse a raggiungere un accordo su questi due punti, si otterrebbe molto. Maresciallo K. E. Vorosilov. Accettate di discutere o di informarvi reciprocamente [prima] dei piani che hanno le missioni inglese e francese (uno o due piani), e poi del nostro piano, e poi procedere a discutere tutte le altre questioni che, nonostante la loro importanza, tuttavia , costituiscono elementi integranti del piano stesso. Mi sembra che dovremmo considerare prima i vostri piani, poi i nostri, e poi iniziare a discutere le questioni da voi menzionate, cioè la questione di una possibile guerra su due fronti e poi la questione del collegamento fisico delle Forze Armate dell'Unione Sovietica con le forze armate di Francia e Inghilterra. Amm. Drax dichiara di essere molto soddisfatto della dichiarazione del capo della missione sovietica e domani presenterà una bozza dei nostri obiettivi comuni, che potrà essere discussa. Maresciallo K. E. Vorosilov. Il nostro obiettivo è chiaro e ora la questione riguarda lo sviluppo di un piano per raggiungere questo obiettivo. Abbiamo un obiettivo preciso: proteggere i paesi amanti della pace guidati da Inghilterra, Francia e Unione Sovietica dal blocco aggressivo in Europa. Questo, a mio avviso, è l'obiettivo e ora dobbiamo discutere i mezzi per raggiungerlo. L'obiettivo è chiaro. Gene. Dumenk dichiara che da parte sua tutte le forze saranno usate contro il nemico e pensa che tutte le forze dell'URSS dovrebbero combattere contro il blocco dell'aggressore. Maresciallo K. E. Vorošilov. Questo è tutto vero, ma prima di tutto bisogna discutere del piano militare. Se un blocco europeo aggressivo attacca uno dei paesi, dovrà essere sconfitto a tutti i costi, e per questo è necessario disporre di un piano militare adeguato. Questo piano deve essere discusso in dettaglio, raggiungere un accordo, firmare una convenzione militare, tornare a casa e attendere gli eventi con la calma consapevolezza delle proprie forze. Gene. Dumenk propone tre principi: 1. Creazione di due fronti forti per il nemico: a ovest e ad est. 2. Continuità dei fronti. 3. Usare tutte le forze contro il nemico. Maresciallo K. E. Vorošilov. Non abbiamo obiezioni a questi principi, ma voglio tornare alla questione in discussione: familiarizzare reciprocamente con i piani e poi iniziare a discuterne. E i principi sono certamente corretti. Amm. Drax. Con il tuo consenso, faremo una pausa, torneremo a casa e prepareremo i materiali. Maresciallo K. E. Vorosilov. Qualche obiezione a terminare la riunione qui? Occorre risolvere un’altra questione formale. Suggerisco che ad ogni incontro si delineano le questioni da discutere nella riunione successiva. Se non vi sono obiezioni in merito, dobbiamo ora delineare le mozioni di procedura per la riunione di domani, almeno mattutina, e stabilire l’ordine della presidenza; lei, secondo me, dovrebbe essere così: capo missione sovietica, inglese e poi francese. Amm. Drax e il generale. Doumenc esprime il suo accordo e precisa inoltre: per domani avete già definito il programma. Maresciallo K. E. Vorošilov. Ancora una volta voglio fare chiarezza. Domani dovremo familiarizzarci reciprocamente con i nostri piani esistenti per organizzare la difesa dei tre Stati che negoziano tra loro - Inghilterra, Francia e URSS - contro il blocco degli aggressori e poi procedere a discuterli. Se non ci sono obiezioni, potremmo concludere il nostro incontro oggi. L'amm. Drax e il gen. Doumenc sono d'accordo con questo programma e dichiarano che cercheranno di fare tutto il possibile per realizzarlo con successo. Questo conclude l'incontro[21].»
In sostanza, quindi, ulteriori chiacchiere inutili e inconcludenti. Pare che l'ammiraglio Drax e il generale Doumenc non avessero neanche facoltà o autorizzazione a portare avanti proposte concrete, ma soltanto di "negoziare". In virtù della richiesta sovietica di transito militare garantito in territorio polacco, pare che i francesi, quantomeno, avessero tentato di convincere i polacchi ad accettare a queste condizioni:
«Telegramma del ministro degli Esteri francese J. Bonnet all'ambasciatore francese in Polonia L. Noel. 16 agosto 1939. Il generale Doumenc riferisce che fin dall'inizio dei negoziati la delegazione militare sovietica pose come condizione per l'attuazione del patto militare la fiducia dell'esercito sovietico che, in caso di aggressione contro la Polonia e la Romania, avrebbe potuto passare attraverso il corridoio di Vilna, la Galizia e il territorio rumeno. Il generale Doumenc ha aggiunto che questa condizione è stata posta, probabilmente, solo in relazione all'aiuto eccezionalmente efficace che i russi intendono fornirci; sottolinea inoltre la grande importanza, dal punto di vista di dissipare i timori della parte polacca, del fatto che i russi limitino molto severamente le zone di ingresso delle loro truppe, basandosi esclusivamente su un punto di vista strategico. Il generale Musset partì la sera del 15 [agosto] per Varsavia con le istruzioni necessarie per contattare immediatamente lo Stato Maggiore polacco in merito. Ieri sera ho chiamato io stesso il signor Lukasiewicz e ho avuto con lui un colloquio, il cui contenuto vi trasmetto in un telegramma separato. E' necessario che lei personalmente solleciti con il signor Beck la questione della necessità che il governo polacco accetti l'aiuto russo. Dovreste sottolineare con forza che l’eventuale cooperazione russo-polacca nel teatro delle operazioni orientale è una condizione necessaria per l’efficacia della nostra resistenza comune ai piani aggressivi delle potenze dell’Asse, la quale, poiché il governo polacco ne ha più volte riconosciuto la necessità, sarebbe pericoloso aspettare che le ostilità inizino a immaginare una delle forme principali di questa cooperazione; Aggiungete che non possiamo dare per scontato che, rifiutandosi di discutere le condizioni strategiche per l'ingresso delle truppe russe, la Polonia si assumerebbe la responsabilità del possibile fallimento dei negoziati militari a Mosca e di tutte le conseguenze che ne deriverebbero. Potete anche sottolineare le considerazioni contenute nel telegramma trasmesso ieri da Mosca dal signor Najiar. Non ho bisogno di dimostrarvi l’importanza di questa questione, da cui dipende attualmente tutto il nostro sistema di sicurezza nell’Europa orientale[22].»
Di tutta risposta, il ministro degli esteri polacco, il "signor Beck", ha rifiutato seccamente (e, grazie alle fonti citate nel precedente paragrafo, sappiamo anche il perché, cioè perché i fascisti polacchi speravano fino all'ultimo di allearsi con la Germania e che temevano "retribuzioni" delle popolazioni che avevano oppresso in caso di ingresso di truppe sovietiche):
«Gli ambasciatori francese e inglese si sono avvicinati a me a seguito di negoziati tra il quartier generale franco-britannico-sovietico, durante i quali i sovietici hanno chiesto la possibilità di entrare in contatto con l'esercito tedesco in Pomerania, Suwalszczyzna e nella Piccola Polonia orientale. Questa posizione è sostenuta dall’iniziativa inglese e francese. Ho risposto che era inaccettabile che questi stati discutessero la questione dell'uso militare del territorio di un altro stato sovrano. La Polonia non è vincolata da alcun trattato militare con i sovietici e il governo polacco non intende concludere un simile accordo. L'ambasciatore francese ha detto che in questo caso avrebbero risposto ai sovietici che il governo polacco si è rifiutato di discutere o che il governo francese non si è impegnato a intraprendere un'iniziativa formale, confidando in una risposta negativa. Lascio alla discrezione di Francia e Inghilterra la questione della risposta ai sovietici, fermo restando che la risposta non dia luogo a malintesi. Beck[23].»
Ulteriori motivazioni pratiche dietro la stipula del trattato
Il motivo per cui la diplomazia sovietica spingeva per una "Sicurezza Collettiva" in Occidente, iniziativa fallita a causa, come si è potuto osservare dalle fonti citate integralmente nel precedente paragrafo, dall'attendismo anglo-francese e dall'ostruzionismo a priori polacco, oltre alla necessità di prevenire il conflitto in Europa con un'alleanza anti-tedesca che potesse per davvero contrastare sul nascere una guerra scatenata dalla Germania Hitleriana, è dato dalla necessità pratica per l'URSS di quel tempo di garantirsi il "silenzio" almeno da un confine. Come riportato anche da Barbero[24], oltre che dalle fonti mainstream, contemporaneamente alle trattative è in corso un breve conflitto di confine, una "guerra segreta" in piena regola, tra URSS e Giappone militarista; l'armata giapponese del Kwantung, che occupava il nord-est della Cina (con cui il Giappone era in guerra a fasi alterne dal 1931 e aveva scatenato una nuova offensiva nel 1937, che veniva contrastata anche da ingenti aiuti militari sovietici), aveva sconfinato nel territorio della Mongolia, repubblica socialista alleata dell'URSS. In questo conflitto, detto anche conflitto di Khalkin-Gol, fa il suo debutto il generale Žukov, futuro eroe di guerra nella Grande Guerra Patriottica. La necessità pratica di un confine sicuro, per evitare una guerra su due fronti, oltre alla necessità di una "ripresa" e di un "rodaggio" dell'esercito sovietico, che, come appurato da diverse ricerche e da studi di fonti di archivio, attuati perlopiù, tra l'altro, da autori borghesi e tendenzialmente anticomunisti come J. Arch. Getty e i suoi colleghi, era in piena "ripresa" dagli eccessi dell'Ežovshchina e in un processo, quindi, di "riabilitazione" di molti ingiustamente arrestati o dimessi dall'esercito sovietico, oltre che in una fase di "ricambio generazionale", passando dai vecchi generali della rivoluzione e della guerra civile, abituati a tecniche antiquate, una gran parte di essi perlopiù opportunisti giustamente processati e condannati per tradimento, come era comprovato e accettato all'epoca dei fatti, a "nuovi" generali abituati a nuove tecniche come il già citato Žukov.
Negligenza anglo-francese, ostruzionismo polacco e negazionismo moderno alla base della (menzognera) teoria del "Patto Nazi-Sovietico"
È riportato qui lo studio di uno storico e sovietologo canadese, Michael Jabara Carley, e il suo commento in merito alla disinformazione liberal-capitalista (e quindi di fatto filo-nazista) sulle vere cause dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale:
«Il 20 dicembre 2019 il presidente Vladimir Putin è intervenuto molto pubblicamente per correggere la falsa storia dell'Occidente sulle origini e lo svolgimento della seconda guerra mondiale. Quattro giorni dopo, ovviamente esasperato, ha preso di mira la Polonia, definendo l'ambasciatore polacco a Berlino durante la seconda metà degli anni '30, Jósef Lipski, come "un bastardo e un porco antisemita". "L'élite governativa polacca era notoriamente antisemita e nel 1938 Lipski disse ad Adolf Hitler che i polacchi gli avrebbero 'eretto un bel monumento a Varsavia' se avesse portato a termine [un] piano per espellere gli ebrei europei in Africa". In reazione, il parlamento polacco, con una maggioranza bipartisan, ha indicato la sua intenzione di "approvare una legge che criminalizzi le bugie sulle cause della seconda guerra mondiale". Il linguaggio di Putin su Lipski non era molto presidenziale, ma era chiaramente indignato. Aveva [tutte] le ragioni per esserlo. Lo scorso agosto il primo ministro canadese, Justin Trudeau, ha rilasciato una dichiarazione in cui lamentava il "famigerato" patto di non aggressione nazista-sovietico, concluso il 23 agosto 1939. Trudeau ha equiparato l'Unione Sovietica alla Germania nazista nel portare "sofferenze indicibili alle persone in tutta Europa". Ovviamente, Trudeau non sa nulla delle origini e dello svolgimento della seconda guerra mondiale, ma non è il solo. Poche settimane dopo, il Parlamento europeo a Strasburgo (PACE) ha approvato una risoluzione sulla stessa linea della dichiarazione di Trudeau: il patto di non aggressione nazista-sovietico "ha spianato la strada allo scoppio della seconda guerra mondiale". La risoluzione sembra essere stata creata da un gruppo di eurodeputati polacchi che rappresentano il cosiddetto gruppo ECR di destra. Per PACE e l'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE), tali risoluzioni sono vecchie. Nel 2008-2009, il PACE istituì una festa fasulla il 23 agosto per commemorare le vittime del "totalitarismo" fascista e comunista e la firma del patto di non aggressione nazista-sovietico. Anche gli europei dell'est e l'Assemblea parlamentare della NATO (leggi Stati Uniti) erano dietro al lancio della nuova "festa". I polacchi farebbero bene a non sollevare dubbi sulle origini della seconda guerra mondiale. È un po' come scavare con un bastone in un mucchio di letame. Non appena lo si rimescola, il letame inizia a puzzare. Cominciamo dall'inizio. Lo stato polacco fu ristabilito alla fine della prima guerra mondiale; era guidato da nazionalisti polacchi conservatori che cercavano di ricreare la Polonia come una grande potenza entro i suoi confini del 1772. Il generale (in seguito maresciallo) Józef Piłsudski, iniziò immediatamente a radunarsi nei territori orientali in Ucraina e Bielorussia, portando alla guerra con la Russia sovietica. Piłsudski aveva grandi ambizioni e nel dicembre 1919 inviò agenti non ufficiali a Parigi per ottenere il consenso francese per una grande offensiva orientale nella primavera del 1920. La posizione a Parigi era importante perché la Francia era un alleato chiave e un importante fornitore di armi per il governo polacco. I francesi furono attenti a non approvare apertamente l'offensiva: dissero che era una decisione polacca da prendere, continuando nel frattempo a fornire armi a Varsavia. Il governo francese era profondamente ostile alla Russia sovietica e se la Polonia poteva essere usata per indebolirla, beh, allora, tanto meglio. I polacchi avevano le loro ambizioni di riconquistare territori perduti da tempo, tra cui Kiev, nelle contese terre di confine per le quali polacchi, lituani, moscoviti e russi avevano combattuto per sei secoli. I polacchi lanciarono la loro offensiva alla fine di aprile 1920 e raggiunsero Kiev il 7 maggio. L'Armata Rossa si era ritirata dalla città per lanciare una controffensiva che costrinse i polacchi a ritirarsi. Quella ritirata si trasformò in un disastro e continuò fino alla periferia di Varsavia all'inizio di agosto. Lì, i polacchi lanciarono la loro controffensiva di successo respingendo l'Armata Rossa. Un armistizio fu concluso in ottobre e il trattato di Riga fu firmato nel febbraio 1921. I polacchi avrebbero fatto meglio a rinunciare alla loro offensiva e firmare una pace anticipata offerta da Mosca. Finirono con meno territorio di quanto ne avessero avuto in aprile, ma occuparono comunque aree in cui la popolazione era in maggioranza bielorussa o ucraina. Nessuna delle due parti era soddisfatta della pace di Riga. La Polonia non ottenne i suoi confini del 1772 e la Russia sovietica dovette cedere territori che considerava russi. Non era una buona base su cui migliorare le relazioni in futuro. Durante gli anni '20 il governo sovietico tentò di migliorare le relazioni con la Francia e, poiché la Polonia era un alleato francese, tentò anche di migliorare le relazioni con la Polonia. Sfortunatamente, né la Francia né la Polonia erano interessate alle aperture sovietiche. Nel maggio 1926 Piłsudski guidò un colpo di stato e assunse poteri essenzialmente dittatoriali o quasi dittatoriali che mantenne fino alla sua morte nel maggio 1935. Non era disposto a perseguire migliori relazioni con l'URSS. Ovunque in Europa, "sovietofobia e russofobia", come disse un diplomatico sovietico, stavano fiorendo. Ciò divenne un problema serio nel 1933, quando Adolf Hitler assunse il potere in Germania. Prima che Hitler prendesse il potere, il governo sovietico aveva mantenuto tollerabili relazioni politiche ed economiche con la Germania di Weimar, rese possibili dal trattato di Rapallo del 1922. Il nuovo governo nazista abbandonò quella politica e lanciò una campagna di propaganda contro l'URSS. [...] La Francia doveva essere un "perno" della politica sovietica e così, proprio come negli anni '20, l'URSS tentò di migliorare le relazioni con la Polonia. Nel 1933 sembrava che ci fossero dei progressi in quella direzione. I diplomatici sovietici e polacchi parlavano, ma i polacchi parlavano anche con i tedeschi. I diplomatici sovietici fecero del loro meglio per portare la Polonia dalla loro parte, ma avevano indicazioni che il governo polacco si fosse fatto corteggiare a Berlino. Persino i francesi erano preoccupati. Pochi mesi dopo, il 26 gennaio 1934, i polacchi firmarono un patto di non aggressione con la Germania nazista. Da quel momento in poi, le relazioni sovietico-polacche andarono in discesa. [...] Ci fu una lunga discussione sul patto di non aggressione nazista-polacco. Litvinov suonò i campanelli d'allarme, ma Beck lo liquidò. Hitler firmò il patto di non aggressione, disse Beck, perché si rese conto che la Polonia non era un "piccolo governo da quattro soldi" che poteva essere facilmente ignorato. [...] Hai fatto terribilmente male i calcoli, rispose Litvinov. Non confondere le tattiche a breve termine con la strategia a lungo termine. Hitler sta nascondendo le sue ambizioni territoriali per il momento, ma colpirà quando sarà il momento giusto. È solo una questione di quando e dove colpirà per primo. Beck liquidò le preoccupazioni di Litvinov. "Non vedo al momento", disse il ministro polacco, "un pericolo da parte della Germania o in generale il pericolo di una guerra in Europa". Il resoconto di Litvinov dei suoi incontri con Beck era così sorprendente e profetico che le autorità sovietiche lo declassificarono nel 1965 e lo pubblicarono negli anni successivi. Ci si chiede se Beck ricordasse le sue conversazioni con Litvinov poco più di cinque anni dopo, mentre fuggiva da Varsavia il 4 settembre 1939 con la Wehrmacht che si avvicinava alla capitale. Era così sicuro di avere ragione e Litvinov torto. Beck non avrebbe mai potuto ammettere che un commissario sovietico, un ebreo nato nella Polonia zarista ironicamente, potesse mai avere ragione. [...] Già nella primavera del 1934 i diplomatici sovietici notarono che i polacchi stavano cercando di creare problemi con la Cecoslovacchia sulla questione del distretto di Těšín dove c'era un'importante popolazione polacca. "La questione austriaca", l'annessione tedesca dell'Austria, era anche nelle menti dei polacchi nel 1934. L'ambasciatore polacco a Mosca opinò che l'annessione era inevitabile. "La Polonia non era così interessata alla questione austriaca", disse, "e così potente da poter impedire l'Anschluss". Né la Polonia era interessata a collaborare con il governo sovietico per garantire la sicurezza degli stati baltici e tenere fuori i tedeschi. Come ha commentato sulla stampa un importante politico conservatore polacco, "il riavvicinamento con l'URSS è già andato troppo oltre e non dovrebbe essere ulteriormente sviluppato, ma piuttosto rallentato". Questa era la visione in cima, la cosiddetta "linea Piłsudski", e sarebbe continuata dopo la morte del maresciallo nel 1935 fino all'inizio della guerra. Si è rivelata una formula per la rovina. [...] I polli tornarono a casa nel 1938. A marzo l'Austria scomparve. La Wehrmacht marciò su Vienna senza sparare un colpo, accolta da folle in delirio. Il bersaglio successivo fu la Cecoslovacchia e i territori dei Sudeti popolati dai tedeschi. Ad aprile il commissariato sovietico per gli affari esteri inviò istruzioni al suo ambasciatore a Parigi di avviare una campagna stampa per avvertire i polacchi della loro "quarta spartizione", ovvero della loro distruzione, se avessero continuato la loro linea filo-tedesca. I francesi, ancora alleati della Polonia, chiesero all'ambasciatore polacco a Parigi a maggio cosa avrebbe fatto il governo polacco se la Germania nazista avesse minacciato la Cecoslovacchia. "Niente", fu la risposta, "Non ci muoveremo". E qual è l'atteggiamento del governo polacco nei confronti dell'Unione Sovietica, volevano sapere i francesi? La Polonia "considerava i russi nemici". Se avessero cercato di aiutare i cecoslovacchi attraversando il territorio polacco, "ci opporremo a loro con la forza". I polacchi consideravano la Russia, indipendentemente da chi la governasse, come il "nemico numero 1", secondo l'ambasciatore francese, che descriveva l'opinione polacca: "Se il tedesco rimane un avversario, non è meno europeo e un homme d'ordre... Il russo è un barbaro, un asiatico, un elemento corrotto e velenoso, con cui ogni contatto è pericoloso e ogni compromesso, letale". La scelta tra i due era facile da fare. In caso di guerra per la Cecoslovacchia, il presidente del Consiglio francese, Édouard Daladier, pensava che i polacchi avrebbero potuto rivoltarsi contro la Francia e "colpirci alle spalle". L'ambasciatore francese a Berlino disse alla sua controparte sovietica che la Polonia stava "chiaramente aiutando la Germania". Il governo polacco aveva gli occhi puntati sul distretto cecoslovacco di Těšín. Verso la fine di settembre, mentre la crisi cecoslovacca stava raggiungendo il culmine, il ministro degli Esteri Beck disse all'ambasciatore britannico a Varsavia che la Polonia "non poteva accettare che le richieste tedesche [per i territori dei Sudeti] fossero soddisfatte, la Polonia non avrebbe ricevuto nulla". Il ruolo polacco nel tradimento anglo-francese della Cecoslovacchia fu l'inevitabile vicolo cieco della "linea Piłsudski". Nel 1938 la Polonia fu un'alleata e complice nazista prima di diventare una vittima nazista nel 1939. "Avvoltoi... striscianti nella malvagità", scrisse Winston Churchill dei polacchi. Un disgustato diplomatico francese (Roland de Margerie) paragonò i polacchi a "ghoul che nei secoli passati strisciavano sui campi di battaglia per uccidere e derubare i feriti..." La Polonia ebbe un'ultima possibilità di salvarsi nel 1939. Ci furono trattative tra Gran Bretagna, Francia e Unione Sovietica per organizzare la resistenza contro ulteriori aggressioni hitleriane. La porta sovietica era ancora aperta se la Polonia si fosse preoccupata di varcarla. Sfortunatamente, il governo polacco rifiutò di partecipare a qualsiasi organizzazione di mutua assistenza che includesse l'Unione Sovietica. All'inizio di maggio, Vyacheslav M. Molotov, che succedette a Litvinov come commissario per gli affari esteri, offrì assistenza sovietica contro la Germania nazista. No grazie, fu la risposta polacca. La crisi crescente nella primavera del 1939 sembrava di così poca importanza, che Beck autorizzò il suo ambasciatore a Mosca a prendersi le vacanze estive. [...] Quando Francia e Gran Bretagna chiesero la cooperazione polacca con l'URSS mentre la crisi aumentava in estate, i polacchi rifiutarono di nuovo, anche se è vero che inglesi e francesi non si sforzarono molto per far ragionare il governo polacco. Francia e Gran Bretagna stesse non erano serie nel concludere un'alleanza di guerra con l'Unione Sovietica [...] Queste furono le circostanze che portarono alla conclusione del patto di non aggressione nazista-sovietico il 23 agosto 1939. La reazione iniziale dell'uomo qualunque polacco a Varsavia alle notizie da Mosca, secondo l'ambasciatore britannico, fu di divertita indifferenza. "Vasily non è un porco!" si sentivano dire. Il voltafaccia sovietico non avvenne nel vuoto. Fu il risultato diretto di quasi sei anni di politica fallimentare per organizzare la sicurezza collettiva e l'assistenza reciproca contro la Germania hitleriana. Nessun governo in Europa voleva allearsi con tutto il cuore, o per niente, con l'Unione Sovietica contro la minaccia nazista. Cercarono tutti accordi a Berlino per volgere il lupo verso altre prede. Quanto ai polacchi, erano sabotatori e rovinatori della sicurezza collettiva. Il patto di non aggressione nazista-sovietico fu il risultato diretto della politica britannica, francese e polacca, e in particolare degli accordi di Monaco che svendevano la Cecoslovacchia. Ciò che era salsa per l'oca, osservò un diplomatico francese, era salsa per il papero. Fu la politica della "bella sorpresa", un modo di dire che Litvinov aveva usato una volta, cioè la politica dell'ultima spiaggia dopo il fallimento della sicurezza collettiva. Fu la porta per i polacchi che alla fine si chiuse. I recenti commenti del presidente Putin a Mosca sulle origini della guerra sono supportati dalle prove d'archivio. L'indignazione del governo polacco, supportata dai commenti dell'ignorante ambasciatore statunitense a Varsavia e da Berlino, guarda caso, è pura propaganda basata su una falsa storia motivata politicamente. "L'URSS, rimasta isolata", ha concluso Putin, "ha dovuto accettare la realtà che gli stati occidentali hanno creato con le proprie mani". Questa affermazione mi sembra riassuma come e perché la guerra è scoppiata nel settembre 1939[25].»
Contenuti del Patto Molotov-Ribbentrop
La vulgata anticomunista sposata molto bene dai centrosocialari liberal-trotskisti afferma che il trattato fu una "spartizione della Polonia", o peggio ancora "dell'Est europeo". Alcuni arrivano addirittura ad accusare l'URSS di essersi alleata con la Germania, nonostante, ironicamente, fossero proprio Trotskij, i trotskisti, i cospiratori militari "purgati" e altri cospiratori e oppositori anti-governativi per loro stessa ammissione ad aver cooperato in chiave "tattica" (molti di loro convinti di poter "usare" la Germania e il Giappone, anziché farsi usare da loro, come fu il caso e come è stato dimostrato dalle ricerche di archivio da parte dello storico liberale e tendenzialmente anticomunista J. Arch. Getty) con la Germania. Ma, tralasciando la propaganda da parte di individui tendenti al larping, alla tossicodipendenza e al pianto isterico qualora confrontati da fonti d'archivio e pubblicazioni, giornalistiche e non, e diari personali dei soggetti coinvolti, in merito ai fatti dell'epoca di riferimento, il trattato fu davvero una "spartizione" come quelle del XV e XVI secolo? Analizzando il testo del trattato, la risposta è, ovviamente, no. Ma analizziamo il testo del trattato:
Testo del Trattato di non aggressione tra la Germania e l'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche[26]
Il Governo del Reich tedesco e il Governo dell'Unione delle Repubbliche socialiste sovietiche, desiderosi di rafforzare la causa della pace tra la Germania e l'URSS, e partendo dalle disposizioni fondamentali dell'Accordo di neutralità concluso nell'aprile 1926 tra la Germania e l'URSS, hanno raggiunto il seguente Accordo:
Articolo I. Entrambe le Alte Parti contraenti si impegnano a desistere da qualsiasi atto di violenza, da qualsiasi azione aggressiva e da qualsiasi attacco reciproco, sia individualmente che congiuntamente con altre Potenze.
Articolo II. Qualora una delle Alte Parti contraenti diventi oggetto di un'azione belligerante da parte di una terza Potenza, l'altra Alta Parte contraente non presterà in alcun modo il suo sostegno a questa terza Potenza.
Articolo III. I Governi delle due Alte Parti contraenti manterranno in futuro un contatto continuo tra loro allo scopo di consultarsi per scambiarsi informazioni sui problemi che riguardano i loro interessi comuni
Articolo IV. Nessuna delle Alte Parti Contraenti parteciperà a qualsiasi raggruppamento di Potenze che sia direttamente o indirettamente mirato all'altra parte.
Articolo V. Qualora sorgessero controversie o conflitti tra le Alte Parti Contraenti su problemi di un tipo o di un altro, entrambe le parti risolveranno tali controversie o conflitti esclusivamente mediante uno scambio amichevole di opinioni o, se necessario, mediante l'istituzione di commissioni arbitrali.
Articolo VI. Il presente Trattato è concluso per un periodo di dieci anni, con la clausola che, nella misura in cui una delle Alte Parti Contraenti non lo anticipi di un anno prima della scadenza di tale periodo, la validità del presente Trattato sarà automaticamente estesa per altri cinque anni.
Articolo VII. Il presente trattato sarà ratificato nel più breve tempo possibile. Le ratifiche saranno scambiate a Berlino. L'Accordo entrerà in vigore non appena sarà firmato.
La sezione sottostante non è stata pubblicata al momento dell'annuncio di cui sopra
Protocollo aggiuntivo segreto
Articolo I. In caso di riorganizzazione territoriale e politica nelle aree appartenenti agli Stati baltici (Finlandia, Estonia, Lettonia, Lituania), il confine settentrionale della Lituania rappresenterà il confine delle sfere di influenza della Germania e dell'URSS. A questo proposito, l'interesse della Lituania nell'area di Vilna è riconosciuto da entrambe le parti.
Articolo II. In caso di riorganizzazione territoriale e politica delle aree appartenenti allo Stato polacco, le sfere di influenza della Germania e dell'URSS saranno delimitate approssimativamente dalla linea dei fiumi Narev, Vistola e San. La questione se gli interessi di entrambe le parti rendano auspicabile il mantenimento di uno Stato polacco indipendente e come tale Stato debba essere delimitato può essere determinata in modo definitivo solo nel corso di ulteriori sviluppi politici. In ogni caso, entrambi i governi risolveranno questa questione mediante un accordo amichevole.
Articolo III. Per quanto riguarda l'Europa sudorientale, la parte sovietica richiama l'attenzione sul suo interesse per la Bessarabia. La parte tedesca dichiara il suo completo disinteresse politico in queste aree.
Articolo IV. Questo protocollo sarà trattato da entrambe le parti come strettamente segreto.
Mosca, 23 agosto 1939.
Per il governo del Reich tedesco v. Ribbentrop
Plenipotenziario del governo dell'U.R.S.S. V. Molotov
Analisi del testo del trattato e delle principali menzogne anticomuniste
Ora che è stato riportato il testo integralde del trattato, è necessario farne una piccola ma necessaria analisi, per smentire le principali menzogne legate ad esso.
1) Il trattato era un'alleanza
Tale menzogna è facilmente smentibile dal fatto che, se dovessimo considerare "non-aggressione" come sinonimo di alleanza, allora dovremmo considerare tutti i trattati che gli altri paesi stipularono con la Germania come dei "trattati di alleanza", incluso il trattato di non aggressione e di trattative commerciali polacco-tedesco e il Patto di Monaco del 1938. Siccome gli anticomunisti di qualsiasi parte dello "spettro politico" borghese non verranno mai meno a questo loro doppiopesismo, è chiaro ed evidente che tale "accusa" abbia lo stesso peso di un peto in un sacco di plastica.
2) Il trattato ha spartito l'est Europa e la Polonia
Per quanto sia facile immaginare che le "zone di influenza" siano un sinonimo di "territori da annettere", questo non è il caso, ed è dimostrato da fonti dell'epoca. Scrive il generale Franz Halder nel suo diario di guerra:
«3 Possibilità [in cui la situazione potrebbe svilupparsi]: 1. La Polonia entra in trattative. Lui [Hitler] è pronto per le trattative. 2. Separazione dalla Gran Bretagna e dalla Francia. 3. La Polonia 'residua' è riconosciuta: (A) Narev [fiume] a Varsavia - alla Polonia. (B) Zona industriale - a noi. (C) Cracovia - alla Polonia. (D) Il margine settentrionale dei Monti Beskidow - a noi. (E) L'Ucraina [polacca, ndr] è indipendente[27].»
Quindi, Hitler considerò l'indipendenza per la parte polacca dell'Ucraina. Ma questa zona era nella sfera di influenza SOVIETICA. Perché Hitler avrebbe dovuto considerarla se i Protocolli segreti del Patto facevano davvero riferimento all'invasione dei territori specificati? Scrive ancora Halder:
«Nota OB: b) l'indipendenza dell'Ucraina occidentale[28].»
«Warlimont: a) Imminente la chiamata all'Ucraina occidentale[29].»
«[...] vale a dire per la creazione di uno stato indipendente dall'Ucraina polacca[30].»
Quindi, almeno fino al 12, i tedeschi consideravano ancora l'indipendenza dell'Ucraina polacca. Ciò dimostra anche che l'Unione Sovietica si aspettava che venisse stabilito un trattato tra Germania e Polonia, che avrebbe lasciato in vita una Polonia "residua". Inoltre, è anche la prova che i Protocolli segreti non fanno riferimento all'"invasione" o all'"annessione" di nessuno.
Quando volta che viene fatto notare questo, molti nazionalisti polacchi affermano che Hitler ruppe comunque l'alleanza 2 anni dopo, quindi questa è la prova che aveva intenzione di romperla quando considerò l'indipendenza dell'Ucraina. Perché Hitler avrebbe rotto il patto solo poche settimane dopo la firma, sebbene l'obiettivo del Patto, per Hitler, fosse quello di evitare una guerra su due fronti?
Quindi, cosa significa "sfere di influenza"? Rileggiamo il secondo articolo del protocollo segreto trattato:
«In caso di riorganizzazione territoriale e politica delle aree appartenenti allo Stato polacco, le sfere di influenza della Germania e dell'URSS saranno delimitate approssimativamente dalla linea dei fiumi Narev, Vistola e San. La questione se gli interessi di entrambe le parti rendano auspicabile il mantenimento di uno Stato polacco indipendente e come tale Stato debba essere delimitato può essere determinata in modo definitivo solo nel corso di ulteriori sviluppi politici. In ogni caso entrambi i governi risolveranno questa questione mediante un accordo amichevole.»
Quindi, finché uno "Stato polacco indipendente" continuava a esistere e si trovava a est della linea Narev-Vistula-San, la Germania, in vi non poteva inviare truppe oltre questa frontiera. Ciò avrebbe creato una Polonia "residua" menzionata in precedenza nei diari di Halder. In questo caso, se l'esercito polacco fosse stato sconfitto, lo stato maggiore polacco e il governo polacco avrebbero potuto viaggiare oltre la linea del fiume Narev-Vistula-San e chiedere la pace alla Germania. In questo modo, la Polonia avrebbe avuto molte più probabilità di firmare un trattato con l'Unione Sovietica (un trattato che avevano rifiutato solo poche settimane prima della guerra). Ma non fu così che fecero i governanti polacchi, preferendo invece fuggire, causando di fatto la fine della Polonia come stato sovrano, e l'URSS, per continuare a far valere la propria sfera di influenza, è stata costretta ad annetterla (ma non ha invaso la Polonia, in quanto uno stato polacco aveva, come è giusto ribadire, cessato di esistere), ma questo è approfondito in successivi paragrafi della voce.
Va precisato, inoltre, che il comando supremo polacco, dopo il 17 Settembre 1939 (data di ingresso delle truppe sovietiche nella "Polonia Orientale") ha dato ordini di continuare a combattere i soldati tedeschi, ma di consegnarsi, invece, ai soldati sovietici:
«I sovietici hanno invaso. I miei ordini sono di effettuare la ritirata in Romania e Ungheria per le vie più brevi. Non impegnare i sovietici in azioni militari, solo nel caso in cui disarmassero le nostre unità da parte loro. Il compito per Varsavia e Modlin, che devono difendersi dai tedeschi, rimane invariato. Le unità verso le cui formazioni i sovietici si sono avvicinati dovrebbero negoziare con loro allo scopo di far uscire le guarnigioni in Romania o Ungheria. Comandante supremo Maresciallo di Polonia E. Rydz-Smigly[45].»
3) A Brest ci sono state delle parate di vittoria congiunta! Ciò significa che è stata in realtà un'invasione congiunta!
Un'altra questione che si pone è come le azioni delle truppe sovietiche si siano conformate alle regole di formazione della fanteria dell'Armata Rossa per poter essere considerate una parata (e la risposta è: non lo erano). Non è mai avvenuta una parata del genere (come invece avvenne ad Atene, ad esempio, quando fu occupata dagli eserciti congiunti italo-tedeschi); tuttavia, è avvenuta una "cerimonia di consegna della città" in cui i tedeschi se ne andavano e le truppe sovietiche entravano a Brest. A questa cerimonia parteciparono i comandanti di entrambi gli eserciti, Krivošein e Guderian. Considerare tale cerimonia una "parata di vittoria congiunta" è fuorviante nel migliore dei casi e da disinformato-disinformatore nel peggiore.
Chiarimenti in merito al "protocollo segreto"
La propaganda anticomunista, specialmente quella recente di stampo atlantista, approfittando della lontananza dell'epoca in cui avvennero i fatti rispetto al tempo presente, asserisce che la natura "maligna" del trattato è data dai "protocolli segreti". In merito vanno fatti due chiarimenti: in primis, i protocolli non erano del tutto "segreti", in quanto, pochi giorni dopo il passaggio di frontiera delle truppe sovietiche, sull'Izvestija fu pubblicata una mappa della "sfera di influenza sovietica" che esse andavano a reclamare; in secundis, l'usanza di "protocolli segreti" in trattati bilaterali non era certo limitata al Patto Molotov Ribbentrop. Sia i francesi che i britannici applicarono tali protocolli nei loro trattati bilaterali con la Polonia.
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Mappa della "sfera di influenza sovietica" in Polonia, pubblicata sull'Izvestija il 18 Settembre 1939, un giorno dopo il passaggio di frontiera delle truppe sovietiche
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Mappa della "sfera di influenza sovietica" come rappresentata dalla "linea di demarcazione tra gli eserciti russo e tedesco" pubblicata sul New York Times il 23 Settembre 1939, cinque giorni dopo la mappa dell'Izvestija
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"Protocolli segreti" del trattato franco-polacco del 21 Febbraio 1921. Notare che si menziona, oltre alla garanzia di intervento contro la Germania in caso di invasione, che in caso di "invasione dall'Unione Sovietica", una misura di difesa immediata da parte della Francia, cosa che non è avvenuta. Forse perché la Polonia NON fu invasa dall'Unione Sovietica
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"Protocolli segreti" del trattato anglo-polacco dell'Agosto del 1939. A differenza del trattato con la Francia, in questo trattato si menziona esplicitamente solo la Germania. In caso di guerra con o attacco da altri paesi, si fa esplicita menzione solo di "consultazioni" sul da farsi, che nel caso dell'Unione Sovietica NON avvennero
Sul collasso dello stato polacco
Ma quindi, come si potrebbero definire le azioni delle autorità militari sovietiche nella cosiddetta "Polonia Orientale" (abitata da chiunque eccetto polacchi) dal 17 Settembre 1939? Se è stato appurato nei precedenti paragrafi di questa voce, con tutte le fonti archiviali, giornalistiche e pubblicistiche dell'epoca, che il Patto Molotov-Ribbentrop fu stipulato obtorto collo da entrambe le parti, che lo stato polacco fascista, almeno fino al 1 Settembre 1939, si illudeva ancora di poter collaborare con la Germania in funzione anti-sovietica e anti-russa, e che il trattato di non-aggressione non implicasse quindi un'alleanza e/o una "occupazione congiunta" di determinati territori di altri stati, ma solo "sfere di influenza", territori cuscinetto da non oltrepassare da parte dell'esercito tedesco, quali sono i motivi che hanno spinto le autorità sovietiche, dopo quasi tre settimane dall'attacco tedesco alla Polonia, a intervenire direttamente e "reclamare" la propria "sfera di influenza" tramite spostamenti di militari? Prima di tutto, è importante citare, di nuovo, dai diari di guerra del generale tedesco Halder:
«A quanto pare i russi non vogliono entrare… [I russi] credono possibile che la Polonia voglia [concludere una] pace [con la Germania][31].»
È stato già dimostrato che i tedeschi erano convinti che la Polonia, probabilmente, avrebbe stipulato una tregua e ceduto territori alla Germania, almeno fino al 12 Settembre, ed è stato dimostrato che, lungi dal voler conquistare "tutta la Polonia", erano pronti a negoziare uno scambio di territori e a creare uno stato cliente dell'Ucraina Occidentale, ossia quel pezzo di Galizia all'epoca parte della "Seconda Repubblica Polacca". Quest'ultima annotazione datata 12 Settembre sul diario del generale Halder dimostra che anche "i russi", ossia le autorità sovietiche, erano di questa convinzione. Questo perché, almeno fino al 12 Settembre, tutti gli attori coinvolti nella vicenda erano convinti che le autorità polacche sarebbero rimaste in Polonia, anziché "abbandonare" la nave come fecero poi, cosa che fino a quel momento era considerata solo una "possibilità". Continua Halder:
«La Romania non desidera accettare [l'ingresso del] governo polacco; chiuderà [i suoi confini]. [...] Lui [Hitler] è pronto ad accontentarsi della parte orientale dell'Alta Slesia e del corridoio polacco, se l'Occidente non interferisce[31].»
Questa è un'ulteriore dimostrazione che, in data 12 Settembre 1939, le autorità tedesche non pianificavano di liquidare lo stato polacco, e che, addirittura, sembravano disposte ad "accontentarsi" di annettere solo di alcuni territori contesi. Nella stessa data il capo del Comando Supremo delle Forze Armate Tedesche, Wilhelm Keitel, ordinò all'ammiraglio Canaris di attivare le unità collaborazioniste della milizia banderista OUN presenti sul territorio polacco, con lo scopo di formare uno stato cliente della Galizia:
«12.09.1939; POLONIA. A. Hitler, insieme a G. Goering e al capo di stato maggiore dell'OKW, generale W. Keitel, arrivarono nell'area di Varsavia. In una riunione del comando militare tedesco furono prese in considerazione le opzioni per la soluzione finale del problema polacco, una delle quali prevedeva, tra le altre cose, la creazione di uno stato indipendente in Galizia e nell'Ucraina polacca. Lo stesso giorno, il capo di stato maggiore dell’OKW, generale Keitel, diede ordine all’ammiraglio Canaris di intensificare le azioni dei distaccamenti dell’OUN sul territorio polacco al fine di “formare un’Ucraina polacca e galiziana indipendente”[32].»
Questo fatto sarebbe stato poi confermato in un interrogatorio, immediatamente dopo la fine della guerra, del generale maggiore tedesco Erwin von Lahousen, dell'Abwehr (equivalente tedesco del Servizio Informazioni Militare):
«Lahousen: In conformità con le dottrine di politica estera del Reich ufficialmente proclamate da von Ribbentrop e gli ordini ricevuti [105] dall'ammiraglio Canaris dal capo di stato maggiore dell'OKW, feldmaresciallo Keitel, l'Ab-Wehr-2 effettuò i preparativi per un rivolta in Galizia, i cui obiettivi principali erano la liquidazione di comunisti, ebrei e polacchi. Per quanto ne so, questa decisione è stata presa durante una riunione nella carrozza del salone del feldmaresciallo Keitel. [...] Vorrei chiarire la domanda posta, a che tipo di incontro è interessato il generale? Avvenuta sul treno speciale del Fuhrer [107] poco prima della presa di Varsavia nel 1939? Se è così, allora dall'annotazione manoscritta di Canaris nel diario di combattimento risulta che l'incontro ebbe luogo il 12 settembre 1939. Il significato dell'ordine formulato da von Ribbentrop, trasmesso da Keitel all'ammiraglio Canaris sotto forma di ordine, è come segue: L'OUN (Organizzazione dei nazionalisti ucraini), che collaborava con l'Abwehr in questioni militari, avrebbe dovuto sollevare una rivolta in Polonia, facendo affidamento sugli emigranti ucraini che vivevano lì. Gli obiettivi della rivolta erano la liquidazione di polacchi ed ebrei. Se parliamo dei polacchi, intendiamo la distruzione dell'intellighenzia nazionale e, prima di tutto, di coloro che erano pronti a prendere parte al movimento di resistenza nazionale. Quindi l’idea non era quella di distruggere gli ucraini, ma, al contrario, di collaborare con loro e risolvere problemi puramente politici e terroristici. C'è una voce corrispondente nel registro di combattimento della direzione Ausland/Abwehr/OKW. Puoi facilmente convincerti che si trattava di un addestramento puramente di sabotaggio di 500 o 1000 persone dell'OUN[33].»
La Germania non riconosceva più l'esistenza di uno stato polacco
Il 15 Settembre il ministro degli Esteri tedesco Joachim von Ribbentrop scrisse a Friedrich Werner von der Schulenburg, ambasciatore tedesco a Mosca, che se l'URSS non fosse entrata militarmente nella Polonia orientale si sarebbe creato un vuoto politico in cui si sarebbero potuti formare "nuovi stati":
«Telegramma MOLTO URGENTE BERLINO, 15 settembre 1939-20:20 Ricevuto MOSCA, 16 settembre 1939-7:15 a.m. STRETTAMENTE SEGRETO N. 360 del 15 settembre Per l'Ambasciatore personalmente. Vi chiedo di comunicare quanto segue al signor Molotov immediatamente: 1) La distruzione dell'esercito polacco si sta rapidamente avvicinando alla sua conclusione, come appare dalla revisione della situazione militare del 14 settembre che vi è già stata comunicata. Contiamo sull'occupazione di Varsavia nei prossimi giorni. 2) Abbiamo già dichiarato al governo sovietico che ci consideriamo vincolati dalla definizione delle sfere di influenza concordata a Mosca, completamente a prescindere dalle operazioni puramente militari, e lo stesso vale naturalmente anche per il futuro. 3) Dalla comunicazione fattavi da Molotov il 14 settembre, supponiamo che il governo sovietico interverrà militarmente e che intende iniziare la sua operazione ora. Accogliamo con favore questa notizia. Il governo sovietico ci solleva così dalla necessità di annientare il resto dell'esercito polacco inseguendolo fino al confine russo. Anche la questione è risolta nel caso in cui non si verificasse un intervento russo, se nell'area situata a est della zona di influenza tedesca non si potrebbe verificare un vuoto politico. Poiché da parte nostra non abbiamo intenzione di intraprendere alcuna attività politica o amministrativa in queste aree, a parte ciò che è reso necessario dalle operazioni militari, senza un tale intervento da parte del governo sovietico potrebbe esserci la possibilità della costruzione di nuovi stati lì [...] RIBBENTROP[34].»
Lo stesso ambasciatore Schulenburg rispose in merito, riportando la reazione del governo sovietico a tal proposito:
«Telegramma MOLTO URGENTE Mosca, 16 settembre 1939. SEVERAMENTE SEGRETO N. 371 del 16 settembre Riferimento al tuo telegramma N. 360 del 15 settembre. Ho visto Molotov alle 6 di oggi e ho eseguito le istruzioni. Molotov ha dichiarato che l'intervento militare dell'Unione Sovietica era imminente, forse anche domani o dopodomani. Stalin era attualmente in consultazione con i leader militari e questa stessa notte, in presenza di Molotov, mi avrebbe comunicato il giorno e l'ora dell'avanzata sovietica. Molotov ha aggiunto che avrebbe presentato la mia comunicazione al suo governo, ma riteneva che un comunicato congiunto non fosse più necessario; il governo sovietico intendeva motivare la sua procedura come segue: lo Stato polacco era crollato e non esisteva più; pertanto tutti gli accordi conclusi con la Polonia erano nulli; le terze potenze avrebbero potuto cercare di trarre profitto dal caos che si era creato; l'Unione Sovietica si considerava obbligata a intervenire per proteggere i suoi fratelli ucraini e russi bianchi e per consentire a queste persone sfortunate di lavorare in pace. Il governo sovietico intendeva pubblicizzare il suddetto filone di pensiero tramite radio, stampa, ecc., subito dopo che l'Armata Rossa avesse attraversato il confine, e allo stesso tempo comunicarlo in una nota ufficiale all'ambasciatore polacco qui e a tutte le missioni qui. Molotov ammise che l'argomentazione progettata dal governo sovietico conteneva una nota che strideva con la sensibilità tedesca, ma chiese che, in vista della difficile situazione del governo sovietico, non lasciassimo che una sciocchezza come questa ci ostacolasse. Il governo sovietico sfortunatamente non vedeva la possibilità di altre motivazioni, poiché l'Unione Sovietica fino a quel momento non si era preoccupata della difficile situazione delle sue minoranze in Polonia e doveva giustificare all'estero, in un modo o nell'altro, il suo attuale intervento. In conclusione, Molotov chiese urgentemente una spiegazione di cosa sarebbe successo a Vilna. Il governo sovietico voleva assolutamente evitare uno scontro con la Lituania e, pertanto, desiderava sapere se fosse stato raggiunto un accordo con la Lituania per quanto riguarda la regione di Vilna, in particolare su chi avrebbe dovuto occupare la città. SCHULENBURG[35].»
Si può quindi notare che un "intervento militare" da parte sovietica, che non era ancora avvenuto fino a quella data (16 Settembre 1939), si è poi verificato in quanto la sovranità dello stato polacco su quei territori era collassata. Da come si è già notato in altre fonti consultate, sia di diari di guerra che di interrogatori avvenuti dopo la guerra, il progetto dell'Alto Comando Tedesco, approfittando del "collasso" dello stato polacco, era quello di creare uno o più stati clienti tra la "zona di influenza tedesca" e il confine sovietico fino a quel momento, vale a dire, all'interno della "zona di influenza sovietica", o zona cuscinetto, come stabilita dal trattato di non aggressione. Questo avrebbe voluto dire che le condizioni per cui le "sfere di influenza" erano valide prima del Settembre del 1939 non erano più in vigore, e che, quindi, senza un diretto intervento militare sovietico, l'URSS si sarebbe trovata al suo confine diretto, quello della pace di Riga del 1921, indifendibile, uno o più stati clienti tedeschi, per loro natura ostili all'URSS, e che probabilmente avrebbero sovvenzionato ulteriori gruppi separatisti o terroristi nelle regioni di confine. Questo, per l'URSS, come per qualsiasi altro stato sovrano nelle medesime condizioni, era ed è inaccettabile. In merito, invece, al "collasso" dello stato polacco, ne parla meglio il generale tedesco Kurt von Tippelskirch nel suo "Storia della Seconda Guerra Mondiale" (in Tedesco):
«Quando il governo polacco si rese conto che la fine era vicina, a settembre fuggì da Varsavia a Lublino. Da lì partì il 9 settembre per Kremenetz e il 13 settembre per Zaleshchniki, una città proprio sul confine con la Romania. Il popolo e l'esercito, che a quel tempo erano ancora coinvolti in furiosi combattimenti, furono abbandonati al capriccio del destino[36].»
Come e quando è avvenuto il collasso dello stato polacco
Un'obiezione che potrebbe venire da parte anticomunista, specialmente dai nazionalisti (fascisti) polacchi, è che, quando il 17 Settembre 1939 il governo sovietico ha deciso di intraprendere azioni militari per reclamare la propria sfera di influenza e prevenire la costruzione di stati clienti tedeschi anti-sovietici, il governo polacco in realtà non era "collassato", per il semplice fatto che sia il presidente (de jure dal 1926, de facto dalla morte del maresciallo fascista Piłsudski nel 1935) Ignacy Mościcki, che il già citato ministro degli esteri polacco (dichiaratamente russofobo, antisovietico, sciovinista e quindi fascista nonché fiero allievo del maresciallo Piłsudski) Józef Beck erano ancora "in Polonia". Come in realtà è stato già dimostrato dalla testimonianza del generale tedesco von Tippelskirch, lo stato polacco aveva già nei fatti cessato di esistere, in quanto i vertici politici e militari della Polonia avevano già abbandonato la capitale, Varsavia, non costituendo nessun'altra capitale provvisoria, spostandosi invece già nell'area al confine con la Romania, preparandosi quindi a valicare (illegalmente) la frontiera. Un'ulteriore conferma di questo fatto è data dalla testimonianza dell'allora vice-commissario per gli esteri sovietico, Vladimir Potëmkin, che nel suo diario personale, in data 17 Settembre 1939, riporta l'incontro con l'ambasciatore polacco in URSS in quel momento, tale Grzybowski:
«596. Nota della conversazione del vicecommissario per gli affari esteri dell'URSS V. Potemkin con l'ambasciatore di Polonia presso l'URSS V. Grzybowski. 17 settembre 1939. Segreto. All'ambasciatore, svegliato da noi alle 2 di notte, che è arrivato al Commissariato per gli affari esteri alle 3 di notte visibilmente spaventato, ho letto la nota del compagno Molotov al governo polacco. L'ambasciatore, pronunciando le parole con difficoltà a causa della sua agitazione, mi ha dichiarato che non poteva accettare la nota consegnatagli. Respinge la valutazione della situazione militare e politica polacca contenuta nella nota. L'ambasciatore ritiene che la guerra polacco-tedesca sia appena iniziata e che non si possa parlare di crollo dello stato polacco. Le forze principali dell'esercito polacco sono intatte e si stanno preparando a lanciare un decisivo contrattacco contro gli eserciti tedeschi. In queste circostanze, l'attraversamento della frontiera polacca da parte dell'Armata Rossa costituisce un attacco completamente immotivato alla repubblica. L'ambasciatore gli ha rifiutato la nota del governo sovietico, che tenta di giustificare questo attacco con dichiarazioni arbitrarie, come se la Polonia fosse stata definitivamente annientata dalla Germania e il governo polacco non esistesse più. Ho obiettato a Grzybowski che non poteva rifiutare di accettare ciò che non gli era stato consegnato. Questo è un documento che proviene dal governo dell'URSS e contiene dichiarazioni di estrema importanza che l'ambasciatore è tenuto a portare immediatamente all'attenzione del suo governo. L'ambasciatore sarebbe gravato da una responsabilità molto pesante nei confronti del suo paese se si rifiutasse di adempiere a questo, il più importante dei suoi obblighi. La questione del destino della Polonia è in fase di decisione. L'ambasciatore non ha il diritto di nascondere al suo paese le dichiarazioni contenute nella nota del governo sovietico, indirizzata alla Repubblica polacca. Grzybowski chiaramente non sapeva come controbattere agli argomenti citati. Ha cercato di sostenere che la nostra nota dovesse essere consegnata al governo polacco tramite la nostra ambasciata. Ho risposto che non avevamo più un'ambasciata in Polonia. Tutto il suo personale è già in URSS, tranne forse un piccolo numero di lavoratori puramente tecnici. Poi Grzybowski ha affermato di non avere alcun contatto telegrafico regolare con la Polonia. Due giorni fa, gli è stato suggerito di contattare il governo tramite Bucarest. Ora l'ambasciatore non è certo di poter utilizzare anche questa via. Ho chiesto all'ambasciatore dove si trovasse il ministro degli esteri polacco. Dopo aver ricevuto la risposta che molto probabilmente si trovava a Kremenets, ho proposto all'ambasciatore che, se lo desiderava, avrei potuto garantire l'immediata trasmissione dei suoi resoconti telegrafici tramite le nostre linee. Grzybowski ha ripetuto di nuovo che non poteva accettare la nota, perché non sarebbe stata in linea con la dignità del governo polacco. Ho detto all'ambasciatore che la nota gli era già stata letta, quindi ne conosceva il contenuto. Se l'ambasciatore non avesse voluto portare con sé la nota, gli sarebbe stata consegnata all'ambasciata. In quel momento, avendo deciso di inviare la nota all'ambasciata e di farla consegnare in cambio di una ricevuta prima che l'ambasciatore vi tornasse, chiesi a Grzybowski di aspettarmi qualche minuto, spiegandogli che intendevo informare telefonicamente il com. Molotov della sua dichiarazione. Dopo la mia uscita, diedi ordine di usare la mia macchina per inviare la nota all'ambasciata, dove un membro della mia segreteria avrebbe dovuto consegnarla e prendere una ricevuta. Dopo aver informato telefonicamente il com. Molotov della posizione assunta dall'ambasciatore, tornai da Grzybowski e ripresi la conversazione. L'ambasciatore tentò di dimostrare che la Polonia non era affatto schiacciata dalla Germania, tanto più che Inghilterra e Francia le stavano già fornendo un aiuto reale. Riferendosi al nostro ingresso in territorio polacco, l'ambasciatore esclamò che se fosse avvenuto, avrebbe significato la quarta spartizione della Polonia e il suo annientamento. Ho fatto notare all'ambasciatore che la nostra nota annunciava la liberazione del popolo polacco dalla guerra e il nostro aiuto per iniziare una vita pacifica. Grzybowski non riusciva a calmarsi, sostenendo che stavamo aiutando i tedeschi ad annientare la Polonia. In questa situazione, l'ambasciatore non capiva il senso pratico del nostro informare il governo polacco dell'ordine per le armate sovietiche di entrare in Polonia. Ho osservato all'ambasciatore che quando il governo polacco avesse ricevuto la nostra nota, forse non solo avrebbe capito i motivi della nostra decisione, ma avrebbe anche concordato sull'inutilità di qualsiasi opposizione al nostro ingresso. In questo modo, forse sarebbe stato possibile prevenire scontri armati e inutili perdite di vite umane. Poiché tornavo costantemente ad avvertire l'ambasciatore della responsabilità che avrebbe potuto avere nei confronti del suo stesso paese rifiutandosi di trasmettere la nostra nota al suo governo, Grzybowski alla fine cominciò a cedere. Mi dichiarò che avrebbe informato il suo governo del contenuto della nostra nota. Si rivolse persino a me con la richiesta di dargli tutta la cooperazione possibile per la trasmissione più rapida possibile delle sue informazioni telegrafiche alla Polonia. Per quanto riguarda la nota come documento, l'ambasciatore ha detto come prima che non poteva accettarla. Ho ripetuto a Grzybowski che la nota gli sarebbe stata consegnata all'ambasciata. Dopo che l'ambasciatore se n'è andato, sono stato informato che la nota era già stata portata all'ambasciata e consegnata lì per una ricevuta mentre Grzybowski era ancora con me. V. Potemkin[37].»
Il giorno successivo, il 18 Settembre 1939, fu pubblicata sul New York Times e sull'Associated Press la dichiarazione ufficiale del governo sovietico per tramite del Commissario del Popolo per gli Affari Esteri Molotov:
«New York Times 18 settembre 1939, pag. 5. A cura di The Associated Press. MOSCA, 17 settembre - Di seguito il testo di un discorso radiofonico di oggi del Primo Ministro-Commissario degli Esteri sovietico, Vjačeslav Molotov, come distribuito da Tass, l'agenzia di stampa ufficiale sovietica: "Compagni, cittadini e cittadine del nostro grande paese: gli eventi derivanti dalla guerra polacco-tedesca hanno rivelato l'insolvenza interna e l'evidente impotenza dello stato polacco. I circoli dirigenti polacchi hanno subito bancarotta. Tutto questo è accaduto nel più breve lasso di tempo. Sono trascorse appena quindici giorni e la Polonia ha già perso tutti i suoi centri industriali. Varsavia come capitale dello stato polacco non esiste più. Nessuno sa dove si trovi il governo polacco. La popolazione della Polonia è stata abbandonata dai suoi sfortunati leader al suo destino. Lo stato polacco e il suo governo hanno praticamente cessato di esistere. In vista di questo stato di cose, i trattati conclusi tra l'Unione Sovietica e la Polonia hanno cessato di funzionare. In Polonia si è creata una situazione che richiede al governo sovietico una particolare preoccupazione per la sicurezza del suo stato. La Polonia è diventata un campo fertile per qualsiasi evenienza accidentale e inaspettata che possa creare una minaccia per l'Unione Sovietica. Fino all'ultimo momento il governo sovietico è rimasto neutrale. Ma in vista delle circostanze menzionate, non può più mantenere un atteggiamento neutrale nei confronti della situazione che si è creata. Né si può pretendere dal governo sovietico di rimanere indifferente al destino dei suoi fratelli di sangue, gli ucraini e i bielorussi [russi bianchi] che abitano la Polonia, che anche in precedenza erano senza diritti e che ora sono stati abbandonati completamente al loro destino. [...] All'inizio di settembre, quando è stata intrapresa una mobilitazione parziale delle riserve dell'Armata Rossa in Ucraina, Bielorussia e in altre quattro aree militari, la situazione in Polonia non era chiara e questa mobilitazione è stata intrapresa come misura precauzionale. Nessuno avrebbe potuto aspettarsi che lo Stato polacco avrebbe rivelato una tale impotenza e un crollo così rapido come quello che si è già verificato in tutta la Polonia. Ma nella misura in cui questo crollo è un fatto e gli statisti polacchi hanno rivelato la loro totale bancarotta e sono incapaci di cambiare la situazione in Polonia, la nostra Armata Rossa, avendo ricevuto grandi rinforzi come risultato della recente chiamata delle riserve, deve svolgere con merito l'onorevole dovere che le è stato imposto. Il governo esprime la ferma convinzione che la nostra Armata Rossa degli operai e dei contadini mostrerà anche questa volta la sua potenza combattiva, la sua coscienziosità e la sua disciplina e che nell'esecuzione del suo compito di emancipazione si distinguerà per nuove gesta di eroismo e gloria. Simultaneamente il governo sovietico ha consegnato copie della sua nota all'ambasciatore polacco e a tutti i governi con cui l'Unione Sovietica intrattiene relazioni diplomatiche, dichiarando allo stesso tempo che l'Unione Sovietica perseguirà una politica di neutralità nei confronti di tutti questi paesi. Ciò determina i nostri recenti passi in politica estera[38].»
La nota inviata all'ambasciatore polacco:
«Signor Ambasciatore: La guerra polacco-tedesca ha rivelato l'insolvenza interna dello Stato polacco. In dieci giorni di ostilità la Polonia ha perso tutte le sue regioni industriali e i suoi centri culturali. Varsavia come capitale della Polonia non esiste più. Il governo polacco è caduto a pezzi e non mostra segni di vita. Ciò significa che lo Stato polacco e il suo governo hanno praticamente cessato di esistere. I trattati conclusi tra l'URSS e la Polonia hanno quindi cessato di funzionare. Abbandonata al suo destino e rimasta senza guida, la Polonia è diventata un campo fertile per qualsiasi evenienza accidentale e inaspettata che possa creare una minaccia per l'URSS. Quindi, mentre finora era neutrale, il governo sovietico non può più mantenere un atteggiamento neutrale verso questi fatti. Né il governo sovietico può rimanere indifferente quando i suoi fratelli di sangue, ucraini* e bielorussi [russi bianchi] in territorio polacco, abbandonati al loro destino, sono lasciati senza protezione. In vista di questo stato di cose, il governo sovietico ha incaricato il comando superiore dell'Armata Rossa di ordinare alle truppe di attraversare la frontiera e di prendere sotto la propria protezione le vite e le proprietà della popolazione dell'Ucraina occidentale e della Bielorussia occidentale. Allo stesso tempo, il governo sovietico intende adottare ogni misura per liberare il popolo polacco dalla guerra disastrosa in cui è stato gettato dai suoi leader imprudenti e per dargli l'opportunità di vivere una vita in pace. Ho l'onore, ecc. MOLOTOV, Commissario del popolo per gli affari esteri dell'URSS[38].»
La nota inviata ad altre potenze terze (Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Germania, Italia, Cina, Giappone, Turchia, Iran, Afghanistan, Finlandia, Bulgaria, Lettonia, Danimarca, Estonia, Svezia, Grecia, Belgio, Romania, Lituania, Norvegia, Ungheria, Repubblica Popolare Mongola e Repubblica Popolare di Tuva):
«Signor Ambasciatore (o Ministro): Nel trasmettervi la copia allegata di una nota del Governo sovietico del 17 settembre 1939 all'Ambasciatore polacco a MOSCA, ho l'onore, su istruzioni del mio governo, di informarvi che l'URSS perseguirà una politica di neutralità nelle relazioni tra l'URSS e il vostro paese. Ho l'onore, ecc. MOLOTOV, Commissario del popolo per gli affari esteri dell'URSS[38].»
A dispetto di eventuali obiezioni motivate da dietrologie e pregiudizi ideologici ridicoli e al limite del demenziale, soprattutto da parte dei "nazionalisti" fascisti polacchi, nel loro caratterizzare i loro "nemici" come dei supercattivi supereroistici, l'idea che la principale colpa della caduta della Polonia fosse da attribuire ai suoi incompetenti governanti che, in modo molto "patriottico" per la loro ideologia sciovinista e para-fascista, hanno coraggiosamente deciso di fuggirsene e sconfinare illegalmente in Romania, abbandonando il proprio paese a sé stesso, era un'idea comunemente accettata all'epoca dei fatti. Come dimostra questa dichiarazione da parte del reporter del New York Times di origine polacca, tale Jerzy Szapiro, in un articolo del 2 Ottobre del 1939, intitolato "Il governo polacco ora è accusato del crollo militare della nazione. Il fallimento del regime di Moscicki a rimanere a Varsavia è visto come un fattore vitale":
«Il governo è accusato di aver perso la calma quando, il quinto giorno di guerra, è stato dato il segnale per la fuga da Varsavia. I rifugiati polacchi di tutte le opinioni politiche, persino i sostenitori del regime, sono ora convinti che se il governo fosse rimasto e se i massimi dirigenti dell'esercito fossero rimasti ai loro posti, la Russia non avrebbe marciato e certamente non avrebbe avuto la scusa formale di avanzare in un paese abbandonato dal suo governo[39].»
Secondo il reporter Szapiro, quindi, il giorno 5 Settembre 1939 sarebbe da indicare come la data in cui il governo polacco ha potuto scegliere se rimanere in patria, e quindi stabilire una nuova "capitale provvisoria" per una già citata "Polonia Residua", oppure abbandonare la "nave" della Polonia facendola definitivamente affondare. Ciò in cui Szapiro però sbaglia è nel definire il collasso della sovranità polacca e dello stato polacco come una mera "scusa formale". In realtà è un problema di fondamentale importanza, in quanto la mancanza di un governo o di attori statali implica la mancanza di una parte con cui negoziare una tregua. Un'ulteriore prova della non-esistenza dello stato polacco dalla seconda metà del Settembre 1939, e quindi della grave codardia dei "patriottici" nazionalisti fascisti polacchi, è data dalla testimonianza del governo romeno di allora. La Romania, nel 1939 neutrale in un conflitto che in quel momento coinvolgeva solo la Germania da una parte, e dall'altra parte principalmente la Polonia e i suoi "garanti" anglo-francesi, secondo il diritto internazionale, in quanto paese neutrale, non belligerante e quindi non coinvolto nelle azioni militari, DOVEVA INTERNARE qualsiasi soldato o ufficiale di entrambe le parti coinvolte nel conflitto, inclusi i vertici politici, di governo e militari dello stato polacco. I governanti polacchi, decidendo di passare la frontiera verso un paese neutrale, facendosi quindi arrestare (il termine tecnico, come già riportato, è "internare"), erano ben consapevoli di stare perdendo le loro facoltà di ufficiali governativi, politici e militari di uno stato sovrano. A scanso di equivoci e di obiezioni, segue una breve spiegazione su cos'è uno stato sovrano nel diritto internazionale. Secondo Wikipedia, la fonte principale e più attendibile per quanto riguarda la definizione o meno di uno stato sovrano è la Convenzione di Montevideo (Uruguay), del 1933. Secondo l'Articolo 1 della Convenzione:
«Lo Stato, in quanto persona di diritto internazionale, dovrebbe possedere i seguenti requisiti: a) una popolazione permanente; b) un territorio definito; c) un governo; e d) la capacità di entrare in relazioni con gli altri Stati[40].»
Per quanto nel titolo e nei preamboli della convenzione sia scritto che essa sia stata un trattato tra attori appartenenti soltanto al continente delle Americhe, secondo l'articolo di Wikipedia sulla Convenzione: «[...] in quanto riformulazione del diritto internazionale consuetudinario, la Convenzione di Montevideo ha semplicemente codificato le norme giuridiche esistenti e i suoi principi e pertanto non si applica solo ai firmatari, ma a tutti i soggetti del diritto internazionale nel loro complesso.» Volendo considerare altre fonti, per smentire ulteriormente eventuali obiezioni, secondo Thomas D. Musgrave, il Comitato Arbitrale Badinter, ossia il comitato di arbitrato utilizzato dall'Unione Europea dal 1991 a seguito della crisi delle guerre iugoslave, pare abbia usato tale definizione di "Stato":
«Nel Parere n. 1 la Commissione aveva osservato, a pag. 1495, che "lo Stato è comunemente definito come una comunità che consiste di un territorio e di una popolazione soggetti a un'autorità politica organizzata; che tale Stato è caratterizzato dalla sovranità[41].»
In sostanza, quindi, all'epoca come oggi, per il diritto internazionale, uno stato sovrano, per essere tale, oltre a possedere un territorio entro confini definiti e una popolazione permanente, deve possedere un GOVERNO e la POSSIBILITÀ DI INTERAGIRE CON ALTRI STATI. Entrambe queste caratteristiche sono venute meno, nel caso della "Seconda Repubblica Polacca", quando i suoi vertici politico-militari hanno deciso, molto coraggiosamente, dignitosamente e patriotticamente, di "sconfinare" illegalmente in uno stato terzo, neutrale e non belligerante nel conflitto in cui invece la Polonia era coinvolta, e che per legge li ha dovuti internare, di fatto privandoli sia delle loro funzioni ufficiali di gabinetto di governo che della possibilità di interagire con altri stati, come già dimostrato da diverse fonti, oltre che dalla testimonianza indiretta, già riportata in questo paragrafo, dell'ambasciatore polacco (il signor Grzybowski, come riportato, necessario ribadire, sia dal vice-commissario sovietico per gli esteri Potëmkin che dal commissario per gli affari esteri sovietico Molotov) in URSS dell'epoca, il quale dichiarò di non avere la benché minima idea di dove si trovassero i suoi superiori, il suo governo, e soprattutto non aveva la benché minima idea di chi contattare per adempiere alle sue funzioni diplomatiche. Concludendo questo paragrafo, prima di passare al successivo, vanno fatte delle ultime precisazioni. In ultima istanza, quindi, dalle fonti di archivio, di articoli di giornale, di diari di guerra, di telegrammi et cetera res, si possono trarre le seguenti conclusioni:
- Il "protocollo segreto" del Trattato non era più in vigore, in quanto per esserlo sarebbe dovuto esistere uno stato polacco "residuo" ritiratosi nelle regioni orientali, ad est della linea di demarcazione tra le "sfere di influenza" invalicabili per la Germania
- Siccome è stato appurato che in quel momento storico uno stato polacco non esistesse più, il relativo trattato di non-aggressione stipulato nel 1936 tra Polonia e Unione Sovietica non era più valido, e quindi non esisteva più un legittimo esercito polacco che faceva riferimento al governo o allo stato che serviva, rendendo quindi i reggimenti polacchi non più dei reggimenti armati di un esercito di un paese, ma una banda disorganizzata di uomini armati che, alla stregua dei partigiani, non avevano alcun diritto legale riconosciuto, se non dal paese per il quale dichiaravano di combattere (che in quell'esatto momento aveva cessato di esistere)
- Alcuni nazionalisti (fascisti) polacchi affermano che l'azione effettuata dai comandi militari sovietici, ossia di aver "impedito" agli ex soldati polacchi di sconfinare in Romania, sia stata un'azione "crudele". Un'obiezione simile, che solo degli individui particolarmente stupidi, infantili, oltre che ignoranti delle basi più semplici e comprensibili della diplomazia potrebbero sollevare, si scioglie come neve al sole di fronte alla realtà dei fatti: l'Unione Sovietica intratteneva dei rapporti diplomatici con la Romania, e non poteva certo permettere che migliaia di uomini armati sconfinassero e attaccassero il suo territorio. Sarebbe come se il Messico o il Canada permettessero a bande armate indipendenti di sconfinare negli USA senza colpo ferire.
La questione delle "dimissioni" del presidente polacco Mościcki durante il suo internamento in Romania
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Mościcki dichiara la sua "volontà di dimettersi" il 29 Settembre 1939, New York Times, 30 Settembre 1939
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Mościcki si dimette, New York Times, 1 Ottobre 1939
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La Romania dichiara che Mościcki "si era già dimesso" il 15 Settembre 1939, New York Times, 1 Ottobre 1939
Un'altra questione importante, da chiarire, è data dalle dimissioni del presidente polacco, Ignacy Mościcki, durante il suo internamento in Romania. Se Mościcki era "internato", in pratica quindi arrestato, tenuto come prigioniero militare, come avrebbe potuto dichiarare le dimissioni, se non poteva più esercitare le sue funzioni di ufficiale governativo? Per comprendere la situazione, va precisato che il "presidente" (o meglio ex presidente) Mościcki si trovava in quel momento in una situazione legale di "limbo" (da non compatire assolutamente, avendo egli scelto volontariamente di abbandonare il proprio paese e sconfinare in Romania), per cui, pur non potendo esercitare le sue funzioni di presidente della Polonia, essendo lo stato polacco discioltosi a causa della fuga sua e dei suoi colleghi di governo, risultava ancora ufficialmente come "presidente" della Polonia. Non potendo costituire un governo in esilio (e questo argomento viene approfondito meglio nei successivi paragrafi), ed essendo costretto alla prigonia come "internato" in Romania, Mościcki decise quindi di "rassegnare le dimissioni", per poi (anche qui, molto coraggiosamente, da vero patriota e difensore del proprio paese) andare in "esilio" in Svizzera, dove sarebbe rimasto fino alla fine della guerra, per poi morirvi nel 1946. Tale atto, dichiarato "nelle intenzioni" il 29 Settembre 1939, come riportato dall'articolo del New York Times del 30 Settembre 1939, e poi "effettuato" il giorno successivo, quando, da "privato cittadino" si è mosso verso la Svizzera. Tale operazione, senza alcuna validità legale, nelle sue contraddizioni è un'ulteriore dimostrazione del collasso della sovranità di qualsivoglia entità statale denominata "Polonia", e questo è dimostrato, oltre che dalle dichiarazioni ufficiali della Germania il giorno successivo, che affermarono che il nuovo governo in esilio polacco in Francia fosse "una farsa", dalle dichiarazioni delle autorità romene, le quali, per evitare responsabilità, si inventarono che in realtà Mościcki "si era già dimesso" il 15 Settembre 1939, due giorni prima di valicare la frontiera e farsi internare dalle autorità della Romania. Questa dichiarazione, che non trova riscontro da nessun'altra parte, è una palese invenzione delle autorità della Romania per evitare eventuali responsabilità, e ciò è dimostrato, oltre che dall'insensatezza dell'internamento di quello che, se si dovesse dare ascolto alle dichiarazioni romene, era solo un "privato cittadino" che chiedeva solo asilo politico, dal fatto che i polacchi del neo-costituito governo in esilio continuarono a ritenere il termine ultimo della carica di Mościcki il 30 Settembre 1939. In realtà le "dimissioni" di Mościcki non avevano alcun valore legale, essendo egli un internato e quindi non più, nelle sue funzioni effettive, il presidente della Polonia dal 5 Settembre 1939, ossia quando ha abbandonato la capitale, Varsavia, insieme al suo gabinetto di governo, senza costituire alcuna altra "capitale provvisoria" di una ipotetica "Polonia Residuale". L'unico motivo per cui le autorità romene hanno permesso la "fuga" di Mościcki e il suo espatrio in Svizzera è, probabilmente, per togliersi dalle mani la "patata bollente" degli ex-governanti polacchi internati. Va ricordato che in quel momento storico la Romania era un paese neutrale di una guerra che coinvolgeva solo la (ex) Polonia, insieme ai suoi "garanti" di Francia e Regno Unito da una parte, e la Germania dall'altra.
Il governo polacco in esilio
Il 1 Ottobre del 1939 la Francia e il Regno Unito riconobbero un governo in esilio polacco, di stanza a Parigi, spostato poi a Londra. Tale "governo in esilio" non aveva alcuna validità legale, e il riconoscimento di esso equivaleva ad un atto di ostilità nei confronti della Germania. Per la Francia e il Regno Unito questo non aveva importanza, dato che, ovviamente, entrambi i paesi si trovavano già in guerra con la Germania. Gli Stati Uniti, anch'essi in quel momento neutrali, non riconobbero il governo polacco in esilio, ma si comportarono con esso in modo ambiguo, con rapporti non ufficiali, evidentemente non sapendo cosa fare. Il governo sovietico non poteva, analogamente, riconoscere il governo polacco in esilio, per tre motivi principali:
- In primis, tale riconoscimento sarebbe stato incompatibile con lo status di neutralità dell'Unione Sovietica rispetto ad una guerra in quel momento esclusivamente europea, tra la Germania da un lato e la Francia e il Regno Unito dall'altro, ed era nel miglior interesse dell'Unione Sovietica, in virtù anche del trattato di non-aggressione, rimanere neutrale (tale governo in esilio fu riconosciuto dall'URSS nel luglio del 1941, nel pieno della Grande Guerra Patriottica causata dall'aggressione tedesca);
- In secundis, il governo polacco in esilio non aveva alcun territorio su cui esercitare la propria sovranità;
- In tertis, tale riconoscimento avrebbe implicato l'obbligo sovietico di ritirarsi ai suoi (indifendibili) confini del pre-Settembre 1939, e questo, oltre ad essere totalmente contrario agli interessi del governo e del popolo sovietico, avrebbe significato che tali territori sarebbero stati poi occupati, direttamente o (molto probabilmente) indirettamente dalla Germania tramite stati-clienti anti-sovietici, e questa possibilità, che avrebbe reso nullo qualsiasi sforzo sovietico fino a quel momento, era assolutamente inammissibile.
La posizione delle "democrazie liberali" occidentali in merito alle azioni sovietiche
Le azioni sovietiche nel Settembre 1939, oggi ipocritamente condannate come presunte "violazioni dei diritti umani" o del "diritto internazionale" (cose che NON furono, come dimostrato dalle fonti riportate in tutti i paragrafi precedenti) dalla propaganda anticomunista, antisovietica e russofoba del blocco USA-NATO (noto, invece, per le sue diverse violazioni sia del diritto internazionale che dei diritti umani), erano invece, all'epoca dei fatti, giustificate e approvate, soprattutto da parte degli alleati delle "democrazie liberali" occidentali di Francia e Regno Unito. Winston Churchill, all'epoca Primo Lord dell'Ammiragliato, ebbe da affermare, in un discorso via radio il 1 Ottobre 1939 poi trascritto sul New York Times il 2 Ottobre 1939:
«La Russia ha perseguito una fredda politica di interesse personale. Avremmo potuto desiderare che gli eserciti russi si mantenessero sulla loro linea attuale come amici e alleati della Polonia, invece che come invasori. Ma che gli eserciti russi si mantenessero su questa linea era chiaramente necessario per la sicurezza della Russia contro la minaccia nazista. [...] qui questi interessi della Russia ricadono nello stesso canale degli interessi di Gran Bretagna e Francia[42].»
È importante notare che Churchill non condanna affatto la "Russia", ossia l'Unione Sovietica, per non aver "mantenuto la loro linea come amici e alleati della Polonia". Churchill era pienamente consapevole dei motivi (già approfonditi in precedenti paragrafi di questa voce) che spinsero le autorità sovietiche ad agire in questo modo, ossia: 1) l'intransigenza dei paesi dell'Europa dell'Est, guidati da giunte para-fasciste e anticomuniste, in particolar modo la Polonia, che fino a poco prima del 1 Settembre 1939 era ancora convinta di potersi alleare con la Germania in chiave anti-sovietica; 2) l'atteggiamento "attendista" e palesemente disinteressato di Francia e Regno Unito in merito alla proposta sovietica di "Sicurezza Collettiva". Tale posizione di riconoscimento oggettivo che l'Unione Sovietica non stesse facendo altro che garantire i propri interessi di sicurezza immediata sulle proprie frontiere è adottata anche da storici dichiaratamente anticomunisti, ma intellettualmente onesti e storicamente professionali, come Jonathan Haslam, Geoffrey Roberts, e Michael Carley:
«Loro [gli inglesi e i francesi] vedevano la delegazione [Drax] come un esercizio politico che avrebbe reso felice Mosca e fatto pressione su Berlino. In linea con questa strategia, l'ammiraglio Drax, il leader della delegazione britannica, ricevette l'ordine di ritardare la conclusione di qualsiasi accordo militare dettagliato e specifico. Quando la missione militare finalmente raggiunse Mosca, i russi scoprirono che l'ammiraglio Drax non aveva poteri scritti per negoziare e, sebbene i francesi avessero il potere di negoziare su tutte le questioni militari, non erano autorizzati a firmare alcun accordo. Al contrario, Voroshilov, leader della delegazione sovietica, presentò un mandato scritto per negoziare e firmare una convenzione militare. [...] Data la mancanza di intenzioni serie a Londra, era inevitabile che i russi si rivolgessero ai tedeschi[43].»
«Il governo sovietico aveva un'altra opzione per proteggere la propria sicurezza, oltre alla conclusione di un patto di non aggressione con la Germania? [...] La risposta deve essere che la posizione sovietica era sia inflessibile che giustificata... La guerra era imminente e i tedeschi dissero a Molotov di scegliersi i suoi amici. [...] La crisi di Monaco e il fallimento dei negoziati anglo-franco-sovietici nel 1939 portarono direttamente al patto di non aggressione nazista-sovietico[44].»
La storicamente unica irresponsabilità del governo polacco
Nessun altro governo durante la Seconda Guerra Mondiale fece qualcosa di lontanamente simile a ciò che fece il governo polacco.
Molti governi di paesi conquistati dall'Asse formarono "governi in esilio" per continuare la guerra. Ma solo il governo polacco si internò in un paese neutrale, privandosi così della capacità di funzionare come governo e privando il proprio popolo della propria esistenza come stato.
Cosa avrebbe dovuto fare il governo polacco, una volta capito di essere stato completamente sconfitto militarmente?
- Il governo polacco avrebbe dovuto rimanere da qualche parte in Polonia, se non nella capitale, Varsavia, nella Polonia orientale. Se avessero creato una capitale alternativa a est, cosa che i sovietici si erano preparati a fare a est di Mosca, nel caso in cui i nazisti avessero catturato Mosca, allora avrebbero potuto conservare una Polonia "residua". Lì avrebbe dovuto capitolare, come fece, ad esempio, il governo francese nel luglio 1940. Oppure avrebbe potuto chiedere la pace, come fece il governo finlandese nel marzo 1940, e cedere territori (come dimostrato dai diari di Halder e dalle confessioni dei generali tedeschi durante gli interrogatori post-guerra, fino ad almeno il 12 Settembre 1939 i tedeschi erano convinti che la Polonia avrebbe ceduto solo i territori contesi). Va inoltre precisato che i governanti polacchi, radicalmente di destra e filo-fascisti, furono codardi anche nella sotto-categoria di cui facevano parte: il governo greco, ad esempio, guidato dal dittatore fascista Metaxas, disse coraggiosamente "no" alle pretese nazifasciste italo-tedesche (il "Giorno del No" è una festa nazionale ancora oggi fortemente sentita in Grecia), e Metaxas rimase in Grecia fino alla sua morte nell'Aprile del 1941, avvenuta per malattia, anche se alcuni ipotizzano fosse avvelenato da qualche membro filo-tedesco del suo entourage;
- Il governo polacco avrebbe potuto fuggire nel Regno Unito o in Francia, paesi già in guerra con la Germania. I leader del governo polacco avrebbero potuto fuggire in aereo in qualsiasi momento. Oppure avrebbero potuto fuggire tramite il porto polacco di Gdynia, che ha resistito fino al 14 settembre, e fuggire in barca.
- Perché non lo fecero? I leader del governo polacco pensavano che potessero essere uccisi? Bene, e allora? Decine di migliaia di loro concittadini e soldati vennero uccisi! Forse credevano davvero che la Romania avrebbe violato la sua neutralità con la Germania e li avrebbe lasciati passare in Francia? Se ci credevano, erano incredibilmente stupidi. Non c'è mai stata alcuna prova che il governo romeno abbia dato loro il permesso di farlo. Credevano che il Regno Unito e la Francia li avrebbero "salvati"? Se così fosse, anche quello era incredibilmente stupido. Anche se gli inglesi e i francesi avessero davvero intenzione di schierare un grande esercito per attaccare le forze tedesche a ovest, l'esercito polacco avrebbe dovuto resistere alla Wehrmacht per almeno un mese, forse di più. Ma l'esercito polacco era in rapida ritirata già dopo il primo o il secondo giorno di guerra. O forse erano fuggiti semplicemente per pura codardia. Questo è ciò che suggerisce la loro fuga da Varsavia, la capitale polacca.
Tutto ciò che è avvenuto in seguito, e la conseguente escalation del conflitto nella Seconda Guerra Mondiale, oltre ad essere colpa dell'"appeasement" anglo-francese, è stato specialmente la colpa della scelta dei governanti polacchi di farsi internare in Romania.
Cosa avrebbe comportato la possibilità di una "Polonia Residua"
Una "Polonia Residua", ossia una Polonia che avesse deciso di cedere dei territori alla Germania, continuando ad esistere come stato, ma con meno territori, avrebbe sicuramente potuto portare ad una rinascita del progetto di "Sicurezza Collettiva" proposto dai sovietici. I governanti di una "Polonia Residua", appurata l'ostilità tedesca nei loro confronti, sarebbero costretti a mettere da parte la loro russofobia e il loro sciovinismo in nome della riconquista dei territori perduti e della battaglia contro un nemico comune ormai certo. Una "Sicurezza Collettiva" in questa situazione avrebbe sicuramente impedito gran parte della carneficina della Seconda Guerra Mondiale, indebolito da subito la Germania, e garantito una Polonia neutrale e non allineata nel secondo dopoguerra, non dissimile da quanto avvenne storicamente per i paesi come la Finlandia, l'Austria o la Svezia.
Bibliografia
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- Testimoniano i generali spia di Hitler - J. Mader (1970) (in Russo, traduzione dal Tedesco del 1999)
- Il ministro degli esteri del Reich presso l'ambasciatore tedesco in Unione Sovietica (Schulenburg)
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Note
- 1. Barbero, 2014, minutaggio 46:24-47:32
2. Maiolo, 1998, p.22
3. Barbero, 2014,, minutaggio 6:52
4. Thampi, 1990, citato in Infrawiki
5. Barbero, 2014, minutaggio 11:54-12:17
6. New York Times, 30 aprile 1934
7. Pilarski, 2021
8. Litvinov, 1934, p.54-58, citato in Prolewiki
9. Latinski, 1992, p.94-95, citato anche in Infrawiki
10. Documents on German Foreign Policy - Series D - Volume V - June 1937 - March 1939.pdf, p.168, citato parzialmnte anche in Furr
11. Registrazione di una conversazione tra il commissario del popolo per gli affari esteri dell'URSS M. M. Litvinov e l'ambasciatore britannico presso l'URSS W. Seeds. 15 aprile 1939, tradotta dal russo
12. Proposta presentata dal commissario del popolo per gli affari esteri dell'URSS M. M. Litvinov all'ambasciatore britannico presso l'URSS W. Seeds. 17 aprile 1939
13. Un progetto di accordo tra Gran Bretagna, Francia e URSS, presentato al commissario del popolo per gli affari esteri dell'URSS V. M. Molotov dall'ambasciatore britannico presso l'URSS W. Seeds e dall'incaricato d'affari della Francia in URSS J. Payart. 27 Maggio 1939
14. Roberts, 2012, p.21
15. Registrazione di una conversazione tra il commissario del popolo agli affari esteri dell'URSS V. M. Molotov con l'ambasciatore britannico in URSS W. Seeds e l'incaricato d'affari di Francia in URSS J. Payart. 27 maggio 1939.
16. Progetto sovietico di accordo anglo-franco-sovietico. 2 giugno 1939.
17. Telegramma del rappresentante plenipotenziario dell'URSS in Gran Bretagna I. M. Maisky al Commissariato popolare per gli affari esteri dell'URSS. 8 giugno 1939.
18. Memorandum presentato dal commissario del popolo agli affari esteri dell'URSS agli ambasciatori di Gran Bretagna e Francia presso l'URSS. 16 giugno 1939.
19. Telegramma del commissario del popolo agli affari esteri dell'URSS ai rappresentanti plenipotenziari dell'URSS in Gran Bretagna e Francia, 17 luglio 1939.
20. Da un telegramma del rappresentante plenipotenziario dell'URSS in Gran Bretagna I.M. Maisky al Commissariato popolare per gli affari esteri dell'URSS. 25 luglio 1939.
21. Registrazione di un incontro delle missioni militari di URSS, Gran Bretagna e Francia. 12 agosto 1939.
22. Telegramma del ministro degli Esteri francese J. Bonnet all'ambasciatore francese in Polonia L. Noel. 16 agosto 1939
23. Telegramma del Ministro degli Affari Esteri polacco J. Beck all'Ambasciatore polacco in Francia J. Lukasiewicz. 20 agosto 1939.
24. Barbero, 2014, minutaggio 47:32-49:15
25. Carley, 2020
26. Università di Fordham, Internet History Sourcebook
27. Halder, 1939, 7 settembre, citato in Infrawiki
28. Ibidem, 9 settembre, citato in Infrawiki
29. Ibidem, 10 settembre, citato in Infrawiki
30. Ibidem, 11 settembre, citato in Infrawiki
31. Ibidem, 12 settembre, citato in Infrawiki, Furr
32. Guerra sovietico-polacca del 1939, campagna di liberazione nella Bielorussia occidentale e nell'Ucraina occidentale, 1939.09.12
33. Mader, 1970, reperibile in traduzione russa, 1999, p.104-105,107, citato anche in Furr
34. Von Ribbentrop, 15 Settembre 1939, citato parzialmente in Furr
35. Schulenburg, 16 Settembre 1939, citato parzialmente in Furr
36. Kurt von Tippelskirch, Geschichte des Zweiten Weltkrieges (Bonn, 1954), citato in Furr
37. Potëmkin, 1939, citato in Furr
38. Molotov, 1939, citato in Furr
39. Szapiro, New York Times, 2 Ottobre 1939, p.8, citato in Furr
40. Convenzione di Montevideo, 1933, articolo 1, citato parzialmente anche in Furr
41. Thomas D. Musgrave, Self-determination and national minorities (Oxford Monographs in International Law, Oxford University Press, 2000) p. 235 n. 170, citato in Furr
42. Churchill, discorso alla radio del 1 Ottobre 1939, trascritto sul NYT del 2 Ottobre 1939, citato in Furr
43. Jonathan Haslam, The Soviet Union and the struggle for collective security in Europe, 1933-39, St. Martin's Press, 1984, p.141,216, citato in Furr
44. Geoffrey Roberts, The Unholy Alliance : Stalin's pact with Hitler, Indiana U.P. 1989, p.209,258, citato in Furr
45. Katyn�. Plenniki neob�iavlennoi voiny. Moscow: Mezhdunarodnyi Fond "Demokratiia", 1999, citato in Furr