Antonio Gramsci

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Antonio Gramsci

Antonio Gramsci
Nome Intero Antonio Sebastiano Francesco Gramsci
Data di nascita 22 Gennaio 1891
Luogo di nascita Ales, Regno d'Italia
Data di morte 27 Aprile 1937
Luogo di morte Roma, Regno d'Italia
Cariche politiche
  • Segretario Generale del Partito Comunista d'Italia
    (08/1924 - 1927)
  • Deputato del Regno d'Italia
    (06/04/1924 - 09/11/1926)
Partito politico Partito Comunista d'Italia

Antonio Sebastiano Francesco Gramsci, anche detto Nino è stato un rivoluzionario, politico, giornalista, filosofo, linguista, politologo e critico letterario italiano. Fondò nel 1921 il Partito Comunista Italiano ricoprendo la carica di Segretario di Partito dall'agosto 1924 fino al 1927 e fondò anche il giornale L'Unità che divenne la testata ufficiale del partito.

Il regime fascista italiano lo incarcerò nel 1926 «per impedirgli di pensare per i prossimi venti anni». Gramsci otterrà tuttavia la libertà vigilata nel 1934 che gli consentì di ricoverarsi presso una clinica privata a Roma trascorrendovi gli ultimi anni della sua vita e spengendosi nel 1937.

Gramsci è uno dei pochi marxisti italiani a non subire una demonizzazione dalla propaganda borghese, questo perché non solo non riuscì ad instaurare un governo socialista in Italia ma fu anche un antifascista e fu perseguitato dal regime fascista per tale motivo. Ancora oggi Gramsci è considerato uno dei più importanti punti di riferimento per molti socialisti e comunisti in particolar modo marxisti-leninisti, risultando una figura apprezzata anche da revisionisti e trotskisti nonostante Gramsci fosse molto critico verso Trotskij a tal punto da definirlo «la prostituta del fascismo» appoggiando invece Iosif Stalin.

Biografia

La difficile infanzia

Antonio Gramsci nacque il 22 gennaio 1891 ad Ales, un paese della Marmilla in Sardegna (oggi in provincia di Oristano). Il padre Francesco (1860-1937) era un impiegato presso l'Ufficio del Registro di Sòrgono[1] ed aveva origini albanesi mentre la madre, Giuseppina Marcias (1861-1932) era di origini ispaniche. Fu quartogenito di sette fratelli, l'ultimo tra i tre nati ad Ales[2]. La famiglia ha vissuto inizialmente a Ghilarza, per poi trasferirsi ad Ales, successivamente a Sòrgono ed infine ritornano a Ghilarza dove la famiglia si stabilì definitivamente. La casa dei Gramsci a Ghilarza è oggi un museo dedicato al rivoluzionario italiano.

Sin dalla sua infanzia, Gramsci aveva problemi di salute: All'età di diciotto mesi iniziava a mostrare i primi sintomi del morbo di Pott, una tubercolosi ossea che causa il cedimento della spina dorsale e la seguente comparsa della gobba. La famiglia tuttavia preferì affidarsi alla superstizione e non alla medicina, malgrado già all'epoca con una diagnosi tempestiva ed un intervento chirurgico era possibile evitare danni permanenti causati dalla malattia[3]. All'età di quattro anni, il giovane Antonio soffriva di ripetute emorragie associate a convulsioni. I medici sostennero che Antonio sarebbe morto molto presto, di conseguenza la famiglia si spaventò a tal punto da acquistargli una cassa da morto ed un abito[4].

27 ottobre 1900 le autorità italiane condannano Francesco Gramsci, il padre di Antonio, a quasi sei anni di galera per illeciti penali scovati a seguito di una inchiesta presso l'Ufficio del Registro di Sòrgono. Il padre fu condannato anche alla sospensione del mestiere ed alla perdita dello stipendio. Tale evento segnò e turbò l'infanzia di Antonio già molto difficile a causa delle sue condizioni di salute, e la madre dovette lavorare duramente per sostenere la famiglia[5].

A causa delle sue condizioni di salute, Gramsci frequentò la scuola elementare solo a partire dai sette anni, dimostrandosi tuttavia brillante in tutte le materie grazie anche alla sua capacità di leggere e scrivere che aveva già imparato da autodidatta ed era molto avviato alla lettura di libri e romanzi da ben prima della sua effettiva iscrizione a scuola. Inoltre era un tuttofare: mentre si dedicava allo studio, il giovane Antonio costruiva giocattoli, rudimentali attrezzi ginnici per irrobustire le braccia, e creò perfino un'ingegnosa struttura in lamiera per farsi la doccia[6]. Per una misera paga, Antonio ha lavorato col fratello maggiore Gennaro presso l'Ufficio del Catasto di Ghilarza.

Antonio Gramsci concluse gli studi elementari nel 1903, ma la condizione economica della famiglia non gli permise di iscriversi subito al ginnasio, dal quale Antonio si iscriverà due anni più tardi presso il ginnasio di Santu Lussurgiu. Nel frattempo Antonio continuava a lavorare faticosamente presso l'ufficio del catasto e continuava ad affinare la sua cultura tramite studi autodidattici e qualche ripetizione. Per i tre anni del ginnasio, Antonio abitava durante la settimana presso una contadina, per poi tornare a casa durante la settimana.

Antonio ha terminato gli studi del ginnasio a Oristano all'età di diciassette anni e poté effettuare gli studi superiori trasferendosi a Cagliari col fratello Gennaro che fu trasferito agli uffici catastali del capoluogo sardo.

Gramsci a Cagliari

Il periodo trascorso a Cagliari fu cruciale nella formazione di Antonio Gramsci. La città dominata da attività commerciali e sedi amministrative, ma anche da una significativa presenza operaia nei distretti minerari, ospitava un'importante università che fungeva da centro di diffusione della cultura e delle idee socialiste. Durante le rivolte popolari del 1906, che univano proletariato urbano e minatori contro la borghesia, Gramsci prese coscienza delle profonde disuguaglianze sociali. Nonostante le difficoltà economiche e la vita modesta, Gramsci sviluppò un grande interesse per il giornalismo, il teatro e la filologia, accostandosi anche al pensiero marxista e ai principali intellettuali dell'epoca[7].

Gramsci conseguì la licenza liceale (l'equivalente dell'attuale diploma di scuola superiore) nel 1911 con una pagella brillante: tutti "otto" e un "nove" in italiano. Grazie alle brillanti doti scolastiche, Gramsci fu nominato nell'autunno del 1911 dall'Istituto Carlo Alberto di Torino, assieme ad altri studenti promettenti ma poveri, alla partecipazione di un concorso che mise in palio venti borse di studio e l'iscrizione all'Università di Torino.

I primi passi verso il giornalismo

Durante il suo periodo a Cagliari, Antonio Gramsci sviluppò un vivo interesse per il giornalismo, grazie anche alla sua frequentazione dell'Unione Sarda, il quotidiano più importante della Sardegna. Il suo legame con questo giornale si consolidò soprattutto attraverso il suo rapporto con il professor Raffaele Garzìa, docente di Lettere e direttore de L'Unione Sarda, di cui Gramsci divenne un collaboratore occasionale. Garzìa, di idee radicali e anticlericali, riconobbe il talento di Gramsci e ne incoraggiò lo sviluppo. Spesso leggeva in classe i suoi elaborati, ed invitava il giovane a visitare la redazione del giornale, offrendogli così l'opportunità di entrare in contatto diretto con il mondo del giornalismo. Fu proprio su L'Unione Sarda che Gramsci pubblicò il suo primo articolo intitolato A proposito d'una rivoluzione, scritto il 25 luglio 1910. L'articolo fu un resoconto brillante di un'operazione dei carabinieri che si rivelò un fallimento[8].

Questa esperienza rappresentò per Gramsci non solo un'occasione per mettere in pratica le sue abilità di scrittura, ma anche un primo passo verso la sua futura carriera di intellettuale e scrittore impegnato. Il giornalismo divenne per lui uno strumento per comprendere e descrivere la realtà sociale e politica del suo tempo, gettando le basi per il suo successivo impegno politico e filosofico.

L'inizio della formazione politica

Antonio Gramsci iniziò la sua formazione politica durante il periodo scolastico, grazie alla sua curiosità intellettuale e alla varietà di letture a cui si dedicava. Nonostante le difficoltà economiche e le condizioni di vita precarie, Gramsci era un lettore accanito e un autodidatta, e questo lo portò a esplorare un'ampia gamma di autori e correnti di pensiero. Tra le sue letture figuravano non solo autori classici italiani come Grazia Deledda, che non amava particolarmente, e i romanzi popolari di Carolina Invernizio e Anton Giulio Barrili, ma anche testi più impegnativi e moderni come quelli di Benedetto Croce e Gaetano Salvemini[9].

L'interesse per Karl Marx, tuttavia, nacque proprio durante gli anni del liceo a Cagliari, un periodo in cui Gramsci si avvicinò gradualmente alle idee socialiste e marxiste, stimolato dall'ambiente culturale e politico che lo circondava. La Sardegna, in quel tempo, era un luogo attraversato da forti tensioni sociali e politiche, con le lotte dei minatori e del proletariato che Gramsci osservava da vicino. Queste esperienze dirette, unite alle sue letture, lo portarono a sviluppare una coscienza politica sempre più orientata verso il marxismo.

La figura del professor Raffaele Garzìa, suo insegnante di Lettere e direttore del giornale L'Unione Sarda, giocò un ruolo fondamentale in questa fase. Garzìa era un intellettuale radicale e anticlericale, che influenzò notevolmente il giovane Gramsci, indirizzandolo verso il pensiero critico e l'impegno politico. Gramsci iniziò a frequentare l'Associazione anticlericale dell'Avanguardia, un gruppo di studenti e intellettuali prevalentemente socialisti, dove le sue idee marxiste trovarono terreno fertile.

Gli studi universitari a Torino

Antonio Gramsci raggiunse la città di Torino nell'ottobre 1911 con l'intento di frequentare i corsi della facoltà di Filosofia e Lettere con indirizzo di Filologia moderna[10]. Gramsci dovette sostenere degli esami d'ingresso e piazzarsi ai primi venti posti per poter vincere la borsa di studio e studiare presso l'Università di Torino. Dopo due settimane di esami scritti ed orali, Gramsci raggiunse il nono posto della graduatoria e riuscì così ad iscriversi al corsi universitari. Allo stesso concorso di Gramsci aderirono e vennero promossi pure altri personaggi storici d'Italia come Augusto Rostagni, filologo classico cuneese, ma soprattutto i fratelli Palmiro e Maria Cristina Togliatti, che si piazzarono rispettivamente al secondo ed all'undicesimo posto della graduatoria e che condividevano con Gramsci gran parte delle idee politiche andando a fondare assieme il Partito Comunista Italiano dieci anni più tardi[11].

I primi mesi di permanenza a Torino furono molto difficili per Gramsci a causa del clima piemontese che differiva da quello sardo per essere più freddo. Inoltre Gramsci fece molta fatica a sopravvivere con le sole novanta lire della borsa di studio, a cui si aggiungevano venti lire che gli regalava la famiglia con le complessive novanta lire, insufficienti per pagare la pensione e le spese di prima necessità. Gramsci inizialmente chiedeva in continuazione del denaro e con insistenza affinché fosse sollecitato l'invio dei documenti senza i quali la borsa di studio restava sospesa. Il giovane Gramsci rimase quindi ridotto alla fame e senza un cappotto con cui potersi proteggere dal freddo, ma riuscì con l'aiuto di un bidello ad ottenere una pensione che costava settanta lire al mese e dove si faceva credito[12]. Durante il periodo universitario infatti Gramsci abitava in alloggi modesti e spesso si trovava a soffrire di denutrizione e freddo a causa della mancanza di vestiti adeguati e del cibo sufficiente. In alcune lettere indirizzate alla famiglia, Gramsci menziona esplicitamente le sue condizioni precarie, raccontando episodi in cui non poteva recarsi alle lezioni perché non aveva scarpe decenti o vestiti adatti.

Nonostante i gravi problemi economici ostacolarono Gramsci dallo studio e lo costrinsero a saltare alcune lezioni ed a peggiorargli le condizioni di salute (non riuscendo ad esempio a parlare per diversi mesi), Gramsci riuscì a rimanere costantemente impegnato nello studio. Passava gran parte del suo tempo leggendo e studiando, dedicandosi con grande rigore alle sue passioni intellettuali. Solo nella primavera del 1912 Gramsci iniziò a frequentare dei circoli culturali e politici, dove si confrontava con altri studenti e intellettuali dell'epoca, approfondendo le sue conoscenze nel campo della filosofia, del marxismo e della politica. Il compagno di studi Angelo Tasca, che in futuro fonderà con Gramsci il partito comunista in Italia, regalerà al giovane sardo una copia in francese di Guerra e Pace di Lev Tolstoj con una dedica che era un invito ai circoli socialisti torinesi[13].

Gramsci a Torino fu esposto a un ambiente accademico e politico molto stimolante. Gli insegnanti universitari di Gramsci era gente del calibro di Luigi Einaudi, Francesco Ruffini, Umberto Cosmo, Vincenzo Manzini, Gioele Solari, Matteo Bartoli, ecc... tutti di varia estrazione culturale e inclinazione di pensiero. Gramsci legò soprattutto con Matteo Bartoli e Umberto Cosmo, il primo per il comune interesse per la glottologia, il secondo per i valori socialisti che i due condividevano[14].

Gramsci rientra in Sardegna nell'estate del 1913 per una pausa dagli studi. In Sardegna si tennero le prime elezioni politiche a suffragio allargato, come voleva la riforma elettorale del 1912 che aveva esteso il diritto di voto a una parte più ampia della popolazione maschile. In Sardegna, le tensioni tra le varie fazioni politiche, in particolare tra i liberali e i socialisti, erano palpabili: Ad alimentare il dibattito politico sull'isola c'era anche il sindacalista e autonomista sardo Attilio Deffenu, giornalista di professione, e fondatore di un gruppo di azione e propaganda antiprotezionista. Nell'Agosto 1913 fu pubblicato su La Voce un documento del gruppo di Deffenu sottoscritto da diversi esponenti intellettuali sardi come professori, sindacalisti, futuri deputati e avvocati di tendenze repubblicane che denunciavano le ragioni dell'immiserimento dell'isola dovuto alle politiche di protezionismo che soffocava l'esportazione di prodotti del settore primario e alimentava il divario economico tra le regioni più ricche (storicamente quelle settentrionali) e quelle più povere (meridione e isole), il tutto a vantaggio di qualche industria nelle regioni più sviluppate[15]. Gramsci, già fortemente influenzato dalle sue esperienze politiche e intellettuali a Torino, osservò con grande interesse le dinamiche elettorali e l'interazione tra i diversi strati della società sarda. Queste elezioni segnarono un'importante occasione per riflettere sulle difficoltà economiche e sociali dell'isola e sulle possibilità di cambiamento politico. Sebbene non fosse ancora direttamente coinvolto in politica, questo periodo contribuì a consolidare la sua visione critica verso le ingiustizie sociali e l'arretratezza delle condizioni dei lavoratori, che sarebbero state al centro del suo futuro impegno politico.

Nell'autunno del 1913 Gramsci rientra a Torino per proseguire gli studi. Al suo rientro, Gramsci soffre di una grave forma di nevrosi che gli impedì di dare esami universitari[16]. Solo nel 1914 Gramsci riuscì a riprendersi ed a dare degli esami universitari che gli permisero il riconoscimento della borsa di studio, e permettergli inoltre di tornare a frequentare gli ambienti rivoluzionari, in particolar modo Angelo Tasca e Palmiro Togliatti ai quali si era aggiunto anche Umberto Terracini. Nel 1914 Gramsci si iscrisse al Partito Socialista Italiano, tuttavia quello fu un periodo molto caldo della politica italiana poiché era scoppiata la Grande Guerra e l'allora dirigente nazionale del partito, Benito Mussolini scrisse un articolo in favore dell'interventismo ma fu cacciato. Anche Gramsci decise di trattare il tema, scrivendo l'articolo Neutralità attiva ed operante che uscì su «Il Grido del Popolo» il 31 ottobre 1914. L'articolo fu considerato molto ambiguo e controverso, e Gramsci fu criticato pesantemente all'interno del partito, venendo accusato di interventismo[17]. L'ultimo esame universitario sostenuto da Gramsci avvenne il 12 aprile 1915 con il professor Cosmo, e da quella data si defilò dagli studi universitari intraprendendo un'altra strada.

Torino era un centro nevralgico del socialismo italiano e delle lotte operaie, e questo influenzò profondamente la sua formazione intellettuale e politica. Egli fu coinvolto nelle discussioni che animavano la scena culturale torinese, sviluppando una coscienza critica sempre più acuta, che lo portò ad abbracciare definitivamente il marxismo. Nonostante le difficoltà, Gramsci riuscì a eccellere negli studi. La sua tenacia e il suo impegno intellettuale gli permisero di superare le sfide materiali e di emergere come una delle figure più brillanti della sua generazione, ponendo le basi per il suo futuro ruolo di leader nel PCI e di teorico di fama internazionale.

Il giornalismo

Nonostante avesse già scritto degli articoli in precedenza, Gramsci debuttò ufficialmente nel giornalismo durante il 13 Novembre 1915, giorno in cui Il Grido del Popolo, una testata giornalistica torinese, pubblica il suo articolo su un incontro in Svizzera dei delegati dei partiti socialisti europei[19][20]. Il Grido del Popolo era un settimanale socialista la cui redazione lavorava presso la sede dell'Alleanza Cooperativa Torinese che comprendeva anche la redazione della sezione torinese dell'Avanti! e la sede della sezione giovanile del Partito Socialista Italiano (PSI). Dopo il debutto, l'attività di Gramsci come giornalista divenne regolare scrivendo per entrambi i giornali e diventando uno dei tre membri della redazione dell'Avanti! assieme a Ottavio Pastore e Leo Galetto, rispettivamente un impiegato delle ferrovie ed un ex-cameriere.

Gramsci poté lavorare e dedicarsi alla sua attività intellettuale e giornalistica del bel mezzo della Grande Guerra a causa delle sue condizioni di salute che lo rendevano non idoneo per l'arruolamento in guerra. Gramsci si rivelò essere un giornalista di successo, inoltre gli articoli che scrisse in questo periodo trattano di politica teorica approfondendo il socialismo ed il marxismo e criticando il riformismo borghese che stava infiltrando il Partito Socialista. Inoltre Gramsci rispondeva alle critiche che i borghesi contemporanei rivolgevano al PSI ed ai suoi militanti, inoltre trattava anche argomenti di attualità (per l'epoca), scrivendo su tutti gli aspetti degli eventi sociali e politici di Torino dimostrandosi un formidabile commentatore. Nel febbraio 1917 Gramsci pubblicò il numero unico del giornale La Città futura rivolto ai giovani, in cui cercava di ispirare e mobilitare i giovani appartenenti alle classi lavoratrici verso un'azione politica consapevole e rivoluzionaria. Il giornale rifletteva il suo impegno per la costruzione di una nuova società socialista, in cui il proletariato sarebbe stato il protagonista del cambiamento storico, e anticipava molte delle tematiche che Gramsci avrebbe poi sviluppato nei suoi celebri "Quaderni del carcere", come l’importanza della cultura e della coscienza di classe[21]. Successivamente seguì le vicende in corso in Russia ed appoggiò sin da subito la Grande Rivoluzione Socialista d'Ottobre e l'idea di Vladimir Lenin secondo cui, contrariamente alle previsioni di Marx, anche in paesi arretrati come la Russia era possibile effettuare una rivoluzione socialista[22].

Allora Gramsci non si dedicò solo alla politica, scrivendo anche articoli come critico d'arte, interessandosi soprattutto di teatro, poiché lo vedeva come un mezzo per educare le masse. Sottolineava l'importanza di opere che parlassero delle condizioni di vita e delle aspirazioni delle classi lavoratrici, in modo da risvegliare in loro una coscienza politica. Criticava il teatro che si limitava a essere mero intrattenimento borghese, privo di un contenuto sociale significativo. Gramsci nutriva un certo apprezzamento per il teatro dialettale e popolare, perché lo considerava più vicino alla vita reale e capace di parlare in modo più diretto alle persone comuni. Nella sua critica teatrale, Gramsci promuoveva il realismo come stile capace di rappresentare la vita quotidiana delle persone comuni, dei lavoratori e delle loro lotte. Questo realismo era per lui un modo per avvicinare il teatro alle esigenze politiche del tempo[23], portandolo in seguito a scontri con la linea politica promossa da Amedeo Bordiga.

Come critico d'arte, Gramsci dedicò anche attenzione a Luigi Pirandello, uno degli autori teatrali italiani più importanti dell'epoca. Pur riconoscendo il valore artistico delle opere di Pirandello, le giudicava spesso pessimistiche e individualistiche, prive della spinta rivoluzionaria che egli riteneva necessaria per il teatro di allora[24].

La Rivoluzione in Russia

Per approfondire meglio: Grande Rivoluzione Socialista d'Ottobre

La Grande Rivoluzione Socialista d'Ottobre, che iniziò con la presa del Palazzo d'Inverno di Pietrogrado da parte dei Bolscevichi, rese la Russia il primo grande paese marxista della storia, dimostrando che la rivoluzione socialista era possibile anche nei paesi più arretrati come appunto la Russia, contrariamente alle previsioni di Karl Marx. Ciò spinse alcuni "marxisti" a condannare la rivoluzione bolscevica in Russia sulla base delle sole previsioni di Marx e successivamente si aggiunsero altre accuse campate in aria da parte di esponenti socialdemocratici che si autodichiaravano marxisti come menscevichi, seguaci di Kautsky ed altre correnti pseudomarxiste simili che spuntavano come funghi in Europa, in Russia, in Nordamerica e persino in Asia. Nel frattempo la stampa borghese italiana calunniò la Rivoluzione d'Ottobre definendola una rivolta di ubriaconi ed appioppandole altre etichette denigratorie simili.

Gramsci tuttavia non fu dello stesso avviso degli pseudomarxisti e della stampa borghese, e comprese fin da subito la natura rivoluzionaria e autenticamente marxista della Grande Rivoluzione Socialista d'Ottobre: Il 24 novembre 1917 L'Avanti! pubblica l'articolo di Gramsci denominato La Rivoluzione contro il Capitale, che verrà in seguito ripubblicato su Il Grido del Popolo il 5 gennaio 1918. In La Rivoluzione contro il Capitale, Gramsci riflette sulla Rivoluzione d’Ottobre come un evento che, apparentemente, va contro le previsioni di Marx, secondo cui la rivoluzione socialista sarebbe dovuta avvenire nei paesi capitalistici più avanzati. Tuttavia, Gramsci sostenne che la rivoluzione russa non contraddice Il Capitale di Marx, ma dimostra la capacità del marxismo di adattarsi alle circostanze storiche. Lenin e i bolscevichi non hanno atteso passivamente che le condizioni economiche fossero perfette, ma hanno agito con determinazione, dimostrando che la volontà politica può anticipare i processi storici. Gramsci elogia il primato della politica sull'economia, ribaltando il determinismo economico di un certo marxismo ortodosso. La Rivoluzione d’Ottobre, quindi, è un esempio di come l’organizzazione politica e la leadership rivoluzionaria possano forzare il corso della storia, anche in un contesto arretrato come la Russia del 1917[25].

Gramsci si scontrerà presto con Amedeo Bordiga, il cui atteggiamento era simile a quello di Trotskij. Gramsci sottolinea che, nonostante Bordiga partecipasse disciplinatamente ai lavori del partito, la sua opposizione passiva creava un senso di malessere all'interno del partito, minacciando le conquiste della Rivoluzione stessa. Secondo Gramsci infatti, una posizione di frazionismo, come quella di Bordiga, poteva mettere in pericolo l'unità del partito e, di conseguenza, indebolire il processo rivoluzionario. A differenza di Bordiga, Gramsci aderiva fermamente alle posizioni dei bolscevichi e criticava l'atteggiamento di coloro che non riuscivano a comprendere la necessità di un'alleanza tra proletariato e contadini per il successo della rivoluzione[26][27][28].

Il dopoguerra ed il Biennio Rosso

Nel 1917, Antonio Gramsci terminò di lavorare presso la redazione dell'Avanti! poiché si stava allontanando dalle idee del Partito Socialista Italiano e si stava avvicinando agli ideali rivoluzionari dei bolscevichi. Fu così che nel dopoguerra, Gramsci si riunì con Tasca, Terracini e Togliatti e decise di fondare con loro la rivista L'Ordine Nuovo il 1º maggio 1919. La rivista trattava temi culturali e politici, diventando presto l'organo dei Consigli di fabbrica grazie alla sua proposta di autogoverno operaio. L'articolo Democrazia operaia, scritto da Gramsci e Togliatti, introdusse in Italia il concetto di dittatura del proletariato[29][30].

La rivista si caratterizzava per pluralismo e apertura, accogliendo intellettuali liberali come Piero Gobetti che trattava la critica teatrale, figure femminili come Teresa Noce e Camilla Ravera e persino figure dannunziane, purché non fossero filo-fasciste[31]. Gramsci contrastava il settarismo di Bordiga, vedendo nei Consigli di fabbrica un embrione di uno Stato operaio, in opposizione alla visione riformista del PSI. Gramsci evidenziò la necessità del PSI di adottare un approccio internazionale, apprezzato anche da Lenin. Tuttavia, Gramsci e Togliatti riconobbero i limiti della rivista, incapace di estendere le sue idee oltre Torino.

Il biennio 1919-1920, chiamato anche Biennio Rosso, è ricordato per le proteste e le insurrezioni che venivano organizzate da dei consigli di fabbrica che nacquero a seguito della povertà dilagante che seguiva la fine della Prima Guerra Mondiale ed erano profondamente ispirate dalla Rivoluzione bolscevica. Sin dall'estate del 1919, L'Ordine Nuovo sostenne i movimenti dei Consigli di fabbrica, che Gramsci considerava un modello sovietico, aperto anche a operai anarchici e non sindacalizzati. Sebbene il II Congresso del Comintern apprezzasse la posizione gramsciana, in Italia ricevette poche adesioni e venne criticata dai socialisti. Il fallimento dell'insurrezione del 1920 mostrò la mancanza di condizioni per una rivoluzione, come riconosciuto in seguito sia da Gramsci che da Bordiga.

Nel frattempo nel 1920 si sviluppò la violenza fascista, sostenuta dalla borghesia e dagli apparati statali monarchico-liberali, le cui squadracce nere agivano con impunità sotto la protezione del governo Giolitti. Vennero distrutte sedi sindacali, assaltati municipi e aggrediti militanti socialisti, spesso con brutalità e omicidi. L'occupazione delle fabbriche di settembre 1920 suscitò un forte movimento operaio, tuttavia il Partito Socialista Italiano ed i sindacati non supportarono tali insurrezioni con forza e si rivelarono quindi incapaci di gestire una situazione potenzialmente rivoluzionaria. Il PSI, ormai scaduto nel riformismo e nell'accettazione del capitalismo, verrà quindi (giustamente) criticato dalle branche più rivoluzionarie del partito per la sua mancanza di analisi postbellica e per la sua incapacità di unire le masse lavoratrici, di collaborare con l'Internazionale Comunista e di creare un'organizzazione rivoluzionaria disciplinata[32].

In questo contesto maturò la nascita del Partito Comunista d'Italia (PCd'I), il 21 gennaio 1921, dopo la scissione della corrente rivoluzionaria dal PSI durante il Congresso del PSI a Livorno. Già a novembre del 1920, le fazioni rivoluzionarie si erano incontrate a Imola per organizzare la rottura. Gramsci, pur avendo avuto un ruolo chiave nell'unificazione delle correnti comuniste, lasciò la guida ad Amadeo Bordiga e rimase in secondo piano durante il Congresso fondativo del PCd'I. Il Comitato Centrale del nuovo partito fu dominato nei primi anni da esponenti bordighiani, con l'assenza dei quadri operai torinesi, un vuoto che avrebbe avuto ripercussioni negative in futuro[32][33].

Bibliografia

  • Angelo D'Orsi, Gramsci. Una nuova biografia, 2ª ed., Milano, Feltrinelli, 2019 [2017].
  • Giuseppe Fiori, Vita di Antonio Gramsci, 1ª ed., Bari, Laterza, 1995 [1966].
  • Guido Davico Bonino, Gramsci e il teatro, 1ª ed., Torino, Einaudi, 1972.
  • José Antonio Egido: Gramsci Rifiutò le idee di Trotskij - Xitsoft.it
  • Mario Pendinelli (a cura di), Umberto Terracini – Quando diventammo comunisti, Milano, Rizzoli, 1981
  • Palmiro Togliatti, La formazione del gruppo dirigente del Partito comunista italiano nel 1923-1924, Roma, Editori Riuniti, 1974

Note

    1. D'Orsi, pp. 22, 23 e 25-26.
    2. Fiori, pag.13
    3. D'orsi, pp. 27-28
    4. Fiori, pag. 18
    5. D'orsi, pp. 34-35
    6. Fiori, pp. 19-20
    7. D'orsi pp. 49-51
    8. Antonio Gramsci (1906): ''A proposito d'una rivoluzione, L'Unione Sarda. E' consultabile una trascrizione dell'articolo al seguente collegamento: Il primo articolo di Gramsci- Carlofigari.it
    9. Fiori, pp. 55-56
    10. Fiori, pp. 65 e 70-71
    11. Aldo Agosti, Palmiro Togliatti, Torino, UTET, 1996. Ne parla anche Fiori nel libro biografico su Gramsci.
    12. D'Orsi, pp. 72-73
    13. Fiori, pag. 82
    14. Fiori, pp. 85-87
    15. Fiori, pp. 97-98
    16. Fiori, pp. 102-103
    17. Antonio Gramsci (1914): Neutralità attiva ed operante - Gramscian Net Project (articolo in italiano, sito in inglese)
    18. D'Orsi, pp. 82 e 88-89
    19. Fiori, pag. 115
    20. Antonio Gramsci (1915): Dopo il congresso socialista spagnuolo - Gramscian Net Project (articolo in italiano, sito in inglese)
    21. Antonio Gramsci (1917): La Città Futura - Marxists Internet Archive
    22. Antonio Gramsci (1917): La Rivoluzione contro il capitale - Marxists Internet Archive
    23. Bonino
    24. Bonino, pp. 81 e seg.
    25. Antonio Gramsci (1917): La Rivoluzione contro il Capitale - Marxists Internet Archive
    26. Egido (vedi bibliografia)
    27. Antonio Gramsci: Né fascismo né liberalismo: Sovietismo! - Marxismo-Leninismo Forumfree (Articolo de L'Unità, 7 ottobre 1924)
    28. Il capitalismo ti dà il superfluo. Il socialismo il necessario - Marxismo-Leninismo Forumfree (Articolo de La Riscossa del 2 aprile 2020)
    29. Fiori, pp. 137-145
    30. Antonio Gramsci & Palmiro Togliatti (1919): Democrazia Operaia - Marxists Internet Archive
    31. Terracini, pp.47-51
    32. Giorgio Amendola, Storia del Partito comunista italiano 1921-1943, Roma, Editori Riuniti, 1978.
    33. Togliatti, 1974