Nikita Sergeevič Chruščëv

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Nikita Sergeevič Chruščëv

Foto a colori di Nikita Chruščëv
Nome Ufficiale Ники́та Серге́евич Хрущёв
Nome Intero Nikita Sergeevič Chruščëv
Data di nascita 15 Aprile 1894
Luogo di nascita Kalinovka, Impero Russo
Data di morte 11 Settembre 1971
Luogo di morte Mosca, Unione Sovietica
Cariche politiche
  • Primo Segretario del Partito Comunista dell' Unione Sovietica
    (07/09/1953 - 14/10/1964)
  • Presidente del Consiglio dei Ministri dell'Unione Sovietica
    (27/03/1958 - 14/10/1964)
  • Deputato del Soviet dell'Unione del Soviet Supremo dell'URSS
    (I, II, III, IV, V, VI Legislatura)
  • Primo Segretario del Partito Comunista dell'Ucraina (bolscevico)
    (27/01/1938 - 03/03/1947)
Partito politico

Nikita Sergeevič Chruščëv (pronuncia: Krusciòv, come viene talvolta traslitterato in italiano) è stato un politico sovietico di etnia ucraina ed ideologicamente revisionista che servì come Segretario Generale del PCUS dal 1953 al 1964 e come Primo Ministro dell'URSS dal 1958 al 1964. Durante il suo governo, oltre ad essere responsabile di numerosi errori tattici e pratici, sintomo della sua genuina inettutidune come governante e "capo" politico, primo tra tutti la "coesistenza pacifica" con gli USA che cementificò definitivamente la "stasi" della Guerra Fredda a dispetto dell'avanzata della rivoluzione socialista nel mondo, è stato anche il primo ad attaccare pubblicamente (sulla base di pure congetture e pregiudizi ideologici, senza alcuna vera fonte storiografica o di archivio a favore di anche solo una delle sue dichiarazioni) l'operato del suo ben più capace e valido predecessore, Iosif Stalin, riprendendo gran parte delle calunnie e della propaganda contro Stalin utilizzate in passato dalla propaganda trotskista, nazifascista e più genericamente anticomunista, prima tra tutte l'asserzione secondo cui Stalin avrebbe agito da "dittatore sanguinario" e avrebbe instaurato un "culto della personalità", menzogne confutabili tramite una semplice analisi dell'operato dello stesso Chruščëv durante il governo di Stalin. Lo scopo di questa voce, oltre che di analizzare i de-meriti del leader sovietico, è di fare luce sulla sua figura e sul suo operato, smentire le sue menzogne tramite le diverse fonti a disposizione (d'archivio, ricerche tramite materiale d'archivio desecretato e reso pubblico dagli anni '90, confutazioni da parte di altri ben più validi rivoluzionari e capi socialisti suoi contemporanei e successivi a lui) e, in ultima istanza, spiegare la realtà dei fatti in merito ad argomenti "controversi" e su cui la propaganda mainstream e dei media capitalisti ha ingiustamente blaterato con menzogne alla cui base non vi è mai stato niente se non un pregiudizio anticomunista e in gran parte russofobo e antisovietico (e quindi razzista).

Primi anni e carriera

Nato nel 1894 da una famiglia di agricoltori nella cittadina di Kalinovka, nel governatorato di Kursk, suo padre lavorava come scalpellino, minatore e operaio ferroviario; nel 1911 la sua famiglia si trasferì nel Donbass, nell'odierna Donetsk, dove, dopo un breve periodo come minatore, riuscì a conseguire un apprendistato in metallurgia, divenendo operaio di una fabbrica metalmeccanica. Escluso per questo dalla leva della Prima Guerra Mondiale, il giovane Chruščëv si iscrisse al Partito Comunista Russo (Bolscevico) nel 1918, ma non ebbe veri e propri avanzamenti nella sua carriera politica prima del 1929, quando fu inviato dal partito a frequentare l'Accademia Industriale di Mosca per conseguire il diploma, che fino a quel momento non aveva ancora ottenuto[1]. Secondo la ricostruzione degli storici e sovietologi Roger Keeran e Thomas Kenny, dal loro libro "Il Socialismo Tradito":

«Il modo migliore per comprendere le differenze tra la spinta delle politiche di Chruščëv e quelle dei suoi critici, come Molotov [...] era vederle come polarità, anche se in pratica le differenze a volte equivalevano a questioni di enfasi. Ad esempio, Chruščëv credeva in un percorso rapido e facile verso il comunismo, mentre i suoi critici prevedevano una strada più lunga e difficile. Chruščëv cercava un "allentamento della contesa" con gli Stati Uniti e i suoi alleati all'estero e un "rilassamento politico" e un "comunismo dei consumatori" in patria. I suoi critici vedevano una continuazione della lotta di classe all'estero e la necessità di vigilanza e disciplina in patria. Chruščëv vedeva in Stalin più cose da condannare che da lodare; Molotov e altri più cose da lodare che da condannare. Chruščëv era favorevole all'incorporazione di una gamma di idee capitaliste o occidentali nel socialismo, tra cui meccanismi di mercato, decentramento, una certa produzione privata, la forte dipendenza dai fertilizzanti e la coltivazione del mais e un aumento degli investimenti in beni di consumo. Molotov era favorevole a una migliore pianificazione centralizzata e alla proprietà socializzata, e al mantenimento della priorità dello sviluppo industriale. Chruščëv era favorevole all'ampliamento dell'idea della dittatura del proletariato e del ruolo di avanguardia proletaria del Partito Comunista per mettere altri settori della popolazione su un piano di parità con i lavoratori; i suoi critici non lo erano. Chruščëv nacque in una famiglia di contadini e dal 1938 al 1949 fu Segretario del Partito dell'Ucraina, dove divenne un'autorità sulle questioni agricole e sotto Stalin sostenne la subordinazione dell'agricoltura all'industrializzazione del paese. Il Partito aveva censurato la leadership di Chruščëv in Ucraina (e su questo Stalin era d'accordo) per aver ammesso troppe persone, principalmente contadini, nel Partito, per essere stato lassista sugli standard del Partito e per aver tollerato il ristretto nazionalismo ucraino. Anche dopo essersi trasferito a Mosca per diventarne il segretario del partito nel 1949, Chruščëv mantenne i suoi legami con l'agricoltura e, in quanto capo della politica agricola nazionale, fu l'unico membro del Politburo di Stalin a visitare frequentemente la campagna. Dopo il 1954, le sue politiche agricole avrebbero svolto un ruolo di primo piano nel crescente dibattito del partito[2]

Sotto Stalin

Nikita Chruščëv coprì diverse cariche politiche durante gli anni '30, lavorando inizialmente presso i rajkom ("comitati distrettuali", in russo районные комитеты, sing. районный комитет) dei quartieri Bauman e Krasnaja Presnja di Mosca dal 1931, per poi passare l'anno seguente, su raccomandazione di Kaganovič, al ruolo di secondo segretario del gorkom della capitale sovietica, passando nel 1934 al ruolo di primo segretario del gorkom moscovita. Sempre nel 1934, Chruščëv fu eletto al Comitato Centrale del PCUS, diventandone membro effettivo.

Dal 1938, Chruščëv fu spostato in Ucraina ottenendo un ruolo "facente funzione" di primo segretario del comitato centrale del Partito Comunista Ucraino, sostituendo i predecessori che furono condannati dall'Ežovščina.

Con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, Chruščëv servì il suo paese come ufficiale politico, equivalente al grado militare di tenente generale. Quando i tedeschi invasero l'Unione Sovietica, Chruščëv criticò Stalin per come stava gestendo la guerra sul fronte ucraino. Successivamente ricoprì la carica di commissario politico durante la Battaglia di Stalingrado e partecipò all'avanzata sovietica in Ucraina a fianco di Nikolaj Vatutin, generale sovietico che perse la vita nel 1944 a seguito di ferite riportate in battaglia.

Morte di Stalin, possibile coinvolgimento, salita al potere

Per approfondire meglio: Morte di Stalin

Secondo la versione ufficiale, Stalin subì un colpo apoplettico la notte tra il 28 febbraio e il 1 marzo 1953, ma venne soccorso solo dopo dodici ore. Questo ritardo nei soccorsi, insieme ad altre dinamiche sospette, ha alimentato teorie sul possibile coinvolgimento di alcuni membri del suo stesso entourage, come Lavrentij Berija e Nikita Chruščëv, che potrebbero anche aver ordinato la morte del leader sovietico per avvelenamento.

A ciò si aggiunge lo scandalo del "complotto dei medici", che coinvolgeva medici accusati di attentare alla vita di alte cariche del governo sovietico. Questo scandalo, che colpì diversi collaboratori vicini a Stalin, potrebbe essere connesso alle dinamiche che precedettero la morte del leader sovietico. A conferma di ciò ha intervenuto pure la figlia di Stalin, Svetlana Allilueva, la quale ha affermato che, prima della sua morte, Stalin si era allontanato da alcuni dei suoi collaboratori più fidati, tra cui il suo segretario personale Aleksandr Poskrëbyšev e la sua guardia del corpo Nikolaj Vlasik. Entrambi furono rimossi dai loro incarichi poco prima della morte di Stalin, alimentando ulteriori sospetti su un possibile complotto orchestrato da Nikita Chruščëv e altri membri del suo entourage[3]. Svetlana ha poi riportato che anche suo fratello, Vasilij Džugašvili, sospettò che Stalin fosse stato avvelenato dai suoi rivali politici e lo dichiarò apertamente, il che portò al suo arresto e isolamento subito dopo la morte del padre[4].

Secondo Enver Hoxha, segretario del Partito Comunista d'Albania, Chruščëv e i suoi collaboratori avrebbero cospirato per uccidere Stalin o, quantomeno, sfruttato la sua morte per favorire una propria ascesa al potere. Dopo la morte di Stalin, Chruščëv cercò di giustificare le sue azioni con accuse contro Stalin stesso e i suoi metodi, contribuendo a una narrativa che lo dipingeva come un liberatore del sistema sovietico da eccessi autoritari[5][6].

La morte di Stalin ha segnato l'inizio di una fase di instabilità politica all'interno del governo sovietico, con Berija che cercò inizialmente di prendere il controllo attraverso il Ministero degli Interni e l'intelligence. Tuttavia, il suo tentativo di colpo di stato fallì, portando alla sua rapida eliminazione da parte di Chruščëv e di altri membri del Politburo[7]. Durante il XX congresso del PCUS, Chruščëv effettuò un discorso segreto, dove accusò Stalin di abusi e violenze, tentando di legittimare la sua posizione, sostenendo che il suo regime fosse una rottura necessaria con il passato. Tuttavia, alcuni hanno percepito il discorso di Chruščëv come un'operazione ipocrita, in quanto egli stesso e altri leader come Berija avevano partecipato attivamente all'Ežovščina[8].

Stalin, assieme a Ždanov, tentarono inoltre di di effettuare delle riforme che furono scritte sulla bozza di programma del Partito Comunista dell'Unione Sovietica del 1947. Questo documento, menzionato dallo storico Aleksandr Pyzhikov, tratta di piani per promuovere la democratizzazione e l'egualitarismo all'interno dell'URSS, con idee che avrebbero potuto trasformare radicalmente il funzionamento del partito e dello Stato[9]. Il documento proponeva la progressiva riduzione della dittatura del proletariato a favore di una dittatura del popolo sovietico, con una crescente partecipazione della popolazione alla gestione degli affari dello Stato. L'obiettivo a lungo termine era la scomparsa della coercizione statale, sostituita dall'influenza dell'opinione pubblica e dalla semplificazione delle funzioni statali. Il documento includeva anche proposte per un maggiore coinvolgimento diretto dei cittadini nella legislazione e nella gestione statale, con la possibilità di eleggere funzionari governativi e una maggiore democratizzazione del Partito Comunista stesso. Tuttavia, questi piani di democratizzazione furono abbandonati dopo la morte di Stalin.

Questa bozza e il suo contenuto non sono mai stati pubblicati, e la loro esistenza rimane perlopiù sconosciuta a molti storici. Il fatto che non sia mai stata resa pubblica solleva sospetti su come la leadership successiva, in particolare quella di Nikita Chruščëv, abbia voluto insabbiare queste proposte per mantenere il controllo centralizzato del partito.

La disonestà di Chruščëv in merito alle accuse rivolte a Stalin

Chruščëv, come è già stato dimostrato nei precedenti paragrafi, col suo "discorso segreto" ha di fatto praticato una damnatio memoriae, sia ai danni di individui che in quel momento erano morti, e quindi non potevano rispondere delle accuse, come Stalin e Berija, sia ai danni di individui che aveva, con poteri, ironicamente, dittatoriali e tirannici, isolato e marginalizzato dalla politica sovietica, come Malenkov, Kaganovič e Molotov. Ma in cosa consistevano le "accuse" mosse a Stalin, e in che misura sono state smentite? In questa voce ci concentreremo principalmente sull'accusa più infamante, quella di "culto della personalità". Le altre "accuse", di circostanza, inevitabilmente legate ad essa, vengono smentite dallo storico G. Furr nella sua opera (reperibile in inglese nella sezione bibliografica), intitolata "Chruščëv mentì". Le accuse in merito all'assassinio di Kirov, e la validità delle "riabilitazioni" della sua amministrazione, oltre che di quella di Gorbacëv, sono state smentite dal medesimo autore insieme ad altri (come lo storico di ideologia liberale-borghese anticomunista Arch. Getty), e approfondimenti in merito si possono trovare nelle relative sezioni della voce sui Processi di Mosca.

Accusa di "Culto della Personalità"

Quali sono i principali motivi dietro questa tanto infamante quanto falsa e ridicola accusa? Chruščëv ha accusato Stalin e gli "stalinisti" (ossia i suoi rivali al governo) di aver praticato un "culto della personalità" per i seguenti motivi:

  • Confutare le accuse di "culto della personalità" da parte di anticomunisti
  • Attaccare i propri rivali politici con l'accusa di essere "stalinisti"
  • Riabilitare Tito e la Iugoslavia
  • Giustificare la propria politica di revisione storica, politica ed economica

Ma quello che i dati storici dimostrano è che in realtà Stalin ha sempre osteggiato, rinnegato e rifiutato un "culto della personalità" a lui rivolto. Ciò è dimostrato dalle seguenti dichiarazioni[10]:

«Devo dire in tutta coscienza, compagni, che non merito neanche la metà delle cose lusinghiere che sono state dette qui su di me.»
-Stalin, Risposta al saluto degli operai delle principali officine ferroviarie di Tblisi

«Parlate della vostra devozione verso di me... Vi consiglierei di scartare il "principio" di devozione alle persone. Non è il modo bolscevico. Siate devoti alla classe operaia, al suo partito, al suo stato. Questa è una cosa bella e utile. Ma non confondetela con la devozione alle persone, questa vana e inutile cianfrusaglia di intellettuali deboli di mente.»
-Stalin, Discorso pronunciato al primo congresso pan-sindacale dei brigadieri d'assalto delle fattorie collettive

«Sono assolutamente contrario alla pubblicazione di "Storie dell'infanzia di Stalin". Il libro abbonda di una massa di inesattezze di fatto, di alterazioni, di esagerazioni e di elogi immeritati... la cosa importante risiede nel fatto che il libro ha la tendenza a imprimere nella mente dei bambini sovietici (e della gente in generale) il culto della personalità dei leader, degli eroi infallibili. Ciò è pericoloso e dannoso. La teoria degli "eroi" e della "folla" non è una teoria bolscevica, ma una teoria social-rivoluzionaria. Suggerisco di bruciare questo libro.»
-Stalin, Lettera sulle pubblicazioni per bambini indirizzata al Comitato centrale della Gioventù comunista dell'Unione Sovietica

«Robins: In tutta la Russia ho trovato i nomi Lenin-Stalin, Lenin-Stalin, Lenin-Stalin, collegati tra loro. Stalin: Anche questa è un'esagerazione. Come posso essere paragonato a Lenin?»
-Stalin, Colloquio con il colonnello Robins, 13 maggio 1933

«MOLOTOV (ha dichiarato che è e sarà sempre un fedele discepolo di Stalin.) STALIN (interrompendo Molotov): Questa è una sciocchezza. Non ho studenti. Siamo tutti studenti del grande Lenin.»
-Verbale non pubblicato del discorso di Stalin al Plenum del Comitato Centrale, 16 Ottobre 1952

Ma quindi, chi è che ha promosso effettivamente il "culto della personalità" di Stalin? I suoi nemici, i cospiratori, e più in genere tutti coloro che, con adulazioni e ruffianeria, cercavano di nascondere le loro vere intenzioni ostili e anti-sovietiche. Uno di essi fu, ad esempio, Radek, in quel momento "ex" trotzkista, ma in realtà, come è già stato dimostrato dalle prove fuoriuscite dall'archivio di Harvard delle lettere di Trotskij, oppositore del governo ancora in contatto con Trotskij nonché uno dei principali leader del "Blocco Unito delle Opposizioni" in quel momento. Come riporta lo storico (anticomunista, che nelle medesime pagine si lascia a parole poco lusinghiere, oltre che poco professionali, in merito a Stalin) Roy A. Medvedev:

«Dopo il plenum del Comitato centrale del gennaio 1933, ci fu una straordinaria intensificazione del culto di Stalin. C'era una certa sincerità in questo flusso di elogi per Stalin, ma la maggior parte di essi era un'adulazione attentamente incoraggiata. Il semplice fatto che i membri del Politburo (in particolare Molotov e Kaganovich) fossero stati i primi a esaltare Stalin conferì immediatamente a tali elogi il carattere di politica ufficiale, e come tale dovette essere approvata anche da coloro che in precedenza non avevano considerato Stalin un genio infallibile. Ex oppositori si unirono al coro generale di elogi: in effetti le loro voci spesso risuonavano più forti delle altre. Uno dopo l'altro Zinoviev, Kamenev, Bukharin e altri leader dell'opposizione pubblicarono articoli in cui confessavano ancora una volta di aver sbagliato mentre il "grande capo dei lavoratori di tutto il mondo", il compagno Stalin, aveva sempre avuto ragione. Il primo numero della Pravda del 1934 conteneva un enorme articolo di due pagine di Radek, che riversava elogi orgiastici su Stalin. Questo ex trotskista, che aveva guidato l'opposizione attiva a Stalin per molti anni, ora lo chiamava "il miglior allievo di Lenin, il modello del partito leninista, osso delle sue ossa, sangue del suo sangue". Stalin, secondo l'articolo, si distingueva per "la massima vigilanza contro l'opportunismo" unita a "compostezza adamantina"; personificava "l'intera esperienza storica del partito"; "più di ogni altro allievo di Lenin, si è fuso con il partito, con i suoi quadri di base". Era "lungimirante come Lenin", e così via. Questo sembra essere stato il primo grande articolo sulla stampa specificamente dedicato all'adulazione di Stalin, e fu rapidamente ripubblicato come opuscolo in 225.000 copie, una cifra enorme per l'epoca. Ai suoi ex soci nell'opposizione Radek offrì la seguente spiegazione delle lodi che aveva profuso su Stalin: "Dovremmo essere grati a Stalin. Se noi [l'opposizione] fossimo vissuti al tempo della Rivoluzione francese, saremmo stati molto tempo fa più bassi di una testa". Gli eventi dimostrarono presto quanto poco Radek conoscesse Stalin[11]

Come dimostra la ricostruzione dello storico Medvedev, quindi, uno dei principali sostenitori del "culto della personalità", definito dallo storico stesso come in gran parte una "insincera adulazione", era un comprovato leader dell'opposizione a Stalin e al governo sovietico, che altro non faceva se non dissimulare in pubblico il proprio comportamento nella speranza che le proprie azioni cospiratorie non venissero a galla. Un simile atteggiamento si è avuto da parte di un altro oppositore e traditore anti-sovietico, Ežov, come testimoniato dalla ricostruzione dei due storici (anch'essi chiaramente di pregiudizi anticomunisti, da come si può evincere dalla loro opera) Marc Jansen e Nikita Petrov, i quali riportano:

«Il nome di Ežov fu dato a tutto, dal piroscafo Dal'stroi, a una fabbrica in Ucraina, allo stadio Dinamo di Kiev, a un distretto di Sverdlovsk, alla scuola per ufficiali delle truppe dell'NKVD, alla scuola superiore di agricoltura di Krasnodar e a centinaia di altre istituzioni educative, kolchoz, truppe dei pionieri e così via; il 15 luglio 1937 il Politburo votò per rinominare la città di Sulimov, capoluogo della provincia autonoma dei Circassi nel Caucaso settentrionale, Ežovo-Čerkessk. (All'inizio del 1938 Ežov propose che Mosca venisse rinominata Stalinodar, ma Stalin respinse l'idea.)small>[12]»

Una testimonianza simile è data dalla ricostruzione storica dell'editoriale Russia Beyond:

«Il secondo tentativo [di cambiare nome alla città di Mosca] avvenne nel 1938 e fu proposto da Nikolay Ežov (1895-1940), allora Commissario del popolo per gli affari interni, anche lui uno spietato scagnozzo e carnefice, che stava iniziando a perdere potere e fiducia agli occhi di Stalin. Nel tentativo di riconquistare il favore del leader, Ežov ordinò ai suoi sudditi di creare un progetto per rinominare Mosca in Stalinodar (tradotto come "dono di Stalin"). Il progetto di Ezhov citava persino lettere e poesie di "semplici moscoviti". Ma Ežov non tenne conto del fatto che Stalin odiava le semplici adulazioni. Respinse il suggerimento come "sciocco". Ežov non sopravvisse a lungo dopo, essendo stato giustiziato due anni dopo[13]

Ma, oltre ai cospiratori prossimi ad essere scoperti, vi era una seconda categoria di "promotori del culto della personalità", una categoria parecchio scomoda a Chruščëv e alla sua cricca: il suo entourage e Chruščëv stesso. Ebbene sì, a dispetto delle accuse di "culto della personalità" mosse a Stalin, fu proprio Chruščëv il primo a pubblicare sempre più pamphlet da adulatore e leccaculo, per poter meglio nascondere le sue vere intenzioni, manifestate, da vero codardo, solo dopo la morte di Stalin e la sua presa di potere illegale delle istituzioni sovietiche, insieme soprattutto ai suoi uomini e futuri collaboratori, come il già citato Mikojan:

«Mikojan, almeno, ha francamente posto l'America come modello da emulare per le industrie leggere e i servizi pubblici sovietici. All'ultimo congresso del partito nel 1939, fu l'unico oratore, in effetti, a essere entusiasta dei risultati dell'industria americana. Nello stesso discorso, per inciso, ha elogiato il nome di Stalin più di quaranta volte nelle prime 2.000 parole[14]

Inoltre, Mikojan, che dal 1929 proponeva la pubblicazione di una "Biografia di Stalin", ebbe l'avallo a tale proposta dopo 20 anni, un tempo incredibilmente breve per una dittatura personalistica come quella che Chruščëv pare dipingere di Stalin, nel 1948. Chruščëv, "dimenticando" il nome del "compagno" che aveva per molto tempo proposto la pubblicazione di tale biografia, nel suo discorso segreto, senza vergogna e senza remora definisce tale opera "un'opera della più dissoluta adulazione". Peccato che tale "dissoluta adulazione" fu fatta dal suo amicone e "compagno" di merende Mikojan, e che l'unico "contributo" di Stalin fu una continua modifica per rimuovere proprio le parti più "adulanti" ad egli sgradite. Come testimonia Furr:

«Le modifiche apportate da Stalin a questa biografia sono state ora pubblicate, prima in lzyestiia TsK KPSS n. 9, 1990, e poi ampiamente ristampate. Ciò ci consente di vedere come Krusciov abbia mentito sulle modifiche apportate da Stalin a questa biografia. Persino l'editore anti-Stalin di queste selezioni per la rivista, V.A. Belianov, ha ammesso che molte delle correzioni di Stalin erano nella direzione di rimuovere le lodi esagerate che gli autori gli avevano fatto e di far apparire Stalin modesto. Chruščëv ha deliberatamente distorto il carattere di alcune delle citazioni che lui stesso cita. [...] Stalin criticò fortemente il "carattere socialista-rivoluzionario" degli elogi tributatigli dagli autori della "Breve biografia", rimproverandoli come .. l'educazione degli idolatri". Stalin rifiutò qualsiasi credito per gli insegnamenti attribuitigli nella bozza, dando invece credito a Lenin. Maksimenkov conclude che Krusciov distorse completamente la natura dei cambiamenti apportati da Stalin a questa biografia, e sottolinea che anche altri scrittori del periodo sovietico di Krusciov e post-Chruščëv non li corressero. Altri passaggi omessi dagli autori originali e inseriti da Stalin includono un lungo passaggio sull'importanza delle donne nella rivoluzione e nella società sovietica[15]

Lo stesso Chruščëv pare abbia avuto un "record personale" nel numero di articoli e dichiarazioni in cui ha disperatamente cercato di arruffianarsi Stalin, come riportato in una biografia pubblicata nel 1961 (e quindi quando Chruščëv era ancora al potere in URSS) di Lazar Pistrak:

«Ciò che Krusciov non disse al suo pubblico fu che l'auto-elevazione di Stalin era il risultato di anni di servilismo, sottomissione e "la più assoluta adulazione", che i compagni di Stalin avevano iniziato mentre era in vita. Come mostrato sopra, l'adulazione iniziò già nel 1925 e negli anni Trenta i leader dell'organizzazione del partito di Mosca, Krusciov e Kaganovič, furono gli adulatori "più assoluti". Nei primi anni Trenta l'espressione ozhd non era ancora popolare, ma a Mosca fu intensamente propagata. Alla conferenza del partito di Mosca del gennaio 1932, solo Chruščëv e Kaganovič usarono questo termine. Chruščëv, eletto segretario dell'organizzazione del partito di Mosca in questa conferenza, concluse il suo discorso come segue: "I bolscevichi di Mosca si sono radunati attorno al Comitato centrale leninista come mai prima e attorno al vozhd del nostro partito, compagno Stalin, marciano allegramente e fiduciosamente verso nuove vittorie nelle battaglie per il socialismo, per la rivoluzione proletaria mondiale". Gradualmente, Chruščëv e Kaganovič, in nome dei "bolscevichi di Mosca", elevarono Stalin a "Grande vozhd del partito leninista indurito dalla battaglia e delle moltitudini, il nostro Stalin" e "il nostro insegnante e leader, il nostro vozhd". "Nel giugno 1933, in un discorso a Stalin [...] "il nostro maestro e il nostro vozhd" fu inoltre onorato come "il più grande stratega del bolscevismo" e "il nostro amato amico, il compagno Stalin". Questo discorso fu adottato alla Conferenza del partito della provincia di Mosca, con Krusciov alla presidenza. Non ci vollero più di sei mesi perché una sessione plenaria dell'organizzazione di Mosca, guidata da Kaganovich e Krusciov, approvasse un discorso in cui Stalin e Lenin venivano definiti "vozhd del genio". Questa era un'adulazione prematura, poiché alla fine di gennaio 1934, un editoriale della Pravda aveva usato il termine solo in relazione a Marx, Engels e Lenin, per i quali "il proletariato aveva trovato un degnissimo successore: il grande Stalin, il titano del pensiero e delle azioni rivoluzionarie". Stalin fu anche definito "vozhd del partito, il ferreo brigadiere della rivoluzione internazionale, il grande architetto della prima rivoluzione socialista nel mondo", ma non ancora un genio. Così La promozione di Stalin a genio fu avviata da Chruščëv e Kaganovič, senza dubbio principalmente dal primo perché poco dopo questa promozione, al diciassettesimo congresso del partito nel 1934, fu Chruščëv, e Chruščëv da solo, a chiamare Stalin "vozhd del genio". Anche altri oratori usarono l'aggettivo genialnyi, ma non in questa combinazione. Berija, ad esempio, parlò della "chiarezza brillante" con cui Stalin definì le strade del "nostro movimento verso una società senza classi"; Bulganin e Kaganovič elogiarono il rapporto di Stalin come "brillante", mentre Vorošilov applicò questo aggettivo solo a Lenin. Solo Mikojan e Chruščëv lo collegarono non solo alle azioni di Stalin, ma anche alla sua personalità; Mikojan lo definì "stratega del genio" e Chruščëv espresse la sua adorazione per Stalin con l'appellativo di "genio". È interessante notare che Kirov, il boss di Leningrado ucciso dieci mesi dopo il congresso, era molto indietro rispetto a Chruščëv; l'elogio più grande che Kirov aveva in serbo per Stalin era stato "il più grande stratega della costruzione socialista". [...] Alla fine di ottobre del 1936, rivolgendosi a Stalin, i "bolscevichi di Mosca", di cui Chruščëv era il leader, diedero un ulteriore contributo al culto di Stalin elogiandolo come "il genio dell'umanità". Nel novembre del 1936, al quarto congresso dei Soviet della provincia di Mosca, Chruščëv disse al "più grande vozhd di tutti i lavoratori" che "amore ardente e fedeltà illimitata" riempiono il cuore di ogni cittadino sovietico. Pochi giorni dopo, in un articolo di Prada, Chruščëv informò il genio che "i lavoratori della capitale sono felici e orgogliosi di vivere e lavorare nella stessa città dell'amato ozhd dei popoli". All'ottavo congresso pan-sovietico dei Soviet, Chruščëv insistette affinché la Costituzione sovietica, che doveva essere adottata dal congresso, fosse chiamata Costituzione stalinista, perché "era stata scritta dall'inizio alla fine dallo stesso compagno Stalin". Questa fu un'altra adulazione inventata da Chruščëv per compiacere il dittatore. Se fosse stata vera, anche altri oratori avrebbero protestato per questa grande conquista del vozhd. Ma non fu così. Piuttosto, Stanislav V. Kosior, a cui Chruščëv era succeduto in Ucraina, affermò semplicemente che la Costituzione era stata "creata sotto la guida diretta del compagno Stalin", mentre Molotov, all'epoca presidente dei commissari del popolo, e Zdanov, il capo del partito di Leningrado, non menzionarono affatto i meriti personali di Stalin nella stesura della Costituzione. Fu nello stesso discorso che Chruščëv coniò l'espressione "stalinismo": "La nostra Costituzione", disse Krusciov, "è il marxismo-leninismo-stalinismo che ha conquistato un sesto del globo. Non dubitiamo che il marxismo-leninismo-stalinismo conquisterà l'intero globo. Adottiamo la nostra Costituzione e celebriamo la vittoria del marxismo-leninismo-stalinismo che non è solo la nostra vittoria ma anche quella dei lavoratori di tutto il mondo". Oggi il termine stalinismo è vietato nella terra dei Soviet: "In realtà, lo 'stalinismo' come insegnamento speciale o sistema sociale non è mai esistito; [lo stalinismo è stato] inventato dalla propaganda imperialista allo scopo di combattere contro il marxismo-leninismo e il movimento comunista mondiale e, in particolare, allo scopo di rivedere i principi dell'internazionalismo proletario", si legge oggi sulla stampa comunista. L'ascesa di Stalin fu strettamente intrecciata con la Grande Purga del 1936-38, e Chruščëv si dimostrò un maestro nello sfruttare questa interconnessione allo scopo di rafforzare il governo di Stalin e il culto della sua personalità. Nell'agosto del 1936, durante il processo Kamenev-Zinoviev, Chruščëv nella sua veste di capo del partito di Mosca, ispirò i suoi "attivisti" a rivolgersi a Stalin nel modo seguente: "Loro [gli imputati] hanno tirato le fila di questo sanguinoso complotto e hanno diretto un colpo al cuore della Rivoluzione, a te, il nostro Stalin, e ai tuoi più intimi discepoli. Dannati degenerati fascisti! Hanno alzato le mani contro uno il cui nome milioni di lavoratori pronunciano ogni giorno, ogni ora, con orgoglio e amore illimitato. ... Miserabili pigmei! Hanno alzato le mani contro il più grande di tutti gli uomini ... il nostro caro amico, il nostro saggio vozhd, il compagno Stalin! La lotta vittoriosa del nostro Partito per il socialismo è indissolubilmente legata al tuo nome. ... Tu, compagno Stalin, hai innalzato la grande bandiera del marxismo-leninismo in alto sul mondo intero e l'hai portata avanti. Ti assicuriamo, compagno Stalin, che l'organizzazione bolscevica di Mosca, fedele sostenitrice del Comitato Centrale stalinista, aumenterà ancora di più la vigilanza stalinista, estirperà i resti trotskisti-zinovieviti e stringerà ancora di più i ranghi dei bolscevichi di partito e non di partito attorno al Comitato Centrale stalinista e al grande Stalin". Il discorso di Chruščëv con cui cercò di scatenare un raduno pubblico di 200.000 persone a Mosca nel gennaio 1937, durante il processo Piatakov-Radek, era sullo stesso tono: "Questi assassini hanno preso di mira il cuore e il cervello del nostro Partito. Hanno alzato le loro mani malvagie contro il compagno Stalin. Alzando le mani contro il compagno Stalin, le hanno alzate contro tutti noi, contro la classe operaia, contro il popolo lavoratore! Alzando le mani contro il compagno Stalin, le hanno alzate contro gli insegnamenti di Marx, Engels e Lenin. Alzando le mani contro il compagno Stalin, le alzarono contro tutto il meglio che l'umanità possiede. Perché Stalin è speranza; è aspettativa; è il faro che guida tutta l'umanità progressista. Stalin è la nostra bandiera! Stalin è la nostra volontà! Stalin è la nostra vittoria!" Nel novembre e dicembre del 1937, la sanguinosa Purga infuriava in tutto il paese. Questo particolare periodo in cui, per usare la formulazione di Krusciov del 1956, "si creò una situazione in cui non si poteva esprimere la propria volontà", 30 fu considerato il momento più appropriato per la "campagna elettorale" al Soviet Supremo. Quanto Chruščëv fosse vicino a Stalin in generale è una questione di speculazione, ma a quanto pare a quel tempo il rapporto personale tra il vozhd e il suo compagno d'armi era piuttosto stretto. L'11 dicembre 1937, a un incontro elettorale in uno dei distretti di Mosca, dove Stalin "si candidò" per il Soviet Supremo, aprì il suo discorso con la seguente osservazione: "Compagni, a dire la verità, non avevo intenzione di parlare. Ma il nostro rispettato Nikita Sergeyevich mi ha trascinato qui con la forza all'incontro: 'Fai un bel discorso', ha detto"[16]

Il drammaturgo Lion Feuchtwanger, già testimone dei processi di Mosca e della loro validità, nel suo diario di viaggio scrisse, in merito a Stalin e al "culto della personalità":

«È palesemente fastidioso per Stalin essere idolatrato come è, [ch]e di tanto in tanto se ne fa beffe. Si racconta che durante una piccola cena che diede il giorno di Capodanno a una cerchia di amici intimi, alzò il bicchiere e disse: "Brindo alla salute dell'incomparabile leader dei popoli, del grande genio compagno Stalin. Ecco, amici; e questa è l'ultima volta che si brinderà in mio onore qui quest'anno". Di tutti gli uomini che conosco che hanno potere, Stalin è il più modesto. Gli ho parlato francamente del culto volgare ed eccessivo che gli si faceva, e lui ha risposto con altrettanta franchezza. Si è lamentato, ha detto, del tempo che aveva da trascorrere in una veste rappresentativa, e questo è facile da credere, perché Stalin è, come molti esempi ben documentati mi hanno dimostrato, prodigiosamente laborioso e attento a ogni dettaglio, così che non ha davvero tempo per la roba e le sciocchezze dei complimenti e dell'adorazione superflui. In media, non accetta di ricevere più di uno su cento telegrammi di omaggio che riceve. Lui stesso è estremamente obiettivo, quasi al punto di essere incivile, e accoglie con favore una simile obiettività dalla persona con cui sta parlando. Scrolla le spalle per la volgarità dell'immoderato culto della sua persona. Scusa i suoi contadini e operai con la motivazione che hanno avuto troppo da fare per essere in grado di acquisire anche loro il buon gusto, e ride un po', per le centinaia di migliaia di ritratti enormemente ingranditi di un uomo con i baffi che gli danzano davanti agli occhi durante le dimostrazioni. Gli ho fatto notare che alla fine anche uomini di gusto ineccepibile hanno installato busti e ritratti di lui, di più che dubbioso merito artistico, in luoghi a cui non appartengono, come, ad esempio, la mostra di Rembrandt. Qui è diventato serio. Supponeva che dietro tali stravaganze ci fosse lo zelo di uomini che avevano sposato il regime solo di recente e che ora stavano facendo tutto ciò che era in loro potere per dimostrare la loro lealtà. Pensa che sia possibile persino che dietro ci siano i "sabotatori" nel tentativo di screditarlo. "Uno sciocco servile", disse irritato, "fa più male di cento nemici". Se tollera tutti quegli applausi, spiegò, è perché conosce la gioia ingenua che il frastuono delle feste procura a coloro che le organizzano, ed è consapevole che non è destinato a lui personalmente, ma al rappresentante del principio secondo cui l'istituzione dell'economia socialista nell'Unione Sovietica è più importante della rivoluzione permanente. Inoltre, nel frattempo, i comitati del partito a Mosca e a Leningrado hanno adottato risoluzioni in cui condannano fermamente "la pratica fuorviante di saluti inutili e privi di senso dei leader del partito", e i telegrammi di omaggio scroscianti sono scomparsi dai giornali. Dopo tutto, la nuova Costituzione che Stalin diede all'Unione Sovietica non può essere liquidata con superficialità e con una scrollata di spalle come un semplice gioco per la galleria. Sebbene i metodi che lui e i suoi aiutanti hanno impiegato siano stati spesso oscuri (l'astuzia era indispensabile nella loro grande lotta tanto quanto il valore), Stalin è onesto quando descrive la realizzazione della democrazia socialista come il suo obiettivo finale[17]

Finnish Bolshevik riporta anche la citazione di un tale Arvo Tuominen, "comunista" poi passato alla socialdemocrazia finlandese, che riporta un episodio simile a quello testimoniato da Feuchtwanger, in cui Stalin pare abbia fatto una parodia dei suoi adulatori:

«Compagni! Voglio proporre un brindisi al nostro patriarca, vita e sole, liberatore delle nazioni, architetto del socialismo (egli snocciolò tutti gli appellativi che gli venivano rivolti in quei giorni), Josef Vissarionovich Stalin, e spero che questo sia il primo e l'ultimo discorso fatto a quel genio questa sera[18]

Anche Hoxha, nelle sue memorie, ricorda l'ipocrisia di Chruščëv e dei suoi seguaci:

«I kruscioviani, con Chruščëv alla testa, che avevano condannato il "culto di Stalin" al fine di coprire i loro crimini contro l’Unione Sovietica e il socialismo in seguito commessi, portarono alle stelle il culto del loro capo. Questi alti dirigenti del partito e dello Stato Sovietico attribuirono a Stalin la crudeltà, la furberia, la perfidia, la bassezza di carattere che erano loro proprie, come pure le carcerazioni e gli assassinii da essi stessi compiuti. Quando Stalin era vivo, erano proprio loro che gli rivolgevano i più grandi ditirambi per nascondere il loro carrierismo, i loro disegni e le loro azioni infami. Nel 1949 Chruščëv qualificava Stalin: "guida e maestro geniale", dichiarava che «il nome del compagno Stalin è la bandiera di tutte le vittorie del popolo sovietico, la bandiera della lotta dei lavoratori del mondo intero». Mikojan stimava le opere di Stalin come «un nuovo gradino storico oltre il leninismo». Kosygin, dal canto suo, diceva che «tutte le nostre vittorie e tutti i nostrisuccessi li dobbiamo al grande Stalin», ecc., ecc. Dopo la sua morte però cambiarono atteggiamento. Furono i kruscioviani che soffocarono la voce del partito, che soffocarono la voce della classe operaia e riempirono i campi di concentramento di patrioti; furono loro che liberarono dal carcere la feccia del tradimento, i trotzkisti e tutti i nemici, che il tempo ed i fatti avevano svelato, così come oggi la loro attività di dissidenti sta dimostrando che sono ostili al socialismo e svolgono il ruolo di agenti al servizio dei nemici capitalisti stranieri. Furono i kruscioviani che, in segreto e in modo misterioso, «giudicarono» e condannarono non solo i rivoluzionari sovietici, ma anche innumerevoli persone di altri paesi. Nei miei appunti parlo di un incontro con i dirigenti sovietici, fra cui Chruščëv, Mikojan e Molotov. Dovendo allora Mikojan recarsi in Austria, Molotov, scherzando, gli disse: "Stai attento a non combinare qualche 'pasticcio' in Austria come hai combinato in Ungheria". Presi la palla al balzo per chiedere a Molotov: "Perché, è stato Mikoian a combinare il 'pasticcio' in Ungheria?". Mi rispose affermativamente, e proseguì dicendo che se Mikoian dovesse recarvisi di nuovo lo impiccherebbero. Mikoian, questo cosmopolita antimarxista camuffato. rispose: "Se impiccano me. dovranno impiccare anche Kadar". Ma anche se li avessero impiccati tutt’e due i loro intrighi e la loro viltà nei confronti di un altro paese rimarrebbero pur sempre contrari ad ogni morale[19]

Definzione di "Culto della Personalità"

Nel suo attacco al “culto di Stalin”, Chruščëv non tratta affatto la questione in modo scientifico o marxista. Non definisce mai correttamente cosa sia il “culto della personalità”. Chruščëv non era un teorico e non capiva quale fosse il ruolo degli individui nella storia secondo la filosofia marxista. Per Chruščëv, il “culto” era qualcosa di vago, come persone che cantavano canzoni su Stalin, davano il suo nome a città, portavano con sé le sue foto e, in generale, esprimevano la loro ammirazione e il loro sostegno a Stalin. Tuttavia, non c'è nulla di intrinsecamente "settario" o di sbagliato nell'ammirare qualcuno che ha legittimamente realizzato qualcosa di grande. Diventa un "culto" solo quando la persona in questione è trattata come un dio infallibile e quando le persone non rispettano semplicemente la sua saggia opinione, ma accettano acriticamente tutto senza nemmeno pensare con il proprio cervello. Chruščëv non è mai stato in grado di dare una spiegazione come questa. Ancora una volta, Stalin aveva dimostrato, invece, la posizione corretta:

«Le decisioni dei singoli sono sempre, o quasi sempre, decisioni unilaterali… In ogni corpo collettivo, ci sono persone la cui opinione deve essere tenuta in considerazione… Dall'esperienza di tre rivoluzioni sappiamo che su ogni 100 decisioni prese da persone singole senza essere verificate e corrette collettivamente, circa 90 sono unilaterali [...] Il marxismo non nega affatto il ruolo svolto da individui eccezionali o che la storia sia fatta dalle persone. Ma le grandi persone valgono qualcosa solo nella misura in cui sono in grado di comprendere correttamente queste condizioni, di capire come cambiarle. Se non riescono a comprendere queste condizioni e vogliono modificarle secondo i suggerimenti della loro immaginazione, si troveranno nella situazione di Don Chisciotte… Con noi personaggi della massima autorità sono ridotti a non-entità, diventano semplici cifre, non appena le masse dei lavoratori perdono fiducia in loro.»
-Stalin, dall'intervista con Emil Ludwig[20]

Come scrisse il giornalista Snow nel 1945:

«Migliaia di persone, nessuno straniero può sapere quante, rimangono in esilio e intere fabbriche, se non intere città, sono gestite dall'NKVD. Ma durante la guerra molti di questi "lavoratori involontari", come Walter Duranty ama chiamarli, hanno ricevuto una specie di amnistia, per arruolarsi nell'esercito, e molti sono stati ora completamente reintegrati, alcuni su ordine personale di Stalin. Un fatto strano raccontatomi da un russo che dovrebbe saperlo è che migliaia di questi esuli hanno scritto volontariamente lettere piene di lodi e gratitudine a Stalin, ringraziandolo per aver epurato i traditori e condotto la nazione alla salvezza. In ogni caso, Stalin non è certamente considerato popolarmente in Russia ora come un tiranno capriccioso, come alcuni critici all'estero immaginano. Comunque sia stato in passato, nessuno che abbia vissuto lì durante la guerra può dubitare che in futuro Stalin sarà rispettato come l'uomo che ha condotto tutti i russi alla più grande vittoria militare della loro storia[21]

Stalin era ed è, allora come oggi, il leader politico e governante più popolare in Russia, oltre che in diversi paesi ex-sovietici, e il motivo è semplice: egli fu un uomo umile, ma risoluto, che seppe fare le scelte giuste in tempo di guerra. Individui come Trotskij, Chruščëv o Gorbacëv sono invece ricordati come dei traditori o come dei pessimi governanti, e anche nel loro caso il motivo è molto semplice: il loro mancato contatto col popolo e le loro teorie (e nel caso di Chruščëv e Gorbacëv prassi) politiche fallimentari, idealiste e che hanno impoverito le masse in favore di quelle "elites burocratiche" che tanto disdegnavano a parole ma di cui in realtà nei fatti facevano parte. Chruščëv fu estromesso nel 1964 dai suoi sostenitori in un golpe di palazzo, ironicamente nel medesimo modo in cui salì al potere, a causa della sua incompetenza. Il prossimo paragrafo tratta nello specifico delle sue politiche e del suo declino.

Chruščëv al governo: poteri dittatoriali e un fallimento dopo l'altro

Chruščëv, che in gioventù fu vicino alle posizioni di Bucharin e Trotskij, riprese soprattutto le idee politiche ed economiche del primo. Riportano gli storici Keeran e Kenny:

«Nel 1953, Chruščëv avviò una serie di politiche che si rivelarono problematiche sia ideologicamente che praticamente. Chruščëv incoraggiò il paese a guardare all'Occidente non solo come fonte di nuovi metodi di produzione, ma anche come standard di paragone per i risultati sovietici. Spostò anche le risorse dall'industria all'agricoltura. Per incoraggiare la produzione agricola, Chruščëv tornò a misure di tipo NEP. Ridusse le tasse sui singoli appezzamenti, eliminò le tasse sul bestiame individuale e incoraggiò le persone nei villaggi e nelle città ad allevare più mucche, maiali e polli di proprietà privata e a coltivare orti privati. Chruščëv ebbe anche un'idea geniale per aumentare la produzione agricola da un giorno all'altro. Nel gennaio 1954, propose una campagna nazionale per coltivare milioni di ettari di cosiddette terre vergini, principalmente in Siberia e Kazakistan. Quell'anno 300.000 volontari si unirono alla campagna per le terre vergini e ararono 13 milioni di ettari di nuova terra. L'anno successivo, gli sforzi aggiunsero altri 14 milioni di ettari di terra coltivata. Chruščëv pose anche una nuova enfasi sull'innalzamento degli standard di vita. Dopo le privazioni della guerra, nessuno si oppose all'innalzamento degli standard di vita sovietici. Le domande erano come farlo e a quale costo. Per i suoi oppositori, l'approccio di Chruščëv aveva due problemi. In primo luogo, richiedeva uno spostamento delle priorità di investimento dall'industria pesante all'industria leggera, ai beni di consumo. Nel primo anno di Chruščëv come Segretario generale, gli investimenti nell'industria pesante superarono quelli nei beni di consumo solo del 20 percento, rispetto al 70 percento prima della guerra. Questo spostamento di priorità andava contro l'avvertimento di Stalin del 1952 secondo cui "cessare di dare la priorità alla produzione dei mezzi di produzione" avrebbe "distrutto la possibilità di una continua espansione della nostra economia nazionale". A lungo termine, lo spostamento delle priorità avrebbe minato l'obiettivo di superare l'Occidente che lo stesso Chruščëv aveva previsto. In secondo luogo, i suoi oppositori pensavano che l'enfasi di Chruščëv ponesse l'Unione Sovietica in competizione con gli Stati Uniti e l'Europa occidentale sui beni di consumo, una gara che l'Unione Sovietica non poteva e probabilmente non doveva vincere. Il comunista tedesco Hans Holz disse in seguito che abbassare gli obiettivi socialisti alla competizione materiale con il capitalismo significava rinunciare a "territorio ideologico". L'obiettivo di raggiungere e superare l'Occidente in cinque o dieci anni si traduceva in "una stimolazione di bisogni e desideri orientati attorno a uno stile di consumo occidentale". Lo slogan incoraggiava il popolo sovietico a ritenere che la "competizione tra sistemi sociali non riguardasse gli obiettivi della vita, ma i livelli di consumo". 53 Più semplicemente, disse Molotov, "Il krusciovismo è lo spirito borghese!" Molotov e altri nel Presidium (come era allora noto il Politburo) si opposero alle politiche di Krusciov su tutta la linea: sulla gestione della destalinizzazione, sulla de-enfasi sulla lotta di classe a livello internazionale, sull'incoraggiamento della produzione agricola privata, sull'iniziativa delle terre vergini, sulla decentralizzazione dell'industria e sul passaggio dall'industria pesante a quella leggera. Ad esempio, Molotov e altri pensavano che a causa del clima problematico e della mancanza di infrastrutture nelle terre vergini, la coltivazione diffusa invitasse al disastro e che il paese potesse usare più proficuamente le sue risorse per aumentare la produzione in aree già coltivate. L'opposizione era a favore di alcune mosse per migliorare lo standard di vita, ma non di un brusco cambiamento di priorità. L'opposizione a Chruščëv crebbe nel giro di un paio d'anni e poi fu spinta all'azione da due eventi nel maggio 1957. Il primo fu la decisione di Chruščëv di decentralizzare l'industria. Il secondo fu un discorso in cui Chruščëv invocava uno “spettacolare balzo in avanti” nella produzione di latte, carne e burro per superare l’Occidente in tre o quattro anni. Ciò divenne parte della convinzione di Chruščëv che l’Unione Sovietica potesse, nelle parole di suo nipote, “scattare verso il comunismo”, un’idea che, verso la fine della sua vita, persino Chruščëv considerò un “concetto sbagliato”. Durante una riunione del Presidium di quattro giorni, dal 18 al 21 giugno 1957, e una riunione del Comitato centrale che seguì immediatamente, si verificò uno scontro decisivo tra Chruščëv e l’opposizione. Come preludio alla richiesta di rimozione di Chruščëv da Segretario generale, l’opposizione attaccò le sue politiche economiche, in particolare le sue politiche agricole e la sua idea di decentralizzare la pianificazione statale. Molotov e altri si opposero al cambiamento delle priorità di investimento da industriali ad agricole, alla corsa a capofitto per catturare l'Occidente nei beni di consumo, all'apertura delle terre vergini, all'allentamento delle restrizioni agricole e alla decentralizzazione del processo decisionale economico. Secondo loro, le politiche di Chruščëv erano sbagliate in linea di principio e avrebbero portato a una crisi economica. Molotov definì il programma delle terre vergini un'"avventura" e disse che avrebbe sottratto risorse all'industrializzazione. Malenkov sostenne che l'obiettivo avrebbe dovuto essere quello di superare l'Occidente in acciaio, ferro, carbone e petrolio, non in beni di consumo. "Noi marxisti", disse Malenkov, "siamo abituati a iniziare con l'industrializzazione". Definiva il programma di Chruščëv una "deviazione contadina di destra", una mossa "opportunistica" che avrebbe reso il popolo sovietico meno interessato alla rapida industrializzazione. L'opposizione aveva una maggioranza di sette a tre (con un neutrale) nel Presidium. Quando la notizia dell'imminente ripudio di Chruščëv trapelò, tuttavia, i membri moscoviti del Comitato centrale (molti dei quali erano stati promossi da Krusciov) assediarono il Presidium e chiesero la convocazione del Comitato centrale. Una riunione del Comitato centrale organizzata in fretta e furia che durò sei giorni si concluse con il sostegno a Chruščëv e l'espulsione di Molotov, Malenkov e Kaganovič dal Comitato centrale e dal Presidium. Dopo aver sbaragliato quella che lui chiamava l'opposizione "anti-partito", Krusciov governò senza seria resistenza per i successivi sette anni. Del percorso di Chruščëv durante questo periodo, due cose spiccarono. In primo luogo, nonostante alcuni aggiustamenti e rigiri, Chruščëv perseguì un percorso interno i cui elementi principali erano tagli alla spesa militare, attacchi a Stalin, decentramento della pianificazione, smantellamento delle stazioni di trattori statali, emulazione dei metodi agricoli americani, la coltivazione di terre vergini, la promozione dei beni di consumo, una certa liberalizzazione delle restrizioni intellettuali e culturali e una de-enfasi ideologica della lotta di classe, della dittatura del proletariato e del partito d'avanguardia. In secondo luogo, tutte le principali politiche interne di Krusciov non riuscirono a produrre i risultati attesi. Come disse il suo biografo, William Taubman, "Troppo spesso Chruščëv rese una brutta situazione ancora peggiore". Al ventiduesimo congresso del 1961, Chruščëv tornò con rinnovata intensità al suo attacco a Stalin. Due aspetti dell'antistalinismo di Chruščëv prefiguravano Gorbacëv. In primo luogo, il trattamento di Stalin da parte di Krusciov fu esagerato, unilaterale e incompleto. In secondo luogo, la denuncia di Stalin servì a fini politici di fazione. Si potrebbe dire molto sulle distorsioni del trattamento di Stalin da parte di Chruščëv. Ad esempio, Chruščëv insinuò che Stalin emerse improvvisamente sulla scena nel 1924, quando in verità Stalin aveva solide credenziali rivoluzionarie risalenti al suo lavoro politico tra i ferrovieri in Georgia nel 1898. Chruščëv citò il cosiddetto ultimo testamento di Lenin criticando la maleducazione di Stalin ma ignorò l'elogio di Lenin a Stalin come leader eccezionale. Nel 1956, Chruščëv si concentrò sulla presunta repressione dei leader del partito da parte di Stalin e affermò che metà dei delegati al diciassettesimo congresso del partito e il 70 percento del comitato centrale furono uccisi. Il biografo di Stalin, Ken Cameron, ha concluso che è "difficile credere che le cifre di Chruščëv siano corrette". (Utilizzando gli archivi sovietici aperti di recente, gli studiosi hanno numerato il totale delle esecuzioni dal 1921 al 1953 a 799.455, ben al di sotto dei milioni stimati da Robert Conquest, Roy Medvedev e altri studiosi antisovietici). Inoltre, Chruščëv ignorò le prove del sabotaggio che servirono come apparente ragione per la repressione. Chruščëv incolpò Stalin di una strategia militare difettosa e di una leadership dittatoriale durante la seconda guerra mondiale, entrambe contraddette dal principale generale sovietico, Georgij Žukov. Ancora più importante, Chruščëv non invitò a un trattamento completo, indagatore ed equilibrato di Stalin. Invece, eliminò Stalin dalla storia sovietica e la discussione sul suo ruolo si interruppe più o meno. Di conseguenza, Chruščëv lasciò la storia, nelle parole di Egor Ligačëv, con "troppe lacune". Oltre alle sue carenze come storia, l'attacco di Chruščëv a Stalin servì a fini partigiani. Dopo aver fabbricato un'immagine mostruosamente distorta di Stalin, Chruščëv accusò coloro che non si unirono alla denuncia di voler far rivivere i metodi di Stalin. Nel 1961, Chruščëv collegò esplicitamente il suo attacco a Stalin ai crimini dei suoi oppositori, che definì un "gruppo di fazionisti guidati da Molotov, Kaganovič e Malenkov". Chruščëv affermò che "resistevano a tutto ciò che era nuovo e cercavano di far rivivere i metodi perniciosi, che prevalevano sotto il culto dell'individuo". Sebbene Molotov e gli altri si opponessero alle politiche di Chruščëv e al trattamento unilaterale di Stalin, non sostennero un ritorno alla repressione di Stalin. Proprio come gli anticomunisti usano lo “stalinismo” per attaccare i comunisti, così Chruščëv impiegò l’idea, se non il termine, per diffamare i suoi oppositori. [...]Niente era più caratteristico dell'approccio di Chruščëv alla costruzione del socialismo della convinzione che esistessero soluzioni rapide e facili. Questa convinzione sostenne le politiche che portarono l'agricoltura sovietica quasi al caos in un decennio. La campagna delle terre vergini occupò il fulcro di queste iniziative. Durando dieci anni, questa campagna comportò l'invio di decine di migliaia di trattori e mietitrebbie e centinaia di migliaia di volontari per arare terreni che alla fine eguagliarono la superficie di Francia, Germania Ovest e Inghilterra messe insieme. Il primo anno della campagna, la produzione di grano aumentò di 10 milioni di tonnellate, ma l'aumento fu dovuto in gran parte alle maggiori rese nelle terre non vergini. L'anno successivo si verificò una siccità e la produzione ovunque ne soffrì. L'anno seguente, il 1956, la campagna ottenne un trionfo, quando le terre vergini produssero una resa eccezionale, fornendo metà di tutto il grano sovietico, anche se molto andò perso a causa di attrezzature insufficienti per la raccolta, lo stoccaggio e il trasporto del raccolto. In nessun anno successivo il raccolto eguagliò quello del 1956. Nel 1957, il raccolto fu inferiore del 1956, nel 1958 dell'8 percento e negli anni successivi ancora di meno, fino al 1963 e al 1964, quando il raccolto fu un fallimento totale. Nella sua monografia sulla campagna per le terre vergini, Gerald Meyer sostenne che la campagna fallì perché Chruščëv sopravvalutò la favorevolezza delle condizioni naturali e sottovalutò i costi. Una breve stagione di crescita, precipitazioni insufficienti e mal distribuite, forti venti e cattive pratiche di maggese nelle terre vergini provocarono frequenti siccità, vasta erosione del terreno, calo della fertilità e costi alle stelle. Come politica, la campagna per le terre vergini fu un disastro. Anche altre tre iniziative agricole di Chruščëv produssero risultati indesiderati. Due di queste derivavano dalla convinzione di Chruščëv che un aumento rapido e facile della produzione avrebbe seguito l'emulazione delle pratiche occidentali. La campagna del mais si basava sull'idea di incrementare la produzione di bestiame seguendo la pratica americana di coltivare mais per l'insilato. La campagna anti-maggese prevedeva l'incoraggiamento dell'uso di fertilizzanti chimici al posto della rotazione delle colture o del lasciare i campi a maggese. Entrambe le campagne ignoravano le realtà delle condizioni naturali e di altro tipo nell'Unione Sovietica e non si avvicinavano mai alla panacea immaginata da Chruščëv. La terza iniziativa, e una delle più estreme dell'intero mandato di Chruščëv, prevedeva lo smantellamento delle stazioni di trattori statali che fornivano trattori e altri macchinari alle fattorie collettive. Le fattorie collettive che avevano fatto affidamento sulle stazioni di trattori improvvisamente dovettero acquistare e mantenere le proprie attrezzature agricole. Ideologicamente, la mossa di Chruščëv rappresentava un ripudio dell'ultima dichiarazione di Stalin sull'economia sovietica. Stalin aveva detto che la direzione dello sviluppo sovietico avrebbe dovuto essere verso il potenziamento del settore statale (piuttosto che delle fattorie collettive). In pratica, la politica produsse un altro disastro. Il cambiamento avvenne con tale abbandono che la maggior parte delle stazioni di trattori scomparve nel giro di tre mesi. Persino i simpatizzanti di Chruščëv ritenevano che la politica riducesse seriamente la produttività agricola, infliggesse danni a lungo termine all'economia e equivalesse a un fallimento assoluto.[22]

Lungi dall'essere un "liberatore democratico" o anche più semplicemente un uomo preparato nella posizione governativa che occupava, Chruščëv, buono solo a reprimere il dissenso e a piegare le istituzioni sovietiche al suo volere, ha quindi attuato delle politiche fallimentari, una dopo l'altra, tutte al solo scopo di "imitare l'Occidente". Aderendo ad una mentalità ignorante e incolta da "negro da cortile", come avrebbe detto Malcolm X, Chruščëv basava quindi la sua politica solo e soltanto sulla propria (errata) opinione personale di "superiorità dell'Occidente" rispetto alla propria madrepatria, dimostrandosi di fatto un cosmopolita e un "comunista" molto all'acqua di rose, privo di una vera comprensione della teoria (o ancora peggio della prassi) delle politiche comuniste. Scrisse Molotov nelle sue memorie in merito alle idee di Chruščëv (e di Berija):

«Considero Chruščëv un uomo di destra, e Berija era ancora più a destra. Avevamo le prove. Entrambi erano di destra. Anche Mikojan. Tuttavia, sono tutte personalità diverse. Essendo di destra, Chruščëv era marcio fino in fondo. Berija era ancora più di destra e ancora più marcio[23]

Il presidente cinese Mao Zedong commentò così le politiche sovietiche nel 1964:

«Al 22° Congresso del PCUS, la cricca revisionista di Chruščëv sviluppò il proprio revisionismo in un sistema completo non solo completando le proprie teorie antirivoluzionarie di "coesistenza pacifica" e "transizione pacifica", ma anche dichiarando che la dittatura del proletariato non è più necessaria nell'Unione Sovietica e avanzando le assurde teorie dello "stato di tutto il popolo" e del "partito di tutto il popolo". [...] Qual è la concezione corretta della società socialista? Le classi e la lotta di classe esistono durante tutta la fase del socialismo? La dittatura del proletariato deve essere mantenuta e la rivoluzione socialista portata fino in fondo? Oppure la dittatura del proletariato deve essere abolita in modo da spianare la strada alla restaurazione capitalista? A queste domande si deve rispondere correttamente secondo la teoria fondamentale del marxismo-leninismo e l'esperienza storica della dittatura del proletariato. [...] Il sistema socialista è incomparabilmente superiore al sistema capitalista. Nella società socialista, la dittatura del proletariato sostituisce la dittatura borghese e la proprietà pubblica dei mezzi di produzione sostituisce la proprietà privata. Il proletariato, da classe oppressa e sfruttata, si trasforma in classe dominante e si verifica un cambiamento fondamentale nella posizione sociale dei lavoratori. Esercitando la dittatura solo su pochi sfruttatori, lo stato della dittatura del proletariato pratica la più ampia democrazia tra le masse dei lavoratori, una democrazia che è impossibile nella società capitalista. La nazionalizzazione dell'industria e la collettivizzazione dell'agricoltura aprono ampie prospettive per lo sviluppo vigoroso delle forze produttive sociali, assicurando un tasso di crescita incomparabilmente maggiore di quello di qualsiasi società più vecchia. [...] Sfoggiando costantemente cartelli come sostegno al socialismo, al sistema sovietico, al Partito comunista e al marxismo-leninismo, lavorano per minare il socialismo e ripristinare il capitalismo. Politicamente, persistono a lungo come forza antagonista al proletariato e tentano costantemente di rovesciare la dittatura del proletariato. Si insinuano negli organi governativi, nelle organizzazioni pubbliche, nei dipartimenti economici e nelle istituzioni culturali ed educative per resistere o usurpare la leadership del proletariato. Economicamente, impiegano ogni mezzo per danneggiare la proprietà socialista di tutto il popolo e la proprietà collettiva socialista e per sviluppare le forze del capitalismo. Nei campi ideologici, culturali ed educativi, contrappongono la visione del mondo borghese alla visione del mondo proletaria e cercano di corrompere il proletariato e gli altri lavoratori con l'ideologia borghese. La collettivizzazione dell'agricoltura trasforma i singoli in agricoltori collettivi e fornisce condizioni favorevoli per la completa riorganizzazione dei contadini. Tuttavia, finché la proprietà collettiva non avanza alla proprietà di tutto il popolo e finché i resti dell'economia privata non scompaiono completamente, i contadini inevitabilmente conservano alcune delle caratteristiche intrinseche dei piccoli produttori. In queste circostanze le tendenze capitalistiche spontanee sono inevitabili, il terreno per la crescita di nuovi contadini ricchi esiste ancora e la polarizzazione tra i contadini può ancora verificarsi. Le attività della borghesia come descritte sopra, i suoi effetti corruttivi nei campi politico, economico, ideologico, culturale ed educativo, l'esistenza di tendenze capitalistiche spontanee tra i piccoli produttori urbani e rurali e l'influenza dei restanti diritti borghesi e la forza dell'abitudine della vecchia società generano costantemente degenerati politici nei ranghi della classe operaia e delle organizzazioni di partito e di governo, nuovi elementi borghesi e imbroglioni e imbroglioni nelle imprese statali di proprietà di tutto il popolo e nuovi intellettuali borghesi nelle istituzioni culturali ed educative e nei circoli intellettuali. Questi nuovi elementi borghesi e questi degenerati politici attaccano il socialismo in collusione con i vecchi elementi borghesi e gli elementi di altre classi sfruttatrici che sono stati rovesciati ma non sradicati. I degenerati politici trincerati negli organi dirigenti sono particolarmente pericolosi, perché sostengono e proteggono gli elementi borghesi negli organi ai livelli inferiori. Finché esisterà l'imperialismo, il proletariato nei paesi socialisti dovrà lottare sia contro la borghesia in patria che contro l'imperialismo internazionale. L'imperialismo coglierà ogni opportunità e cercherà di intraprendere un intervento armato contro i paesi socialisti o di provocare la loro disintegrazione pacifica. Farà del suo meglio per distruggere i paesi socialisti o per farli degenerare in paesi capitalisti. La lotta di classe internazionale troverà inevitabilmente il suo riflesso all'interno dei paesi socialisti. [...] Nella società socialista, le contraddizioni di classe permangono ancora e la lotta di classe non si estingue dopo la trasformazione socialista della proprietà dei mezzi di produzione. La lotta tra le due strade del socialismo e del capitalismo attraversa l'intera fase del socialismo. Per garantire il successo della costruzione socialista e per impedire la restaurazione del capitalismo, è necessario portare a termine la rivoluzione socialista sul fronte politico, economico, ideologico e culturale. La vittoria completa del socialismo non può essere ottenuta in una o due generazioni; per risolvere a fondo questa questione sono necessarie da cinque a dieci generazioni o anche di più. [...] Nell'annunciare l'abolizione della dittatura del proletariato nell'Unione Sovietica, la cricca revisionista di Chruščëv si basa principalmente sull'argomento che le classi antagoniste sono state eliminate e che la lotta di classe non esiste più. Ma qual è la situazione effettiva nell'Unione Sovietica? Non ci sono davvero classi antagoniste e nessuna lotta di classe lì? Dopo la vittoria della Grande Rivoluzione Socialista d'Ottobre, la dittatura del proletariato fu instaurata nell'Unione Sovietica, la proprietà privata capitalista fu distrutta e la proprietà socialista di tutto il popolo e la proprietà collettiva socialista furono istituite attraverso la nazionalizzazione dell'industria e la collettivizzazione dell'agricoltura, e grandi successi nella costruzione socialista furono ottenuti nel corso di diversi decenni. Tutto ciò costituì una vittoria indelebile di enorme importanza storica ottenuta dal Partito Comunista dell'Unione Sovietica e dal popolo sovietico sotto la guida di Lenin e Stalin. Tuttavia, la vecchia borghesia e le altre classi sfruttatrici che erano state rovesciate nell'Unione Sovietica non furono sradicate e sopravvissero dopo che l'industria fu nazionalizzata e l'agricoltura collettivizzata. L'influenza politica e ideologica della borghesia rimase. Le tendenze capitaliste spontanee continuarono a esistere sia in città che in campagna. Nuovi elementi borghesi e kulaki venivano ancora generati incessantemente. Durante il lungo periodo intermedio, la lotta di classe tra proletariato e borghesia e la lotta tra la via socialista e quella capitalista sono continuate nella sfera politica, economica e ideologica. [...] Il Partito Comunista dell'Unione Sovietica guidato da Stalin aderì alla dittatura del proletariato e alla via del socialismo e intraprese una lotta strenua contro le forze del capitalismo. Le lotte di Stalin contro i trotskisti, gli zinovieviti e i bukhariniani erano in sostanza un riflesso all'interno del Partito della lotta di classe tra il proletariato e la borghesia e della lotta tra le due vie del socialismo e del capitalismo. La vittoria in queste lotte distrusse le vane speranze della borghesia di ripristinare il capitalismo nell'Unione Sovietica. Non si può negare che prima della morte di Stalin venivano già pagati alti stipendi a certi gruppi e che alcuni quadri erano già degenerati e diventati elementi borghesi. Il Comitato Centrale del PCUS sottolineò nel suo rapporto al 19° Congresso del Partito nell'ottobre 1952 che degenerazione e corruzione erano apparse in certe organizzazioni del Partito. I leader di queste organizzazioni le avevano trasformate in piccole comunità composte interamente dal loro stesso popolo, "ponendo i loro interessi di gruppo al di sopra degli interessi del Partito e dello Stato". Alcuni dirigenti di imprese industriali "dimenticano che le imprese affidate alla loro responsabilità sono imprese statali e cercano di trasformarle in un loro dominio privato". "Invece di salvaguardare l'agricoltura comune delle fattorie collettive", alcuni funzionari del Partito e del Soviet e alcuni quadri nei dipartimenti agricoli "si impegnano nel furto della proprietà delle fattorie collettive". Anche nei campi culturali, artistici e scientifici erano apparse opere che attaccavano e diffamavano il sistema socialista e tra gli scienziati era emerso un "regime di Arakcheyev" monopolistico. Da quando Chruščëv ha usurpato la leadership del Partito e dello Stato sovietico, c'è stato un cambiamento fondamentale nello stato della lotta di classe nell'Unione Sovietica. Chruščëv ha portato avanti una serie di politiche revisioniste al servizio degli interessi della borghesia e ha rapidamente aumentato le forze del capitalismo nell'Unione Sovietica. Con il pretesto di "combattere il culto della personalità", Chruščëv ha diffamato la dittatura del proletariato e il sistema socialista e quindi di fatto ha spianato la strada alla restaurazione del capitalismo nell'Unione Sovietica. Nel negare completamente Stalin, ha di fatto negato il marxismo-leninismo che era stato sostenuto da Stalin e ha aperto le porte al diluvio revisionista. Chruščëv ha sostituito "incentivo materiale" al principio socialista, "da ciascuno secondo le sue capacità, a ciascuno secondo il suo lavoro". Ha ampliato, e non ridotto, il divario tra i redditi di una piccola minoranza e quelli degli operai, dei contadini e degli intellettuali comuni. Ha sostenuto i degenerati in posizioni di comando, incoraggiandoli a diventare ancora più senza scrupoli nell'abuso dei loro poteri e ad appropriarsi dei frutti del lavoro del popolo sovietico. Così ha accelerato la polarizzazione delle classi nella società sovietica. Chruščëv sabota l'economia pianificata socialista, applica il principio capitalista del profitto, sviluppa la libera concorrenza capitalista e mina la proprietà socialista da parte di tutto il popolo. Chruščëv attacca il sistema di pianificazione agricola socialista, descrivendolo come "burocratico" e "non necessario". Desideroso di imparare dai grandi proprietari delle fattorie americane, incoraggia la gestione capitalista, promuovendo un'economia kulak e minando l'economia collettiva socialista. Chruščëv sta spacciando ideologia borghese, libertà borghese, uguaglianza, fraternità e umanità, inculcando idealismo e metafisica borghese e le idee reazionarie dell'individualismo borghese, umanesimo e pacifismo tra il popolo sovietico e degradando la moralità socialista. La marcia cultura borghese dell'Occidente è ora di moda nell'Unione Sovietica e la cultura socialista è ostracizzata e attaccata. [...] Come risultato del revisionismo di Chruščëv, il primo paese socialista al mondo costruito dal grande popolo sovietico con il suo sangue e sudore sta ora affrontando un pericolo senza precedenti di restaurazione capitalista. La cricca di Kruščëv sta diffondendo la favola che "non ci sono più classi antagoniste e lotta di classe nell'Unione Sovietica" per nascondere i fatti sulla loro spietata lotta di classe contro il popolo sovietico. Lo strato privilegiato sovietico rappresentato dalla cricca revisionista di Chruščëv costituisce solo una piccola percentuale della popolazione sovietica. Anche tra i quadri sovietici i suoi numeri sono esigui. Si trova diametralmente opposto al popolo sovietico, che costituisce più del 90 percento della popolazione totale, e alla grande maggioranza dei quadri sovietici e dei comunisti. La contraddizione tra il popolo sovietico e questo strato privilegiato è ora la principale contraddizione all'interno dell'Unione Sovietica, ed è una contraddizione di classe inconciliabile e antagonista. Il glorioso Partito Comunista dell'Unione Sovietica, fondato da Lenin, e il grande popolo sovietico hanno mostrato un'iniziativa rivoluzionaria epocale nella Rivoluzione Socialista d'Ottobre, hanno mostrato il loro eroismo e la loro resistenza nello sconfiggere le Guardie Bianche e l'intervento armato di più di una dozzina di paesi imperialisti, hanno ottenuto risultati senza precedenti nella lotta per l'industrializzazione e la collettivizzazione agricola e hanno ottenuto una tremenda vittoria nella Guerra Patriottica contro i fascisti tedeschi e salvato l'umanità intera. Anche sotto il governo della cricca di Chruščëv, la massa dei membri del PCUS e il popolo sovietico stanno portando avanti le gloriose tradizioni rivoluzionarie coltivate da Lenin e Stalin e continuano a sostenere il socialismo e ad aspirare al comunismo. Le grandi masse di lavoratori sovietici, contadini collettivi e intellettuali stanno ribollendo di malcontento contro l'oppressione e lo sfruttamento praticati dallo strato privilegiato. Sono arrivati ​​a vedere sempre più chiaramente le caratteristiche revisioniste della cricca di Krusciov che sta tradendo il socialismo e restaurando il capitalismo. Tra i ranghi dei quadri sovietici, ci sono molti che persistono ancora nella posizione rivoluzionaria del proletariato, aderiscono alla strada del socialismo e si oppongono fermamente al revisionismo di Krusciov. Le grandi masse del popolo sovietico, dei comunisti e dei quadri stanno usando vari mezzi per resistere e opporsi alla linea revisionista della cricca di Krusciov, in modo che la cricca revisionista di Chruščëv non possa così facilmente realizzare la restaurazione del capitalismo. Il grande popolo sovietico sta lottando per difendere le gloriose tradizioni della Grande Rivoluzione d'Ottobre, per preservare le grandi conquiste del socialismo e per distruggere il complotto per la restaurazione del capitalismo[24]

Deviazioni ideologiche kruscioviane in breve, conclusioni

Come si è potuto osservare dai precedenti paragrafi, a parte un'ipocrita e insensata, oltre che ingrata, ostilità verso il suo predecessore, le principali deviazioni ideologiche di Chruščëv sono date da una errata interpretazione della "coesistenza pacifica" di Lenin, ritenuta da Chruščëv come una "stasi perenne" e quindi una capitolazione nei confronti del nemico capitalista e imperialista (vedasi le concessioni fatte a Berlino Est o a Cuba negli anni 60, che non hanno garantito alcun vantaggio strategico al Patto di Varsavia e tutti i vantaggi possibili e immaginabili al blocco NATO, o ancora le continue debacle che hanno portato ad un rischio di crollo dei progressi sociali e politici, come i Fatti d'Ungheria del 1956), una inspiegabile volontà di imitare le politiche economiche e lo stile di vita consumistico del capitalismo occidentale e nello specifico statunitense (che ha portato, come correttamente analizzato da Mao nel 1964 o da Hoxha nel medesimo periodo, ad una totale corruzione non solo economica, ma anche sociale e culturale) e una errata interpretazione e messa in pratica della "questione nazionale" che altro non ha fatto che favorire un sentimento nazionalista di tipo destrorso e borghese che avrebbe poi portato al settarismo e allo sciovinismo dagli anni 90 in poi nel Caucaso e nell'Est Europa. Qual è quindi l'eredità di Nikita Sergeevič Chruščëv, l'uomo dai mille fallimenti, l'uomo che fu deposto dai suoi stessi uomini perché troppo incompetente e imbarazzante, l'uomo che in risposta ad una provocazione alle Nazioni Unite seppe rispondere con una tanto squallida quanto umiliante e infantile esibizione con una scarpa presa da non si sa dove che ha ripetutamente sbattuto contro il tavolo, se non quella di aver creato le condizioni iniziali per il futuro discioglimento non solo dell'URSS o del Patto di Varsavia, ma del comunismo tutto in Occidente e della sua credibilità, oltre che di aver favorito il proliferare delle peggiori menzogne ideologiche mai esistite, le più ipocrite, false, in malafede e infantili, degne del miglior servo del Capitale.


Bibliografia

Note

    1. Chruščëv, citato in Prolewiki
    2. Keeran, Kenny, 2004, p.28-29
    3. Allilueva, 1969, p.202
    4. Allilueva, 1967, p.216
    5. Hoxha, 1981, p.31-33
    6. Hoxha, 1980, p.11-12, 13-18, 19-24, 26-27, 30-32
    7. Molotov, Chuev, 1993, p.161
    8. citato in Finnish Bolshevik
    9. Furr, 2005, parte 2, p.3-7
    10. Tutte citate in Finnish Bolshevik
    11. Medvedev, 1989, p.315-316
    12. Jansen, Petrov, 2002, p.118
    13. Russia Beyond, 2020, citato in Finnish Bolshevik
    14. Snow, 1945, p.172
    15. Furr, 2011, p.119-121
    16. Pistrak, 1961, p.159-163
    17. Feuchtwanger, 1937, p.93-96
    18. Tuominen, Bells of the Kremlin, p. 162, citato in Finnish Bolshevik
    19. Hoxha, 1981, p.34-35
    20. Citato in Finnish Bolshevik
    21. Snow, 1945, p.148-149
    22. Keeran, Kenny, 2004, p.30-35
    23. Molotov, Chuev, 1993, p.336-337
    24. Mao, 1964