Incidente di Roswell: differenze tra le versioni

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Di fronte all'improvvisa ondata di attenzione mediatica, le alte sfere dell'esercito e del governo americano reagirono con preoccupazione. La notizia stava sfuggendo di mano e le implicazioni di un presunto "disco volante" recuperato dall'esercito rischiavano di sollevare domande ben più scomode. A questo punto entrò in scena il generale '''Roger Ramey''', comandante dell'8ª Air Force, che si trovava nella base aerea di '''Fort Worth''', Texas. Poche ore dopo la diffusione della notizia, Ramey ordinò una ritrattazione immediata. I detriti, affermò, non erano affatto di origine extraterrestre, ma erano i resti di un pallone sonda meteorologico che faceva parte di un programma scientifico dell'esercito. Per sostenere questa nuova versione, i frammenti raccolti da Marcel furono trasportati a Fort Worth, dove Ramey organizzò una conferenza stampa alla quale partecipò anche Marcel, per mostrare ai giornalisti i materiali ritrovati. Le immagini scattate durante questa conferenza mostravano Marcel che teneva in mano pezzi di un normale pallone sonda, insieme a riflettori radar di carta stagnola e bastoni di legno. Questa improvvisa inversione di marcia confuse molti, ma l’esercito si impegnò a presentare la nuova versione come la spiegazione ufficiale. Le dichiarazioni di Ramey vennero trasmesse dalle radio e riportate sui giornali con altrettanta rapidità, e la storia del “disco volante” fu ufficialmente archiviata come un errore di interpretazione.
Di fronte all'improvvisa ondata di attenzione mediatica, le alte sfere dell'esercito e del governo americano reagirono con preoccupazione. La notizia stava sfuggendo di mano e le implicazioni di un presunto "disco volante" recuperato dall'esercito rischiavano di sollevare domande ben più scomode. A questo punto entrò in scena il generale '''Roger Ramey''', comandante dell'8ª Air Force, che si trovava nella base aerea di '''Fort Worth''', Texas. Poche ore dopo la diffusione della notizia, Ramey ordinò una ritrattazione immediata. I detriti, affermò, non erano affatto di origine extraterrestre, ma erano i resti di un pallone sonda meteorologico che faceva parte di un programma scientifico dell'esercito. Per sostenere questa nuova versione, i frammenti raccolti da Marcel furono trasportati a Fort Worth, dove Ramey organizzò una conferenza stampa alla quale partecipò anche Marcel, per mostrare ai giornalisti i materiali ritrovati. Le immagini scattate durante questa conferenza mostravano Marcel che teneva in mano pezzi di un normale pallone sonda, insieme a riflettori radar di carta stagnola e bastoni di legno. Questa improvvisa inversione di marcia confuse molti, ma l’esercito si impegnò a presentare la nuova versione come la spiegazione ufficiale. Le dichiarazioni di Ramey vennero trasmesse dalle radio e riportate sui giornali con altrettanta rapidità, e la storia del “disco volante” fu ufficialmente archiviata come un errore di interpretazione.


= La riscoperta del caso =  
== La riscoperta del caso ==  


Dopo la conferenza stampa del generale Ramey, l'incidente di Roswell cadde rapidamente nell'oblio. Per molti anni, sia il pubblico americano che gli ufologi trattarono l'episodio come un evento marginale, archiviandolo come il ritrovamento di un semplice pallone meteorologico, così come stabilito dalla versione ufficiale dell'esercito. La narrativa ufficiale era stata accettata senza troppi contrasti, in un'epoca in cui la fiducia nelle istituzioni era ancora alta e la possibilità di un insabbiamento da parte del governo non era una preoccupazione centrale per la maggior parte dei cittadini. Anche gli studiosi del fenomeno UFO, che in quegli anni si concentravano principalmente su avvistamenti di luci nei cieli e fenomeni aerei inspiegabili, non dedicarono particolare attenzione all'incidente. In effetti, nei decenni immediatamente successivi al 1947, l'episodio di Roswell rimase sepolto sotto altre vicende ufologiche che catturarono l'attenzione del pubblico, come le ondate di avvistamenti UFO che caratterizzarono gli anni '50 e '60.  
Dopo la conferenza stampa del generale Ramey, l'incidente di Roswell cadde rapidamente nell'oblio. Per molti anni, sia il pubblico americano che gli ufologi trattarono l'episodio come un evento marginale, archiviandolo come il ritrovamento di un semplice pallone meteorologico, così come stabilito dalla versione ufficiale dell'esercito. La narrativa ufficiale era stata accettata senza troppi contrasti, in un'epoca in cui la fiducia nelle istituzioni era ancora alta e la possibilità di un insabbiamento da parte del governo non era una preoccupazione centrale per la maggior parte dei cittadini. Anche gli studiosi del fenomeno UFO, che in quegli anni si concentravano principalmente su avvistamenti di luci nei cieli e fenomeni aerei inspiegabili, non dedicarono particolare attenzione all'incidente. In effetti, nei decenni immediatamente successivi al 1947, l'episodio di Roswell rimase sepolto sotto altre vicende ufologiche che catturarono l'attenzione del pubblico, come le ondate di avvistamenti UFO che caratterizzarono gli anni '50 e '60.  
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Il rinnovato interesse per Roswell fu alimentato anche da un crescente scetticismo nei confronti delle istituzioni governative, specialmente in seguito agli scandali degli anni '70, come il '''Watergate''' e le rivelazioni sulle operazioni segrete della CIA. In questo clima di sospetto, l'idea che il governo degli Stati Uniti avesse insabbiato la scoperta di un'astronave extraterrestre appariva molto più plausibile di quanto non lo fosse stata negli anni '40. La narrazione di un insabbiamento governativo trovò un terreno fertile in un pubblico sempre più incline a mettere in discussione le versioni ufficiali e a cercare spiegazioni alternative per eventi straordinari. Con il passare degli anni, nuove testimonianze cominciarono a emergere, alimentando ulteriormente il mito di Roswell. Alcuni ex militari affermarono di aver partecipato al recupero dei rottami e dei corpi, mentre altri suggerirono che l'esercito avesse messo in atto una vasta operazione di copertura, minacciando i testimoni e falsificando prove per mantenere segreto il ritrovamento di un disco volante. Queste storie, sebbene difficili da verificare, trovarono un ampio pubblico pronto a credervi, soprattutto grazie alla crescente popolarità della narrativa ufologica in televisione, nei libri e al cinema.
Il rinnovato interesse per Roswell fu alimentato anche da un crescente scetticismo nei confronti delle istituzioni governative, specialmente in seguito agli scandali degli anni '70, come il '''Watergate''' e le rivelazioni sulle operazioni segrete della CIA. In questo clima di sospetto, l'idea che il governo degli Stati Uniti avesse insabbiato la scoperta di un'astronave extraterrestre appariva molto più plausibile di quanto non lo fosse stata negli anni '40. La narrazione di un insabbiamento governativo trovò un terreno fertile in un pubblico sempre più incline a mettere in discussione le versioni ufficiali e a cercare spiegazioni alternative per eventi straordinari. Con il passare degli anni, nuove testimonianze cominciarono a emergere, alimentando ulteriormente il mito di Roswell. Alcuni ex militari affermarono di aver partecipato al recupero dei rottami e dei corpi, mentre altri suggerirono che l'esercito avesse messo in atto una vasta operazione di copertura, minacciando i testimoni e falsificando prove per mantenere segreto il ritrovamento di un disco volante. Queste storie, sebbene difficili da verificare, trovarono un ampio pubblico pronto a credervi, soprattutto grazie alla crescente popolarità della narrativa ufologica in televisione, nei libri e al cinema.


= Le testimonianze =
== Le testimonianze ==


Dopo la riapertura del caso Roswell, avvenuta tra la fine degli anni '70 e l'inizio degli anni '80, emersero numerose testimonianze che sembravano contraddire la versione ufficiale del pallone sonda meteorologico. Queste dichiarazioni, provenienti sia da testimoni diretti che da coloro che hanno appreso i dettagli attraverso i racconti dei propri familiari, hanno alimentato nuove teorie e speculazioni su ciò che realmente accadde nel 1947. Tra tutte, una delle testimonianze più significative e discusse è senza dubbio quella di '''Jesse Marcel Junior''', il figlio di Jesse Marcel.  
Dopo la riapertura del caso Roswell, avvenuta tra la fine degli anni '70 e l'inizio degli anni '80, emersero numerose testimonianze che sembravano contraddire la versione ufficiale del pallone sonda meteorologico. Queste dichiarazioni, provenienti sia da testimoni diretti che da coloro che hanno appreso i dettagli attraverso i racconti dei propri familiari, hanno alimentato nuove teorie e speculazioni su ciò che realmente accadde nel 1947. Tra tutte, una delle testimonianze più significative e discusse è senza dubbio quella di '''Jesse Marcel Junior''', il figlio di Jesse Marcel.  
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Un'altra testimonianza significativa è quella di '''Frank Joyce'''. Joyce fu uno dei primi giornalisti a venire a contatto con gli eventi di Roswell e offrì una testimonianza cruciale che divenne un elemento importante nelle successive ricostruzioni del caso. Nel luglio 1947, Joyce lavorava come annunciatore per la radio KGFL di Roswell e si trovò coinvolto nella diffusione delle prime notizie sul ritrovamento del presunto disco volante. Joyce ricevette personalmente una telefonata dal maggiore Jesse Marcel in cui quest'ultimo confermò la scoperta di un oggetto non identificato. Inizialmente Joyce trattò la notizia come un evento straordinario, discutendone apertamente con Marcel e diffondendo l'informazione attraverso la radio KGFL, contribuendo così al crescente interesse mediatico. Tuttavia la situazione cambiò rapidamente. Joyce infatti raccontò di essere stato contattato poco dopo dalle autorità militari, che gli imposero di ritrattare la storia originale. Secondo la sua testimonianza, ricevette una chiamata intimidatoria da un alto ufficiale, che gli ordinò di modificare la versione dei fatti in linea con la nuova narrativa ufficiale del pallone sonda. Joyce affermò di aver subito pressioni considerevoli per conformarsi alla versione ufficiale, con minacce di gravi conseguenze personali e professionali se avesse continuato a parlare dell'incidente come inizialmente riportato. Questa esperienza lo sconvolse al punto da indurlo a tacere sull'accaduto per molti anni. Un aspetto particolarmente significativo della testimonianza di Joyce riguarda il suo incontro con Mac Brazel. Joyce rivelò di aver condotto un'intervista privata con Brazel prima del 9 luglio, giorno in cui notizia del disco volante fu ufficialmente smentita. In questa intervista — che Joyce fu spinto a non pubblicare — Brazel fece dichiarazioni radicalmente diverse da quelle rilasciò ai giornali il 9 luglio, quando descrisse i frammenti da lui ritrovati come un semplice insieme di asticelle di legno e carta stagnola. Inoltre, Joyce dichiarò anche di aver incontrato Brazel dopo le dichiarazioni il 9 luglio, e disse che l'allevatore visibilmente turbato e spaventato. Secondo Joyce, Brazel gli confidò di essere stato tenuto rinchiuso per un intero giorno e di aver subito minacce da parte dei militari. Brazel avrebbe anche dichiarato che non avrebbe più parlato pubblicamente dell'accaduto. Joyce interpretò queste rivelazioni come un chiaro segnale che Brazel fosse stato sottoposto a pressioni intense per modificare la sua versione dei fatti.
Un'altra testimonianza significativa è quella di '''Frank Joyce'''. Joyce fu uno dei primi giornalisti a venire a contatto con gli eventi di Roswell e offrì una testimonianza cruciale che divenne un elemento importante nelle successive ricostruzioni del caso. Nel luglio 1947, Joyce lavorava come annunciatore per la radio KGFL di Roswell e si trovò coinvolto nella diffusione delle prime notizie sul ritrovamento del presunto disco volante. Joyce ricevette personalmente una telefonata dal maggiore Jesse Marcel in cui quest'ultimo confermò la scoperta di un oggetto non identificato. Inizialmente Joyce trattò la notizia come un evento straordinario, discutendone apertamente con Marcel e diffondendo l'informazione attraverso la radio KGFL, contribuendo così al crescente interesse mediatico. Tuttavia la situazione cambiò rapidamente. Joyce infatti raccontò di essere stato contattato poco dopo dalle autorità militari, che gli imposero di ritrattare la storia originale. Secondo la sua testimonianza, ricevette una chiamata intimidatoria da un alto ufficiale, che gli ordinò di modificare la versione dei fatti in linea con la nuova narrativa ufficiale del pallone sonda. Joyce affermò di aver subito pressioni considerevoli per conformarsi alla versione ufficiale, con minacce di gravi conseguenze personali e professionali se avesse continuato a parlare dell'incidente come inizialmente riportato. Questa esperienza lo sconvolse al punto da indurlo a tacere sull'accaduto per molti anni. Un aspetto particolarmente significativo della testimonianza di Joyce riguarda il suo incontro con Mac Brazel. Joyce rivelò di aver condotto un'intervista privata con Brazel prima del 9 luglio, giorno in cui notizia del disco volante fu ufficialmente smentita. In questa intervista — che Joyce fu spinto a non pubblicare — Brazel fece dichiarazioni radicalmente diverse da quelle rilasciò ai giornali il 9 luglio, quando descrisse i frammenti da lui ritrovati come un semplice insieme di asticelle di legno e carta stagnola. Inoltre, Joyce dichiarò anche di aver incontrato Brazel dopo le dichiarazioni il 9 luglio, e disse che l'allevatore visibilmente turbato e spaventato. Secondo Joyce, Brazel gli confidò di essere stato tenuto rinchiuso per un intero giorno e di aver subito minacce da parte dei militari. Brazel avrebbe anche dichiarato che non avrebbe più parlato pubblicamente dell'accaduto. Joyce interpretò queste rivelazioni come un chiaro segnale che Brazel fosse stato sottoposto a pressioni intense per modificare la sua versione dei fatti.


= Testimonianze controverse =  
== Testimonianze controverse ==  


Le testimonianze raccolte nel corso degli anni successivi all'incidente di Roswell sono state fondamentali per mantenere viva l'attenzione su quanto accaduto nel 1947. Diversi individui si sono fatti avanti con racconti che, a loro dire, rivelavano dettagli nascosti su ciò che realmente avvenne nei giorni successivi al presunto schianto di un UFO. Tuttavia, molte di queste testimonianze presentano elementi contrastanti, che hanno alimentato dibattiti accesi all'interno della comunità ufologica e tra gli appassionati di cospirazioni.
Le testimonianze raccolte nel corso degli anni successivi all'incidente di Roswell sono state fondamentali per mantenere viva l'attenzione su quanto accaduto nel 1947. Diversi individui si sono fatti avanti con racconti che, a loro dire, rivelavano dettagli nascosti su ciò che realmente avvenne nei giorni successivi al presunto schianto di un UFO. Tuttavia, molte di queste testimonianze presentano elementi contrastanti, che hanno alimentato dibattiti accesi all'interno della comunità ufologica e tra gli appassionati di cospirazioni.

Versione delle 22:07, 18 set 2024

Il Roswell Daily Record annuncia il recupero di un disco volante da parte dell'esercito

L’incidente di Roswell è un evento che si colloca tra i più noti e controversi della storia dell’ufologia. Accaduto nel luglio del 1947 nei pressi di Roswell, una cittadina situata nel New Mexico, l’episodio si sviluppò a partire dal ritrovamento di strani detriti in un ranch della zona. Il proprietario del terreno, Mac Brazel, scoprì i rottami e li segnalò alle autorità locali, che a loro volta coinvolsero la vicina base aerea militare. Inizialmente, il comunicato ufficiale del 509º Gruppo Bombardieri dell'aviazione statunitense affermò che era stato recuperato un "disco volante" — un’affermazione che suscitò immediatamente l’interesse dei media e del pubblico. Tuttavia, pochi giorni dopo, l’esercito ritrattò questa dichiarazione, affermando che i rottami erano in realtà i resti di un pallone sonda meteorologico. Questo cambiamento nella versione ufficiale degli eventi ha dato origine a decenni di speculazioni e teorie del complotto, con molti sostenitori dell’ipotesi extraterrestre che ritengono che il governo degli Stati Uniti abbia coperto la vera natura dei rottami ritrovati — un’astronave extraterrestre schiantatasi al suolo. Negli anni seguenti, l’incidente di Roswell divenne un simbolo centrale nella cultura ufologica, stimolando innumerevoli libri, documentari e articoli, oltre a generare un vivace dibattito tra coloro che sostengono la versione ufficiale e coloro che credono che vi sia stata una copertura sistematica da parte delle autorità militari. Nel 1994, l’Air Force pubblicò un nuovo rapporto che forniva una spiegazione alternativa, collegando l'incidente al cosiddetto "Progetto Mogul" — un’operazione segreta volta a monitorare eventuali test nucleari sovietici tramite palloni ad alta quota, equipaggiati con sofisticati dispositivi di rilevamento. Secondo questa versione, i detriti ritrovati appartenevano a uno di questi palloni. Nonostante ciò, le teorie cospirative continuarono a proliferare, alimentate anche dalle dichiarazioni di presunti testimoni oculari e dalla crescente attenzione mediatica che l’incidente ha ricevuto negli anni successivi.

Svolgimento degli eventi

Cartello che segnala il presunto luogo dello schianto.

La notte del 2 luglio 1947, Mac Brazel — un allevatore che viveva in un ranch vicino Roswell — sentì un forte rumore e, la mattina successiva, trovò nel suo pascolo dei misteriosi detriti sparsi su una vasta area. I frammenti includevano materiali che Brazel non riusciva ad identificare. Inizialmente, l'allevatore non attribuì grande importanza ai detriti, ma le notizie dei numerosi avvistamenti di "dischi volanti" in tutta la nazione lo spinsero a riflettere. Decise quindi di portare alcuni dei frammenti alle autorità locali di Roswell. Il 6 luglio, Brazel si recò dallo sceriffo George Wilcox, che a sua volta contattò la base militare di Roswell. Qui entrano in scena i militari, destinati a diventare i protagonisti dell'intera vicenda. Il 7 luglio, il maggiore Jesse Marcel, ufficiale dell'intelligence della base militare di Roswell, giunse al ranch insieme a Brazel per esaminare da vicino i misteriosi detriti trovati nei giorni precedenti. Marcel raccolse diversi frammenti, che apparivano inusuali per l'epoca. Secondo la testimonianza da lui rilasciata anni dopo, i materiali erano estremamente leggeri e sembravano non subire danni neanche sotto stress meccanico. Alcuni componenti, come fogli metallici sottilissimi, potevano essere piegati, ma si raddrizzavano subito dopo senza pieghe residue, una caratteristica che Marcel trovò molto singolare. Gli altri frammenti comprendevano legni simili a balsa e strani simboli, che alcuni descrissero come "geroglifici", anche se in realtà assomigliavano più a semplici segni decorativi. Marcel raccolse tutto ciò che poteva e tornò alla base, dove furono fatte alcune prime analisi preliminari. Anche se non c'erano indicazioni chiare sull'origine dei materiali, Marcel rimase convinto che i detriti non appartenessero a nessuna tecnologia conosciuta dell'epoca.

Nella tarda serata del 7 luglio, il colonnello William Blanchard, comandante della RAAF, prese una decisione cruciale: emettere un comunicato stampa ufficiale per informare il pubblico del ritrovamento. Ciò rappresentava un passo molto audace, poiché non era prassi comune divulgare informazioni al pubblico in una fase così preliminare delle indagini. L'8 luglio 1947 il tenente Walter Haut, ufficiale addetto alle relazioni pubbliche della base, fu incaricato di diffondere la notizia. Il comunicato stampa dichiarava che il personale della base aveva recuperato un disco volante nei pressi di Roswell e che i frammenti erano stati portati alla base per ulteriori esami. La dichiarazione era chiara e diretta, e fu immediatamente ripresa dalle principali agenzie di stampa. Nel giro di poche ore la notizia fece il giro del mondo, scatenando l'interesse di giornalisti, radio e cittadini comuni, tutti curiosi di sapere cosa realmente fosse stato ritrovato. La parola "disco volante", inserita nel comunicato stampa, suscitò una reazione immediata da parte dei media, che già da settimane seguivano con attenzione le notizie di avvistamenti di strani oggetti nel cielo. La notizia di Roswell sembrava essere la conferma definitiva che qualcosa di straordinario stava accadendo nei cieli degli Stati Uniti, e radio locali e nazionali diffusero la notizia in tempo reale. Alcuni giornalisti si recarono immediatamente a Roswell, cercando di ottenere ulteriori informazioni, mentre altri contattarono fonti ufficiali per verificare i dettagli del ritrovamento. In pochi istanti, l'incidente di Roswell divenne un fenomeno mediatico senza precedenti.

Jessee Marcel che regge pezzi del pallone sonda meteorologico nella conferenza stampa organizzata dal generale Ramey.

Di fronte all'improvvisa ondata di attenzione mediatica, le alte sfere dell'esercito e del governo americano reagirono con preoccupazione. La notizia stava sfuggendo di mano e le implicazioni di un presunto "disco volante" recuperato dall'esercito rischiavano di sollevare domande ben più scomode. A questo punto entrò in scena il generale Roger Ramey, comandante dell'8ª Air Force, che si trovava nella base aerea di Fort Worth, Texas. Poche ore dopo la diffusione della notizia, Ramey ordinò una ritrattazione immediata. I detriti, affermò, non erano affatto di origine extraterrestre, ma erano i resti di un pallone sonda meteorologico che faceva parte di un programma scientifico dell'esercito. Per sostenere questa nuova versione, i frammenti raccolti da Marcel furono trasportati a Fort Worth, dove Ramey organizzò una conferenza stampa alla quale partecipò anche Marcel, per mostrare ai giornalisti i materiali ritrovati. Le immagini scattate durante questa conferenza mostravano Marcel che teneva in mano pezzi di un normale pallone sonda, insieme a riflettori radar di carta stagnola e bastoni di legno. Questa improvvisa inversione di marcia confuse molti, ma l’esercito si impegnò a presentare la nuova versione come la spiegazione ufficiale. Le dichiarazioni di Ramey vennero trasmesse dalle radio e riportate sui giornali con altrettanta rapidità, e la storia del “disco volante” fu ufficialmente archiviata come un errore di interpretazione.

La riscoperta del caso

Dopo la conferenza stampa del generale Ramey, l'incidente di Roswell cadde rapidamente nell'oblio. Per molti anni, sia il pubblico americano che gli ufologi trattarono l'episodio come un evento marginale, archiviandolo come il ritrovamento di un semplice pallone meteorologico, così come stabilito dalla versione ufficiale dell'esercito. La narrativa ufficiale era stata accettata senza troppi contrasti, in un'epoca in cui la fiducia nelle istituzioni era ancora alta e la possibilità di un insabbiamento da parte del governo non era una preoccupazione centrale per la maggior parte dei cittadini. Anche gli studiosi del fenomeno UFO, che in quegli anni si concentravano principalmente su avvistamenti di luci nei cieli e fenomeni aerei inspiegabili, non dedicarono particolare attenzione all'incidente. In effetti, nei decenni immediatamente successivi al 1947, l'episodio di Roswell rimase sepolto sotto altre vicende ufologiche che catturarono l'attenzione del pubblico, come le ondate di avvistamenti UFO che caratterizzarono gli anni '50 e '60.

La copertina del libro William Moore e Charles Berlitz

Fu soltanto alla fine degli anni '70 che l'incidente di Roswell tornò a suscitare interesse, grazie alla tenacia di alcuni ricercatori UFO, tra cui William Moore e Stanton Friedman. Fu proprio Friedman, nel 1978, a intervistare Jesse Marcel, che nel 1947 era stato direttamente coinvolto nel recupero dei materiali rinvenuti presso il ranch di Mac Brazel. Durante questa intervista, Marcel rivelò per la prima volta che, secondo lui, i rottami recuperati non appartenevano a un pallone meteorologico, ma a qualcosa di molto più straordinario — un veicolo non terrestre. Le dichiarazioni di Marcel furono sorprendenti e vennero accolte con grande interesse dagli ufologi, che riconobbero nell'incidente di Roswell un'opportunità per riesaminare uno degli eventi più enigmatici e potenzialmente significativi della storia ufologica. Successivamente a questa intervista, William Moore pubblicò nel 1980, insieme a Charles Berlitz, il libro The Roswell Incident. Questo testo rappresentò un punto di svolta nella percezione dell'incidente di Roswell, poiché per la prima volta veniva portata avanti l'idea che ciò che era stato recuperato nel deserto del New Mexico non fosse di origine terrestre. Il libro presentava le testimonianze di numerosi testimoni oculari, tra cui militari e civili, che affermavano di aver visto non solo i rottami di un disco volante, ma addirittura i corpi di esseri extraterrestri. Sebbene molte di queste testimonianze fossero di seconda mano o provenissero da fonti non verificabili, The Roswell Incident riuscì a riaccendere l'interesse del pubblico e degli ufologi sull'episodio, trasformando quello che era stato per anni un evento marginale in un vero e proprio mistero irrisolto.

Il rinnovato interesse per Roswell fu alimentato anche da un crescente scetticismo nei confronti delle istituzioni governative, specialmente in seguito agli scandali degli anni '70, come il Watergate e le rivelazioni sulle operazioni segrete della CIA. In questo clima di sospetto, l'idea che il governo degli Stati Uniti avesse insabbiato la scoperta di un'astronave extraterrestre appariva molto più plausibile di quanto non lo fosse stata negli anni '40. La narrazione di un insabbiamento governativo trovò un terreno fertile in un pubblico sempre più incline a mettere in discussione le versioni ufficiali e a cercare spiegazioni alternative per eventi straordinari. Con il passare degli anni, nuove testimonianze cominciarono a emergere, alimentando ulteriormente il mito di Roswell. Alcuni ex militari affermarono di aver partecipato al recupero dei rottami e dei corpi, mentre altri suggerirono che l'esercito avesse messo in atto una vasta operazione di copertura, minacciando i testimoni e falsificando prove per mantenere segreto il ritrovamento di un disco volante. Queste storie, sebbene difficili da verificare, trovarono un ampio pubblico pronto a credervi, soprattutto grazie alla crescente popolarità della narrativa ufologica in televisione, nei libri e al cinema.

Le testimonianze

Dopo la riapertura del caso Roswell, avvenuta tra la fine degli anni '70 e l'inizio degli anni '80, emersero numerose testimonianze che sembravano contraddire la versione ufficiale del pallone sonda meteorologico. Queste dichiarazioni, provenienti sia da testimoni diretti che da coloro che hanno appreso i dettagli attraverso i racconti dei propri familiari, hanno alimentato nuove teorie e speculazioni su ciò che realmente accadde nel 1947. Tra tutte, una delle testimonianze più significative e discusse è senza dubbio quella di Jesse Marcel Junior, il figlio di Jesse Marcel.

Jesse Marcel Junior da anziano

Jesse Marcel Junior, che all'epoca dell'incidente era solo un bambino di 11 anni, raccontò più volte ciò che vide a casa sua, quando il padre portò con sé alcuni frammenti del misterioso oggetto ritrovato. Secondo il suo racconto, Marcel Senior mostrò a lui e a sua madre alcuni pezzi dei detriti, materiali che Marcel Junior descrisse come assolutamente fuori dal comune. Questo episodio, accaduto nella notte tra il 7 e l'8 luglio 1947, lasciò un'impronta indelebile nella mente del giovane Jesse, che negli anni seguenti continuò a parlare di quei frammenti, insistendo sul fatto che non si trattasse di un normale pallone meteorologico. Marcel Junior descrisse in numerose occasioni la peculiarità dei materiali che vide e toccò quella notte. Tra questi, il frammento che più attirò la sua attenzione fu una sorta di asta di metallo leggera come il legno di balsa, con sopra incisi dei simboli che descrisse come una serie di segni simili a geroglifici, ma che non appartenevano a nessuna lingua o scrittura conosciuta. Per quanto giovane fosse all'epoca, questi dettagli rimasero impressi nella sua memoria, e Marcel Junior sostenne sempre che i materiali in questione non appartenessero ad un pallone meteorologico. Nel corso degli anni, Jesse Marcel Junior raccontò questa esperienza in diverse interviste e conferenze, e la sua testimonianza venne utilizzata come una delle principali prove a favore dell'ipotesi della schianto del velivolo extraterrestre. Uno degli aspetti che rende la testimonianza di Marcel Junior così influente è la sua coerenza: nonostante il passare degli anni e il susseguirsi di teorie e speculazioni, la sua descrizione dei materiali rimase sostanzialmente invariata. Egli parlò sempre dell'asta con i simboli strani, rifiutando categoricamente l'idea che si trattasse di resti di un pallone sonda.

Un altro elemento centrale della testimonianza di Marcel Junior riguarda il ruolo del padre e il suo sentimento di frustrazione per come l'esercito gestì la vicenda. Jesse Marcel Senior, secondo quanto raccontato dal figlio, era convinto che i detriti recuperati non fossero di origine terrestre e cercò di trasmettere questa convinzione ai suoi superiori. Tuttavia, l'ordine di divulgare la versione del pallone sonda lasciò Marcel Senior profondamente deluso e amareggiato. Questo senso di frustrazione spinse Marcel Senior a mantenere viva la memoria di ciò che vide e di continuare a raccontare la sua esperienza, nonostante lo scetticismo di alcuni.

Un'altra testimonianza significativa è quella di Frank Joyce. Joyce fu uno dei primi giornalisti a venire a contatto con gli eventi di Roswell e offrì una testimonianza cruciale che divenne un elemento importante nelle successive ricostruzioni del caso. Nel luglio 1947, Joyce lavorava come annunciatore per la radio KGFL di Roswell e si trovò coinvolto nella diffusione delle prime notizie sul ritrovamento del presunto disco volante. Joyce ricevette personalmente una telefonata dal maggiore Jesse Marcel in cui quest'ultimo confermò la scoperta di un oggetto non identificato. Inizialmente Joyce trattò la notizia come un evento straordinario, discutendone apertamente con Marcel e diffondendo l'informazione attraverso la radio KGFL, contribuendo così al crescente interesse mediatico. Tuttavia la situazione cambiò rapidamente. Joyce infatti raccontò di essere stato contattato poco dopo dalle autorità militari, che gli imposero di ritrattare la storia originale. Secondo la sua testimonianza, ricevette una chiamata intimidatoria da un alto ufficiale, che gli ordinò di modificare la versione dei fatti in linea con la nuova narrativa ufficiale del pallone sonda. Joyce affermò di aver subito pressioni considerevoli per conformarsi alla versione ufficiale, con minacce di gravi conseguenze personali e professionali se avesse continuato a parlare dell'incidente come inizialmente riportato. Questa esperienza lo sconvolse al punto da indurlo a tacere sull'accaduto per molti anni. Un aspetto particolarmente significativo della testimonianza di Joyce riguarda il suo incontro con Mac Brazel. Joyce rivelò di aver condotto un'intervista privata con Brazel prima del 9 luglio, giorno in cui notizia del disco volante fu ufficialmente smentita. In questa intervista — che Joyce fu spinto a non pubblicare — Brazel fece dichiarazioni radicalmente diverse da quelle rilasciò ai giornali il 9 luglio, quando descrisse i frammenti da lui ritrovati come un semplice insieme di asticelle di legno e carta stagnola. Inoltre, Joyce dichiarò anche di aver incontrato Brazel dopo le dichiarazioni il 9 luglio, e disse che l'allevatore visibilmente turbato e spaventato. Secondo Joyce, Brazel gli confidò di essere stato tenuto rinchiuso per un intero giorno e di aver subito minacce da parte dei militari. Brazel avrebbe anche dichiarato che non avrebbe più parlato pubblicamente dell'accaduto. Joyce interpretò queste rivelazioni come un chiaro segnale che Brazel fosse stato sottoposto a pressioni intense per modificare la sua versione dei fatti.

Testimonianze controverse

Le testimonianze raccolte nel corso degli anni successivi all'incidente di Roswell sono state fondamentali per mantenere viva l'attenzione su quanto accaduto nel 1947. Diversi individui si sono fatti avanti con racconti che, a loro dire, rivelavano dettagli nascosti su ciò che realmente avvenne nei giorni successivi al presunto schianto di un UFO. Tuttavia, molte di queste testimonianze presentano elementi contrastanti, che hanno alimentato dibattiti accesi all'interno della comunità ufologica e tra gli appassionati di cospirazioni.

Un testimone chiave è Glenn Dennis, un impresario di pompe funebri che, negli anni '80, dichiarò di essere stato contattato dalla base militare di Roswell subito dopo l'incidente. Secondo il suo racconto, i militari gli chiesero se avesse a disposizione piccole bare ermetiche, capaci di contenere corpi che non potevano essere esposti all'aria. Dennis dichiarò inoltre di aver incontrato un’infermiera, impiegata presso l'ospedale della base, che gli raccontò di aver visto strani corpi, piccoli e con teste molto grandi rispetto al resto del corpo. Tuttavia, la testimonianza di Dennis presenta alcune problematiche: in primis, l'identità dell'infermiera non è mai stata verificata, e non è stato possibile risalire a nessuna persona che corrispondesse alla descrizione fornita da Dennis. Inoltre, nel corso degli anni, alcuni dettagli del suo racconto sono cambiati, alimentando dubbi sulla sua veridicità. Molti ricercatori ufologici hanno criticato la mancanza di coerenza nelle sue dichiarazioni, e alcune delle sue affermazioni sono state smentite da altre testimonianze militari. Tra le altre testimonianze che hanno attirato attenzione vi è quella di Frank Kaufmann, un ex militare che affermò di aver partecipato direttamente alle operazioni di recupero dei rottami e dei corpi alieni. Kaufmann dichiarò di aver visto con i propri occhi i corpi degli esseri recuperati, descrivendoli come creature dall'aspetto umanoide ma con caratteristiche peculiari, come arti sottili e occhi grandi. Tuttavia, anche la testimonianza di Kaufmann è stata messa in discussione. Anni dopo le sue dichiarazioni iniziali, si scoprì che alcuni documenti da lui presentati come prove erano stati falsificati. Inoltre, altri testimoni presenti all'epoca lo smentirono, affermando che Kaufmann non era mai stato coinvolto nelle operazioni di recupero. Questo ha portato molti a credere che la sua storia fosse inventata o comunque esagerata per attirare l'attenzione dei media e degli appassionati del fenomeno UFO.

Oltre a Dennis e Kaufmann, un'altra figura che ha fornito una testimonianza controversa è Gerald Anderson. Anderson, che all'epoca dei fatti era un bambino di cinque anni, dichiarò negli anni '90 di aver assistito al ritrovamento dei corpi alieni nella zona di San Agustin, in una località diversa rispetto a Roswell. Secondo Anderson, la sua famiglia era in vacanza nella zona e si imbatté casualmente nel luogo dell'incidente. Qui, secondo il suo racconto, videro i corpi di strani esseri distesi sul terreno, insieme a quello che sembrava essere il relitto di un disco volante. Sebbene il racconto di Anderson abbia suscitato grande interesse tra i ricercatori, molti hanno sollevato dubbi sulla sua affidabilità. Innanzitutto, non ci sono altre testimonianze indipendenti che confermino la presenza della sua famiglia in quella zona. Inoltre, la descrizione degli eventi data da Anderson sembra rispecchiare troppo fedelmente le narrazioni presenti nei media dell'epoca, facendo pensare che i suoi ricordi possano essere stati influenzati dalle storie che circolavano su Roswell nei decenni successivi. Anche in questo caso, la mancanza di prove tangibili e le incongruenze nel racconto di Anderson hanno spinto molti ricercatori a dubitare della sua versione dei fatti.

Una delle testimonianze più tardive e più discusse è quella di Walter Haut, l’addetto stampa della base militare di Roswell, che fu incaricato di diffondere il primo comunicato in cui si parlava del ritrovamento di un disco volante. Per anni, Haut mantenne una posizione neutrale, affermando di aver semplicemente eseguito gli ordini senza avere informazioni dettagliate sull'accaduto. Tuttavia, poco prima della sua morte, Haut rilasciò una dichiarazione in cui affermava di aver assistito personalmente al ritrovamento dei corpi alieni e di aver partecipato a riunioni segrete con i suoi superiori, durante le quali fu deciso di insabbiare l'intera vicenda. Secondo questa versione tardiva, Haut sostenne che i militari erano perfettamente consapevoli di avere a che fare con un veicolo extraterrestre e che fu deciso di sostituire i rottami con quelli di un pallone meteorologico per evitare il panico. La testimonianza di Haut ha suscitato grandi dibattiti, poiché per decenni l'ex ufficiale non aveva mai rilasciato dichiarazioni di tale portata. Molti ufologi hanno accolto con entusiasmo la sua confessione come una prova definitiva dell'insabbiamento, ma altri hanno espresso scetticismo, sottolineando che le rivelazioni tardive di Haut potrebbero essere state influenzate da pressioni esterne o dalla sua età avanzata.

Tra le altre testimonianze, è interessante quella di Barney Barnett, un ingegnere civile che, negli anni '50, raccontò ai suoi amici di aver visto i rottami di un disco volante e i corpi di esseri non umani in una zona vicina a Roswell, mentre si trovava a lavoro sul campo. Barnett affermò di aver raggiunto il luogo dell'incidente prima dell'arrivo dei militari e di aver osservato da vicino i resti dell'astronave e dei suoi occupanti. Tuttavia, non vi sono prove indipendenti che confermino la presenza di Barnett sul posto, e la sua testimonianza è stata raccolta solo dopo la sua morte, attraverso le parole di coloro a cui aveva raccontato l'episodio. Inoltre, la località descritta da Barnett differisce da quella indicata da altri testimoni, il che ha sollevato ulteriori dubbi sulla veridicità del suo racconto.