Processi di Mosca

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I Processi di Mosca furono una serie di processi tenutisi nell'Unione Sovietica contro i trotskyisti e contro i membri dell'opposizione di destra che attuavano operazioni di sabotaggio e spionaggio. Nonostante sia i verbali dei processi, che le testimonianze degli ambasciatori britannico e statunitense che assistettero ai processi, che le confessioni stesse degli imputati, che all'epoca degli atti giudiziari dimostrarono in modo inoppugnabile la validità delle sentenze e la colpevolezza degli imputati almeno di quanto ebbero confessato (al punto che persino Alcide De Gasperi, citando "documenti inoppugnabili da parte statunitense", affermò che vi furono sabotatori e che i processi erano legittimi[1]), la vulgata anticomunista, sia da destra che da "sinistra", afferma, senza la benché minima prova (e anzi facendosi forza della propria mancanza di prove, in virtù del "Paradigma Anti-Stalin" citato dallo storico G. Furr[2]), che essi furono dei "processi farsa". Lo scopo di questa voce, con tanto di bibliografia e citazioni di fonti, è di dimostrare la realtà dei fatti, ben diversa dalla propaganda.

Premessa: Frazionismo, Centralismo Democratico, Opposizione Interna al Partito Comunista Russo (Bolscevico), 1921-27

Durante il 10° Congresso del Partito Comunista Russo (Bolscevico), tenutosi nel marzo del 1921, Lenin propose la messa al bando di eventuali fazioni interne al partito, in quanto questo avrebbe rappresentato una contravvenzione della regola e principio fondamentale del partito bolscevico, ossia il Centralismo Democratico. Il Centralismo Democratico, sintetizzato meglio nella formula "libertà di discussione, unità d'azione", è il principio fondante secondo cui in un partito di ispirazione Marxista-Leninista, o più semplicemente un qualsivoglia partito politico, non necessariamente comunista che adotti il principio di "partito d'avanguardia" di Lenin (alcuni partiti socialdemocratici hanno storicamente adottato il centralismo democratico), pur ammettendo momenti di libertà di discussione interna, non ammette, una volta che, messe ai voti e stabilite delle linee politiche d'azione, queste vengano contraddette. In sostanza, il Centralismo Democratico è una norma che dovrebbe prevenire la spaccatura e l'infinita scissione interna di un partito politico o la formazione di correnti in contraddizione con la linea principale.

«Nella lotta pratica contro il frazionismo, ogni organizzazione del Partito deve adottare misure rigorose per impedire ogni azione frazionistica… assicurare una rigorosa disciplina all’interno del Partito e in tutto il lavoro sovietico e assicurare la massima unanimità nell’eliminazione di ogni frazionismo.» -Lenin, "Discorso di sintesi sull'unità del partito e la deviazione anarco-sindacalista"[3]

Lenin in particolare aveva imposto ai gruppi frazionisti più riottosi, ossia il gruppo anarco-sindacalista, quello dei trotzkisti e quello della "sinistra-comunista" di Bukharin, l'accettazione del Centralismo Democratico e della disciplina di partito, se questi ultimi avessero voluto rimanerne membri.

Proseguendo, dal 1921, anno del congresso, al 1927, sei anni dopo, quando ormai Stalin aveva la maggioranza assoluta del partito ad appoggiare la sua linea politica e di governo, con la sconfitta definitiva della sinistra trotzkista, in questo momento storico il gruppo guidato da Zinoviev e Kamenev, che in passato aveva alternato ostilità e rivalità a una collaborazione obtorto collo con il gruppo di Trotsky, decide di unirsi al gruppo di questi, formando un blocco frazionista unificato che prese il nome di Opposizioni Unite. Tale blocco, ufficialmente discioltosi nel medesimo anno, a seguito di una manifestazione tenutasi nell'Ottobre del 1927 in cui Zinoviev, Kamenev e Trotsky, riunitisi ufficialmente per ricordare la rivoluzione d'Ottobre, hanno criticato la linea della maggioranza del partito e del governo di Stalin, di fatto contravvenendo alla regola del Centralismo Democratico e della disciplina di partito. Messi di fronte alla scelta di scusarsi e fare autocritica oppure accettare l'espulsione, Zinoviev e Kamenev hanno preferito fare un passo indietro. Altrettanto non fece Trotsky, che fu invece espulso nel medesimo anno, e di lì a poco deportato dall'Unione Sovietica.

Dall'esilio, Trotsky ha poi iniziato a scrivere diverse lettere e comunicati, asserendo di essere il legittimo leader del movimento comunista sovietico, di essere stato ingiustamente esiliato, di essere perseguitato, e ha accusato il governo sovietico e il segretario del PCR(B), Stalin, di essere un dittatore e di avere adottato metodi di governo repressivi.

Cospirazioni Trotskiste, gruppo "Bolscevichi-Leninisti" di Opposizione (1932)

Gli oppositori guidati da Trotsky sarebbero stati in seguito accusati di spionaggio, sabotaggio e di avere creato un'organizzazione illegale e clandestina di opposizione all'interno dell'Unione Sovietica. Trotsky ha sempre negato queste accuse, ma la corrispondenza tra quest'ultimo e il figlio, Leon Sedov, resa pubblica nel 1980, quando l'archivio delle lettere di Trotsky di Harvard è stato aperto al pubblico, mostra una versione diversa dei fatti. Nel 1980, quando fu de-secretato l'archivio di Harvard di Trotsky, le lettere venute alla luce poterono venire studiate dallo storico trotskista, Pierre Broué, che, a dispetto delle sue migliori intenzioni di dimostrare la validità del suo "maestro" politico, è stato invece costretto, per quanto a denti stretti e sminuendo gran parte delle rivelazioni, ad ammettere che tale blocco delle opposizioni esisteva davvero, e che un'opera di cospirazione era davvero in atto in quegli anni.

«La lettera di Sedov in inchiostro invisibile rivela che esistevano i seguenti gruppi: il Gruppo trotskista nell'URSS ("Il nostro gruppo"), gli zinovievisti, il gruppo di I.N. Smirnov, il gruppo Sten-Lominadze, il gruppo "Safar(ov)-Tarkhan(ov), i "destri" e i "liberali". Naturalmente, non tutti questi partecipavano al "blocco", ma tutti sapevano della sua esistenza e, secondo Sedov, avevano contatti con esso.»[4]

Ancora più scioccante della rivelazione che Trotsky e suo figlio Sedov avessero in realtà mentito a tutti i loro seguaci, per il trotskista Broué, è stata la rivelazione che in realtà l'archivio di Harvard delle lettere di Trotsky, lungi dall'essere stato libero da manipolazioni fino alla sua apertura al pubblico nel 1980, era stato in precedenza "purgato" da elementi presumibilmente ancora più incriminanti (l'archivio, prima della sua apertura, fu visitato soltanto dal trotskista Isaac Deutscher, che scrisse una biografia su Trotsky, e dalla moglie di Trotsky, entrambi probabilmente i responsabili di questo atto di "manipolazione" dell'archivio).

A dispetto di queste rivelazioni, per di più avvenute per mano di un trotzkista, ancora oggi la vulgata anticomunista, da destra e da "sinistra", continua a negare l'esistenza di blocchi di opposizione o di cospirazioni. La scoperta di queste rivelazioni tramite le lettere di Trotsky e di Sedov ha, però, permesso la nascita di una nuova scuola di pensiero nell'ambito della sovietologia, guidata dallo storico (borghese e liberale, di certo non libero da pregiudizi anticomunisti) J. Arch. Getty, che visitò l'archivio e giunse anch'egli alla conclusione che vi furono delle censure durante la sua "chiusura" al pubblico.

Secondo J. Arch. Getty: «Sebbene Trotsky in seguito negò di aver avuto comunicazioni con ex seguaci in URSS dal suo esilio nel 1929, è chiaro che lo fece. Nei primi tre mesi del 1932 inviò lettere segrete agli ex oppositori Radek, Sokolnikov, Preobrazhenskii e altri. Sebbene il contenuto di queste lettere sia sconosciuto, sembra ragionevole credere che comprendessero un tentativo di convincere i destinatari a tornare all'opposizione. A un certo punto dell'ottobre del 1932, E. S. Gol'tsman (un funzionario sovietico ed ex trotskista) incontrò Sedov a Berlino e gli diede un memorandum interno sulla produzione economica sovietica. Questo memorandum fu pubblicato sul Biulleten' [giornale degli oppositori guidati da Trotsky, ndr] il mese successivo con il titolo "La situazione economica dell'Unione Sovietica". Sembra, tuttavia, che Gol'tsman portò a Sedov qualcos'altro: una proposta degli oppositori di sinistra in URSS per la formazione di un blocco di opposizione unito. Il blocco proposto avrebbe dovuto includere trotskisti, zinovievisti, membri del gruppo Lominadze e altri. La proposta proveniva da "Kolokolnikov", il nome in codice di Ivan Smirnov. Senza dubbio eccitato da una simile prospettiva, Sedov scrisse immediatamente a Trotsky, che rispose con una lettera che approvava un blocco ma circoscriveva attentamente la partecipazione dei trotskisti a esso. "La proposta del blocco mi sembra del tutto accettabile", scrisse Trotsky, ma "è una questione di blocco, non di fusione". "Come si manifesterà il blocco? Per il momento, principalmente attraverso lo scambio di informazioni. I nostri alleati ci terranno aggiornati su ciò che riguarda l'Unione Sovietica e noi faremo lo stesso su ciò che riguarda il Comintern". [...] Poco dopo, Sedov scrisse a suo padre per informarlo che il blocco era organizzato. "Abbraccia gli zinovievisti, il gruppo Sten-Lominadze e i trotskisti (vecchio '[vuoto]')" "Il gruppo Safarov-Tarkhanov non è ancora entrato formalmente - hanno una posizione molto estrema; entreranno presto." Dopo aver trasmesso la lieta notizia che l'organizzazione dell'opposizione aveva raggiunto questa nuova fase, Sedov fu costretto a dare a Trotsky la cattiva notizia. Sembrava che proprio nel momento in cui il blocco si stava formando alcuni dei suoi leader chiave fossero stati arrestati. Ivan Smirnov e quelli intorno a lui erano stati arrestati "per caso". Sembra che un provocatore in mezzo a loro li avesse denunciati per una questione separata. Zinoviev e Kamenev erano stati arrestati e deportati - anche in relazione a una relazione estranea. Sebbene questi eventi avessero certamente sconvolto il blocco, Sedov non era scoraggiato. Era sicuro che la polizia non avesse trovato documenti incriminanti o "letteratura trotskista" su Smirnov e, sebbene "l'arresto degli 'anziani' sia un duro colpo, i lavoratori inferiori sono al sicuro". In quel periodo, Trotsky tentò di contattare direttamente i suoi "lavoratori inferiori". Durante un breve soggiorno a Copenaghen, Trotsky consegnò una lettera a un turista inglese (di nome Weeks) che avrebbe dovuto consegnarla agli oppositori in Russia. La lettera iniziava con: "Non sono sicuro che tu conosca la mia grafia. Se non è così, probabilmente troverai qualcun altro che la conosce". Trotsky continuò invitando gli oppositori leali a diventare attivi: "I compagni che simpatizzano con l'Opposizione di Sinistra sono obbligati a uscire dal loro stato passivo in questo momento, mantenendo, naturalmente, tutte le precauzioni" (enfasi di Trotsky). Proseguì fornendo nomi e indirizzi di contatti sicuri a Berlino, Praga e Istanbul a cui inviare comunicazioni per Trotsky e poi concluse: "Conto decisamente sul fatto che la situazione minacciosa in cui si trova il partito costringerà tutti i compagni devoti alla rivoluzione a riunirsi attivamente presso l'Opposizione di Sinistra". È chiaro, quindi, che Trotsky aveva effettivamente un'organizzazione clandestina all'interno dell'URSS in questo periodo e che manteneva i contatti con essa. È altrettanto chiaro che un blocco di opposizione unito fu formato nel 1932»[5]

Pierre Broué, di tutta risposta, pur non smentendo le rivelazioni inoppugnabili, ha ribattuto così:«Si potrebbe supporre che io non sia d'accordo con il professor Getty su ogni aspetto di questa importante questione. Non è vero. Penso che, in effetti, in ultima analisi, siamo molto vicini nelle nostre conclusioni. Penso che i nuovi dati riguardanti il ​​"blocco di opposizione", l'organizzazione di due blocchi comunisti di opposizioni, il tentativo di unificare l'opposizione comunista, distruggano definitivamente tutte le leggende e le idee preconcette su uno Stalin onnipotente, sanguinario e machiavellico. L'Unione Sovietica negli anni Trenta stava attraversando una grave crisi economica e politica. Stalin era sempre più isolato e molte persone, tra cui alcuni appartenenti ai ranghi della burocrazia privilegiata di cui era solo la migliore espressione e l'unificatore, iniziarono a pensare alla necessità di sbarazzarsi di lui. I processi di Mosca non furono un crimine gratuito commesso a sangue freddo, ma un contrattacco in un conflitto che era in realtà, come scrisse Trotsky, "una guerra civile preventiva".»[6]

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Bibliografia

Note

    1. De Gasperi, 1944.
    2. Furr, 2013, p. 10
    3. Lenin, 1921
    4. Broué, 1980
    5. Getty, 1987, p.119-121
    6. Broué, 1990, p.16