Nikita Sergeevič Chruščëv: differenze tra le versioni

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''«I kruscioviani, questi nuovi trotzkisti, buchariniani, zinovievisti e seguaci di Tuchacevski, instillarono perfidamente negli uomini che avevano fatto la guerra il sentimento della presunzione e della superiorità; incoraggiarono i privilegi a favore dell’élite, spalancarono le porte del Partito e dello Stato al burocratismo e al liberalismo, violarono le autentiche norme rivoluzionarie e, un po’ alla volta, riuscirono a diffondere nel popolo lo spirito del disfattismo. Diedero ad intendere che tutti i misfatti frutto delle loro azioni erano dovuti invece all’"atteggiamento brutale e settario, ai metodi e allo stile di lavoro" di Stalin. Con il diabolico metodo di gettar la pietra e di nascondere la mano, essi puntavano a ingannare la classe operaia, le masse contadine colcosiane, gli intellettuali, a mettere in moto tutti gli elementi dissidenti fino ad allora nascosti. Agli elementi dissidenti, carrieristi e degenerati dicevano che era venuto per loro la «vera libertà» e che questa «libertà» era stata portata a loro da Nikita Krusciov e dal suo gruppo. Questo era un modo per preparare il terreno alla liquidazione del socialismo in Unione Sovietica, all’abolizione della dittatura del proletariato e all’instaurazione di uno Stato di «tutto il popolo», che in realtà non doveva essere altro che uno Stato dittatoriale di tipo fascista, come è effettivamente oggi. Queste infamie non tardarono a venire a galla dopo la morte di Stalin, o piuttosto dopo l’assassinio di Stalin. Dico l’assassinio, poiché lo stesso Mikoian ci disse che insieme a Krusciov e
''«I kruscioviani, questi nuovi trotzkisti, buchariniani, zinovievisti e seguaci di Tuchacevski, instillarono perfidamente negli uomini che avevano fatto la guerra il sentimento della presunzione e della superiorità; incoraggiarono i privilegi a favore dell’élite, spalancarono le porte del Partito e dello Stato al burocratismo e al liberalismo, violarono le autentiche norme rivoluzionarie e, un po’ alla volta, riuscirono a diffondere nel popolo lo spirito del disfattismo. Diedero ad intendere che tutti i misfatti frutto delle loro azioni erano dovuti invece all’"atteggiamento brutale e settario, ai metodi e allo stile di lavoro" di Stalin. Con il diabolico metodo di gettar la pietra e di nascondere la mano, essi puntavano a ingannare la classe operaia, le masse contadine colcosiane, gli intellettuali, a mettere in moto tutti gli elementi dissidenti fino ad allora nascosti. Agli elementi dissidenti, carrieristi e degenerati dicevano che era venuto per loro la «vera libertà» e che questa «libertà» era stata portata a loro da Nikita Krusciov e dal suo gruppo. Questo era un modo per preparare il terreno alla liquidazione del socialismo in Unione Sovietica, all’abolizione della dittatura del proletariato e all’instaurazione di uno Stato di «tutto il popolo», che in realtà non doveva essere altro che uno Stato dittatoriale di tipo fascista, come è effettivamente oggi. Queste infamie non tardarono a venire a galla dopo la morte di Stalin, o piuttosto dopo l’assassinio di Stalin. Dico l’assassinio, poiché lo stesso Mikoian ci disse che insieme a Krusciov e
ai loro complici avevano deciso di ordire un "pokuchenie", un attentato, per uccidere Stalin, ma che in seguito, come lui stesso lo ammise, aveva
ai loro complici avevano deciso di ordire un "pokuchenie", un attentato, per uccidere Stalin, ma che in seguito, come lui stesso lo ammise, aveva
no rinunciato a questo piano. E’ un fatto notorio che i kruscioviani aspettavano impazientemente la morte di Stalin. D’altronde le circostanze della sua morte sono poco chiare. Sotto questo aspetto anche l’affare dei «ca mici bianchi», il processo cioè contro i medici del Cremlino, i quali, Stalin vivente, erano stati accusati di aver tentato di uccidere parecchi dirigenti dell’Unione Sovietica, è un enigma non ancora chiarito. Appena morto Stalin, questi medici furono riabilitati e l’affare archiviato. Ma perché mai l’affare fu chiuso?! Fu provata o no l’attività criminale di questi medici all’epoca in cui furono giudicati? L’affare dei medici fu archiviato perché se fossero proseguite le indagini, se si fosse rovistato più profondamente, sarebbero venute a galla molte sporcizie, molti crimini e complotti perpetrati dai revisionisti mascherati, guidati da Krusciov e Mikoian. In tal modo si sarebbero spiegate forse le morti improvvise in un periodo di tempo relativamente breve di Gottwald, Bierut, Foster, Dimitrov, e di qualche altro, che soffrivano di malattie guaribili [...] Forse ciò avrebbe chiarito anche la vera causa della morte improvvisa di Stalin<small>[[Nikita Sergeevič Chruščëv#Note|[3]]]</small>.»''
no rinunciato a questo piano. E’ un fatto notorio che i kruscioviani aspettavano impazientemente la morte di Stalin. D’altronde le circostanze della sua morte sono poco chiare. Sotto questo aspetto anche l’affare dei «ca mici bianchi», il processo cioè contro i medici del Cremlino, i quali, Stalin vivente, erano stati accusati di aver tentato di uccidere parecchi dirigenti dell’Unione Sovietica, è un enigma non ancora chiarito. Appena morto Stalin, questi medici furono riabilitati e l’affare archiviato. Ma perché mai l’affare fu chiuso?! Fu provata o no l’attività criminale di questi medici all’epoca in cui furono giudicati? L’affare dei medici fu archiviato perché se fossero proseguite le indagini, se si fosse rovistato più profondamente, sarebbero venute a galla molte sporcizie, molti crimini e complotti perpetrati dai revisionisti mascherati, guidati da Krusciov e Mikoian. In tal modo si sarebbero spiegate forse le morti improvvise in un periodo di tempo relativamente breve di [[Klement Gottwald|Gottwald]], [[Bolesław Bierut|Bierut]], Foster, [[Georgi Mihajlov Dimitrov|Dimitrov]], e di qualche altro, che soffrivano di malattie guaribili [...] Forse ciò avrebbe chiarito anche la vera causa della morte improvvisa di Stalin<small>[[Nikita Sergeevič Chruščëv#Note|[3]]]</small>.»''


Grazie alle prove degli atti processuali dei [[Processi di Mosca|processi di Mosca]] degli anni '30, in particolare grazie alle confessioni di Jagoda e del suo entourage nel processo contro il complotto dei destri e il "Blocco dei Destri e dei Trotzkisti" del 1938, riportate nell'opera del 1946 dei giornalisti statunitensi Sayers e Kahn, [[Ežovščina#Jagoda e il complotto dei destri|già citata ampiamente in questa wiki]], sappiamo che in passato i dissidenti antisovietici e i cospiratori utilizzarono la coercizione tattica nei confronti dello staff medico del personale politico del partito per provocare le morti dei leader sovietici governativi a loro più "scomodi" tramite la negligenza dei medici corrotti, per cui tale congettura portata avanti dall'anziano "capo" comunista albanese, per quanto impossibile da dimostrare, a meno che non escano fuori altri documenti d'archivio, è certamente esistente nel reame delle possibilità. Anche il figlio Vasilij, come testimoniato dalla sorella Svetlana, pare ritenesse che il padre fu avvelenato dai suoi rivali politici:
Grazie alle prove degli atti processuali dei [[Processi di Mosca|processi di Mosca]] degli anni '30, in particolare grazie alle confessioni di Jagoda e del suo entourage nel processo contro il complotto dei destri e il "Blocco dei Destri e dei Trotzkisti" del 1938, riportate nell'opera del 1946 dei giornalisti statunitensi Sayers e Kahn, [[Ežovščina#Jagoda e il complotto dei destri|già citata ampiamente in questa wiki]], sappiamo che in passato i dissidenti antisovietici e i cospiratori utilizzarono la coercizione tattica nei confronti dello staff medico del personale politico del partito per provocare le morti dei leader sovietici governativi a loro più "scomodi" tramite la negligenza dei medici corrotti, per cui tale congettura portata avanti dall'anziano "capo" comunista albanese, per quanto impossibile da dimostrare, a meno che non escano fuori altri documenti d'archivio, è certamente esistente nel reame delle possibilità. Anche il figlio Vasilij, come testimoniato dalla sorella Svetlana, pare ritenesse che il padre fu avvelenato dai suoi rivali politici:

Versione delle 18:33, 15 set 2024

Nikita Sergeevič Chruščëv

Foto a colori di Nikita Chruščëv
Nome Ufficiale Ники́та Серге́евич Хрущёв
Nome Intero Nikita Sergeevič Chruščëv
Data di nascita 15 Aprile 1894
Luogo di nascita Kalinovka, Impero Russo
Data di morte 11 Settembre 1971
Luogo di morte Mosca, Unione Sovietica
Cariche politiche
  • Primo Segretario del Partito Comunista dell' Unione Sovietica
    (07/09/1953 - 14/10/1964)
  • Presidente del Consiglio dei Ministri dell'Unione Sovietica
    (27/03/1958 - 14/10/1964)
  • Deputato del Soviet dell'Unione del Soviet Supremo dell'URSS
    (I, II, III, IV, V, VI Legislatura)
  • Primo Segretario del Partito Comunista dell'Ucraina (bolscevico)
    (27/01/1938 - 03/03/1947)
Partito politico

Nikita Sergeevič Chruščëv (pronuncia: Krusciòv) è stato un politico ideologicamente revisionista che servì come Segretario Generale del PCUS dal 1953 al 1964 e come Primo Ministro dell'URSS dal 1958 al 1964. Durante il suo governo, oltre ad essere responsabile di numerosi errori tattici e pratici, sintomo della sua genuina inettutidune come governante e "capo" politico, primo tra tutti la "coesistenza pacifica" con gli USA che cementificò definitivamente la "stasi" della Guerra Fredda a dispetto dell'avanzata della rivoluzione socialista nel mondo, è stato anche il primo ad attaccare pubblicamente (sulla base di pure congetture e pregiudizi ideologici, senza alcuna vera fonte storiografica o di archivio a favore di anche solo una delle sue dichiarazioni) l'operato del suo ben più capace e valido successore, Stalin, riprendendo gran parte delle calunnie e della propaganda contro Stalin utilizzate in passato dalla propaganda trotzkista, nazifascista e più genericamente anticomunista, prima tra tutte l'asserzione secondo cui Stalin avrebbe agito da "dittatore sanguinario" e avrebbe instaurato un "culto della personalità", menzogne confutabili tramite una semplice analisi dell'operato dello stesso Chruščëv durante il governo di Stalin. Lo scopo di questa voce, oltre che di analizzare i de-meriti del "leader" sovietico, è di fare luce sulla sua figura e sul suo operato, smentire le sue menzogne tramite le diverse fonti a disposizione (d'archivio, ricerche tramite materiale d'archivio de-secretato e reso pubblico dagli anni '90, confutazioni da parte di altri ben più validi rivoluzionari e capi socialisti suoi contemporanei e successivi a lui) e, in ultima istanza, spiegare la realtà dei fatti in merito ad argomenti "controversi" e su cui la propaganda mainstream e dei media capitalisti ha ingiustamente blaterato con menzogne alla cui base non vi è mai stato niente se non un pregiudizio anticomunista e in gran parte russofobo e antisovietico (e quindi razzista).

Primi anni e carriera

Nato nel 1894 da una famiglia di agricoltori nella cittadina di Kalinovka, nel governatorato di Kursk, suo padre lavorava come scalpellino, minatore e operaio di ferrovia; nel 1911 la sua famiglia si trasferì nel Donbas, nell'odierna Donetsk, dove, dopo un breve periodo come minatore, riuscì a conseguire un apprendistato in metallurgia, divenendo operaio di una fabbrica metalmeccanica. Escluso per questo dalla leva della Prima Guerra Mondiale, il giovane Chruščëv si iscrisse al Partito Comunista Russo (Bolscevico) nel 1918, ma non ebbe veri e propri avanzamenti nella sua carriera politica prima del 1929, quando fu inviato dal partito a frequentare l'Accademia Industriale di Mosca per conseguire il diploma, che fino a quel momento non aveva ancora ottenuto[1]. Secondo la ricostruzione degli storici e sovietologi Roger Keeran e Thomas Kenny, dal loro libro "Il Socialismo Tradito":

«Il modo migliore per comprendere le differenze tra la spinta delle politiche di Chruščëv e quelle dei suoi critici, come Molotov [...] era vederle come polarità, anche se in pratica le differenze a volte equivalevano a questioni di enfasi. Ad esempio, Chruščëv credeva in un percorso rapido e facile verso il comunismo, mentre i suoi critici prevedevano una strada più lunga e difficile. Chruščëv cercava un "allentamento della contesa" con gli Stati Uniti e i suoi alleati all'estero e un "rilassamento politico" e un "comunismo dei consumatori" in patria. I suoi critici vedevano una continuazione della lotta di classe all'estero e la necessità di vigilanza e disciplina in patria. Chruščëv vedeva in Stalin più cose da condannare che da lodare; Molotov e altri più cose da lodare che da condannare. Chruščëv era favorevole all'incorporazione di una gamma di idee capitaliste o occidentali nel socialismo, tra cui meccanismi di mercato, decentramento, una certa produzione privata, la forte dipendenza dai fertilizzanti e la coltivazione del mais e un aumento degli investimenti in beni di consumo. Molotov era favorevole a una migliore pianificazione centralizzata e alla proprietà socializzata, e al mantenimento della priorità dello sviluppo industriale. Chruščëv era favorevole all'ampliamento dell'idea della dittatura del proletariato e del ruolo di avanguardia proletaria del Partito Comunista per mettere altri settori della popolazione su un piano di parità con i lavoratori; i suoi critici non lo erano. Chruščëv nacque in una famiglia di contadini e dal 1938 al 1949 fu Segretario del Partito dell'Ucraina, dove divenne un'autorità sulle questioni agricole e sotto Stalin sostenne la subordinazione dell'agricoltura all'industrializzazione del paese. Il Partito aveva censurato la leadership di Chruščëv in Ucraina (e su questo Stalin era d'accordo) per aver ammesso troppe persone, principalmente contadini, nel Partito, per essere stato lassista sugli standard del Partito e per aver tollerato il ristretto nazionalismo ucraino. Anche dopo essersi trasferito a Mosca per diventarne il segretario del partito nel 1949, Krusciov mantenne i suoi legami con l'agricoltura e, in quanto capo della politica agricola nazionale, fu l'unico membro del Politburo di Stalin a visitare frequentemente la campagna. Dopo il 1954, le sue politiche agricole avrebbero svolto un ruolo di primo piano nel crescente dibattito del partito[2]

Morte di Stalin e possibile coinvolgimento

Secondo molti critici di Chruščëv, sia marxisti-leninisti che non, egli, insieme al suo entourage, fu responsabile della morte di Stalin, oltre che della liquidazione della "prima generazione" di capi rivoluzionari dell'est-Europa dell'immediato post-bellico. Scrive nelle sue memorie Enver Hoxha, Segretario del Partito Comunista d'Albania (poi Partito del Lavoro d'Albania, cambio di nome suggerito da Stalin):

«I kruscioviani, questi nuovi trotzkisti, buchariniani, zinovievisti e seguaci di Tuchacevski, instillarono perfidamente negli uomini che avevano fatto la guerra il sentimento della presunzione e della superiorità; incoraggiarono i privilegi a favore dell’élite, spalancarono le porte del Partito e dello Stato al burocratismo e al liberalismo, violarono le autentiche norme rivoluzionarie e, un po’ alla volta, riuscirono a diffondere nel popolo lo spirito del disfattismo. Diedero ad intendere che tutti i misfatti frutto delle loro azioni erano dovuti invece all’"atteggiamento brutale e settario, ai metodi e allo stile di lavoro" di Stalin. Con il diabolico metodo di gettar la pietra e di nascondere la mano, essi puntavano a ingannare la classe operaia, le masse contadine colcosiane, gli intellettuali, a mettere in moto tutti gli elementi dissidenti fino ad allora nascosti. Agli elementi dissidenti, carrieristi e degenerati dicevano che era venuto per loro la «vera libertà» e che questa «libertà» era stata portata a loro da Nikita Krusciov e dal suo gruppo. Questo era un modo per preparare il terreno alla liquidazione del socialismo in Unione Sovietica, all’abolizione della dittatura del proletariato e all’instaurazione di uno Stato di «tutto il popolo», che in realtà non doveva essere altro che uno Stato dittatoriale di tipo fascista, come è effettivamente oggi. Queste infamie non tardarono a venire a galla dopo la morte di Stalin, o piuttosto dopo l’assassinio di Stalin. Dico l’assassinio, poiché lo stesso Mikoian ci disse che insieme a Krusciov e ai loro complici avevano deciso di ordire un "pokuchenie", un attentato, per uccidere Stalin, ma che in seguito, come lui stesso lo ammise, aveva no rinunciato a questo piano. E’ un fatto notorio che i kruscioviani aspettavano impazientemente la morte di Stalin. D’altronde le circostanze della sua morte sono poco chiare. Sotto questo aspetto anche l’affare dei «ca mici bianchi», il processo cioè contro i medici del Cremlino, i quali, Stalin vivente, erano stati accusati di aver tentato di uccidere parecchi dirigenti dell’Unione Sovietica, è un enigma non ancora chiarito. Appena morto Stalin, questi medici furono riabilitati e l’affare archiviato. Ma perché mai l’affare fu chiuso?! Fu provata o no l’attività criminale di questi medici all’epoca in cui furono giudicati? L’affare dei medici fu archiviato perché se fossero proseguite le indagini, se si fosse rovistato più profondamente, sarebbero venute a galla molte sporcizie, molti crimini e complotti perpetrati dai revisionisti mascherati, guidati da Krusciov e Mikoian. In tal modo si sarebbero spiegate forse le morti improvvise in un periodo di tempo relativamente breve di Gottwald, Bierut, Foster, Dimitrov, e di qualche altro, che soffrivano di malattie guaribili [...] Forse ciò avrebbe chiarito anche la vera causa della morte improvvisa di Stalin[3]

Grazie alle prove degli atti processuali dei processi di Mosca degli anni '30, in particolare grazie alle confessioni di Jagoda e del suo entourage nel processo contro il complotto dei destri e il "Blocco dei Destri e dei Trotzkisti" del 1938, riportate nell'opera del 1946 dei giornalisti statunitensi Sayers e Kahn, già citata ampiamente in questa wiki, sappiamo che in passato i dissidenti antisovietici e i cospiratori utilizzarono la coercizione tattica nei confronti dello staff medico del personale politico del partito per provocare le morti dei leader sovietici governativi a loro più "scomodi" tramite la negligenza dei medici corrotti, per cui tale congettura portata avanti dall'anziano "capo" comunista albanese, per quanto impossibile da dimostrare, a meno che non escano fuori altri documenti d'archivio, è certamente esistente nel reame delle possibilità. Anche il figlio Vasilij, come testimoniato dalla sorella Svetlana, pare ritenesse che il padre fu avvelenato dai suoi rivali politici:

«Mio fratello Vasilij era un pilota, dopo la seconda guerra mondiale era un generale e il comandante dell'aeronautica militare distrettuale di Mosca. Dopo la morte di mio padre lasciò l'esercito e fu presto arrestato. Questo accadde perché aveva minacciato il governo, disse che "mio padre era stato ucciso dai suoi rivali" e cose del genere, e c'era sempre molta gente intorno a lui, così decisero di isolarlo[4]

Salita al potere

Bibliografia

Note

    1. Chruščëv, citato in Prolewiki
    2. Keeran, Kenny, 2004, p.28-29
    3. Hoxha, 1981, p.31-33
    4. Allilueva, 1969, citata in Finnish Bolshevik