Patto Molotov-Ribbentrop: differenze tra le versioni

Da Xitpedia.
Vai alla navigazioneVai alla ricerca
Riga 131: Riga 131:


=== 1) Il trattato era un'alleanza ===
=== 1) Il trattato era un'alleanza ===
Tale menzogna è facilmente smentibile dal fatto che, se dovessimo considerare "non-aggressione" come sinonimo di alleanza, allora dovremmo considerare tutti i trattati che gli altri paesi stipularono con la Germania come dei "trattati di alleanza", incluso il trattato di non aggressione e di trattative commerciali polacco-tedesco e il Patto di Monaco del 1938. Siccome gli anticomunisti di qualsiasi parte dello "spettro politico" borghese non verranno mai meno a questo loro doppiopesismo, è chiaro ed evidente che tale "accusa" abbia lo stesso peso di un [[Peto|peto]] in un sacco di plastica. In merito alle accuse di una presunta alleanza e della nascita di un "fronte rosso-bruno", è interessante quanto viene riportato dagli storici (anticomunisti) J. Haslam e G. Roberts:
Tale menzogna è facilmente smentibile dal fatto che, se dovessimo considerare "non-aggressione" come sinonimo di alleanza, allora dovremmo considerare tutti i trattati che gli altri paesi stipularono con la Germania come dei "trattati di alleanza", incluso il trattato di non aggressione e di trattative commerciali polacco-tedesco e il Patto di Monaco del 1938. Siccome gli anticomunisti di qualsiasi parte dello "spettro politico" borghese non verranno mai meno a questo loro doppiopesismo, è chiaro ed evidente che tale "accusa" abbia lo stesso peso di un [[Peto|peto]] in un sacco di plastica. In merito alle accuse di una presunta alleanza e della nascita di un "fronte rosso-bruno", lo storico anticomunista G. Roberts fa notare che l'ambasciatore tedesco a Mosca, Schulenburg, osservò che il governo sovietico mostrava una certa apertura a migliorare le relazioni con la Germania, ma la sfiducia nei confronti di quest'ultima persisteva. La leadership sovietica era interessata a stabilire relazioni con Gran Bretagna e Francia, a condizione che i loro desideri venissero soddisfatti. In un incontro tra Astakhov, l'ambasciatore sovietico a Berlino, e Schnurre, un diplomatico tedesco, si discussero le possibilità di un accordo di credito come primo passo per migliorare le relazioni sovietico-tedesche. La situazione cambiò quando Schulenburg, su istruzioni di Ribbentrop, si incontrò con Molotov per discutere un possibile accordo politico tra l'URSS e la Germania. Schulenburg affermò che la Germania non aveva intenzioni aggressive contro l'URSS, mentre Molotov espresse interesse per un patto di non aggressione. Nel frattempo, i colloqui militari tra sovietici, britannici e francesi si erano interrotti, poiché i sovietici volevano chiarire i diritti di passaggio attraverso Polonia e Romania in caso di aggressione tedesca. Il rinvio dei negoziati da parte di Voroshilov e l'apertura di Molotov a un accordo con la Germania segnarono un cambiamento significativo negli obiettivi sovietici, da una triplice alleanza con Gran Bretagna e Francia a un accordo con Hitler. I sovietici decisero di proteggere i propri interessi attraverso un'azione indipendente, accettando l'isolamento piuttosto che rischiare di essere coinvolti in una guerra con la Germania e potenzialmente con il Giappone. In cambio della mano libera per la Germania contro la Polonia, l'URSS avrebbe ricevuto garanzie di sicurezza nel Baltico e limitazioni all'espansione tedesca verso est<small>[[Patto Molotov-Ribbentrop#Note|[46]]]</small>.


''«Schulenburg [ambasciatore tedesco a Mosca, ndr] valutò il suo incontro con Molotov come segue: "Era evidente che il governo sovietico era più preparato a migliorare le relazioni tedesco-sovietiche, ma che la vecchia sfiducia nei confronti della Germania persiste. La mia impressione generale è che il governo sovietico sia attualmente determinato a firmare con Inghilterra e Francia, se soddisfano tutti i desideri sovietici... ci vorrà... un notevole sforzo da parte nostra per far cambiare idea al governo sovietico". [...] Il 5 agosto [Georgy] Astakhov [ambasciatore sovietico a Berlino, ndr] si avvicinò a [Julius] Schnurre [diplomatico tedesco inviato a negoziare per la Germania, ufficialmente incaricato per gli affari economici del Reich Tedesco con l'Est, ndr] per dirgli che aveva ricevuto istruzioni di dire che il governo sovietico avrebbe continuato i colloqui sul miglioramento delle relazioni e che l'accordo di credito era visto come la prima fase. In un telegramma a Mosca dell'8 agosto Astakhov riassunse la posizione raggiunta nelle relazioni sovietico-tedesche. I tedeschi, sosteneva, non intendevano "un'osservazione seria e a lungo termine di eventuali impegni. Penso che nell'immediato futuro ritengano fattibile giungere a una certa intesa ... per neutralizzarci a questo prezzo ... Per quanto riguarda il futuro, allora qui la questione dipenderebbe, ovviamente, non da quegli obblighi ma dalla nuova situazione che si sarebbe creata". [...] La valutazione della situazione da parte di Astakhov fu pienamente giustificata tre giorni dopo quando Schulenburg, su istruzioni di Ribbentrop, incontrò Molotov per proporre al ministro degli Esteri del Reich di volare a Mosca per negoziati faccia a faccia su un accordo politico tra l'URSS e la Germania. "La Germania non ha intenzioni aggressive contro l'URSS", Schulenburg fu incaricato di dire a Molotov. "Il governo del Reich è dell'opinione che non vi sia alcuna questione tra il Baltico e il Mar Nero che non possa essere risolta con la completa soddisfazione di entrambi i paesi". In risposta, Molotov voleva sapere: "Come stavano le cose con l'idea di un patto di non aggressione? Il governo tedesco era incline a favore dell'idea o la questione avrebbe dovuto essere approfondita più a fondo?" Quanto a una visita di Ribbentrop, ciò avrebbe richiesto una certa preparazione e riflessione. Molotov voleva indicazioni più precise sulle intenzioni tedesche, in particolare per quanto riguarda un patto di non aggressione. Il 17 agosto fu anche un giorno ricco di eventi per i negoziati militari anglo-sovietico-francesi, in corso da quasi una settimana. Fin dall'inizio dei colloqui, il 12 agosto, Voroshilov aveva assillato inglesi e francesi sulla questione dei diritti di passaggio sovietici attraverso Polonia e Romania. Senza la risoluzione di questa questione vitale, disse ai rappresentanti inglesi e francesi, i negoziati militari non avevano alcun significato. Infine, il 17 agosto i sovietici proposero un rinvio indefinito dei colloqui in attesa di una risposta da Londra e Parigi alla domanda se all'Armata Rossa sarebbe stato consentito o meno di entrare in Polonia e Romania in caso di aggressione tedesca. Fu solo dopo strenue rappresentazioni da parte di inglesi e francesi che i russi accettarono di riprendere i colloqui il 21 agosto. Il rinvio dei negoziati militari da parte di Voroshilov e la proposta di Molotov di un patto di non aggressione con la Germania significarono un decisivo cambiamento negli obiettivi operativi sovietici. Finora l'obiettivo era stato una triplice alleanza con Gran Bretagna e Francia. Ora si trattava di concludere un accordo adeguato con Hitler. La svolta sovietica verso la Germania il 17 agosto fu una scommessa. Il futuro delle relazioni tedesco-sovietiche era ancora incerto. Non era stato concordato nulla. La prospettiva di una mossa tedesca contro la Polonia doveva essere importante nei calcoli sovietici. Cosa sarebbe successo come conseguenza di un'invasione tedesca della Polonia era un'incognita per chiunque. Ma quando arrivò la crisi, l'Unione Sovietica dovette sapere dove si trovava. Altrimenti si sarebbe potuta trovare intrappolata da sola in una guerra con la Germania e, forse, anche con il Giappone. Ciò che la Germania offrì fu la possibilità di un accordo immediato che avrebbe dato all'URSS ulteriore riparo nella tempesta imminente. Fondamentalmente, i sovietici scelsero di stare da soli, di proteggere i propri interessi attraverso un'azione indipendente piuttosto che tramite la sicurezza e la difesa collettive. Avrebbero accettato l'isolamento, ma non si sarebbero lasciati diventare vittime della guerra. In cambio della concessione di mano libera alla Germania contro la Polonia e dell'abbandono dell'alleanza con le potenze occidentali, l'URSS avrebbe ricevuto garanzie di sicurezza nel Baltico e l'avanzata tedesca verso est sarebbe stata limitata alla Polonia occidentale<small>[[Patto Molotov-Ribbentrop#Note|[46]]]</small>.»''
Un'altro storico anticomunista, J. Haslam, riporta invece il complesso intreccio delle relazioni tra Unione Sovietica, Germania e le potenze occidentali nel periodo precedente alla Seconda Guerra Mondiale, evidenziando le manovre diplomatiche e le strategie in gioco. Il ruolo della Gran Bretagna e della Francia appare particolarmente problematico, caratterizzato da una riluttanza a garantire accordi concreti e da una mancanza di reciproco impegno che, secondo i sovietici, li avrebbe messi in una posizione vulnerabile in caso di conflitto con la Germania.


''«I russi percepirono giustamente la "riluttanza britannica a coinvolgersi" con loro "attraverso qualsiasi accordo formale, la riluttanza a mettere la propria firma fianco a fianco" con quella dei russi "su qualsiasi documento e la riluttanza ad andare oltre azioni 'parallele'". Le proposte britanniche ci avrebbero "coinvolti automaticamente in una guerra con la Germania ogni volta che Inghilterra e Francia avessero scelto, per combattere la Germania sotto gli obblighi che hanno assunto senza il nostro consenso e che non sono stati concordati con noi ... Mentre ci assegnano il ruolo di un compagno cieco in questa combinazione, non desiderano garantirci nemmeno contro le conseguenze che i nostri obblighi comporterebbero per noi". Questi sentimenti furono espressi con forza in un editoriale, non firmato ma in realtà di Molotov, apparso su Izvestija l'11 maggio. Il suo messaggio generale era che dopo la denuncia da parte di Hitler dell'accordo navale anglo-tedesco e del patto di non aggressione polacco-tedesco, più la notizia di un'imminente alleanza tra Roma e Berlino, il peso della minaccia tedesca doveva essere affrontato da Gran Bretagna e Francia. L'URSS era, tuttavia, ancora disposta a unirsi a "un fronte unito di mutua assistenza", ma solo sulla base di una vera reciprocità. "Dove non c'è reciprocità", sosteneva Molotov, "non può esserci vera cooperazione". Chamberlain, come al solito, reagì con emozione piuttosto che con ragione, infastidito dal fatto che i russi dovessero "rispondere al nostro ... cortese dispaccio pubblicando una replica tendenziosa e unilaterale sulla stampa", ignaro di quanto i russi si sentissero insultati nel ricevere proposte così unilaterali dopo così tante settimane di ritardo. Il rifiuto formale dell'offerta britannica fu comunicato all'ambasciata britannica il 14 maggio e seguì le linee di critica già espresse da Molotov. Data la mancanza di intenzioni serie a Londra, era inevitabile che i russi si rivolgessero ai tedeschi. A Berlino il 17 maggio Astakhov sottolineò che "non c'erano conflitti di politica estera tra Germania e Unione Sovietica e che quindi non c'era motivo di inimicizia tra i due paesi". [...] Le voci di un imminente riavvicinamento sovietico-tedesco erano inevitabilmente filtrate fino a Londra e avevano avuto un impatto su certi quartieri, sebbene non fossero mai state sufficientemente concrete da convincere gli inglesi che avevano poco tempo a disposizione. I capi di stato maggiore ora esprimevano la necessità di "una garanzia completa di mutua assistenza tra Gran Bretagna e Francia e l'Unione Sovietica", esattamente ciò che Churchill sosteneva da anni. Il gabinetto ne fu impressionato e seguì l'esempio, sebbene l'esitazione con cui lo fece di fronte alle aspre e sempre più elaborate e poco convincenti obiezioni di Chamberlain, lasciò al primo ministro l'opportunità di diluire e sabotare le proposte che erano scaturite dalla discussione. Chamberlain insistette sul fatto che l'offerta di un'alleanza non dovesse essere altro che "una dichiarazione delle nostre intenzioni in determinate circostanze in adempimento dei nostri obblighi ai sensi dell'Art. XVI del Patto. È davvero un'idea molto ingegnosa", confidò alla sorella Hilda, "perché è calcolata per catturare tutti i mugwump e allo stesso tempo legando la cosa all'Art. XVI le diamo un carattere temporaneo. Non ho dubbi che un giorno o l'Art. XVI verrà modificato o abrogato e questo dovrebbe darci l'opportunità di rivedere le nostre relazioni con il Soviet se lo vogliamo". Dato il provato disprezzo di Chamberlain per la Lega, che aveva completamente messo da parte durante la crisi cecoslovacca, fu ingenuo, per usare un eufemismo, nell'esprimere la convinzione che i russi avrebbero trovato l'offerta "difficile da rifiutare". [...] I russi naturalmente espressero il sospetto che sia Londra che Parigi "fossero meno interessate a un patto in sé che a discussioni su di esso". I negoziati con l'Intesa non avevano fatto molti progressi dopo il licenziamento di Litvinov; quando Molotov si rivolse al Soviet Supremo il 31 maggio, aveva ben poco da riferire. Dopo aver delineato lo stato di avanzamento dei negoziati con l'Intesa, ora indicò pubblicamente che il governo sovietico non si sarebbe "astenuto da relazioni commerciali con paesi come la Germania e l'Italia". Lanciò anche un avvertimento alla Finlandia. Le autorità finlandesi si erano rifiutate di fornire informazioni complete in merito alla fortificazione delle isole Åland. Molotov sottolineò che "non riteniamo di poterci rassegnare all'ipotesi che gli interessi dell'URSS possano in alcun modo essere trascurati in questa questione, che è di grande importanza per la difesa del nostro paese". Ma la parte più importante del discorso fu quella dedicata al Giappone, le cui forze armate avevano iniziato sistematiche violazioni della frontiera della Manciuria con la Mongolia Esterna dall'11 maggio. Molotov avvertì che l'URSS avrebbe difeso questi confini come propri, e questa parte del discorso fu pronunciata con "un tono più energico, dando l'impressione che in questo momento l'URSS sia particolarmente preoccupata per l'Oriente". Non era dall'estate del 1938 che l'ansia per la prospettiva di una guerra su due fronti pesava così tanto nelle considerazioni sovietiche. Ecco un'ulteriore ragione per cercare un'intesa con la Germania. Per il momento, però, la sicurezza collettiva era ancora la politica sovietica. Il Soviet Supremo accettò formalmente la linea del governo di cercare un'alleanza con l'Intesa, un segno sicuro che Stalin era ancora interessato. [...] Gli ambasciatori britannico e francese non furono in grado di rispondere. Londra era ancora riluttante ad accettare la necessità di scoraggiare l'espansione tedesca nell'Europa orientale al prezzo di rischiare l'egemonia sovietica nella regione. [...] Nel frattempo la Finlandia, in particolare, si mostrò la destinataria volontaria dei favori tedeschi, allarmando così ulteriormente i russi e mettendo a dura prova ancora di più i negoziati anglo-sovietici. [...] La Finlandia "potrebbe facilmente diventare il trampolino di lancio per mosse antisovietiche per uno dei due principali raggruppamenti borghesi-imperialisti, quello tedesco e quello anglo-franco-americano". Non si poteva "escludere" che stessero complottando insieme per "un'azione congiunta contro l'URSS". La Finlandia potrebbe benissimo diventare una piccola moneta nel gioco di qualcun altro, "sollecitata contro di noi come uno scaramantico per una guerra importante". L'intelligence riferì che la costruzione accelerata di fortificazioni e strade sul lato finlandese della frontiera era ancora in corso. Meretskov ricevette l'ordine di preparare un memorandum sulle contromisure da adottare in caso di un futuro attacco dalla Finlandia. Doveva essere pronto entro due o tre settimane, poiché si prevedeva che la Germania si sarebbe mossa in estate e sia l'URSS che la Finlandia sarebbero state coinvolte direttamente o indirettamente nel conflitto. Allo stesso tempo, le truppe dovevano essere preparate per l'azione e la costruzione delle fortificazioni accelerata nel distretto militare di Leningrado. Tutto ciò doveva essere fatto in segreto per evitare di seminare il panico tra la popolazione. Ždanov doveva essere tenuto informato della situazione. Non sorprende che la preoccupazione di lunga data di Ždanov per la sicurezza di Leningrado lo abbia portato in prima linea tra coloro che erano insoddisfatti della tortuosa mancanza di progressi nei negoziati con la Gran Bretagna. Il 29 giugno apparve un articolo a suo nome sulla Pravda intitolato "I governi inglese e francese non vogliono un accordo paritario con l'URSS". Sebbene sottolineasse che l'articolo esprimeva solo la sua "opinione personale" e che i suoi "amici" "non erano d'accordo", e che fu pubblicato sulla Pravda ma non sull'Izvestija, le opinioni espresse erano di uso comune al Cremlino, come indicano i commenti di Stalin a Mereckov. Ždanov era particolarmente sospettoso del rifiuto della Gran Bretagna di garantire gli stati baltici. Il rifiuto di fornire tale garanzia era, a suo dire, "dettato da un solo scopo: quello di complicare i negoziati con l'obiettivo di interromperli". La Gran Bretagna sembrava disposta a far sì che Mosca garantisse la Svizzera e i Paesi Bassi quando queste potenze non avevano nemmeno relazioni diplomatiche con l'URSS, ma esitava quando si trattava di un'area vitale per la sicurezza sovietica. Ždanov espresse la convinzione che "gli inglesi e i francesi non vogliono un vero accordo accettabile per l'URSS, ma si limitano a parlare di un accordo in modo che, inducendo l'opinione pubblica dei loro paesi a credere nell'apparente inflessibilità dell'URSS, possano facilitare la strada verso un accordo con gli aggressori". [...] A Mosca, i resoconti delle attività tedesche in paesi come l'Estonia fungevano da promemoria costante del fatto che bisognava ottenere carta bianca per agire contro i vicini baltici potenzialmente ostili, capaci di invitare la Wehrmacht. Ossessionati da questa minaccia, Molotov e Stalin erano ciechi all'opinione di Londra. Molotov si accontentò di lamentarsi "dell'inganno e del vergognoso sotterfugio" dell'Intesa. "Sembra che non verrà fuori nulla dalle infinite trattative", concluse cupamente il 17 luglio. Finora gli inglesi non avevano ancora concesso nulla sull'aggressione indiretta nel Baltico. Mereckov aveva riferito a Stalin sui piani di emergenza per un'azione contro la Finlandia 131 , e i russi si erano quindi rivolti a Berlino per vedere se potevano prevenire ulteriori mosse tedesche in quella direzione. Chiaramente Stalin non aveva ancora deciso la linea da seguire. Aveva sempre avuto la tendenza a deviare verso le decisioni, a consentire che fossero seguite simultaneamente opzioni alternative, aspettando cautamente di vedere quale avrebbe dato i suoi frutti per prima prima di fare finalmente la sua scelta. A Berlino Astakhov incalzò ripetutamente Schnurre sulla questione del Baltico e "se, oltre alla penetrazione economica", i tedeschi avessero altri obiettivi politici di vasta portata nella regione. L'indagine sovietica su questa e altre questioni delicate assicurò ora una risposta tedesca. "Saremmo preparati, qualunque fosse lo sviluppo della questione polacca, sia pacificamente come desideriamo, sia in qualche altro modo che ci venga imposto, a salvaguardare tutti gli interessi sovietici e a giungere a un'intesa con il governo di Mosca. Anche nella questione baltica, se i colloqui avessero preso una piega positiva, si sarebbe potuta avanzare l'idea di modificare il nostro atteggiamento... in modo da rispettare gli interessi sovietici vitali nel Mar Baltico". I tedeschi erano ora pronti a concedere ciò che gli inglesi erano ancora riluttanti a contemplare; la sostanza di ciò fu debitamente comunicata a Molotov il 4 agosto. [...] I negoziati con l'Intesa furono così interrotti. Chiaramente gli inglesi e i francesi avevano se stessi da biasimare per aver perso un'opportunità che, a giudicare dalla loro reazione, non si sarebbero lasciati sfuggire se fossero stati più consapevoli che Berlino intendeva un accordo con Mosca. "Resta il fatto che non ci è mai stato detto che tedeschi e russi avevano avviato negoziati tra loro, che era l'unica cosa che contava", fu l'amaro commento di Sir Orme Sargent il 3 settembre. Eppure era stato lui, tra gli altri, a fare così tanto, nel corso dei tre anni precedenti, per facilitare il percorso della Germania verso est e minare i veri tentativi di Litvinov di costruire un sistema di sicurezza collettivo che abbracciasse entrambe le metà dell'Europa. Proprio come la decisione sovietica di raggiungere un accordo con i tedeschi nell'agosto del 1939 non può essere attribuita semplicemente a un fallimento dell'ultimo minuto nei negoziati con l'Intesa, così anche l'incapacità di Londra di cogliere il nocciolo di un'alleanza anglo-sovietica all'inizio di quell'anno non può essere attribuita semplicemente alla mancanza di informazioni sulle intenzioni tedesche o sovietiche. La radicata sfiducia tra Gran Bretagna e URSS che precedette l'assunzione del potere da parte di Hitler ebbe almeno tanto a che fare con l'incapacità di entrambe di raggiungere un accordo nel 1939 quanto con le occasioni mancate e gli insuccessi dell'intelligence di quell'anno<small>[[Patto Molotov-Ribbentrop#Note|[47]]]</small>.»''
La narrazione di Schulenburg e Astakhov mostra la crescente apertura della Germania verso un accordo con l'URSS, mentre l'atteggiamento britannico di riserva e il rifiuto di garantire gli stati baltici creano un vuoto che Mosca cerca di colmare avvicinandosi a Berlino. L'editoriale di Molotov sottolinea il desiderio sovietico di una cooperazione reale, ma solo su basi di reciproca assistenza e rispetto. Le tensioni con la Finlandia e la minaccia percepita di espansione tedesca in Europa orientale rendono la situazione ancora più complessa. La mancanza di fiducia tra le potenze occidentali e Mosca, evidenziata dai commenti di Ždanov e da altre figure sovietiche, illustra come la situazione geopolitica stesse rapidamente evolvendo verso un punto di rottura.


Secondo quanto riportato dai due storici, che è necessario ribadire essere anti-comunisti, tutt'altro che capitani di Stalin o commissari sovietici o "negazionisti rossobruni", tant'è vero che uno di loro due (Haslam) lascia anche dei commenti personali, abbastanza inopportuni, in merito all'atteggiamento e alla psiche di Stalin (che sono stati lasciati nella citazione riportata nel paragrafo), il trattato, tutt'altro che un'"alleanza" (sebbene Roberts continui a definirla come tale nei propri paragrafi), era stato stipulato in una condizione di sfiducia e di fredda necessità di garanzie immediate per un conflitto che ormai era divenuto, a seguito della crisi del "Patto di Monaco" del 1938, inevitabile. Le azioni della Germania, che con il pretesto di inviare "attaché militari" nelle repubbliche delle banane baltiche, chiaramente filo-tedesche e anti-sovietiche, allora come oggi, oltre che in Finlandia, avevano fatto presagire un chiaro intento di utilizzo di tali paesi come "trampolino di lancio" per un attacco all'URSS in seguito all'invasione della Polonia. L'indiscutibile inettitudine delle amministrazioni britannica e francese, che pretendevano che l'URSS garantisse per paesi come l'Olanda o la Svizzera, che non solo erano lontani dai confini sovietici, ma non riconoscevano neanche le autorità sovietiche o intrattenevano con essi rapporti diplomatici, per ignorare, invece, e "accontentare" quei paesi (Finlandia, Polonia, Baltici) che chiaramente avevano il solo interesse di sabotare qualsiasi proposito sovietico sulla base di soli pregiudizi politici e razzisti, fa presagire agli storici, come a chiunque altro sia capace di intendere e di volere, dopo aver appreso e osservato la situazione in questione, il netto disinteresse anglo-francese per un "accordo" anti-tedesco e piuttosto una possibile volontà di utilizzare le mire espansionistiche della Germania in funzione anti-sovietica. Questo atteggiamento a tratti intransigente, a tratti palesemente disinteressato, da parte britannica e francese, spinse i sovietici, nel 1939 come nel 1918 con Brest-Litovsk, a firmare un trattato che, nel breve termine e soprattutto ideologicamente, sembrava essere contro-intuitivo e un "tradimento", ma che in realtà aveva il solo scopo di preservare la pace per l'URSS per qualche altro anno di modo da trovarsi preparata a fronteggiare l'attacco da parte della Germania, verso la quale c'era ancora un sentimento, reciproco, di sfiducia anche nel momento in cui fu firmato e ratificato il trattato di non-aggressione.
In questo contesto, la decisione dell'URSS di avvicinarsi alla Germania nel 1939 non è solo il risultato di fallimenti diplomatici, ma riflette una strategia più ampia di protezione degli interessi sovietici in un periodo di incertezze globali. La narrativa culmina nella constatazione che le mancate intese e le sfide diplomatiche hanno avuto conseguenze di vasta portata, influenzando non solo le relazioni sovietiche con la Germania, ma anche la dinamica delle potenze europee nel precipitare verso la guerra<small>[[Patto Molotov-Ribbentrop#Note|[47]]]</small>.
 
Secondo quanto riportato dai due storici (che è necessario ribadire essere anti-comunisti, tutt'altro che capitani di Stalin o commissari sovietici o "negazionisti rossobruni", tant'è vero che Haslam lascia anche dei commenti personali, abbastanza inopportuni in merito all'atteggiamento e alla psiche di Stalin), il trattato, tutt'altro che un'"alleanza" (sebbene Roberts continui a definirla come tale nei propri paragrafi), era stato stipulato in una condizione di sfiducia e di fredda necessità di garanzie immediate per un conflitto che ormai era divenuto, a seguito della crisi del "Patto di Monaco" del 1938, inevitabile. Le azioni della Germania, che con il pretesto di inviare "attaché militari" nelle repubbliche delle banane baltiche, chiaramente filo-tedesche e anti-sovietiche, allora come oggi, oltre che in Finlandia, avevano fatto presagire un chiaro intento di utilizzo di tali paesi come "trampolino di lancio" per un attacco all'URSS in seguito all'invasione della Polonia. L'indiscutibile inettitudine delle amministrazioni britannica e francese, che pretendevano che l'URSS garantisse per paesi come l'Olanda o la Svizzera, che non solo erano lontani dai confini sovietici, ma non riconoscevano neanche le autorità sovietiche o intrattenevano con essi rapporti diplomatici, per ignorare, invece, e "accontentare" quei paesi (Finlandia, Polonia, Baltici) che chiaramente avevano il solo interesse di sabotare qualsiasi proposito sovietico sulla base di soli pregiudizi politici e razzisti, fa presagire agli storici, come a chiunque altro sia capace di intendere e di volere, dopo aver appreso e osservato la situazione in questione, il netto disinteresse anglo-francese per un "accordo" anti-tedesco e piuttosto una possibile volontà di utilizzare le mire espansionistiche della Germania in funzione anti-sovietica. Questo atteggiamento a tratti intransigente, a tratti palesemente disinteressato, da parte britannica e francese, spinse i sovietici, nel 1939 come nel 1918 con Brest-Litovsk, a firmare un trattato che, nel breve termine e soprattutto ideologicamente, sembrava essere contro-intuitivo e un "tradimento", ma che in realtà aveva il solo scopo di preservare la pace per l'URSS per qualche altro anno di modo da trovarsi preparata a fronteggiare l'attacco da parte della Germania, verso la quale c'era ancora un sentimento, reciproco, di sfiducia anche nel momento in cui fu firmato e ratificato il trattato di non-aggressione.


=== 2) Il trattato ha spartito l'est Europa e la Polonia ===  
=== 2) Il trattato ha spartito l'est Europa e la Polonia ===  

Versione delle 23:20, 30 set 2024

Il Trattato di non aggressione tra la Germania e l'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, altresì noto come Patto Molotov-Ribbentrop o Patto Molotov-Von Ribbentrop, dai cognomi dei ministri degli esteri e co-firmatari del trattato, e chiamato dalla propaganda anticomunista erroneamente come Patto Hitler-Stalin o Patto Nazi-Sovietico, fu un trattato di non aggressione tra il Terzo Reich e l'Unione Sovietica, firmato a Mosca il 23 agosto del 1939, una settimana prima dell'invasione tedesca della Polonia. Il trattato, che sanciva una politica di non-belligeranza tra i due paesi, e che aveva stabilito delle "zone di influenza" reciproche in Polonia e nell'est europa limitrofo ai confini sovietici, non era affatto, come viene invece affermato dalla stragrande maggioranza dei media mainstream e della propaganda anticomunista, un "trattato di alleanza". Un'altra comune menzogna in merito al trattato è che esso avesse sancito una "spartizione" della Polonia tra Germania e URSS che richiamasse le antiche spartizioni della Confederazione Polacco-Lituana del XV e XVI secolo. Il trattato, che sarebbe dovuto durare 10 anni, fu interrotto nel 1941, dopo solo due anni, a seguito dell'invasione tedesca dell'Unione Sovietica e l'inizio della Grande Guerra Patriottica. Per tutta la durata degli anni '30 l'Unione Sovietica aveva riconosciuto la minaccia rappresentata dalla Germania governata da Hitler, che nel suo Mein Kampf aveva scritto più volte che uno dei suoi obiettivi politici principali fosse la conquista e sottomissione dei "popoli slavi inferiori" e la trasformazione di gran parte della Russia europea in un avamposto coloniale tedesco; al punto da aver stipulato patti di mutua assistenza con la Francia e con la Cecoslovacchia, oltre al tentativo di perseguire un più grande progetto di "Sicurezza Collettiva" in chiave anti-nazista e anti-tedesca con le potenze rappresentanti le cosiddette "democrazie liberali" borghesi occidentali. Tale progetto fallì a causa dell'atteggiamento attendista e "pacifista" di Francia e Regno Unito, "potenze" dell'Intesa vincitrice della Prima Guerra Mondiale, che volevano favorire un conflitto tra Germania e Unione Sovietica, questo perché, agli occhi di molti politici, sia britannici che francesi (si pensi al Lord Halifax o a Eduard Daladier) la Germania Hitleriana era vista come uno dei "mali minori" rispetto alla "minaccia del bolscevismo", e bisogna ricordare che durante la Seconda Guerra Mondiale l'apertura di un "secondo fronte" vero e proprio, che minacciasse la Germania da ovest per davvero (escludendo quindi lo sbarco in Sicilia e l'armistizio di Cassibile, insignificanti per i piani strategici tedeschi) fu aperto solo con lo Sbarco in Normandia del giugno del 1944, ossia in contemporanea alla totale distruzione delle armate tedesche da parte dei sovietici nell'Operazione Bagration, che segnò la fine definitiva, insieme alla battaglia di Stalingrado, della Germania e dei suoi alleati da un punto di vista militare, e che numerosi capitalisti statunitensi, come la famiglia Bush o lo stilista Hugo Boss, fecero la propria fortuna commerciando (petrolio e capi d'abbigliamento rispettivamente) con la Germania. In merito a questi ed altri argomenti legati al trattato, lo scopo di questa voce, in virtù delle numerosi fonti a disposizione, è di dimostrare la verità storica, e smentire definitivamente narrative anticomuniste, come quella dell'Unione Europea e della sua equiparazione tra socialismo reale e nazifascismo nel nome della "lotta contro tutte le dittature" e dei più pratici contentini alle giunte russofobe dei Baltici e della Polonia in chiave anti-russa. Persino storici come Alessandro Barbero, "comunista" aderente alle tesi ideologiche revisioniste, berlingueriane e kruscioviane, hanno riconosciuto e riconoscono che il trattato fu tutt'altro che una "alleanza di dittature", ma semplicemente un patto stipulato obtorto collo da entrambe le parti per la necessità tattica di una "tregua" a breve termine per l'inevitabile e futuro scontro che sarebbe poi avvenuto due anni dopo la stipula del trattato[1].

Antefatti

Breve schema che mostra tutti i paesi europei che, dal 1933 (anno di ascesa al governo di Hitler) al 1939 (anno di invasione della Polonia), hanno stipulato trattati di non aggressione e/o accordi commerciali con la Germania; notare che l'URSS fu l'ULTIMO PAESE a stipulare uno di questi trattati

"Appeasement", trattati tra le "democrazie" occidentali e la Germania Hitleriana

Con l'ascesa al potere di Hitler e del suo partito in Germania nel 1933, le ex potenze dell'Intesa vincitrici della Prima Guerra Mondiale, ossia le cosiddette "democrazie liberali" di Francia e Regno Unito, ufficialmente per "evitare una nuova carneficina", ma in realtà per sfruttare il nuovo governo della Germania e favorire una guerra contro l'URSS di Stalin, reputata il "peggiore dei mali", iniziarono ad approcciarsi diplomaticamente al nuovo corso tedesco con una strategia che la storiografia anglosassone definisce "appeasement", ossia "pacifismo" o "pacificazione". Il primo dei trattati, un semplice accordo diplomatico senza alcun significato pratico (per il momento) fu il "Patto a Quattro", proposto dall'Italia di Mussolini e firmato a Palazzo Venezia da Italia, Germania, Regno Unito e Francia, per quanto il parlamento francese si fosse opposto ad una vera e propria ratificazione, che avvenne solo da parte di Italia, Germania e Regno Unito. A tale accordo seguì, l'anno successivo, ossia il 1934, un patto di non-aggressione tra Germania e Polonia. Nel 1935 a questi due accordi segue l'accordo navale Anglo-Tedesco con cui il Regno Unito, senza essersi consultato con la Francia e in violazione del trattato di Versailles, permette alla Germania il riarmamento navale e la ri-costruzione della propria marina, ritenendo ufficialmente che la Germania non volesse effettivamente porre di nuovo una minaccia bellica; in realtà, sin dal 1933, quando è salito al governo, Hitler aveva in mente come primo scopo il riarmamento a scopo bellico e il ripristino della macchina bellica tedesca, soprattutto allo scopo di conquistare lo "spazio vitale" dell'est dell'Europa e della Russia europea, come attesta una riunione avvenuta tra governo e vertici militari tedeschi l'8 febbraio del 1933[2]. In merito il ministro degli esteri britannico, Lord Halifax, il 19 novembre del 1937, durante una visita a Berlino, ebbe da descrivere in modo molto lusinghiero la Germania e il governo di "herr Hitler", ritenendolo un «importante alleato» e un «baluardo contro il bolscevismo»[3]. Anche il primo ministro britannico Chamberlain, nel 1938, ebbe da fare una dichiarazione simile, affermando di provare «la più profonda sfiducia verso la Russia»[4]. All'inizio del 1938, a marzo, la Germania diede avvio all'Anschluss, l'occupazione e annessione forzata dell'Austria alla Germania tramite plebisciti farsa, permessa dalle potenze occidentali senza battere ciglio. Barbero nota che, in questo momento storico, la macchina bellica tedesca, tutt'altro che invincibile, pare abbia subito parecchi colpi in questa breve operazione che in realtà non ha richiesto il minimo combattimento militare, al punto che il 70% dei veicoli e macchinari bellici tedeschi, nel tragitto fino a Vienna, si ruppero, dimostrando quindi che la Germania era tutt'altro che la temibile potenza militare contro cui era necessaria una politica "attendista" e di "preparazione"[5].

Patto Orientale, "Sicurezza Collettiva", diplomazia sovietica

La diplomazia sovietica, a causa dei (realistici e fondati, viste le azioni della diplomazia "democratica" occidentale) timori in merito ad una possibile alleanza, o quantomeno connivenza, tra le "democrazie" occidentali e la Germania in funzione anti-sovietica, si mosse con lo scopo principale di creare una sorta di "Sicurezza Collettiva" europea in funzione difensiva e anti-tedesca. I primi approcci si ebbero tra la Francia e l'Unione Sovietica, allo scopo di fondare un "Patto Orientale", ossia un patto di mutua assistenza, militare ed economica, tra i due paesi. Il Commissario del Popolo per gli Affari Esteri, Maksim Litvinov, inviò i primi telegrammi e le prime comunicazioni diplomatiche riguardanti questo proposito già dall'Ottobre del 1933, e un primo incontro il 31 dello stesso mese si ebbe tra Litvinov e il ministro degli esteri francese Joseph Paul-Boncour per un ingresso dell'Unione Sovietica nella Società delle Nazioni, ma una prima risposta vera e propria a questa proposta, a causa della turbolenza delle politiche interne alla Francia, dovute ad una forte polarizzazione politica con l'ultradestra da una parte e il Fronte Popolare dall'altra, si ebbe solo nell'Aprile del 1934[6]. La bozza della proposta di un Patto Orientale includeva l'ingresso di paesi come la Cecoslovacchia, la Polonia e le repubbliche baltiche. Tale proposta incontrò l'opposizione dei polacchi, che ritennero tale trattato una Locarno Orientale che avrebbe a loro dire spartito i territori. In più, i polacchi temevano che l'ingresso in tale alleanza avrebbe implicato una restituzione dei territori contesi ai rispettivi proprietari, e temevano soprattutto che l'autorizzazione al transito militare per le truppe sovietiche sarebbe significata la "fine della sovranità polacca" sui territori orientali. Per comprendere al meglio questi concetti, è necessario un piccolo excursus sul governo polacco negli anni inter-bellici[7]. In merito si espresse ancora una volta Litvinov, quando, in occasione della conferenza di Ginevra sul disarmo, inviò una richiesta a Stalin, Molotov e altri membri del gabinetto di governo sovietico, richiedendo formalmente l'autorizzazione per sanzionare una proposta di trasformazione della conferenza in una Conferenza sul mantenimento permanente della Pace:

«Inoltre, vorrei chiedere il permesso di fare una proposta per trasformare la Conferenza sul disarmo in una Conferenza permanente di pace. Finora, le conferenze di pace sono state convocate solo dopo guerre sanguinose per dividere il bottino o imporre condizioni umilianti agli sconfitti. Non proporremo la creazione di una conferenza di pace permanente per prevenire le guerre[8]

Nonostante l'interesse, principalmente da parte della Francia, nel continuare queste negoziazioni, i principali sabotatori della stesura di un patto permamente di alleanza e sicurezza collettiva avvenne soprattutto dalla Polonia, che continuò ad essere ostile nei confronti dell'URSS, nonostante l'aumento delle pressioni militari e politiche da parte della Germania e le rivendicazioni di territori di quest'ultima.

I veri motivi dell'intransigenza del governo fascista polacco

La linea Curzon era una linea di demarcazione tra la Seconda Repubblica Polacca e la Russia bolscevica, proposta per la prima volta l'8 dicembre 1919 nella dichiarazione del Consiglio supremo alleato. La linea fu redatta dal ministro degli esteri britannico, George Nathaniel Curzon, 1° marchese Curzon di Kedleston. Sulla scia della Prima Guerra Mondiale e della Guerra Civile Russa, i due paesi si contesero i confini e scoppiò la guerra polacco-sovietica. La linea si basava sulla composizione etnica dell'area. La pace di Riga finale (o trattato di Riga) fornì alla Polonia quasi 135.000 kmq (52.000 miglia quadrate) di terra che si trovavano, in media, a circa 200 km a est della linea Curzon. Un'approssimazione della linea Curzon è l'attuale confine tra i paesi di Bielorussia, Ucraina e Polonia

Lo stato polacco interbellico, ossia la cosiddetta "Seconda Repubblica Polacca" (identificando implicitamente, secondo la storiografia polacca, la "prima repubblica" nella monarchia oligarchica dei proprietari terrieri del XIV, XV e XVI secolo della Confederazione Polacco-Lituana), definito dalla propaganda anticomunista come un "paese democratico e libero", in realtà era tutt'altro, e questo era risaputo sia all'epoca, sia durante e dopo la Seconda Guerra Mondiale; la propaganda anticomunista della Guerra Fredda ha creato questo anacronismo e, quindi, questo pregiudizio senza alcun fondamento storiografico. In realtà la Polonia, dopo dei primi anni molto turbolenti dell'immediato post-bellico, fu vittima di un colpo di stato avvenuto nei giorni dal 12 al 14 Maggio del 1926 da parte del maresciallo Józef Piłsudski, il quale, volenteroso nell'emulare il suo amico Mussolini e la Marcia su Roma dell'Ottobre del 1922, instaurò un governo para-fascista, militarista e anti-democratico denominato Sanacja ("Risanamento"). Da allora e fino alla sua morte nel 1935, il caudillo polacco, pur non assumendo cariche pubbliche, ad eccezione del Ministero della Guerra polacco, fu il di fatto Capo di Stato del paese. È bene sottolineare che la Polonia, lungi dall'essere uno stato omogeneo o stabile o dove tutti i gruppi etnici e linguistici vivevano in armonia, d'amore e d'accordo, aveva in realtà iniziato, dapprima ufficiosamente, e poi a seguito del golpe del 1926 ufficialmente, una politica di "polonizzazione" ai danni degli ebrei e dei bielorussi e ucraini dei territori orientali allora controllati dalla "Seconda Repubblica Polacca". La Polonia, sin dagli anni 1922-24, con la pace di Riga, in realtà, aveva ottenuto il controllo, approfittando dell'esaurimento militare della nascente Unione Sovietica, dei territori occidentali dell'attuale Bielorussia e Ucraina, territori abitati da popolazioni tutt'altro che amichevoli nei confronti dei polacchi. È bene sottolineare che queste "conquiste" polacche non furono fatte solo ai danni di queste popolazioni, ma anche ai danni delle repubbliche baltiche e nello specifico della Lituania, la cui "capitale storica", Vilnius, fu incorporata nello stato polacco a sua volta. I fascisti polacchi, non paghi di queste "vittorie" ai danni anche dei loro alleati, negli anni 20 e 30, su iniziativa del maresciallo Piłsudski, iniziarono una politica nota come "prometeismo", costituita di finanziamenti e supporto tattico a tutti gli eventuali movimenti nazionalisti e secessionisti non-russi all'interno dell'Unione Sovietica; tali politiche sono documentate e ammesse anche nelle "enciclopedie" e piattaforme di informazione guidate e pilotate dal mainstream liberal-capitalista come Wikipedia. All'epoca del Patto di Monaco (che viene approfondito nella sub-sezione immediatamente successiva), la Polonia, senza comunicare e senza autorizzazione di Francia e Regno Unito, partecipò alla spartizione della Cecoslovacchia e, mentre la Germania occupò la zona dei Sudeti, la Polonia occupò i territori di Zaolzie e Javorina e parte dell'area limitrofa a Cieszyn, aree che all'epoca, come oggi, erano popolate soltanto in minoranza da polacchi. Ciò avvenne anche col beneplacito della Germania e l'avallo di Hitler[9].

Patto di Monaco e spartizione della Cecoslovacchia

Il 30 settembre del 1938, a Monaco, i rappresentanti di Germania, Italia, Francia e Regno Unito firmarono il "Patto di Monaco", ossia un patto con cui le "democrazie" occidentali riconoscevano e avallavano l'annessione tedesca della regione cecoslovacca dei sudeti. Nel Marzo del 1939, la Germania, contravvenendo alla "promessa" di non rivendicare ulteriori territori, trasformò la Cecoslovacchia in un protettorato, annettendo la parte Ceca e trasformando la parte Slovacca in uno stato fantoccio guidato da Josef Tiso. Come già accennato, a questa spartizione partecipò anche il governo fascista polacco. È importante precisare che in questo momento storico, e fino al settembre del 1939, la diplomazia polacca era ancora convinta di poter formare una qualche sorta di alleanza con la Germania in funzione antisovietica. Nello specifico, i piani polacchi erano quelli di formare un'alleanza polacco-tedesca e di attaccare l'Unione Sovietica, di modo che la Polonia potesse conquistare ulteriori territori della repubblica sovietica ucraina e avere "uno sbocco sul mar nero". Di questo ce ne parla Von Ribbentrop, il quale discusse in merito con il ministro degli esteri polacco, suo omologo, Józef Beck:

«2. Ho poi parlato ancora una volta con M. Beck della politica che Polonia e Germania avrebbero dovuto seguire nei confronti dell'Unione Sovietica e, a questo proposito, ho parlato anche della questione della Grande Ucraina e ho proposto di nuovo una collaborazione tedesco-polacca in questo campo. M. Beck non ha fatto mistero del fatto che la Polonia aveva aspirazioni dirette verso l'Ucraina sovietica e un collegamento con il Mar Nero; ma allo stesso tempo ha richiamato l'attenzione sui presunti pericoli per la Polonia che, secondo la visione polacca, sarebbero derivati ​​da un trattato con la Germania diretto contro l'Unione Sovietica. Per quanto riguarda il futuro dell'Unione Sovietica, inoltre, sosteneva che l'Unione Sovietica si sarebbe disintegrata a causa del decadimento interno o, per evitare questo destino, avrebbe prima raccolto tutte le sue forze e poi attaccato. Ho condannato la passività dell'atteggiamento di M. Beck e ho affermato che era più opportuno anticipare lo sviluppo da lui previsto e agire contro l'Unione Sovietica tramite propaganda. A mio parere, nessun pericolo per la Polonia poteva derivare da un'adesione alle potenze anti-Comintern; al contrario, se la Polonia si trovasse sulla nostra stessa barca, non potrebbe che ottenere maggiore sicurezza.[10]

Negoziazioni tra URSS e Francia-Regno Unito all'inizio del 1939 in virtù della "Sicurezza Collettiva"

Il 17 Aprile del 1939 il Regno Unito sanzionò una dichiarazione unilaterale di garanzie di alleanza e mutua assistenza alla Polonia, chiedendo in seguito al governo sovietico di sanzionare una dichiarazione di protezione per tutti gli stati confinanti con l'URSS, indipendentemente dal rischio che questi avessero di essere aggrediti. Seeds, dopo aver sottolineato un cambiamento significativo nella politica inglese e le difficoltà di alcuni stati, ha riportato una conversazione tra Halifax e il compagno Maiskij. Ha poi chiesto se il governo sovietico fosse disposto a fare una dichiarazione pubblica simile a quella di Stalin, affermando che in caso di aggressione contro un vicino europeo dell'Unione Sovietica, quel paese potrebbe contare sull'aiuto sovietico. Seeds ha avvertito che la Romania è ora il paese più a rischio, a causa del desiderio di Hitler per il petrolio romeno, suggerendo che l'Inghilterra potrebbe garantire anche la Turchia. Litvinov ha risposto promettendo di portare la proposta al governo sovietico, ma ha sottolineato che non vi vede una risposta alle domande su come il governo britannico intenda aiutare se stesso e gli alleati, evidenziando una preferenza britannica per dichiarazioni generali piuttosto che impegni precisi su forme di assistenza[11].

La risposta sovietica, sanzionata il 17 Aprile del 1939, mira a stabilire un accordo tra Inghilterra, Francia e URSS per garantire assistenza reciproca in caso di aggressione in Europa. I punti principali della proposta includono un accordo di assistenza reciproca: Stipulare un accordo di 5-10 anni per fornire assistenza immediata, anche militare, in caso di aggressione contro uno degli Stati contraenti, il supporto agli Stati dell'Europa orientale: Impegnarsi a fornire aiuto militare agli Stati dell'Europa orientale tra il Mar Baltico e il Mar Nero in caso di aggressione, i dettagli dell'assistenza, ossia stabilire al più presto le modalità e gli importi dell'assistenza militare prevista, un chiarimento sull'aiuto alla Polonia (il governo britannico chiarisce che l'aiuto promesso alla Polonia si riferisce solo a un'aggressione da parte della Germania), discutere sulla validità del trattato di alleanza tra Polonia e Romania in caso di aggressione contro entrambi o annullarlo se diretto contro l'URSS, il divieto di negoziati separati, la firma dell'accordo, che sarà firmato contemporaneamente alla convenzione relativa all'assistenza militare ed il riconoscimento della necessità di avviare negoziati congiunti con la Turchia per un accordo di mutua assistenza. Questa proposta intende solidificare le relazioni tra le tre potenze e stabilire una base per la cooperazione in caso di aggressioni in Europa[12].

In sostanza, alle "vaghe" e a momenti "palliative" proposte Anglo-Francesi, che avevano la parvenza di un contentino dato con riluttanza e senza impegno, la diplomazia sovietica rispondeva richiedendo un trattato di Sicurezza Collettiva chiaro, definito e che possa dare garanzie concrete nel futuro prossimo e remoto. La risposta Anglo-Francese arrivò il 27 Maggio, più di un mese e mezzo dopo la risposta sovietica:

«Un progetto di accordo tra Gran Bretagna, Francia e URSS, presentato al commissario del popolo per gli affari esteri dell'URSS V. M. Molotov dall'ambasciatore britannico presso l'URSS W. Seeds e dall'incaricato d'affari della Francia in URSS J. Payart. Un progetto di accordo tra Gran Bretagna, Francia e URSS, presentato al commissario del popolo per gli affari esteri dell'URSS V. M. Molotov dall'ambasciatore britannico in URSS W. Seeds e dall'incaricato d'affari della Francia in URSS J. Payart. 27 maggio 1939. I governi del Regno Unito, della Francia e dell'URSS, desiderosi, in quanto membri della Società delle Nazioni, di attuare il principio di mutua assistenza contro l'aggressione contenuto nella Carta della Lega, hanno raggiunto il seguente accordo: 1. Se la Francia e il Regno Unito venissero coinvolti in ostilità con una potenza europea a causa di uno dei due 1) aggressione da parte di quella Potenza diretta contro un altro Stato europeo nei confronti del quale, secondo la volontà di detto Stato, essa si è impegnata a prestare assistenza contro tale aggressione, oppure 2) l'aiuto fornito da loro a un altro Stato europeo che ha richiesto tale aiuto per contrastare una violazione della sua neutralità, oppure 3) aggressione da parte di uno Stato europeo contro la Francia o il Regno Unito: l'URSS, agendo in conformità con i principi enunciati nell'articolo 16, paragrafi 1 e 2 della Carta della Società delle Nazioni, fornirà alla Francia e il Regno Unito con tutta l’assistenza e il sostegno possibili. 2. Se l'URSS viene coinvolta in ostilità con una potenza europea a causa di una delle due ragioni 1) aggressione da parte di quella potenza diretta contro un altro Stato europeo nei confronti del quale l’URSS, secondo la volontà di quello Stato, si è impegnata a fornire assistenza contro tale aggressione, oppure 2) l'assistenza fornita dall'URSS ad un altro Stato europeo che ha richiesto tale assistenza per contrastare la violazione della sua neutralità, oppure 3) l'aggressione di una potenza europea diretta contro l'URSS - Francia e Gran Bretagna, agendo in conformità con i principi stabiliti nell'articolo 16, paragrafi 1 e 2, della Carta della Società delle Nazioni, forniranno all'URSS tutto il possibile assistenza e supporto. 3. I tre Governi concorderanno congiuntamente i mezzi attraverso i quali tale assistenza e sostegno reciproci potranno, se necessario, essere forniti nel modo più efficace. 4. Qualora si verificassero circostanze che richiedessero l'adempimento dei loro obblighi di mutua assistenza e sostegno, i tre Governi entreranno immediatamente in consultazione sulla situazione. Le modalità e la portata di tale consultazione diventeranno immediatamente oggetto di successiva discussione tra i tre Governi. 5. Si conviene che la fornitura di assistenza e sostegno nei casi di cui sopra non dovrebbe pregiudicare i diritti e la posizione di altri poteri. 6. I tre governi si comunicheranno reciprocamente i termini di tutti gli obblighi sopra elencati al comma 1, comma 1, e al comma 1, comma 2, da essi già assunti. Se uno di essi contempla la possibilità di assumere un impegno simile in futuro, si consulterà prima con gli altri due governi e comunicherà loro i termini di ogni impegno così stipulato. 7. Il presente accordo resterà in vigore per un periodo di cinque anni a partire da oggi. Almeno sei mesi prima della scadenza del suddetto periodo, i tre governi discuteranno congiuntamente se sia auspicabile il suo rinnovo con o senza modifiche[13]

Va precisato che, nel mezzo dei negoziati, Maksim Litvinov fu sostituito nel suo ruolo di Commissario del Popolo per gli Affari Esteri (ministro degli esteri) da Vjačeslav Molotov, che in quel momento ricopriva anche la carica di capo del governo sovietico. La propaganda anticomunista, trotskista e nazifascista asserisce che tale sostituzione avvenne come pre-condizione dell'inizio dei negoziati per un trattato con la Germania, in quanto Litvinov era ebreo, ma tale accusa (che implica anche una sgradevole quanto falsa accusa di "antisemitismo" nei confronti di Stalin e/o del governo sovietico del tempo) altro non è che una falsità: nei primi mesi in cui Molotov assunse la carica di Commissario per gli Esteri, i negoziati con le "democrazie" occidentali continuarono. Lo storico Geoffrey Roberts spiega che Molotov fu nominato commissario degli affari esteri nel maggio 1939 dopo il controverso licenziamento del suo predecessore, Litvinov, noto per il suo impegno nella sicurezza collettiva e contro l'aggressione fascista. Litvinov aveva recentemente proposto una triplice alleanza anglo-sovietica-francese per contrastare l'espansione tedesca. Sebbene la sostituzione di Litvinov sia spesso vista come un preludio al patto con la Germania, Roberts sottolinea che Molotov continuò a cercare attivamente un accordo con Gran Bretagna e Francia, suggerendo che la sua nomina fosse più legata al fallimento di Litvinov nei negoziati.[14].

Nella conversazione del 27 maggio 1939, Molotov risponde negativamente al nuovo progetto di accordo anglo-francese per una cooperazione contro l'aggressione in Europa, presentato dall'ambasciatore britannico Seeds e dall'incaricato d'affari francese Payard. Molotov critica il documento per la sua mancanza di un piano concreto per un'assistenza reciproca efficace e per il suggerimento che i governi britannico e francese siano più interessati a discutere di un patto piuttosto che a implementarlo realmente. Egli sottolinea che le procedure proposte sono incompatibili con la necessità di una risposta rapida agli aggressori e mette in discussione l'obbligo di non ledere i diritti di altri poteri, ritenendolo poco pratico. Nonostante le rassicurazioni di Seeds e Payard sulla serietà delle intenzioni dei loro governi, Molotov rimane scettico e afferma che l'URSS è interessata a un accordo reale piuttosto che a semplici conversazioni. Al termine della discussione, Molotov si riserva di riferire la sua opinione al governo sovietico, lasciando aperta la possibilità di ulteriori chiarimenti con le potenze occidentali[15].

In sostanza, come si può evincere dalla risposta di Molotov, egli fa notare ai rappresentanti diplomatici inglese e francese rispettivamente che le "proposte" da parte dei loro governi non hanno alcuna concreta garanzia, ma solo delle "promesse" e delle "consultazioni" nell'eventualità di un'aggressione bellica. Il governo sovietico il 2 Giugno sanzionò una contro-bozza dove illustrava questi problemi e poneva le seguenti soluzioni:

  • Assistenza reciproca: I tre Stati si impegnano a fornire assistenza immediata ed efficace in caso di aggressione da parte di una potenza europea, sia contro uno di loro sia contro paesi come Belgio, Grecia e Polonia, che hanno concordato di difendere.
  • Consultazioni rapide: Se una parte ritiene che ci sia una minaccia di aggressione, i tre Stati avvieranno immediatamente consultazioni per valutare la situazione e attivare il meccanismo di mutua assistenza.
  • Comunicazione degli obblighi: I tre Stati si scambieranno informazioni sui loro impegni in relazione a Stati europei e consulteranno gli altri prima di accettare nuovi obblighi simili.
  • Concordo su tregue o pace: Qualsiasi azione comune contro l'aggressione richiederà un accordo comune per la conclusione di tregue o pace.
  • Durata e rinnovo: L'accordo avrà una validità di cinque anni e sarà riesaminato sei mesi prima della scadenza per decidere eventuali rinnovi o modifiche[16].

L'8 giugno arrivò la risposta anglo-francese. Halifax espresse l'intenzione del governo britannico di concludere rapidamente un trattato tra Gran Bretagna, Francia e URSS. Per accelerare il processo, il governo britannico propose di passare da scambi di note a una tavola rotonda a Mosca, dove i dettagli del progetto di accordo sarebbero stati discussi punto per punto. Halifax menzionò che, a causa della malattia di Seeds, il governo britannico avrebbe inviato Strang, capo del Dipartimento Centro Europeo del Ministero degli Esteri, a Mosca per facilitare i negoziati. Halifax sollevò tre punti riguardo alle proposte sovietiche:

  • Garanzie per i paesi baltici: Il governo britannico non poteva accettare di garantire apertamente i paesi baltici, ma voleva formulare un compromesso che non menzionasse direttamente i paesi da garantire.
  • Accordo simultaneo: C'erano dubbi sull'opportunità di firmare simultaneamente un patto e un accordo sulle misure militari, poiché ciò avrebbe ritardato il trattato. Il governo britannico preferiva iniziare i negoziati militari immediatamente, ma firmarli solo dopo aver raggiunto un accordo sul trattato.
  • Clausola sulla tregua: Halifax espresse incertezze riguardo all'obbligo di non concludere tregue separate, ma non approfondì la questione, ritenendola risolvibile.

Halifax accennò anche a negoziati tra Finlandia e Svezia sulle Isole Åland, ma si oppose a viaggi frequenti all'estero per motivi diplomatici, specialmente in un periodo di crescente complessità internazionale[17].

In sostanza, le repubbliche baltiche e la Finlandia (anch'essi all'epoca, come oggi, governati da giunte russofobe, anti-sovietiche e anti-comuniste para-fasciste, similmente alla Polonia) risultavano tra i principali ostruzionisti del progetto. Dopo aver esaminato le proposte anglo-francesi presentate a Molotov il 15 giugno 1939, il governo sovietico giunse alle seguenti conclusioni:

  • Allineamento di posizioni: La posizione sovietica è in linea con quella di Gran Bretagna e Francia riguardo al primo punto dell'articolo 1, ma è in disaccordo con il secondo punto, in quanto i governi britannico e francese ritengono che l'URSS debba fornire assistenza immediata a Polonia, Romania, Belgio, Grecia e Turchia in caso di aggressione, senza però garantire assistenza all'URSS se fosse attaccata a sua volta.
  • Ingiustizia percepita: Il governo sovietico considera inaccettabile questa disparità e rifiuta di essere in una posizione umiliante. Propone quindi di rinviare la questione delle garanzie per Estonia, Lettonia e Finlandia, escludendo i punti 2 e 3 dall'accordo. L'articolo 1 rimarrebbe valido solo per attacchi diretti contro uno dei firmatari.
  • Accordo simultaneo: Si rimanda la discussione sulla simultaneità dell'accordo generale e dell'accordo militare a causa di disaccordi.
  • Clausola sulla tregua: Il governo sovietico insiste che nessuna parte possa concludere un accordo separato con l'aggressore durante le operazioni difensive.
  • Riferimento alla Società delle Nazioni: Il governo sovietico considera superfluo il riferimento a determinate clausole della Carta della Società delle Nazioni.

Nonostante l'URSS avesse proposto di rinviare le garanzie per gli altri paesi e firmare rapidamente un accordo di mutua assistenza, le richieste britanniche e francesi non furono accolte, evidenziando l'assenza di interesse per una rapida conclusione dei negoziati. Durante un incontro il 16 giugno, Molotov comunicò le difficoltà nel trattare e denunciò l'atteggiamento ingannevole delle potenze occidentali. Sebbene l'URSS fosse disposta a impegnarsi per altri stati, chiedeva garanzie equivalenti per i paesi baltici. Se non fosse stato possibile, l'URSS preferiva limitare il trattato alla mutua assistenza reciproca tra i tre firmatari, attivabile solo in caso di aggressione diretta[18].

In sostanza, di fronte all'ostruzionismo delle repubbliche delle banane para-fasciste baltiche, il governo sovietico ha proposto di "ignorare per il momento" le loro domande e concentrarsi su altri paesi prioritari in tale progetto di alleanza, tra cui soprattutto la Polonia. A dispetto di questa grande concessione da parte sovietica, i diplomatici britannici e francesi hanno negato la proposta. Ciononostante i sovietici hanno continuato ad avanzare le proprie proposizioni di un trattato militare in parallelo ad uno politico, altresì "vago" e "inefficiente": Il 17 luglio 1939, il commissario del popolo agli affari esteri dell'URSS comunicò ai rappresentanti sovietici in Gran Bretagna e Francia riguardo a un telegramma degli ambasciatori. Questi ultimi avevano dichiarato di non insistere per includere Svizzera, Olanda e Lussemburgo nel protocollo segreto, limitandosi agli otto paesi precedentemente noti. Tuttavia, restava disaccordo sulla definizione di “aggressione indiretta” e i rappresentanti sovietici esprimevano preoccupazioni sui metodi ingannevoli dei negoziatori anglo-francesi. Il commissario ribadì che la parte militare del trattato doveva essere considerata parte integrante del trattato politico-militare in discussione. Rigettò categoricamente la proposta anglo-francese di concordare prima la parte politica e poi quella militare, affermando che questo approccio divideva il trattato in due parti e contraddiceva la richiesta sovietica di una conclusione simultanea di entrambi gli accordi. Senza un chiaro accordo militare come parte del trattato complessivo, considerava l'accordo una semplice dichiarazione priva di sostanza, e denunciò le manovre ingannevoli dei negoziatori anglo-francesi come “truffaldine”. Il commissario esprimeva anche dubbi sulla validità di tali negoziazioni e concludeva che, in caso di fallimento, la responsabilità sarebbe ricaduta sui negoziatori stessi[19].

Il 23 luglio ci fu un incontro a Mosca in cui fu accettata la possibilità di negoziazioni anche dal punto di vista militare, come testimonia il telegramma del 25 luglio 1939 scritto dall'ambasciatore sovietico di allora a Londra[20].

A quanto pare l'invenzione dell'aereo non era ancora arrivata nel Regno Unito, dato che i "negoziatori" arrivarono a Leningrado viaggiando tramite un battello, come testimoniato dal documento che riporta la registrazione dell'incontro del 12 agosto 1939. Nel documento afferma che il maresciallo Vorošilov apre la riunione, proponendo di stabilire un ordine di presidenza a turno e di mantenere segreti gli incontri. Le missioni concordano di incontrarsi quotidianamente, con sessioni mattutine e serali. Viene discusso il tema dell'autorità per condurre i negoziati; l’ammiraglio Drax della missione britannica non ha un'autorità scritta, mentre il generale Doumenc della missione francese presenta la sua. Nonostante l'assenza di documenti formali, Vorošilov sottolinea l'importanza di avere poteri chiari per garantire una negoziazione efficace. Le missioni britannica e francese esprimono interesse nel discutere i loro piani di difesa contro la Germania e l'URSS propone di esaminare prima i loro piani e poi i propri. Alla fine della riunione, si stabilisce di preparare e discutere i piani di difesa nelle sessioni future, con l'obiettivo di proteggere i paesi coinvolti dall'aggressione in Europa[21].

In sostanza, quindi, ulteriori chiacchiere inutili e inconcludenti. Pare che l'ammiraglio Drax e il generale Doumenc non avessero neanche facoltà o autorizzazione a portare avanti proposte concrete, ma soltanto di "negoziare". In virtù della richiesta sovietica di transito militare garantito in territorio polacco, pare che i francesi, quantomeno, avessero tentato di convincere i polacchi ad accettare a queste condizioni, come testimoniato dal telegramma del ministro degli Esteri francese J. Bonnet all'ambasciatore francese in Polonia, L. Noel, datato 16 agosto 1939, che specificava i seguenti punti:

  • Condizioni sovietiche: La delegazione militare sovietica ha chiesto garanzie riguardo ai movimenti delle truppe sovietiche, il che evidenzia la loro intenzione di fornire un aiuto decisivo.
  • Strategia polacca: Il generale Doumenc sottolinea l'importanza di limitare le zone di ingresso delle truppe sovietiche per rassicurare la Polonia e dissipare eventuali timori.
  • Incontri e negoziati: Viene menzionata la partenza del generale Musset per Varsavia per stabilire contatti con lo Stato Maggiore polacco, indicando l'urgenza di discutere la cooperazione.
  • Necessità di cooperazione: Bonnet insiste sulla necessità per il governo polacco di accettare l'assistenza russa, sottolineando che il rifiuto di discutere le condizioni strategiche per l'ingresso delle truppe sovietiche potrebbe compromettere i negoziati militari a Mosca.
  • Sicurezza nell'Europa orientale: Il telegramma mette in evidenza quanto questa questione fosse cruciale per l'intero sistema di sicurezza della Francia e dei suoi alleati nell'Europa orientale, specialmente di fronte alle minacce delle potenze dell'Asse.[22].

Di tutta risposta, il ministro degli esteri polacco, il "signor Beck", ha rifiutato seccamente (e, grazie alle fonti citate nel precedente paragrafo, sappiamo anche il perché, cioè perché i fascisti polacchi speravano fino all'ultimo di allearsi con la Germania e che temevano "retribuzioni" delle popolazioni che avevano oppresso in caso di ingresso di truppe sovietiche)[23].

Ulteriori motivazioni pratiche dietro la stipula del trattato

Il motivo per cui la diplomazia sovietica spingeva per una "Sicurezza Collettiva" in Occidente, iniziativa fallita a causa, come si è potuto osservare dalle fonti citate integralmente nel precedente paragrafo, dall'attendismo anglo-francese e dall'ostruzionismo a priori polacco, oltre alla necessità di prevenire il conflitto in Europa con un'alleanza anti-tedesca che potesse per davvero contrastare sul nascere una guerra scatenata dalla Germania Hitleriana, è dato dalla necessità pratica per l'URSS di quel tempo di garantirsi il "silenzio" almeno da un confine. Come riportato anche da Barbero[24], oltre che dalle fonti mainstream, contemporaneamente alle trattative è in corso un breve conflitto di confine, una "guerra segreta" in piena regola, tra URSS e Giappone militarista; l'armata giapponese del Kwantung, che occupava il nord-est della Cina (con cui il Giappone era in guerra a fasi alterne dal 1931 e aveva scatenato una nuova offensiva nel 1937, che veniva contrastata anche da ingenti aiuti militari sovietici), aveva sconfinato nel territorio della Mongolia, repubblica socialista alleata dell'URSS. In questo conflitto, detto anche conflitto di Khalkin-Gol, fa il suo debutto il generale Žukov, futuro eroe di guerra nella Grande Guerra Patriottica. La necessità pratica di un confine sicuro, per evitare una guerra su due fronti, oltre alla necessità di una "ripresa" e di un "rodaggio" dell'esercito sovietico, che, come appurato da diverse ricerche e da studi di fonti di archivio, attuati perlopiù, tra l'altro, da autori borghesi e tendenzialmente anticomunisti come J. Arch. Getty e i suoi colleghi, era in piena "ripresa" dagli eccessi dell'Ežovshchina e in un processo, quindi, di "riabilitazione" di molti ingiustamente arrestati o dimessi dall'esercito sovietico, oltre che in una fase di "ricambio generazionale", passando dai vecchi generali della rivoluzione e della guerra civile, abituati a tecniche antiquate, una gran parte di essi perlopiù opportunisti giustamente processati e condannati per tradimento, come era comprovato e accettato all'epoca dei fatti, a "nuovi" generali abituati a nuove tecniche come il già citato Žukov.

Negligenza anglo-francese, ostruzionismo polacco e negazionismo moderno alla base della (menzognera) teoria del "Patto Nazi-Sovietico"

È riportato qui un riassunto dello studio di uno storico e sovietologo canadese, Michael Jabara Carley, e il suo commento in merito alla disinformazione liberal-capitalista (e quindi di fatto filo-nazista) sulle vere cause dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale:

Nel dicembre 2019, Vladimir Putin ha cercato di correggere la narrativa occidentale riguardo alle origini della Seconda Guerra Mondiale, esprimendo indignazione nei confronti della Polonia e del suo ambasciatore a Berlino, Jósef Lipski, descritto come antisemita. In risposta, il Parlamento polacco ha manifestato l'intenzione di approvare una legge contro le false narrazioni riguardanti le cause del conflitto. Putin ha criticato dichiarazioni di leader occidentali, come quella del primo ministro canadese Justin Trudeau, che ha paragonato l'Unione Sovietica alla Germania nazista. Carley descrive la Polonia come un attore che ha avuto un ruolo complesso e contraddittorio, alternando tra alleanze con la Germania nazista e tentativi di stabilire rapporti con l'URSS.

Durante gli anni '20 e '30, la Polonia ha mostrato scetticismo verso le aperture sovietiche e ha invece cercato di allinearsi con la Germania, culminando in un patto di non aggressione nel 1934. Carley evidenzia come questa scelta, insieme alla sfiducia nei confronti dell'Unione Sovietica, abbia contribuito a isolare la Polonia. Quando la crisi cecoslovacca si intensificò nel 1938, il governo polacco rifiutò di collaborare con l'URSS e non sostenne la Cecoslovacchia, contribuendo a creare un vuoto che avrebbe portato alla firma del patto di non aggressione nazista-sovietico nel 1939. Carley conclude che la posizione della Polonia e la sua politica di sicurezza collettiva furono determinanti nel preparare il terreno per lo scoppio della guerra, suggerendo che l'indignazione polacca è un tentativo di distorcere la realtà storica[25].

Contenuti del Patto Molotov-Ribbentrop

La vulgata anticomunista sposata molto bene dai centrosocialari liberal-trotskisti afferma che il trattato fu una "spartizione della Polonia", o peggio ancora "dell'Est europeo". Alcuni arrivano addirittura ad accusare l'URSS di essersi alleata con la Germania, nonostante, ironicamente, fossero proprio Trotskij, i trotskisti, i cospiratori militari "purgati" e altri cospiratori e oppositori anti-governativi per loro stessa ammissione ad aver cooperato in chiave "tattica" (molti di loro convinti di poter "usare" la Germania e il Giappone, anziché farsi usare da loro, come fu il caso e come è stato dimostrato dalle ricerche di archivio da parte dello storico liberale e tendenzialmente anticomunista J. Arch. Getty) con la Germania. Ma, tralasciando la propaganda da parte di individui tendenti al larping, alla tossicodipendenza e al pianto isterico qualora confrontati da fonti d'archivio e pubblicazioni, giornalistiche e non, e diari personali dei soggetti coinvolti, in merito ai fatti dell'epoca di riferimento, il trattato fu davvero una "spartizione" come quelle del XV e XVI secolo? Analizzando il testo del trattato, la risposta è, ovviamente, no. Ma analizziamo il testo del trattato:

Testo del Trattato di non aggressione tra la Germania e l'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche

Il Governo del Reich tedesco e il Governo dell'Unione delle Repubbliche socialiste sovietiche, desiderosi di rafforzare la causa della pace tra la Germania e l'URSS, e partendo dalle disposizioni fondamentali dell'Accordo di neutralità concluso nell'aprile 1926 tra la Germania e l'URSS, hanno raggiunto il seguente Accordo:

Articolo I. Entrambe le Alte Parti contraenti si impegnano a desistere da qualsiasi atto di violenza, da qualsiasi azione aggressiva e da qualsiasi attacco reciproco, sia individualmente che congiuntamente con altre Potenze.

Articolo II. Qualora una delle Alte Parti contraenti diventi oggetto di un'azione belligerante da parte di una terza Potenza, l'altra Alta Parte contraente non presterà in alcun modo il suo sostegno a questa terza Potenza.

Articolo III. I Governi delle due Alte Parti contraenti manterranno in futuro un contatto continuo tra loro allo scopo di consultarsi per scambiarsi informazioni sui problemi che riguardano i loro interessi comuni

Articolo IV. Nessuna delle Alte Parti Contraenti parteciperà a qualsiasi raggruppamento di Potenze che sia direttamente o indirettamente mirato all'altra parte.

Articolo V. Qualora sorgessero controversie o conflitti tra le Alte Parti Contraenti su problemi di un tipo o di un altro, entrambe le parti risolveranno tali controversie o conflitti esclusivamente mediante uno scambio amichevole di opinioni o, se necessario, mediante l'istituzione di commissioni arbitrali.

Articolo VI. Il presente Trattato è concluso per un periodo di dieci anni, con la clausola che, nella misura in cui una delle Alte Parti Contraenti non lo anticipi di un anno prima della scadenza di tale periodo, la validità del presente Trattato sarà automaticamente estesa per altri cinque anni.

Articolo VII. Il presente trattato sarà ratificato nel più breve tempo possibile. Le ratifiche saranno scambiate a Berlino. L'Accordo entrerà in vigore non appena sarà firmato.

La sezione sottostante non è stata pubblicata al momento dell'annuncio di cui sopra

Protocollo aggiuntivo segreto

Articolo I. In caso di riorganizzazione territoriale e politica nelle aree appartenenti agli Stati baltici (Finlandia, Estonia, Lettonia, Lituania), il confine settentrionale della Lituania rappresenterà il confine delle sfere di influenza della Germania e dell'URSS. A questo proposito, l'interesse della Lituania nell'area di Vilna è riconosciuto da entrambe le parti.

Articolo II. In caso di riorganizzazione territoriale e politica delle aree appartenenti allo Stato polacco, le sfere di influenza della Germania e dell'URSS saranno delimitate approssimativamente dalla linea dei fiumi Narev, Vistola e San. La questione se gli interessi di entrambe le parti rendano auspicabile il mantenimento di uno Stato polacco indipendente e come tale Stato debba essere delimitato può essere determinata in modo definitivo solo nel corso di ulteriori sviluppi politici. In ogni caso, entrambi i governi risolveranno questa questione mediante un accordo amichevole.

Articolo III. Per quanto riguarda l'Europa sudorientale, la parte sovietica richiama l'attenzione sul suo interesse per la Bessarabia. La parte tedesca dichiara il suo completo disinteresse politico in queste aree.

Articolo IV. Questo protocollo sarà trattato da entrambe le parti come strettamente segreto.

Mosca, 23 agosto 1939.

Per il governo del Reich tedesco v. Ribbentrop

Plenipotenziario del governo dell'U.R.S.S. V. Molotov[26]

Analisi del testo del trattato e delle principali menzogne anticomuniste

Ora che è stato riportato il testo integralde del trattato, è necessario farne una piccola ma necessaria analisi, per smentire le principali menzogne legate ad esso.

1) Il trattato era un'alleanza

Tale menzogna è facilmente smentibile dal fatto che, se dovessimo considerare "non-aggressione" come sinonimo di alleanza, allora dovremmo considerare tutti i trattati che gli altri paesi stipularono con la Germania come dei "trattati di alleanza", incluso il trattato di non aggressione e di trattative commerciali polacco-tedesco e il Patto di Monaco del 1938. Siccome gli anticomunisti di qualsiasi parte dello "spettro politico" borghese non verranno mai meno a questo loro doppiopesismo, è chiaro ed evidente che tale "accusa" abbia lo stesso peso di un peto in un sacco di plastica. In merito alle accuse di una presunta alleanza e della nascita di un "fronte rosso-bruno", lo storico anticomunista G. Roberts fa notare che l'ambasciatore tedesco a Mosca, Schulenburg, osservò che il governo sovietico mostrava una certa apertura a migliorare le relazioni con la Germania, ma la sfiducia nei confronti di quest'ultima persisteva. La leadership sovietica era interessata a stabilire relazioni con Gran Bretagna e Francia, a condizione che i loro desideri venissero soddisfatti. In un incontro tra Astakhov, l'ambasciatore sovietico a Berlino, e Schnurre, un diplomatico tedesco, si discussero le possibilità di un accordo di credito come primo passo per migliorare le relazioni sovietico-tedesche. La situazione cambiò quando Schulenburg, su istruzioni di Ribbentrop, si incontrò con Molotov per discutere un possibile accordo politico tra l'URSS e la Germania. Schulenburg affermò che la Germania non aveva intenzioni aggressive contro l'URSS, mentre Molotov espresse interesse per un patto di non aggressione. Nel frattempo, i colloqui militari tra sovietici, britannici e francesi si erano interrotti, poiché i sovietici volevano chiarire i diritti di passaggio attraverso Polonia e Romania in caso di aggressione tedesca. Il rinvio dei negoziati da parte di Voroshilov e l'apertura di Molotov a un accordo con la Germania segnarono un cambiamento significativo negli obiettivi sovietici, da una triplice alleanza con Gran Bretagna e Francia a un accordo con Hitler. I sovietici decisero di proteggere i propri interessi attraverso un'azione indipendente, accettando l'isolamento piuttosto che rischiare di essere coinvolti in una guerra con la Germania e potenzialmente con il Giappone. In cambio della mano libera per la Germania contro la Polonia, l'URSS avrebbe ricevuto garanzie di sicurezza nel Baltico e limitazioni all'espansione tedesca verso est[46].

Un'altro storico anticomunista, J. Haslam, riporta invece il complesso intreccio delle relazioni tra Unione Sovietica, Germania e le potenze occidentali nel periodo precedente alla Seconda Guerra Mondiale, evidenziando le manovre diplomatiche e le strategie in gioco. Il ruolo della Gran Bretagna e della Francia appare particolarmente problematico, caratterizzato da una riluttanza a garantire accordi concreti e da una mancanza di reciproco impegno che, secondo i sovietici, li avrebbe messi in una posizione vulnerabile in caso di conflitto con la Germania.

La narrazione di Schulenburg e Astakhov mostra la crescente apertura della Germania verso un accordo con l'URSS, mentre l'atteggiamento britannico di riserva e il rifiuto di garantire gli stati baltici creano un vuoto che Mosca cerca di colmare avvicinandosi a Berlino. L'editoriale di Molotov sottolinea il desiderio sovietico di una cooperazione reale, ma solo su basi di reciproca assistenza e rispetto. Le tensioni con la Finlandia e la minaccia percepita di espansione tedesca in Europa orientale rendono la situazione ancora più complessa. La mancanza di fiducia tra le potenze occidentali e Mosca, evidenziata dai commenti di Ždanov e da altre figure sovietiche, illustra come la situazione geopolitica stesse rapidamente evolvendo verso un punto di rottura.

In questo contesto, la decisione dell'URSS di avvicinarsi alla Germania nel 1939 non è solo il risultato di fallimenti diplomatici, ma riflette una strategia più ampia di protezione degli interessi sovietici in un periodo di incertezze globali. La narrativa culmina nella constatazione che le mancate intese e le sfide diplomatiche hanno avuto conseguenze di vasta portata, influenzando non solo le relazioni sovietiche con la Germania, ma anche la dinamica delle potenze europee nel precipitare verso la guerra[47].

Secondo quanto riportato dai due storici (che è necessario ribadire essere anti-comunisti, tutt'altro che capitani di Stalin o commissari sovietici o "negazionisti rossobruni", tant'è vero che Haslam lascia anche dei commenti personali, abbastanza inopportuni in merito all'atteggiamento e alla psiche di Stalin), il trattato, tutt'altro che un'"alleanza" (sebbene Roberts continui a definirla come tale nei propri paragrafi), era stato stipulato in una condizione di sfiducia e di fredda necessità di garanzie immediate per un conflitto che ormai era divenuto, a seguito della crisi del "Patto di Monaco" del 1938, inevitabile. Le azioni della Germania, che con il pretesto di inviare "attaché militari" nelle repubbliche delle banane baltiche, chiaramente filo-tedesche e anti-sovietiche, allora come oggi, oltre che in Finlandia, avevano fatto presagire un chiaro intento di utilizzo di tali paesi come "trampolino di lancio" per un attacco all'URSS in seguito all'invasione della Polonia. L'indiscutibile inettitudine delle amministrazioni britannica e francese, che pretendevano che l'URSS garantisse per paesi come l'Olanda o la Svizzera, che non solo erano lontani dai confini sovietici, ma non riconoscevano neanche le autorità sovietiche o intrattenevano con essi rapporti diplomatici, per ignorare, invece, e "accontentare" quei paesi (Finlandia, Polonia, Baltici) che chiaramente avevano il solo interesse di sabotare qualsiasi proposito sovietico sulla base di soli pregiudizi politici e razzisti, fa presagire agli storici, come a chiunque altro sia capace di intendere e di volere, dopo aver appreso e osservato la situazione in questione, il netto disinteresse anglo-francese per un "accordo" anti-tedesco e piuttosto una possibile volontà di utilizzare le mire espansionistiche della Germania in funzione anti-sovietica. Questo atteggiamento a tratti intransigente, a tratti palesemente disinteressato, da parte britannica e francese, spinse i sovietici, nel 1939 come nel 1918 con Brest-Litovsk, a firmare un trattato che, nel breve termine e soprattutto ideologicamente, sembrava essere contro-intuitivo e un "tradimento", ma che in realtà aveva il solo scopo di preservare la pace per l'URSS per qualche altro anno di modo da trovarsi preparata a fronteggiare l'attacco da parte della Germania, verso la quale c'era ancora un sentimento, reciproco, di sfiducia anche nel momento in cui fu firmato e ratificato il trattato di non-aggressione.

2) Il trattato ha spartito l'est Europa e la Polonia

Per quanto sia facile immaginare che le "zone di influenza" siano un sinonimo di "territori da annettere", questo non è il caso, ed è dimostrato da fonti dell'epoca. Scrive il generale Franz Halder nel suo diario di guerra:

«3 Possibilità [in cui la situazione potrebbe svilupparsi]: 1. La Polonia entra in trattative. Lui [Hitler] è pronto per le trattative. 2. Separazione dalla Gran Bretagna e dalla Francia. 3. La Polonia 'residua' è riconosciuta: (A) Narev [fiume] a Varsavia - alla Polonia. (B) Zona industriale - a noi. (C) Cracovia - alla Polonia. (D) Il margine settentrionale dei Monti Beskidow - a noi. (E) L'Ucraina [polacca, ndr] è indipendente[27]

Quindi, Hitler considerò l'indipendenza per la parte polacca dell'Ucraina. Ma questa zona era nella sfera di influenza SOVIETICA. Perché Hitler avrebbe dovuto considerarla se i Protocolli segreti del Patto facevano davvero riferimento all'invasione dei territori specificati? Scrive ancora Halder:

«Nota OB: b) l'indipendenza dell'Ucraina occidentale[28]

«Warlimont: a) Imminente la chiamata all'Ucraina occidentale[29]

«[...] vale a dire per la creazione di uno stato indipendente dall'Ucraina polacca[30]

Quindi, almeno fino al 12, i tedeschi consideravano ancora l'indipendenza dell'Ucraina polacca. Ciò dimostra anche che l'Unione Sovietica si aspettava che venisse stabilito un trattato tra Germania e Polonia, che avrebbe lasciato in vita una Polonia "residua". Inoltre, è anche la prova che i Protocolli segreti non fanno riferimento all'"invasione" o all'"annessione" di nessuno.

Quando volta che viene fatto notare questo, molti nazionalisti polacchi affermano che Hitler ruppe comunque l'alleanza 2 anni dopo, quindi questa è la prova che aveva intenzione di romperla quando considerò l'indipendenza dell'Ucraina. Perché Hitler avrebbe rotto il patto solo poche settimane dopo la firma, sebbene l'obiettivo del Patto, per Hitler, fosse quello di evitare una guerra su due fronti?

Quindi, cosa significa "sfere di influenza"? Rileggiamo il secondo articolo del protocollo segreto trattato:

«In caso di riorganizzazione territoriale e politica delle aree appartenenti allo Stato polacco, le sfere di influenza della Germania e dell'URSS saranno delimitate approssimativamente dalla linea dei fiumi Narev, Vistola e San. La questione se gli interessi di entrambe le parti rendano auspicabile il mantenimento di uno Stato polacco indipendente e come tale Stato debba essere delimitato può essere determinata in modo definitivo solo nel corso di ulteriori sviluppi politici. In ogni caso entrambi i governi risolveranno questa questione mediante un accordo amichevole.»

Quindi, finché uno "Stato polacco indipendente" continuava a esistere e si trovava a est della linea Narev-Vistula-San, la Germania, in vi non poteva inviare truppe oltre questa frontiera. Ciò avrebbe creato una Polonia "residua" menzionata in precedenza nei diari di Halder. In questo caso, se l'esercito polacco fosse stato sconfitto, lo stato maggiore polacco e il governo polacco avrebbero potuto viaggiare oltre la linea del fiume Narev-Vistula-San e chiedere la pace alla Germania. In questo modo, la Polonia avrebbe avuto molte più probabilità di firmare un trattato con l'Unione Sovietica (un trattato che avevano rifiutato solo poche settimane prima della guerra). Ma non fu così che fecero i governanti polacchi, preferendo invece fuggire, causando di fatto la fine della Polonia come stato sovrano, e l'URSS, per continuare a far valere la propria sfera di influenza, è stata costretta ad annetterla (ma non ha invaso la Polonia, in quanto uno stato polacco aveva, come è giusto ribadire, cessato di esistere), ma questo è approfondito in successivi paragrafi della voce.

Va precisato, inoltre, che il comando supremo polacco, dopo il 17 Settembre 1939 (data di ingresso delle truppe sovietiche nella "Polonia Orientale") ha dato ordini di continuare a combattere i soldati tedeschi, ma di consegnarsi, invece, ai soldati sovietici:

«I sovietici hanno invaso. I miei ordini sono di effettuare la ritirata in Romania e Ungheria per le vie più brevi. Non impegnare i sovietici in azioni militari, solo nel caso in cui disarmassero le nostre unità da parte loro. Il compito per Varsavia e Modlin, che devono difendersi dai tedeschi, rimane invariato. Le unità verso le cui formazioni i sovietici si sono avvicinati dovrebbero negoziare con loro allo scopo di far uscire le guarnigioni in Romania o Ungheria. Comandante supremo Maresciallo di Polonia E. Rydz-Smigly[45]

3) A Brest ci sono state delle parate di vittoria congiunta! Ciò significa che è stata in realtà un'invasione congiunta!

Un'altra questione che si pone è come le azioni delle truppe sovietiche si siano conformate alle regole di formazione della fanteria dell'Armata Rossa per poter essere considerate una parata (e la risposta è: non lo erano). Non è mai avvenuta una parata del genere (come invece avvenne ad Atene, ad esempio, quando fu occupata dagli eserciti congiunti italo-tedeschi); tuttavia, è avvenuta una "cerimonia di consegna della città" in cui i tedeschi se ne andavano e le truppe sovietiche entravano a Brest. A questa cerimonia parteciparono i comandanti di entrambi gli eserciti, Krivošein e Guderian. Considerare tale cerimonia una "parata di vittoria congiunta" è fuorviante nel migliore dei casi e da disinformato-disinformatore nel peggiore.

Chiarimenti in merito al "protocollo segreto"

La propaganda anticomunista, specialmente quella recente di stampo atlantista, approfittando della lontananza dell'epoca in cui avvennero i fatti rispetto al tempo presente, asserisce che la natura "maligna" del trattato è data dai "protocolli segreti". In merito vanno fatti due chiarimenti: in primis, i protocolli non erano del tutto "segreti", in quanto, pochi giorni dopo il passaggio di frontiera delle truppe sovietiche, sull'Izvestija fu pubblicata una mappa della "sfera di influenza sovietica" che esse andavano a reclamare; in secundis, l'usanza di "protocolli segreti" in trattati bilaterali non era certo limitata al Patto Molotov Ribbentrop. Sia i francesi che i britannici applicarono tali protocolli nei loro trattati bilaterali con la Polonia.

Sul collasso dello stato polacco

Ma quindi, come si potrebbero definire le azioni delle autorità militari sovietiche nella cosiddetta "Polonia Orientale" (abitata da chiunque eccetto polacchi) dal 17 Settembre 1939? Se è stato appurato nei precedenti paragrafi di questa voce, con tutte le fonti archiviali, giornalistiche e pubblicistiche dell'epoca, che il Patto Molotov-Ribbentrop fu stipulato obtorto collo da entrambe le parti, che lo stato polacco fascista, almeno fino al 1 Settembre 1939, si illudeva ancora di poter collaborare con la Germania in funzione anti-sovietica e anti-russa, e che il trattato di non-aggressione non implicasse quindi un'alleanza e/o una "occupazione congiunta" di determinati territori di altri stati, ma solo "sfere di influenza", territori cuscinetto da non oltrepassare da parte dell'esercito tedesco, quali sono i motivi che hanno spinto le autorità sovietiche, dopo quasi tre settimane dall'attacco tedesco alla Polonia, a intervenire direttamente e "reclamare" la propria "sfera di influenza" tramite spostamenti di militari? Prima di tutto, è importante citare, di nuovo, dai diari di guerra del generale tedesco Halder:

«A quanto pare i russi non vogliono entrare… [I russi] credono possibile che la Polonia voglia [concludere una] pace [con la Germania][31]

È stato già dimostrato che i tedeschi erano convinti che la Polonia, probabilmente, avrebbe stipulato una tregua e ceduto territori alla Germania, almeno fino al 12 Settembre, ed è stato dimostrato che, lungi dal voler conquistare "tutta la Polonia", erano pronti a negoziare uno scambio di territori e a creare uno stato cliente dell'Ucraina Occidentale, ossia quel pezzo di Galizia all'epoca parte della "Seconda Repubblica Polacca". Quest'ultima annotazione datata 12 Settembre sul diario del generale Halder dimostra che anche "i russi", ossia le autorità sovietiche, erano di questa convinzione. Questo perché, almeno fino al 12 Settembre, tutti gli attori coinvolti nella vicenda erano convinti che le autorità polacche sarebbero rimaste in Polonia, anziché "abbandonare" la nave come fecero poi, cosa che fino a quel momento era considerata solo una "possibilità". Continua Halder:

«La Romania non desidera accettare [l'ingresso del] governo polacco; chiuderà [i suoi confini]. [...] Lui [Hitler] è pronto ad accontentarsi della parte orientale dell'Alta Slesia e del corridoio polacco, se l'Occidente non interferisce[31]

Questa è un'ulteriore dimostrazione che, in data 12 Settembre 1939, le autorità tedesche non pianificavano di liquidare lo stato polacco, e che, addirittura, sembravano disposte ad "accontentarsi" di annettere solo di alcuni territori contesi. Nella stessa data il capo del Comando Supremo delle Forze Armate Tedesche, Wilhelm Keitel, ordinò all'ammiraglio Canaris di attivare le unità collaborazioniste della milizia banderista OUN presenti sul territorio polacco, con lo scopo di formare uno stato cliente della Galizia:

«12.09.1939; POLONIA. A. Hitler, insieme a G. Goering e al capo di stato maggiore dell'OKW, generale W. Keitel, arrivarono nell'area di Varsavia. In una riunione del comando militare tedesco furono prese in considerazione le opzioni per la soluzione finale del problema polacco, una delle quali prevedeva, tra le altre cose, la creazione di uno stato indipendente in Galizia e nell'Ucraina polacca. Lo stesso giorno, il capo di stato maggiore dell’OKW, generale Keitel, diede ordine all’ammiraglio Canaris di intensificare le azioni dei distaccamenti dell’OUN sul territorio polacco al fine di “formare un’Ucraina polacca e galiziana indipendente”[32]

Questo fatto sarebbe stato poi confermato in un interrogatorio, immediatamente dopo la fine della guerra, del generale maggiore tedesco Erwin von Lahousen, dell'Abwehr (equivalente tedesco del Servizio Informazioni Militare):

«Lahousen: In conformità con le dottrine di politica estera del Reich ufficialmente proclamate da von Ribbentrop e gli ordini ricevuti [105] dall'ammiraglio Canaris dal capo di stato maggiore dell'OKW, feldmaresciallo Keitel, l'Ab-Wehr-2 effettuò i preparativi per un rivolta in Galizia, i cui obiettivi principali erano la liquidazione di comunisti, ebrei e polacchi. Per quanto ne so, questa decisione è stata presa durante una riunione nella carrozza del salone del feldmaresciallo Keitel. [...] Vorrei chiarire la domanda posta, a che tipo di incontro è interessato il generale? Avvenuta sul treno speciale del Fuhrer [107] poco prima della presa di Varsavia nel 1939? Se è così, allora dall'annotazione manoscritta di Canaris nel diario di combattimento risulta che l'incontro ebbe luogo il 12 settembre 1939. Il significato dell'ordine formulato da von Ribbentrop, trasmesso da Keitel all'ammiraglio Canaris sotto forma di ordine, è come segue: L'OUN (Organizzazione dei nazionalisti ucraini), che collaborava con l'Abwehr in questioni militari, avrebbe dovuto sollevare una rivolta in Polonia, facendo affidamento sugli emigranti ucraini che vivevano lì. Gli obiettivi della rivolta erano la liquidazione di polacchi ed ebrei. Se parliamo dei polacchi, intendiamo la distruzione dell'intellighenzia nazionale e, prima di tutto, di coloro che erano pronti a prendere parte al movimento di resistenza nazionale. Quindi l’idea non era quella di distruggere gli ucraini, ma, al contrario, di collaborare con loro e risolvere problemi puramente politici e terroristici. C'è una voce corrispondente nel registro di combattimento della direzione Ausland/Abwehr/OKW. Puoi facilmente convincerti che si trattava di un addestramento puramente di sabotaggio di 500 o 1000 persone dell'OUN[33]

La Germania non riconosceva più l'esistenza di uno stato polacco

Il 15 Settembre il ministro degli Esteri tedesco Joachim von Ribbentrop scrisse a Friedrich Werner von der Schulenburg, ambasciatore tedesco a Mosca, che se l'URSS non fosse entrata militarmente nella Polonia orientale si sarebbe creato un vuoto politico in cui si sarebbero potuti formare "nuovi stati":

«Telegramma MOLTO URGENTE BERLINO, 15 settembre 1939-20:20 Ricevuto MOSCA, 16 settembre 1939-7:15 a.m. STRETTAMENTE SEGRETO N. 360 del 15 settembre Per l'Ambasciatore personalmente. Vi chiedo di comunicare quanto segue al signor Molotov immediatamente: 1) La distruzione dell'esercito polacco si sta rapidamente avvicinando alla sua conclusione, come appare dalla revisione della situazione militare del 14 settembre che vi è già stata comunicata. Contiamo sull'occupazione di Varsavia nei prossimi giorni. 2) Abbiamo già dichiarato al governo sovietico che ci consideriamo vincolati dalla definizione delle sfere di influenza concordata a Mosca, completamente a prescindere dalle operazioni puramente militari, e lo stesso vale naturalmente anche per il futuro. 3) Dalla comunicazione fattavi da Molotov il 14 settembre, supponiamo che il governo sovietico interverrà militarmente e che intende iniziare la sua operazione ora. Accogliamo con favore questa notizia. Il governo sovietico ci solleva così dalla necessità di annientare il resto dell'esercito polacco inseguendolo fino al confine russo. Anche la questione è risolta nel caso in cui non si verificasse un intervento russo, se nell'area situata a est della zona di influenza tedesca non si potrebbe verificare un vuoto politico. Poiché da parte nostra non abbiamo intenzione di intraprendere alcuna attività politica o amministrativa in queste aree, a parte ciò che è reso necessario dalle operazioni militari, senza un tale intervento da parte del governo sovietico potrebbe esserci la possibilità della costruzione di nuovi stati lì [...] RIBBENTROP[34]

Lo stesso ambasciatore Schulenburg rispose in merito, riportando la reazione del governo sovietico a tal proposito:

«Telegramma MOLTO URGENTE Mosca, 16 settembre 1939. SEVERAMENTE SEGRETO N. 371 del 16 settembre Riferimento al tuo telegramma N. 360 del 15 settembre. Ho visto Molotov alle 6 di oggi e ho eseguito le istruzioni. Molotov ha dichiarato che l'intervento militare dell'Unione Sovietica era imminente, forse anche domani o dopodomani. Stalin era attualmente in consultazione con i leader militari e questa stessa notte, in presenza di Molotov, mi avrebbe comunicato il giorno e l'ora dell'avanzata sovietica. Molotov ha aggiunto che avrebbe presentato la mia comunicazione al suo governo, ma riteneva che un comunicato congiunto non fosse più necessario; il governo sovietico intendeva motivare la sua procedura come segue: lo Stato polacco era crollato e non esisteva più; pertanto tutti gli accordi conclusi con la Polonia erano nulli; le terze potenze avrebbero potuto cercare di trarre profitto dal caos che si era creato; l'Unione Sovietica si considerava obbligata a intervenire per proteggere i suoi fratelli ucraini e russi bianchi e per consentire a queste persone sfortunate di lavorare in pace. Il governo sovietico intendeva pubblicizzare il suddetto filone di pensiero tramite radio, stampa, ecc., subito dopo che l'Armata Rossa avesse attraversato il confine, e allo stesso tempo comunicarlo in una nota ufficiale all'ambasciatore polacco qui e a tutte le missioni qui. Molotov ammise che l'argomentazione progettata dal governo sovietico conteneva una nota che strideva con la sensibilità tedesca, ma chiese che, in vista della difficile situazione del governo sovietico, non lasciassimo che una sciocchezza come questa ci ostacolasse. Il governo sovietico sfortunatamente non vedeva la possibilità di altre motivazioni, poiché l'Unione Sovietica fino a quel momento non si era preoccupata della difficile situazione delle sue minoranze in Polonia e doveva giustificare all'estero, in un modo o nell'altro, il suo attuale intervento. In conclusione, Molotov chiese urgentemente una spiegazione di cosa sarebbe successo a Vilna. Il governo sovietico voleva assolutamente evitare uno scontro con la Lituania e, pertanto, desiderava sapere se fosse stato raggiunto un accordo con la Lituania per quanto riguarda la regione di Vilna, in particolare su chi avrebbe dovuto occupare la città. SCHULENBURG[35]

Si può quindi notare che un "intervento militare" da parte sovietica, che non era ancora avvenuto fino a quella data (16 Settembre 1939), si è poi verificato in quanto la sovranità dello stato polacco su quei territori era collassata. Da come si è già notato in altre fonti consultate, sia di diari di guerra che di interrogatori avvenuti dopo la guerra, il progetto dell'Alto Comando Tedesco, approfittando del "collasso" dello stato polacco, era quello di creare uno o più stati clienti tra la "zona di influenza tedesca" e il confine sovietico fino a quel momento, vale a dire, all'interno della "zona di influenza sovietica", o zona cuscinetto, come stabilita dal trattato di non aggressione. Questo avrebbe voluto dire che le condizioni per cui le "sfere di influenza" erano valide prima del Settembre del 1939 non erano più in vigore, e che, quindi, senza un diretto intervento militare sovietico, l'URSS si sarebbe trovata al suo confine diretto, quello della pace di Riga del 1921, indifendibile, uno o più stati clienti tedeschi, per loro natura ostili all'URSS, e che probabilmente avrebbero sovvenzionato ulteriori gruppi separatisti o terroristi nelle regioni di confine. Questo, per l'URSS, come per qualsiasi altro stato sovrano nelle medesime condizioni, era ed è inaccettabile. In merito, invece, al "collasso" dello stato polacco, ne parla meglio il generale tedesco Kurt von Tippelskirch nel suo "Storia della Seconda Guerra Mondiale" (in Tedesco):

«Quando il governo polacco si rese conto che la fine era vicina, a settembre fuggì da Varsavia a Lublino. Da lì partì il 9 settembre per Kremenetz e il 13 settembre per Zaleshchniki, una città proprio sul confine con la Romania. Il popolo e l'esercito, che a quel tempo erano ancora coinvolti in furiosi combattimenti, furono abbandonati al capriccio del destino[36]

Come e quando è avvenuto il collasso dello stato polacco

Un'obiezione che potrebbe venire da parte anticomunista, specialmente dai nazionalisti (fascisti) polacchi, è che, quando il 17 Settembre 1939 il governo sovietico ha deciso di intraprendere azioni militari per reclamare la propria sfera di influenza e prevenire la costruzione di stati clienti tedeschi anti-sovietici, il governo polacco in realtà non era "collassato", per il semplice fatto che sia il presidente (de jure dal 1926, de facto dalla morte del maresciallo fascista Piłsudski nel 1935) Ignacy Mościcki, che il già citato ministro degli esteri polacco (dichiaratamente russofobo, antisovietico, sciovinista e quindi fascista nonché fiero allievo del maresciallo Piłsudski) Józef Beck erano ancora "in Polonia". Come in realtà è stato già dimostrato dalla testimonianza del generale tedesco von Tippelskirch, lo stato polacco aveva già nei fatti cessato di esistere, in quanto i vertici politici e militari della Polonia avevano già abbandonato la capitale, Varsavia, non costituendo nessun'altra capitale provvisoria, spostandosi invece già nell'area al confine con la Romania, preparandosi quindi a valicare (illegalmente) la frontiera. Un'ulteriore conferma di questo fatto è data dalla testimonianza dell'allora vice-commissario per gli esteri sovietico, Vladimir Potëmkin, che nel suo diario personale, in data 17 Settembre 1939, riporta l'incontro con l'ambasciatore polacco in URSS in quel momento, tale Grzybowski:

«596. Nota della conversazione del vicecommissario per gli affari esteri dell'URSS V. Potemkin con l'ambasciatore di Polonia presso l'URSS V. Grzybowski. 17 settembre 1939. Segreto. All'ambasciatore, svegliato da noi alle 2 di notte, che è arrivato al Commissariato per gli affari esteri alle 3 di notte visibilmente spaventato, ho letto la nota del compagno Molotov al governo polacco. L'ambasciatore, pronunciando le parole con difficoltà a causa della sua agitazione, mi ha dichiarato che non poteva accettare la nota consegnatagli. Respinge la valutazione della situazione militare e politica polacca contenuta nella nota. L'ambasciatore ritiene che la guerra polacco-tedesca sia appena iniziata e che non si possa parlare di crollo dello stato polacco. Le forze principali dell'esercito polacco sono intatte e si stanno preparando a lanciare un decisivo contrattacco contro gli eserciti tedeschi. In queste circostanze, l'attraversamento della frontiera polacca da parte dell'Armata Rossa costituisce un attacco completamente immotivato alla repubblica. L'ambasciatore gli ha rifiutato la nota del governo sovietico, che tenta di giustificare questo attacco con dichiarazioni arbitrarie, come se la Polonia fosse stata definitivamente annientata dalla Germania e il governo polacco non esistesse più. Ho obiettato a Grzybowski che non poteva rifiutare di accettare ciò che non gli era stato consegnato. Questo è un documento che proviene dal governo dell'URSS e contiene dichiarazioni di estrema importanza che l'ambasciatore è tenuto a portare immediatamente all'attenzione del suo governo. L'ambasciatore sarebbe gravato da una responsabilità molto pesante nei confronti del suo paese se si rifiutasse di adempiere a questo, il più importante dei suoi obblighi. La questione del destino della Polonia è in fase di decisione. L'ambasciatore non ha il diritto di nascondere al suo paese le dichiarazioni contenute nella nota del governo sovietico, indirizzata alla Repubblica polacca. Grzybowski chiaramente non sapeva come controbattere agli argomenti citati. Ha cercato di sostenere che la nostra nota dovesse essere consegnata al governo polacco tramite la nostra ambasciata. Ho risposto che non avevamo più un'ambasciata in Polonia. Tutto il suo personale è già in URSS, tranne forse un piccolo numero di lavoratori puramente tecnici. Poi Grzybowski ha affermato di non avere alcun contatto telegrafico regolare con la Polonia. Due giorni fa, gli è stato suggerito di contattare il governo tramite Bucarest. Ora l'ambasciatore non è certo di poter utilizzare anche questa via. Ho chiesto all'ambasciatore dove si trovasse il ministro degli esteri polacco. Dopo aver ricevuto la risposta che molto probabilmente si trovava a Kremenets, ho proposto all'ambasciatore che, se lo desiderava, avrei potuto garantire l'immediata trasmissione dei suoi resoconti telegrafici tramite le nostre linee. Grzybowski ha ripetuto di nuovo che non poteva accettare la nota, perché non sarebbe stata in linea con la dignità del governo polacco. Ho detto all'ambasciatore che la nota gli era già stata letta, quindi ne conosceva il contenuto. Se l'ambasciatore non avesse voluto portare con sé la nota, gli sarebbe stata consegnata all'ambasciata. In quel momento, avendo deciso di inviare la nota all'ambasciata e di farla consegnare in cambio di una ricevuta prima che l'ambasciatore vi tornasse, chiesi a Grzybowski di aspettarmi qualche minuto, spiegandogli che intendevo informare telefonicamente il com. Molotov della sua dichiarazione. Dopo la mia uscita, diedi ordine di usare la mia macchina per inviare la nota all'ambasciata, dove un membro della mia segreteria avrebbe dovuto consegnarla e prendere una ricevuta. Dopo aver informato telefonicamente il com. Molotov della posizione assunta dall'ambasciatore, tornai da Grzybowski e ripresi la conversazione. L'ambasciatore tentò di dimostrare che la Polonia non era affatto schiacciata dalla Germania, tanto più che Inghilterra e Francia le stavano già fornendo un aiuto reale. Riferendosi al nostro ingresso in territorio polacco, l'ambasciatore esclamò che se fosse avvenuto, avrebbe significato la quarta spartizione della Polonia e il suo annientamento. Ho fatto notare all'ambasciatore che la nostra nota annunciava la liberazione del popolo polacco dalla guerra e il nostro aiuto per iniziare una vita pacifica. Grzybowski non riusciva a calmarsi, sostenendo che stavamo aiutando i tedeschi ad annientare la Polonia. In questa situazione, l'ambasciatore non capiva il senso pratico del nostro informare il governo polacco dell'ordine per le armate sovietiche di entrare in Polonia. Ho osservato all'ambasciatore che quando il governo polacco avesse ricevuto la nostra nota, forse non solo avrebbe capito i motivi della nostra decisione, ma avrebbe anche concordato sull'inutilità di qualsiasi opposizione al nostro ingresso. In questo modo, forse sarebbe stato possibile prevenire scontri armati e inutili perdite di vite umane. Poiché tornavo costantemente ad avvertire l'ambasciatore della responsabilità che avrebbe potuto avere nei confronti del suo stesso paese rifiutandosi di trasmettere la nostra nota al suo governo, Grzybowski alla fine cominciò a cedere. Mi dichiarò che avrebbe informato il suo governo del contenuto della nostra nota. Si rivolse persino a me con la richiesta di dargli tutta la cooperazione possibile per la trasmissione più rapida possibile delle sue informazioni telegrafiche alla Polonia. Per quanto riguarda la nota come documento, l'ambasciatore ha detto come prima che non poteva accettarla. Ho ripetuto a Grzybowski che la nota gli sarebbe stata consegnata all'ambasciata. Dopo che l'ambasciatore se n'è andato, sono stato informato che la nota era già stata portata all'ambasciata e consegnata lì per una ricevuta mentre Grzybowski era ancora con me. V. Potemkin[37]

Il giorno successivo, il 18 Settembre 1939, fu pubblicata sul New York Times e sull'Associated Press la dichiarazione ufficiale del governo sovietico per tramite del Commissario del Popolo per gli Affari Esteri Molotov:

«New York Times 18 settembre 1939, pag. 5. A cura di The Associated Press. MOSCA, 17 settembre - Di seguito il testo di un discorso radiofonico di oggi del Primo Ministro-Commissario degli Esteri sovietico, Vjačeslav Molotov, come distribuito da Tass, l'agenzia di stampa ufficiale sovietica: "Compagni, cittadini e cittadine del nostro grande paese: gli eventi derivanti dalla guerra polacco-tedesca hanno rivelato l'insolvenza interna e l'evidente impotenza dello stato polacco. I circoli dirigenti polacchi hanno subito bancarotta. Tutto questo è accaduto nel più breve lasso di tempo. Sono trascorse appena quindici giorni e la Polonia ha già perso tutti i suoi centri industriali. Varsavia come capitale dello stato polacco non esiste più. Nessuno sa dove si trovi il governo polacco. La popolazione della Polonia è stata abbandonata dai suoi sfortunati leader al suo destino. Lo stato polacco e il suo governo hanno praticamente cessato di esistere. In vista di questo stato di cose, i trattati conclusi tra l'Unione Sovietica e la Polonia hanno cessato di funzionare. In Polonia si è creata una situazione che richiede al governo sovietico una particolare preoccupazione per la sicurezza del suo stato. La Polonia è diventata un campo fertile per qualsiasi evenienza accidentale e inaspettata che possa creare una minaccia per l'Unione Sovietica. Fino all'ultimo momento il governo sovietico è rimasto neutrale. Ma in vista delle circostanze menzionate, non può più mantenere un atteggiamento neutrale nei confronti della situazione che si è creata. Né si può pretendere dal governo sovietico di rimanere indifferente al destino dei suoi fratelli di sangue, gli ucraini e i bielorussi [russi bianchi] che abitano la Polonia, che anche in precedenza erano senza diritti e che ora sono stati abbandonati completamente al loro destino. [...] All'inizio di settembre, quando è stata intrapresa una mobilitazione parziale delle riserve dell'Armata Rossa in Ucraina, Bielorussia e in altre quattro aree militari, la situazione in Polonia non era chiara e questa mobilitazione è stata intrapresa come misura precauzionale. Nessuno avrebbe potuto aspettarsi che lo Stato polacco avrebbe rivelato una tale impotenza e un crollo così rapido come quello che si è già verificato in tutta la Polonia. Ma nella misura in cui questo crollo è un fatto e gli statisti polacchi hanno rivelato la loro totale bancarotta e sono incapaci di cambiare la situazione in Polonia, la nostra Armata Rossa, avendo ricevuto grandi rinforzi come risultato della recente chiamata delle riserve, deve svolgere con merito l'onorevole dovere che le è stato imposto. Il governo esprime la ferma convinzione che la nostra Armata Rossa degli operai e dei contadini mostrerà anche questa volta la sua potenza combattiva, la sua coscienziosità e la sua disciplina e che nell'esecuzione del suo compito di emancipazione si distinguerà per nuove gesta di eroismo e gloria. Simultaneamente il governo sovietico ha consegnato copie della sua nota all'ambasciatore polacco e a tutti i governi con cui l'Unione Sovietica intrattiene relazioni diplomatiche, dichiarando allo stesso tempo che l'Unione Sovietica perseguirà una politica di neutralità nei confronti di tutti questi paesi. Ciò determina i nostri recenti passi in politica estera[38]

La nota inviata all'ambasciatore polacco:

«Signor Ambasciatore: La guerra polacco-tedesca ha rivelato l'insolvenza interna dello Stato polacco. In dieci giorni di ostilità la Polonia ha perso tutte le sue regioni industriali e i suoi centri culturali. Varsavia come capitale della Polonia non esiste più. Il governo polacco è caduto a pezzi e non mostra segni di vita. Ciò significa che lo Stato polacco e il suo governo hanno praticamente cessato di esistere. I trattati conclusi tra l'URSS e la Polonia hanno quindi cessato di funzionare. Abbandonata al suo destino e rimasta senza guida, la Polonia è diventata un campo fertile per qualsiasi evenienza accidentale e inaspettata che possa creare una minaccia per l'URSS. Quindi, mentre finora era neutrale, il governo sovietico non può più mantenere un atteggiamento neutrale verso questi fatti. Né il governo sovietico può rimanere indifferente quando i suoi fratelli di sangue, ucraini* e bielorussi [russi bianchi] in territorio polacco, abbandonati al loro destino, sono lasciati senza protezione. In vista di questo stato di cose, il governo sovietico ha incaricato il comando superiore dell'Armata Rossa di ordinare alle truppe di attraversare la frontiera e di prendere sotto la propria protezione le vite e le proprietà della popolazione dell'Ucraina occidentale e della Bielorussia occidentale. Allo stesso tempo, il governo sovietico intende adottare ogni misura per liberare il popolo polacco dalla guerra disastrosa in cui è stato gettato dai suoi leader imprudenti e per dargli l'opportunità di vivere una vita in pace. Ho l'onore, ecc. MOLOTOV, Commissario del popolo per gli affari esteri dell'URSS[38]

La nota inviata ad altre potenze terze (Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Germania, Italia, Cina, Giappone, Turchia, Iran, Afghanistan, Finlandia, Bulgaria, Lettonia, Danimarca, Estonia, Svezia, Grecia, Belgio, Romania, Lituania, Norvegia, Ungheria, Repubblica Popolare Mongola e Repubblica Popolare di Tuva):

«Signor Ambasciatore (o Ministro): Nel trasmettervi la copia allegata di una nota del Governo sovietico del 17 settembre 1939 all'Ambasciatore polacco a MOSCA, ho l'onore, su istruzioni del mio governo, di informarvi che l'URSS perseguirà una politica di neutralità nelle relazioni tra l'URSS e il vostro paese. Ho l'onore, ecc. MOLOTOV, Commissario del popolo per gli affari esteri dell'URSS[38]

A dispetto di eventuali obiezioni motivate da dietrologie e pregiudizi ideologici ridicoli e al limite del demenziale, soprattutto da parte dei "nazionalisti" fascisti polacchi, nel loro caratterizzare i loro "nemici" come dei supercattivi supereroistici, l'idea che la principale colpa della caduta della Polonia fosse da attribuire ai suoi incompetenti governanti che, in modo molto "patriottico" per la loro ideologia sciovinista e para-fascista, hanno coraggiosamente deciso di fuggirsene e sconfinare illegalmente in Romania, abbandonando il proprio paese a sé stesso, era un'idea comunemente accettata all'epoca dei fatti. Come dimostra questa dichiarazione da parte del reporter del New York Times di origine polacca, tale Jerzy Szapiro, in un articolo del 2 Ottobre del 1939, intitolato "Il governo polacco ora è accusato del crollo militare della nazione. Il fallimento del regime di Moscicki a rimanere a Varsavia è visto come un fattore vitale":

«Il governo è accusato di aver perso la calma quando, il quinto giorno di guerra, è stato dato il segnale per la fuga da Varsavia. I rifugiati polacchi di tutte le opinioni politiche, persino i sostenitori del regime, sono ora convinti che se il governo fosse rimasto e se i massimi dirigenti dell'esercito fossero rimasti ai loro posti, la Russia non avrebbe marciato e certamente non avrebbe avuto la scusa formale di avanzare in un paese abbandonato dal suo governo[39]

Secondo il reporter Szapiro, quindi, il giorno 5 Settembre 1939 sarebbe da indicare come la data in cui il governo polacco ha potuto scegliere se rimanere in patria, e quindi stabilire una nuova "capitale provvisoria" per una già citata "Polonia Residua", oppure abbandonare la "nave" della Polonia facendola definitivamente affondare. Ciò in cui Szapiro però sbaglia è nel definire il collasso della sovranità polacca e dello stato polacco come una mera "scusa formale". In realtà è un problema di fondamentale importanza, in quanto la mancanza di un governo o di attori statali implica la mancanza di una parte con cui negoziare una tregua. Un'ulteriore prova della non-esistenza dello stato polacco dalla seconda metà del Settembre 1939, e quindi della grave codardia dei "patriottici" nazionalisti fascisti polacchi, è data dalla testimonianza del governo romeno di allora. La Romania, nel 1939 neutrale in un conflitto che in quel momento coinvolgeva solo la Germania da una parte, e dall'altra parte principalmente la Polonia e i suoi "garanti" anglo-francesi, secondo il diritto internazionale, in quanto paese neutrale, non belligerante e quindi non coinvolto nelle azioni militari, DOVEVA INTERNARE qualsiasi soldato o ufficiale di entrambe le parti coinvolte nel conflitto, inclusi i vertici politici, di governo e militari dello stato polacco. I governanti polacchi, decidendo di passare la frontiera verso un paese neutrale, facendosi quindi arrestare (il termine tecnico, come già riportato, è "internare"), erano ben consapevoli di stare perdendo le loro facoltà di ufficiali governativi, politici e militari di uno stato sovrano. A scanso di equivoci e di obiezioni, segue una breve spiegazione su cos'è uno stato sovrano nel diritto internazionale. Secondo Wikipedia, la fonte principale e più attendibile per quanto riguarda la definizione o meno di uno stato sovrano è la Convenzione di Montevideo (Uruguay), del 1933. Secondo l'Articolo 1 della Convenzione:

«Lo Stato, in quanto persona di diritto internazionale, dovrebbe possedere i seguenti requisiti: a) una popolazione permanente; b) un territorio definito; c) un governo; e d) la capacità di entrare in relazioni con gli altri Stati[40]

Per quanto nel titolo e nei preamboli della convenzione sia scritto che essa sia stata un trattato tra attori appartenenti soltanto al continente delle Americhe, secondo l'articolo di Wikipedia sulla Convenzione: «[...] in quanto riformulazione del diritto internazionale consuetudinario, la Convenzione di Montevideo ha semplicemente codificato le norme giuridiche esistenti e i suoi principi e pertanto non si applica solo ai firmatari, ma a tutti i soggetti del diritto internazionale nel loro complesso.» Volendo considerare altre fonti, per smentire ulteriormente eventuali obiezioni, secondo Thomas D. Musgrave, il Comitato Arbitrale Badinter, ossia il comitato di arbitrato utilizzato dall'Unione Europea dal 1991 a seguito della crisi delle guerre iugoslave, pare abbia usato tale definizione di "Stato":

«Nel Parere n. 1 la Commissione aveva osservato, a pag. 1495, che "lo Stato è comunemente definito come una comunità che consiste di un territorio e di una popolazione soggetti a un'autorità politica organizzata; che tale Stato è caratterizzato dalla sovranità[41]

In sostanza, quindi, all'epoca come oggi, per il diritto internazionale, uno stato sovrano, per essere tale, oltre a possedere un territorio entro confini definiti e una popolazione permanente, deve possedere un GOVERNO e la POSSIBILITÀ DI INTERAGIRE CON ALTRI STATI. Entrambe queste caratteristiche sono venute meno, nel caso della "Seconda Repubblica Polacca", quando i suoi vertici politico-militari hanno deciso, molto coraggiosamente, dignitosamente e patriotticamente, di "sconfinare" illegalmente in uno stato terzo, neutrale e non belligerante nel conflitto in cui invece la Polonia era coinvolta, e che per legge li ha dovuti internare, di fatto privandoli sia delle loro funzioni ufficiali di gabinetto di governo che della possibilità di interagire con altri stati, come già dimostrato da diverse fonti, oltre che dalla testimonianza indiretta, già riportata in questo paragrafo, dell'ambasciatore polacco (il signor Grzybowski, come riportato, necessario ribadire, sia dal vice-commissario sovietico per gli esteri Potëmkin che dal commissario per gli affari esteri sovietico Molotov) in URSS dell'epoca, il quale dichiarò di non avere la benché minima idea di dove si trovassero i suoi superiori, il suo governo, e soprattutto non aveva la benché minima idea di chi contattare per adempiere alle sue funzioni diplomatiche. Concludendo questo paragrafo, prima di passare al successivo, vanno fatte delle ultime precisazioni. In ultima istanza, quindi, dalle fonti di archivio, di articoli di giornale, di diari di guerra, di telegrammi et cetera res, si possono trarre le seguenti conclusioni:

  • Il "protocollo segreto" del Trattato non era più in vigore, in quanto per esserlo sarebbe dovuto esistere uno stato polacco "residuo" ritiratosi nelle regioni orientali, ad est della linea di demarcazione tra le "sfere di influenza" invalicabili per la Germania
  • Siccome è stato appurato che in quel momento storico uno stato polacco non esistesse più, il relativo trattato di non-aggressione stipulato nel 1936 tra Polonia e Unione Sovietica non era più valido, e quindi non esisteva più un legittimo esercito polacco che faceva riferimento al governo o allo stato che serviva, rendendo quindi i reggimenti polacchi non più dei reggimenti armati di un esercito di un paese, ma una banda disorganizzata di uomini armati che, alla stregua dei partigiani, non avevano alcun diritto legale riconosciuto, se non dal paese per il quale dichiaravano di combattere (che in quell'esatto momento aveva cessato di esistere)
  • Alcuni nazionalisti (fascisti) polacchi affermano che l'azione effettuata dai comandi militari sovietici, ossia di aver "impedito" agli ex soldati polacchi di sconfinare in Romania, sia stata un'azione "crudele". Un'obiezione simile, che solo degli individui particolarmente stupidi, infantili, oltre che ignoranti delle basi più semplici e comprensibili della diplomazia potrebbero sollevare, si scioglie come neve al sole di fronte alla realtà dei fatti: l'Unione Sovietica intratteneva dei rapporti diplomatici con la Romania, e non poteva certo permettere che migliaia di uomini armati sconfinassero e attaccassero il suo territorio. Sarebbe come se il Messico o il Canada permettessero a bande armate indipendenti di sconfinare negli USA senza colpo ferire.

I governanti polacchi e le autorità romene che li hanno internati hanno implicitamente riconosciuto il collasso dello stato polacco

Il governo polacco non ha mai dichiarato guerra all'Unione Sovietica a seguito della presunta "invasione" dal 17 Settembre 1939 in poi, come invece fece quando la Germania invase i suoi territori il 1 Settembre 1939. Anche il presidente polacco Mościcki, nelle sue "dimissioni" mentre era internato in Romania, ammise implicitamente l'illegittimità della sua posizione. Anche le autorità romene riconobbero tale situazione di collasso della sovranità polacca, al punto da "retrodatare" unilateralmente le dimissioni del presidente polacco Mościcki. Questo, comprovato da fonti quali dichiarazioni ufficiali riportare da articoli di giornale dell'epoca, è discusso ampiamente nel paragrafo successivo.

La questione delle "dimissioni" del presidente polacco Mościcki durante il suo internamento in Romania

Un'altra questione importante, da chiarire, è data dalle dimissioni del presidente polacco, Ignacy Mościcki, durante il suo internamento in Romania. Se Mościcki era "internato", in pratica quindi arrestato, tenuto come prigioniero militare, come avrebbe potuto dichiarare le dimissioni, se non poteva più esercitare le sue funzioni di ufficiale governativo? Per comprendere la situazione, va precisato che il "presidente" (o meglio ex presidente) Mościcki si trovava in quel momento in una situazione legale di "limbo" (da non compatire assolutamente, avendo egli scelto volontariamente di abbandonare il proprio paese e sconfinare in Romania), per cui, pur non potendo esercitare le sue funzioni di presidente della Polonia, essendo lo stato polacco discioltosi a causa della fuga sua e dei suoi colleghi di governo, risultava ancora ufficialmente come "presidente" della Polonia. Non potendo costituire un governo in esilio (e questo argomento viene approfondito meglio nei successivi paragrafi), ed essendo costretto alla prigonia come "internato" in Romania, Mościcki decise quindi di "rassegnare le dimissioni", per poi (anche qui, molto coraggiosamente, da vero patriota e difensore del proprio paese) andare in "esilio" in Svizzera, dove sarebbe rimasto fino alla fine della guerra, per poi morirvi nel 1946. Tale atto, dichiarato "nelle intenzioni" il 29 Settembre 1939, come riportato dall'articolo del New York Times del 30 Settembre 1939, e poi "effettuato" il giorno successivo, quando, da "privato cittadino" si è mosso verso la Svizzera. Tale operazione, senza alcuna validità legale, nelle sue contraddizioni è un'ulteriore dimostrazione del collasso della sovranità di qualsivoglia entità statale denominata "Polonia", e questo è dimostrato, oltre che dalle dichiarazioni ufficiali della Germania il giorno successivo, che affermarono che il nuovo governo in esilio polacco in Francia fosse "una farsa", dalle dichiarazioni delle autorità romene, le quali, per evitare responsabilità, si inventarono che in realtà Mościcki "si era già dimesso" il 15 Settembre 1939, due giorni prima di valicare la frontiera e farsi internare dalle autorità della Romania. Questa dichiarazione, che non trova riscontro da nessun'altra parte, è una palese invenzione delle autorità della Romania per evitare eventuali responsabilità, e ciò è dimostrato, oltre che dall'insensatezza dell'internamento di quello che, se si dovesse dare ascolto alle dichiarazioni romene, era solo un "privato cittadino" che chiedeva solo asilo politico, dal fatto che i polacchi del neo-costituito governo in esilio continuarono a ritenere il termine ultimo della carica di Mościcki il 30 Settembre 1939. In realtà le "dimissioni" di Mościcki non avevano alcun valore legale, essendo egli un internato e quindi non più, nelle sue funzioni effettive, il presidente della Polonia dal 5 Settembre 1939, ossia quando ha abbandonato la capitale, Varsavia, insieme al suo gabinetto di governo, senza costituire alcuna altra "capitale provvisoria" di una ipotetica "Polonia Residuale". L'unico motivo per cui le autorità romene hanno permesso la "fuga" di Mościcki e il suo espatrio in Svizzera è, probabilmente, per togliersi dalle mani la "patata bollente" degli ex-governanti polacchi internati. Va ricordato che in quel momento storico la Romania era un paese neutrale di una guerra che coinvolgeva solo la (ex) Polonia, insieme ai suoi "garanti" di Francia e Regno Unito da una parte, e la Germania dall'altra.

Il governo polacco in esilio

Il 1 Ottobre del 1939 la Francia e il Regno Unito riconobbero un governo in esilio polacco, di stanza a Parigi, spostato poi a Londra. Tale "governo in esilio" non aveva alcuna validità legale, e il riconoscimento di esso equivaleva ad un atto di ostilità nei confronti della Germania. Per la Francia e il Regno Unito questo non aveva importanza, dato che, ovviamente, entrambi i paesi si trovavano già in guerra con la Germania. Gli Stati Uniti, anch'essi in quel momento neutrali, non riconobbero il governo polacco in esilio, ma si comportarono con esso in modo ambiguo, con rapporti non ufficiali, evidentemente non sapendo cosa fare. Il governo sovietico non poteva, analogamente, riconoscere il governo polacco in esilio, per tre motivi principali:

  • In primis, tale riconoscimento sarebbe stato incompatibile con lo status di neutralità dell'Unione Sovietica rispetto ad una guerra in quel momento esclusivamente europea, tra la Germania da un lato e la Francia e il Regno Unito dall'altro, ed era nel miglior interesse dell'Unione Sovietica, in virtù anche del trattato di non-aggressione, rimanere neutrale (tale governo in esilio fu riconosciuto dall'URSS nel luglio del 1941, nel pieno della Grande Guerra Patriottica causata dall'aggressione tedesca);
  • In secundis, il governo polacco in esilio non aveva alcun territorio su cui esercitare la propria sovranità;
  • In tertis, tale riconoscimento avrebbe implicato l'obbligo sovietico di ritirarsi ai suoi (indifendibili) confini del pre-Settembre 1939, e questo, oltre ad essere totalmente contrario agli interessi del governo e del popolo sovietico, avrebbe significato che tali territori sarebbero stati poi occupati, direttamente o (molto probabilmente) indirettamente dalla Germania tramite stati-clienti anti-sovietici, e questa possibilità, che avrebbe reso nullo qualsiasi sforzo sovietico fino a quel momento, era assolutamente inammissibile.

La posizione delle "democrazie liberali" occidentali in merito alle azioni sovietiche

Le azioni sovietiche nel Settembre 1939, oggi ipocritamente condannate come presunte "violazioni dei diritti umani" o del "diritto internazionale" (cose che NON furono, come dimostrato dalle fonti riportate in tutti i paragrafi precedenti) dalla propaganda anticomunista, antisovietica e russofoba del blocco USA-NATO (noto, invece, per le sue diverse violazioni sia del diritto internazionale che dei diritti umani), erano invece, all'epoca dei fatti, giustificate e approvate, soprattutto da parte degli alleati delle "democrazie liberali" occidentali di Francia e Regno Unito. Winston Churchill, all'epoca Primo Lord dell'Ammiragliato, ebbe da affermare, in un discorso via radio il 1 Ottobre 1939 poi trascritto sul New York Times il 2 Ottobre 1939:

«La Russia ha perseguito una fredda politica di interesse personale. Avremmo potuto desiderare che gli eserciti russi si mantenessero sulla loro linea attuale come amici e alleati della Polonia, invece che come invasori. Ma che gli eserciti russi si mantenessero su questa linea era chiaramente necessario per la sicurezza della Russia contro la minaccia nazista. [...] qui questi interessi della Russia ricadono nello stesso canale degli interessi di Gran Bretagna e Francia[42]

È importante notare che Churchill non condanna affatto la "Russia", ossia l'Unione Sovietica, per non aver "mantenuto la loro linea come amici e alleati della Polonia". Churchill era pienamente consapevole dei motivi (già approfonditi in precedenti paragrafi di questa voce) che spinsero le autorità sovietiche ad agire in questo modo, ossia: 1) l'intransigenza dei paesi dell'Europa dell'Est, guidati da giunte para-fasciste e anticomuniste, in particolar modo la Polonia, che fino a poco prima del 1 Settembre 1939 era ancora convinta di potersi alleare con la Germania in chiave anti-sovietica; 2) l'atteggiamento "attendista" e palesemente disinteressato di Francia e Regno Unito in merito alla proposta sovietica di "Sicurezza Collettiva". Tale posizione di riconoscimento oggettivo che l'Unione Sovietica non stesse facendo altro che garantire i propri interessi di sicurezza immediata sulle proprie frontiere è adottata anche da storici dichiaratamente anticomunisti, ma intellettualmente onesti e storicamente professionali, come Jonathan Haslam, Geoffrey Roberts, e Michael Carley:

«Loro [gli inglesi e i francesi] vedevano la delegazione [Drax] come un esercizio politico che avrebbe reso felice Mosca e fatto pressione su Berlino. In linea con questa strategia, l'ammiraglio Drax, il leader della delegazione britannica, ricevette l'ordine di ritardare la conclusione di qualsiasi accordo militare dettagliato e specifico. Quando la missione militare finalmente raggiunse Mosca, i russi scoprirono che l'ammiraglio Drax non aveva poteri scritti per negoziare e, sebbene i francesi avessero il potere di negoziare su tutte le questioni militari, non erano autorizzati a firmare alcun accordo. Al contrario, Voroshilov, leader della delegazione sovietica, presentò un mandato scritto per negoziare e firmare una convenzione militare. [...] Data la mancanza di intenzioni serie a Londra, era inevitabile che i russi si rivolgessero ai tedeschi[43]

«Il governo sovietico aveva un'altra opzione per proteggere la propria sicurezza, oltre alla conclusione di un patto di non aggressione con la Germania? [...] La risposta deve essere che la posizione sovietica era sia inflessibile che giustificata... La guerra era imminente e i tedeschi dissero a Molotov di scegliersi i suoi amici. [...] La crisi di Monaco e il fallimento dei negoziati anglo-franco-sovietici nel 1939 portarono direttamente al patto di non aggressione nazista-sovietico[44]

La storicamente unica irresponsabilità del governo polacco

Nessun altro governo durante la Seconda Guerra Mondiale fece qualcosa di lontanamente simile a ciò che fece il governo polacco.

Molti governi di paesi conquistati dall'Asse formarono "governi in esilio" per continuare la guerra. Ma solo il governo polacco si internò in un paese neutrale, privandosi così della capacità di funzionare come governo e privando il proprio popolo della propria esistenza come stato.

Cosa avrebbe dovuto fare il governo polacco, una volta capito di essere stato completamente sconfitto militarmente?

  • Il governo polacco avrebbe dovuto rimanere da qualche parte in Polonia, se non nella capitale, Varsavia, nella Polonia orientale. Se avessero creato una capitale alternativa a est, cosa che i sovietici si erano preparati a fare a est di Mosca, nel caso in cui i nazisti avessero catturato Mosca, allora avrebbero potuto conservare una Polonia "residua". Lì avrebbe dovuto capitolare, come fece, ad esempio, il governo francese nel luglio 1940. Oppure avrebbe potuto chiedere la pace, come fece il governo finlandese nel marzo 1940, e cedere territori (come dimostrato dai diari di Halder e dalle confessioni dei generali tedeschi durante gli interrogatori post-guerra, fino ad almeno il 12 Settembre 1939 i tedeschi erano convinti che la Polonia avrebbe ceduto solo i territori contesi). Va inoltre precisato che i governanti polacchi, radicalmente di destra e filo-fascisti, furono codardi anche nella sotto-categoria di cui facevano parte: il governo greco, ad esempio, guidato dal dittatore fascista Metaxas, disse coraggiosamente "no" alle pretese nazifasciste italo-tedesche (il "Giorno del No" è una festa nazionale ancora oggi fortemente sentita in Grecia), e Metaxas rimase in Grecia fino alla sua morte nell'Aprile del 1941, avvenuta per malattia, anche se alcuni ipotizzano fosse avvelenato da qualche membro filo-tedesco del suo entourage;
  • Il governo polacco avrebbe potuto fuggire nel Regno Unito o in Francia, paesi già in guerra con la Germania. I leader del governo polacco avrebbero potuto fuggire in aereo in qualsiasi momento. Oppure avrebbero potuto fuggire tramite il porto polacco di Gdynia, che ha resistito fino al 14 settembre, e fuggire in barca.
  • Perché non lo fecero? I leader del governo polacco pensavano che potessero essere uccisi? Bene, e allora? Decine di migliaia di loro concittadini e soldati vennero uccisi! Forse credevano davvero che la Romania avrebbe violato la sua neutralità con la Germania e li avrebbe lasciati passare in Francia? Se ci credevano, erano incredibilmente stupidi. Non c'è mai stata alcuna prova che il governo romeno abbia dato loro il permesso di farlo. Credevano che il Regno Unito e la Francia li avrebbero "salvati"? Se così fosse, anche quello era incredibilmente stupido. Anche se gli inglesi e i francesi avessero davvero intenzione di schierare un grande esercito per attaccare le forze tedesche a ovest, l'esercito polacco avrebbe dovuto resistere alla Wehrmacht per almeno un mese, forse di più. Ma l'esercito polacco era in rapida ritirata già dopo il primo o il secondo giorno di guerra. O forse erano fuggiti semplicemente per pura codardia. Questo è ciò che suggerisce la loro fuga da Varsavia, la capitale polacca.

Tutto ciò che è avvenuto in seguito, e la conseguente escalation del conflitto nella Seconda Guerra Mondiale, oltre ad essere colpa dell'"appeasement" anglo-francese, è stato specialmente la colpa della scelta dei governanti polacchi di farsi internare in Romania.

Cosa avrebbe comportato la possibilità di una "Polonia Residua"

Una "Polonia Residua", ossia una Polonia che avesse deciso di cedere dei territori alla Germania, continuando ad esistere come stato, ma con meno territori, avrebbe sicuramente potuto portare ad una rinascita del progetto di "Sicurezza Collettiva" proposto dai sovietici. I governanti di una "Polonia Residua", appurata l'ostilità tedesca nei loro confronti, sarebbero costretti a mettere da parte la loro russofobia e il loro sciovinismo in nome della riconquista dei territori perduti e della battaglia contro un nemico comune ormai certo. Una "Sicurezza Collettiva" in questa situazione avrebbe sicuramente impedito gran parte della carneficina della Seconda Guerra Mondiale, indebolito da subito la Germania, e garantito una Polonia neutrale e non allineata nel secondo dopoguerra, non dissimile da quanto avvenne storicamente per i paesi come la Finlandia, l'Austria o la Svezia.

Bibliografia

Note

    1. Barbero, 2014, minutaggio 46:24-47:32
    2. Maiolo, 1998, p.22
    3. Barbero, 2014,, minutaggio 6:52
    4. Thampi, 1990, citato in Infrawiki
    5. Barbero, 2014, minutaggio 11:54-12:17
    6. New York Times, 30 aprile 1934
    7. Pilarski, 2021
    8. Litvinov, 1934, p.54-58, citato in Prolewiki
    9. Latinski, 1992, p.94-95, citato anche in Infrawiki
    10. Documents on German Foreign Policy - Series D - Volume V - June 1937 - March 1939.pdf, p.168, citato parzialmnte anche in Furr
    11. Registrazione di una conversazione tra il commissario del popolo per gli affari esteri dell'URSS M. M. Litvinov e l'ambasciatore britannico presso l'URSS W. Seeds. 15 aprile 1939, tradotta dal russo
    12. Proposta presentata dal commissario del popolo per gli affari esteri dell'URSS M. M. Litvinov all'ambasciatore britannico presso l'URSS W. Seeds. 17 aprile 1939
    13. Un progetto di accordo tra Gran Bretagna, Francia e URSS, presentato al commissario del popolo per gli affari esteri dell'URSS V. M. Molotov dall'ambasciatore britannico presso l'URSS W. Seeds e dall'incaricato d'affari della Francia in URSS J. Payart. 27 Maggio 1939
    14. Roberts, 2012, p.21
    15. Registrazione di una conversazione tra il commissario del popolo agli affari esteri dell'URSS V. M. Molotov con l'ambasciatore britannico in URSS W. Seeds e l'incaricato d'affari di Francia in URSS J. Payart. 27 maggio 1939.
    16. Progetto sovietico di accordo anglo-franco-sovietico. 2 giugno 1939.
    17. Telegramma del rappresentante plenipotenziario dell'URSS in Gran Bretagna I. M. Maisky al Commissariato popolare per gli affari esteri dell'URSS. 8 giugno 1939.
    18. Memorandum presentato dal commissario del popolo agli affari esteri dell'URSS agli ambasciatori di Gran Bretagna e Francia presso l'URSS. 16 giugno 1939.
    19. Telegramma del commissario del popolo agli affari esteri dell'URSS ai rappresentanti plenipotenziari dell'URSS in Gran Bretagna e Francia, 17 luglio 1939.
    20. Da un telegramma del rappresentante plenipotenziario dell'URSS in Gran Bretagna I.M. Maisky al Commissariato popolare per gli affari esteri dell'URSS. 25 luglio 1939.
    21. Registrazione di un incontro delle missioni militari di URSS, Gran Bretagna e Francia. 12 agosto 1939.
    22. Telegramma del ministro degli Esteri francese J. Bonnet all'ambasciatore francese in Polonia L. Noel. 16 agosto 1939
    23. Telegramma del Ministro degli Affari Esteri polacco J. Beck all'Ambasciatore polacco in Francia J. Lukasiewicz. 20 agosto 1939.
    24. Barbero, 2014, minutaggio 47:32-49:15
    25. Carley, 2020
    26. Università di Fordham, Internet History Sourcebook
    27. Halder, 1939, 7 settembre, citato in Infrawiki
    28. Ibidem, 9 settembre, citato in Infrawiki
    29. Ibidem, 10 settembre, citato in Infrawiki
    30. Ibidem, 11 settembre, citato in Infrawiki
    31. Ibidem, 12 settembre, citato in Infrawiki, Furr
    32. Guerra sovietico-polacca del 1939, campagna di liberazione nella Bielorussia occidentale e nell'Ucraina occidentale, 1939.09.12
    33. Mader, 1970, reperibile in traduzione russa, 1999, p.104-105,107, citato anche in Furr
    34. Von Ribbentrop, 15 Settembre 1939, citato parzialmente in Furr
    35. Schulenburg, 16 Settembre 1939, citato parzialmente in Furr
    36. Kurt von Tippelskirch, Geschichte des Zweiten Weltkrieges (Bonn, 1954), citato in Furr
    37. Potëmkin, 1939, citato in Furr
    38. Molotov, 1939, citato in Furr
    39. Szapiro, New York Times, 2 Ottobre 1939, p.8, citato in Furr
    40. Convenzione di Montevideo, 1933, articolo 1, citato parzialmente anche in Furr
    41. Thomas D. Musgrave, Self-determination and national minorities (Oxford Monographs in International Law, Oxford University Press, 2000) p. 235 n. 170, citato in Furr
    42. Churchill, discorso alla radio del 1 Ottobre 1939, trascritto sul NYT del 2 Ottobre 1939, citato in Furr
    43. Jonathan Haslam, The Soviet Union and the struggle for collective security in Europe, 1933-39, St. Martin's Press, 1984, p.141,216, citato in Furr
    44. Geoffrey Roberts, The Unholy Alliance : Stalin's pact with Hitler, Indiana U.P. 1989, p.209,258, citato in Furr
    45. Katyn�. Plenniki neob�iavlennoi voiny. Moscow: Mezhdunarodnyi Fond "Demokratiia", 1999, citato in Furr
    46. Roberts, 1989, p.152-155
    47. Haslam, 1984, p.215-228