Nazionalbolscevismo

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Bandiera del Partito Nazional Bolscevico in Russia

Il nazionalbolscevismo (anche detto nazional bolscevismo, bolscevismo nazionale o abbreviato semplicemente in NazBol; in russo Национал-большевизм, Natsional-bol'ševizm) è una ideologia politica sincretica fra il marxismo-leninismo e il nazionalismo.

Il nazional bolscevismo si fonda su valori nazionalisti, tradizionalisti e socialisti, e nella maggior parte dei casi si manifestano anche valori antiamericani, antisionisti, anticapitalisti ed antifascisti, anche se alcuni di questi ultimi valori non vengono sostenuti da alcuni elementi che si definiscono nazional bolscevichi o si sono definiti tali in passato.

Storia e diffusione

Non esiste una sola forma di bolscevismo nazionale essendoci stati diversi teorici dell'ideologia. Il nazional bolscevismo si è infatti sviluppato diversamente nelle varie aree del mondo dove è stato proposto.

La nascita del nazional bolscevismo: Heinrich Laufenberg e Fritz Wolffheim

Si ritiene che l'ideologia nazional socialista sia nata negli anni '20 in Germania ad opera di due membri del Partito Comunista di Germania (KPD) ossia Heinrich Laufenberg e Fritz Wolffheim. Nonostante Laufenberg e Wolffeim nel 1915 condannarono l'espansionismo tedesco tanto da pubblicare un opuscolo dove ritenevano il Partito Socialdemocratico di Germania (SPD) complice dell'imperialismo[1], nel primo dopoguerra (per la precisione nell'ottobre del 1919) proposero al teorico polacco Karl Radek le loro idee che successivamente diverranno l'ideologia nazional bolscevica[1].

Secondo Laufenberg e Wolffheim, la “mutilazione del corpo imperiale tedesco” da parte del “dettato di Versailles” e le condizioni dell’Intesa dovessero inevitabilmente portare alla proletarizzazione dell’intero popolo tedesco, ad eccezione di un piccolo numero di capitalisti. Di conseguenza, il nazional bolscevismo per come fu teorizzato dai due politici proponeva di mettere da parte la lotta di classe in favore di una cooperazione interclassista per una guerra di liberazione nazionale[2]. Nonostante questa teoria fu inizialmente apprezzata anche dai membri della Lega di Spartaco[3], Lenin intervenne criticando aspramente il nazional bolscevismo sostenendo che Laufenberg "si è spinto fino al blocco con la borghesia tedesca per una guerra contro l’Intesa" e bollando l'ideologia come "un'assurdità"[4].

A seguito della critica di Lenin al nazional bolscevismo (che pertanto è reperibile in Sinistrismo, malattia infantile del comunismo), Laufenberg e Wolffheim vengono espulsi dal KPD e criticati pure da Radek nonostante un suo iniziale entusiasmo.

Anche Laufenberg e Wolffheim furono influenzati dalle idee sindacaliste.

Il nazional bolscevismo nella Repubblica di Weimar

Nonostante Laufenberg e Wolffheim furono i pionieri del nazional bolscevismo, il movimento nazional bolscevico tedesco vero e proprio si sviluppò tramite altri esponenti come Ernst Niekisch, un membro dell'SPD nonché esponente della Rivoluzione conservatrice, e Karl Otto Paetel, autore del Manifesto del Nazional Bolscevismo (1933) e dissidente del nazionalsocialismo tedesco.

Ernst Niekisch

Niekisch viene ricordato come il principale teorizzatore del nazional bolscevismo: Negli anni '20 tentò di indirizzare l'SPD verso una direzione nazionalista e si oppose con veemenza al Piano Dawes, al Patto di Locarno ed alle tendenze pacifiste del partito fino a quando non venne espulso. In seguito si unì al Vecchio Partito Socialdemocratico di Germania (ASPD) e vi fondò una rivista, il Widerstand (Resistenza), che fu la prima rivista a sostenere l'ideologia nazional bolscevica[5]. Niekisch apprezzava l'Unione Sovietica e sosteneva che fosse una continuazione sia del nazionalismo russo che della vecchia Prussia.

Il Widerstand e la sua redazione venivano spesso descritte come antidemocratiche, nazionaliste, anticapitaliste, antioccidentali, oltre a mostrare tratti razzisti e fascisti[6]. In altri casi veniva addirittura etichettata come "apertamente fascista", nonostante Niekisch abbia in realtà condannato e criticato il fascismo ed il nazionalsocialismo, soprattutto nella sua opera "Hitler - un destino tedesco". Sebbene antiebraico e favorevole a uno stato totalitario, Niekisch fu un forte critico di Adolf Hitler, che lo vedeva come un populista privo di qualsiasi socialismo reale, che dopo il rilascio dalla prigione iniziò a cercare ispirazione più verso il fascismo italiano, piuttosto che verso Ludendorff[7].
A seguito della presa del potere in Germania da parte del Partito Nazional Socialista Tedesco dei Lavoratori (NSDAP), Niekisch organizzò una resistenza rivoluzionaria nazionale. Nel dicembre del 1934 le autorità chiusero il Widerstand e nel 1937 la Gestapo arrestò Niekisch che fu condannato all'ergastolo fino al suo rilascio nel 1945 da parte dell'Armata Rossa. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, Niekisch condannò il nazionalismo e tornò ad essere marxista ortodosso.

Karl Otto Paetel

Karl Otto Paetel invece proveniva dal Movimento Giovanile Tedesco e dal KPD. Fondò il Gruppo dei Nazionalisti Sociali Rivoluzionari, movimento che promosse una "terza via" tra il NSDAP ed il KPD, che comprendesse sia il nazionalismo che l'economia socialista[8]. Paetel tentò di convincere gli elementi della Gioventù Hitleriana alla sua causa, ma senza particolare successo[9]. In seguito, condannò il NSDAP nel suo Manifesto[10].

Analogamente al bolscevismo nazionale di Niekisch, l'ideologia di Paetel era fortemente antioccidentale, antimperialista e contraria al Trattato di Versailles. oltre ad essere caratterizzata da un sentimento antifrancese. Paetel tuttavia sosteneva la democrazia sovietica ma promuoveva al contempo pure un forte nazionalismo e perfino un ritorno al paganesimo[10].

Paetel fuggì dalla Germania in seguito alla presa del potere di Hitler, trasferendosi inizialmente a Parigi e poi a New York, dove morirà nel 1975.

Lo Strasserismo

Il nazional bolscevismo in Russia

L'eurasiatismo

Il nazional bolscevismo in Italia

Curiosità

  • Alcuni membri della redazione della Xitpedia, compreso Xalkas_ITA 2K, si sono sentiti rappresentati dal nazional bolscevismo in alcuni periodi della loro vita che oggi commentano come confusionario.

Bibliografia

    1. Ruth Fischer, John C. Leggett, Stalin and German Communism: A Study in the Origins of the State Party, Transaction Publishers, 2006, p. 92
    2. Harman, The Lost Revolution, p. 192
    3. Fischer & Leggett, Stalin and German Communism, p. 93
    4. Vladimir Lenin, Sinistrismo, malattia infantile del comunismo, p.85
    5. Philip Rees, Biographical Dictionary of the Extreme Right Since 1890, 1990, p. 279
    6. Helmut Schumacher & Klaus J. Dorsch (2003). A. Paul Weber: Leben und Werk in Texten und Bildern (in tedesco). E.S. Mittler & Sohn. p. 104. ISBN 978-3813208054.
    7. Hans Bucheim (in tedesco), "Ernst Niekischs Ideologie des Widerstands" (L'ideologia di Widerstands di Ernst Niekisch (PDF). Istituto di storia contemporanea di Monaco. pp. 21 (356), 22 (357).
    8. Brown, Weimar Radicals, p. 32
    9. Brown, Weimar Radicals, pp. 78, 134
    10. Karl Otto Paetel, Manifesto Nazional Bolscevico