Patto Molotov-Ribbentrop

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Il Trattato di non aggressione tra la Germania e l'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, altresì noto come Patto Molotov-Ribbentrop o Patto Molotov-Von Ribbentrop, dai cognomi dei ministri degli esteri e co-firmatari del trattato, e chiamato dalla propaganda anticomunista erroneamente come Patto Hitler-Stalin o Patto Nazi-Sovietico, fu un trattato di non aggressione tra il Terzo Reich e l'Unione Sovietica, firmato a Mosca il 23 agosto del 1939, una settimana prima dell'invasione tedesca della Polonia. Sebbene molti lo considerino un "trattato di alleanza", in realtà stabiliva solo una politica di non-belligeranza e delineava "zone di influenza" in Polonia e nell'Europa orientale. Il trattato, della durata prevista di 10 anni, fu interrotto nel 1941 con l'invasione tedesca dell'URSS.

Negli anni '30, l'URSS riconobbe la minaccia rappresentata da Hitler, il quale mirava a conquistare i popoli slavi e a trasformare parte della Russia in un avamposto coloniale tedesco. Nonostante tentativi di alleanze con Francia e Cecoslovacchia, il progetto di sicurezza collettiva fallì a causa dell'atteggiamento attendista di Francia e Regno Unito, che vedevano la Germania come un "male minore" rispetto al bolscevismo.

Durante la Seconda Guerra Mondiale, un vero secondo fronte contro la Germania fu aperto solo nel giugno 1944 con lo Sbarco in Normandia, mentre gli storici, inclusi quelli con tendenze revisioniste come Alessandro Barbero, riconoscono che il trattato fu una necessità tattica piuttosto che un'alleanza tra dittature. Questo testo intende chiarire la verità storica e smontare le narrative anticomuniste legate al patto[1].

Antefatti

Breve schema che mostra tutti i paesi europei che, dal 1933 (anno di ascesa al governo di Hitler) al 1939 (anno di invasione della Polonia), hanno stipulato trattati di non aggressione e/o accordi commerciali con la Germania; notare che l'URSS fu l'ULTIMO PAESE a stipulare uno di questi trattati

"Appeasement", trattati tra le "democrazie" occidentali e la Germania Hitleriana

Con l'ascesa al potere di Hitler e del suo partito in Germania nel 1933, le ex potenze dell'Intesa vincitrici della Prima Guerra Mondiale, ossia le cosiddette "democrazie liberali" di Francia e Regno Unito, ufficialmente per "evitare una nuova carneficina", ma in realtà per sfruttare il nuovo governo della Germania e favorire una guerra contro l'URSS di Stalin, reputata il "peggiore dei mali", iniziarono ad approcciarsi diplomaticamente al nuovo corso tedesco con una strategia che la storiografia anglosassone definisce "appeasement", ossia "pacifismo" o "pacificazione". Il primo dei trattati, un semplice accordo diplomatico senza alcun significato pratico (per il momento) fu il "Patto a Quattro", proposto dall'Italia di Mussolini e firmato a Palazzo Venezia da Italia, Germania, Regno Unito e Francia, per quanto il parlamento francese si fosse opposto ad una vera e propria ratificazione, che avvenne solo da parte di Italia, Germania e Regno Unito. A tale accordo seguì, l'anno successivo, ossia il 1934, un patto di non-aggressione tra Germania e Polonia. Nel 1935 a questi due accordi segue l'accordo navale Anglo-Tedesco con cui il Regno Unito, senza essersi consultato con la Francia e in violazione del trattato di Versailles, permette alla Germania il riarmamento navale e la ri-costruzione della propria marina, ritenendo ufficialmente che la Germania non volesse effettivamente porre di nuovo una minaccia bellica; in realtà, sin dal 1933, quando è salito al governo, Hitler aveva in mente come primo scopo il riarmamento a scopo bellico e il ripristino della macchina bellica tedesca, soprattutto allo scopo di conquistare lo "spazio vitale" dell'est dell'Europa e della Russia europea, come attesta una riunione avvenuta tra governo e vertici militari tedeschi l'8 febbraio del 1933[2]. In merito il ministro degli esteri britannico, Lord Halifax, il 19 novembre del 1937, durante una visita a Berlino, ebbe da descrivere in modo molto lusinghiero la Germania e il governo di "herr Hitler", ritenendolo un «importante alleato» e un «baluardo contro il bolscevismo»[3]. Anche il primo ministro britannico Chamberlain, nel 1938, ebbe da fare una dichiarazione simile, affermando di provare «la più profonda sfiducia verso la Russia»[4]. All'inizio del 1938, a marzo, la Germania diede avvio all'Anschluss, l'occupazione e annessione forzata dell'Austria alla Germania tramite plebisciti farsa, permessa dalle potenze occidentali senza battere ciglio. Barbero nota che, in questo momento storico, la macchina bellica tedesca, tutt'altro che invincibile, pare abbia subito parecchi colpi in questa breve operazione che in realtà non ha richiesto il minimo combattimento militare, al punto che il 70% dei veicoli e macchinari bellici tedeschi, nel tragitto fino a Vienna, si ruppero, dimostrando quindi che la Germania era tutt'altro che la temibile potenza militare contro cui era necessaria una politica "attendista" e di "preparazione"[5].

Patto Orientale, "Sicurezza Collettiva", diplomazia sovietica

La diplomazia sovietica, a causa dei (realistici e fondati, viste le azioni della diplomazia "democratica" occidentale) timori in merito ad una possibile alleanza, o quantomeno connivenza, tra le "democrazie" occidentali e la Germania in funzione anti-sovietica, si mosse con lo scopo principale di creare una sorta di "Sicurezza Collettiva" europea in funzione difensiva e anti-tedesca. I primi approcci si ebbero tra la Francia e l'Unione Sovietica, allo scopo di fondare un "Patto Orientale", ossia un patto di mutua assistenza, militare ed economica, tra i due paesi. Il Commissario del Popolo per gli Affari Esteri, Maksim Litvinov, inviò i primi telegrammi e le prime comunicazioni diplomatiche riguardanti questo proposito già dall'Ottobre del 1933, e un primo incontro il 31 dello stesso mese si ebbe tra Litvinov e il ministro degli esteri francese Joseph Paul-Boncour per un ingresso dell'Unione Sovietica nella Società delle Nazioni, ma una prima risposta vera e propria a questa proposta, a causa della turbolenza delle politiche interne alla Francia, dovute ad una forte polarizzazione politica con l'ultradestra da una parte e il Fronte Popolare dall'altra, si ebbe solo nell'Aprile del 1934[6].

La bozza del Patto Orientale prevedeva l'ingresso di paesi come Cecoslovacchia, Polonia e repubbliche baltiche, ma incontrò l'opposizione della Polonia, che vedeva il trattato come una "Locarno Orientale" capace di spartire i territori. I polacchi temevano che tale alleanza avrebbe comportato la restituzione di territori contesi e la concessione del transito militare sovietico, minacciando così la loro sovranità sui territori orientali[7]. Per chiarire queste preoccupazioni, è utile un breve approfondimento sul governo polacco negli anni interbellici. Durante la conferenza di Ginevra sul disarmo, Litvinov avanzò la proposta di trasformare la conferenza in una Conferenza permanente di pace, sottolineando che le conferenze di pace erano state in genere indette solo dopo conflitti violenti, e suggerendo la necessità di un'iniziativa preventiva per evitare future guerre[8].

Nonostante l'interesse, principalmente da parte della Francia, nel continuare queste negoziazioni, i principali sabotatori della stesura di un patto permamente di alleanza e sicurezza collettiva avvenne soprattutto dalla Polonia, che continuò ad essere ostile nei confronti dell'URSS, nonostante l'aumento delle pressioni militari e politiche da parte della Germania e le rivendicazioni di territori di quest'ultima.

I veri motivi dell'intransigenza del governo fascista polacco

La Linea Curzon era il confine tra la Polonia e l'URSS. Basata su fattori etnici, influenzò la guerra polacco-sovietica e il trattato di Riga, che assegnò alla Polonia territori a est della linea.

Lo stato polacco interbellico, descritto dalla propaganda anticomunista come "democratico e libero", era in realtà un regime autoritario. Dopo un turbolento post-bellico, la Polonia subì un colpo di stato tra il 12 e il 14 maggio 1926, guidato dal maresciallo Józef Piłsudski, che instaurò un governo para-fascista chiamato Sanacja. Fino alla sua morte nel 1935, Piłsudski fu il leader di fatto del paese, promuovendo una politica di "polonizzazione" contro ebrei, bielorussi e ucraini nei territori orientali.

Dalla pace di Riga (1921), la Polonia si assicurò territori occidentali dell'attuale Bielorussia e Ucraina, abitati da popolazioni ostili. Inoltre, incorporò Vilnius, capitale storica della Lituania. Negli anni '20 e '30, Piłsudski sostenne movimenti nazionalisti all'interno dell'URSS, noto come "prometeismo". Durante il Patto di Monaco, senza avvisare Francia e Regno Unito, la Polonia partecipò alla spartizione della Cecoslovacchia, occupando territori popolati in gran parte da minoranze, con il sostegno della Germania nazista[9].

Patto di Monaco e spartizione della Cecoslovacchia

Il 30 settembre del 1938, a Monaco, i rappresentanti di Germania, Italia, Francia e Regno Unito firmarono il "Patto di Monaco", ossia un patto con cui le "democrazie" occidentali riconoscevano e avallavano l'annessione tedesca della regione cecoslovacca dei sudeti. Nel Marzo del 1939, la Germania, contravvenendo alla "promessa" di non rivendicare ulteriori territori, trasformò la Cecoslovacchia in un protettorato, annettendo la parte Ceca e trasformando la parte Slovacca in uno stato fantoccio guidato da Josef Tiso. Come già accennato, a questa spartizione partecipò anche il governo fascista polacco. È importante precisare che in questo momento storico, e fino al settembre del 1939, la diplomazia polacca era ancora convinta di poter formare una qualche sorta di alleanza con la Germania in funzione antisovietica. Nello specifico, i piani polacchi erano quelli di formare un'alleanza polacco-tedesca e di attaccare l'Unione Sovietica, di modo che la Polonia potesse conquistare ulteriori territori della repubblica sovietica ucraina e avere "uno sbocco sul mar nero".

Joachim von Ribbentrop discusse con Józef Beck riguardo alla politica da adottare da Polonia e Germania nei confronti dell'Unione Sovietica, dove fu proposta una collaborazione tedesco-polacca per affrontare la questione della Grande Ucraina. Beck esprime le aspirazioni polacche verso l'Ucraina sovietica e il Mar Nero, ma sottolinea i rischi percepiti di un trattato con la Germania contro l'URSS. Ribbentrop critica l'atteggiamento passivo di Beck, suggerendo di agire anticipatamente contro l'Unione Sovietica attraverso la propaganda, sostenendo che un'alleanza con potenze anti-Comintern avrebbe garantito maggiore sicurezza per la Polonia[10].

Negoziazioni tra URSS e Francia-Regno Unito all'inizio del 1939 in virtù della "Sicurezza Collettiva"

Il 17 Aprile del 1939 il Regno Unito sanzionò una dichiarazione unilaterale di garanzie di alleanza e mutua assistenza alla Polonia, chiedendo in seguito al governo sovietico di sanzionare una dichiarazione di protezione per tutti gli stati confinanti con l'URSS, indipendentemente dal rischio che questi avessero di essere aggrediti. Seeds, dopo aver sottolineato un cambiamento significativo nella politica inglese e le difficoltà di alcuni stati, ha riportato una conversazione tra Halifax e il compagno Maiskij. Ha poi chiesto se il governo sovietico fosse disposto a fare una dichiarazione pubblica simile a quella di Stalin, affermando che in caso di aggressione contro un vicino europeo dell'Unione Sovietica, quel paese potrebbe contare sull'aiuto sovietico. Seeds ha avvertito che la Romania è ora il paese più a rischio, a causa del desiderio di Hitler per il petrolio romeno, suggerendo che l'Inghilterra potrebbe garantire anche la Turchia. Litvinov ha risposto promettendo di portare la proposta al governo sovietico, ma ha sottolineato che non vi vede una risposta alle domande su come il governo britannico intenda aiutare se stesso e gli alleati, evidenziando una preferenza britannica per dichiarazioni generali piuttosto che impegni precisi su forme di assistenza[11].

La risposta sovietica, sanzionata il 17 Aprile del 1939, mira a stabilire un accordo tra Inghilterra, Francia e URSS per garantire assistenza reciproca in caso di aggressione in Europa. I punti principali della proposta includono un accordo di assistenza reciproca: Stipulare un accordo di 5-10 anni per fornire assistenza immediata, anche militare, in caso di aggressione contro uno degli Stati contraenti, il supporto agli Stati dell'Europa orientale: Impegnarsi a fornire aiuto militare agli Stati dell'Europa orientale tra il Mar Baltico e il Mar Nero in caso di aggressione, i dettagli dell'assistenza, ossia stabilire al più presto le modalità e gli importi dell'assistenza militare prevista, un chiarimento sull'aiuto alla Polonia (il governo britannico chiarisce che l'aiuto promesso alla Polonia si riferisce solo a un'aggressione da parte della Germania), discutere sulla validità del trattato di alleanza tra Polonia e Romania in caso di aggressione contro entrambi o annullarlo se diretto contro l'URSS, il divieto di negoziati separati, la firma dell'accordo, che sarà firmato contemporaneamente alla convenzione relativa all'assistenza militare ed il riconoscimento della necessità di avviare negoziati congiunti con la Turchia per un accordo di mutua assistenza. Questa proposta intende solidificare le relazioni tra le tre potenze e stabilire una base per la cooperazione in caso di aggressioni in Europa[12].

In sostanza, alle "vaghe" e a momenti "palliative" proposte Anglo-Francesi, che avevano la parvenza di un contentino dato con riluttanza e senza impegno, la diplomazia sovietica rispondeva richiedendo un trattato di Sicurezza Collettiva chiaro, definito e che possa dare garanzie concrete nel futuro prossimo e remoto. La risposta Anglo-Francese arrivò il 27 Maggio, più di un mese e mezzo dopo la risposta sovietica:

«Un progetto di accordo tra Gran Bretagna, Francia e URSS, presentato al commissario del popolo per gli affari esteri dell'URSS V. M. Molotov dall'ambasciatore britannico presso l'URSS W. Seeds e dall'incaricato d'affari della Francia in URSS J. Payart. Un progetto di accordo tra Gran Bretagna, Francia e URSS, presentato al commissario del popolo per gli affari esteri dell'URSS V. M. Molotov dall'ambasciatore britannico in URSS W. Seeds e dall'incaricato d'affari della Francia in URSS J. Payart. 27 maggio 1939. I governi del Regno Unito, della Francia e dell'URSS, desiderosi, in quanto membri della Società delle Nazioni, di attuare il principio di mutua assistenza contro l'aggressione contenuto nella Carta della Lega, hanno raggiunto il seguente accordo: 1. Se la Francia e il Regno Unito venissero coinvolti in ostilità con una potenza europea a causa di uno dei due 1) aggressione da parte di quella Potenza diretta contro un altro Stato europeo nei confronti del quale, secondo la volontà di detto Stato, essa si è impegnata a prestare assistenza contro tale aggressione, oppure 2) l'aiuto fornito da loro a un altro Stato europeo che ha richiesto tale aiuto per contrastare una violazione della sua neutralità, oppure 3) aggressione da parte di uno Stato europeo contro la Francia o il Regno Unito: l'URSS, agendo in conformità con i principi enunciati nell'articolo 16, paragrafi 1 e 2 della Carta della Società delle Nazioni, fornirà alla Francia e il Regno Unito con tutta l’assistenza e il sostegno possibili. 2. Se l'URSS viene coinvolta in ostilità con una potenza europea a causa di una delle due ragioni 1) aggressione da parte di quella potenza diretta contro un altro Stato europeo nei confronti del quale l’URSS, secondo la volontà di quello Stato, si è impegnata a fornire assistenza contro tale aggressione, oppure 2) l'assistenza fornita dall'URSS ad un altro Stato europeo che ha richiesto tale assistenza per contrastare la violazione della sua neutralità, oppure 3) l'aggressione di una potenza europea diretta contro l'URSS - Francia e Gran Bretagna, agendo in conformità con i principi stabiliti nell'articolo 16, paragrafi 1 e 2, della Carta della Società delle Nazioni, forniranno all'URSS tutto il possibile assistenza e supporto. 3. I tre Governi concorderanno congiuntamente i mezzi attraverso i quali tale assistenza e sostegno reciproci potranno, se necessario, essere forniti nel modo più efficace. 4. Qualora si verificassero circostanze che richiedessero l'adempimento dei loro obblighi di mutua assistenza e sostegno, i tre Governi entreranno immediatamente in consultazione sulla situazione. Le modalità e la portata di tale consultazione diventeranno immediatamente oggetto di successiva discussione tra i tre Governi. 5. Si conviene che la fornitura di assistenza e sostegno nei casi di cui sopra non dovrebbe pregiudicare i diritti e la posizione di altri poteri. 6. I tre governi si comunicheranno reciprocamente i termini di tutti gli obblighi sopra elencati al comma 1, comma 1, e al comma 1, comma 2, da essi già assunti. Se uno di essi contempla la possibilità di assumere un impegno simile in futuro, si consulterà prima con gli altri due governi e comunicherà loro i termini di ogni impegno così stipulato. 7. Il presente accordo resterà in vigore per un periodo di cinque anni a partire da oggi. Almeno sei mesi prima della scadenza del suddetto periodo, i tre governi discuteranno congiuntamente se sia auspicabile il suo rinnovo con o senza modifiche[13]

Va precisato che, nel mezzo dei negoziati, Maksim Litvinov fu sostituito nel suo ruolo di Commissario del Popolo per gli Affari Esteri (ministro degli esteri) da Vjačeslav Molotov, che in quel momento ricopriva anche la carica di capo del governo sovietico. La propaganda anticomunista, trotskista e nazifascista asserisce che tale sostituzione avvenne come pre-condizione dell'inizio dei negoziati per un trattato con la Germania, in quanto Litvinov era ebreo, ma tale accusa (che implica anche una sgradevole quanto falsa accusa di "antisemitismo" nei confronti di Stalin e/o del governo sovietico del tempo) altro non è che una falsità: nei primi mesi in cui Molotov assunse la carica di Commissario per gli Esteri, i negoziati con le "democrazie" occidentali continuarono. Lo storico Geoffrey Roberts spiega che Molotov fu nominato commissario degli affari esteri nel maggio 1939 dopo il controverso licenziamento del suo predecessore, Litvinov, noto per il suo impegno nella sicurezza collettiva e contro l'aggressione fascista. Litvinov aveva recentemente proposto una triplice alleanza anglo-sovietica-francese per contrastare l'espansione tedesca. Sebbene la sostituzione di Litvinov sia spesso vista come un preludio al patto con la Germania, Roberts sottolinea che Molotov continuò a cercare attivamente un accordo con Gran Bretagna e Francia, suggerendo che la sua nomina fosse più legata al fallimento di Litvinov nei negoziati.[14].

Nella conversazione del 27 maggio 1939, Molotov risponde negativamente al nuovo progetto di accordo anglo-francese per una cooperazione contro l'aggressione in Europa, presentato dall'ambasciatore britannico Seeds e dall'incaricato d'affari francese Payard. Molotov critica il documento per la sua mancanza di un piano concreto per un'assistenza reciproca efficace e per il suggerimento che i governi britannico e francese siano più interessati a discutere di un patto piuttosto che a implementarlo realmente. Egli sottolinea che le procedure proposte sono incompatibili con la necessità di una risposta rapida agli aggressori e mette in discussione l'obbligo di non ledere i diritti di altri poteri, ritenendolo poco pratico. Nonostante le rassicurazioni di Seeds e Payard sulla serietà delle intenzioni dei loro governi, Molotov rimane scettico e afferma che l'URSS è interessata a un accordo reale piuttosto che a semplici conversazioni. Al termine della discussione, Molotov si riserva di riferire la sua opinione al governo sovietico, lasciando aperta la possibilità di ulteriori chiarimenti con le potenze occidentali[15].

In sostanza, come si può evincere dalla risposta di Molotov, egli fa notare ai rappresentanti diplomatici inglese e francese rispettivamente che le "proposte" da parte dei loro governi non hanno alcuna concreta garanzia, ma solo delle "promesse" e delle "consultazioni" nell'eventualità di un'aggressione bellica. Il governo sovietico il 2 Giugno sanzionò una contro-bozza dove illustrava questi problemi e poneva le seguenti soluzioni:

  • Assistenza reciproca: I tre Stati si impegnano a fornire assistenza immediata ed efficace in caso di aggressione da parte di una potenza europea, sia contro uno di loro sia contro paesi come Belgio, Grecia e Polonia, che hanno concordato di difendere.
  • Consultazioni rapide: Se una parte ritiene che ci sia una minaccia di aggressione, i tre Stati avvieranno immediatamente consultazioni per valutare la situazione e attivare il meccanismo di mutua assistenza.
  • Comunicazione degli obblighi: I tre Stati si scambieranno informazioni sui loro impegni in relazione a Stati europei e consulteranno gli altri prima di accettare nuovi obblighi simili.
  • Concordo su tregue o pace: Qualsiasi azione comune contro l'aggressione richiederà un accordo comune per la conclusione di tregue o pace.
  • Durata e rinnovo: L'accordo avrà una validità di cinque anni e sarà riesaminato sei mesi prima della scadenza per decidere eventuali rinnovi o modifiche[16].

L'8 giugno arrivò la risposta anglo-francese. Halifax espresse l'intenzione del governo britannico di concludere rapidamente un trattato tra Gran Bretagna, Francia e URSS. Per accelerare il processo, il governo britannico propose di passare da scambi di note a una tavola rotonda a Mosca, dove i dettagli del progetto di accordo sarebbero stati discussi punto per punto. Halifax menzionò che, a causa della malattia di Seeds, il governo britannico avrebbe inviato Strang, capo del Dipartimento Centro Europeo del Ministero degli Esteri, a Mosca per facilitare i negoziati. Halifax sollevò tre punti riguardo alle proposte sovietiche:

  • Garanzie per i paesi baltici: Il governo britannico non poteva accettare di garantire apertamente i paesi baltici, ma voleva formulare un compromesso che non menzionasse direttamente i paesi da garantire.
  • Accordo simultaneo: C'erano dubbi sull'opportunità di firmare simultaneamente un patto e un accordo sulle misure militari, poiché ciò avrebbe ritardato il trattato. Il governo britannico preferiva iniziare i negoziati militari immediatamente, ma firmarli solo dopo aver raggiunto un accordo sul trattato.
  • Clausola sulla tregua: Halifax espresse incertezze riguardo all'obbligo di non concludere tregue separate, ma non approfondì la questione, ritenendola risolvibile.

Halifax accennò anche a negoziati tra Finlandia e Svezia sulle Isole Åland, ma si oppose a viaggi frequenti all'estero per motivi diplomatici, specialmente in un periodo di crescente complessità internazionale[17].

In sostanza, le repubbliche baltiche e la Finlandia (anch'essi all'epoca, come oggi, governati da giunte russofobe, anti-sovietiche e anti-comuniste para-fasciste, similmente alla Polonia) risultavano tra i principali ostruzionisti del progetto. Dopo aver esaminato le proposte anglo-francesi presentate a Molotov il 15 giugno 1939, il governo sovietico giunse alle seguenti conclusioni:

  • Allineamento di posizioni: La posizione sovietica è in linea con quella di Gran Bretagna e Francia riguardo al primo punto dell'articolo 1, ma è in disaccordo con il secondo punto, in quanto i governi britannico e francese ritengono che l'URSS debba fornire assistenza immediata a Polonia, Romania, Belgio, Grecia e Turchia in caso di aggressione, senza però garantire assistenza all'URSS se fosse attaccata a sua volta.
  • Ingiustizia percepita: Il governo sovietico considera inaccettabile questa disparità e rifiuta di essere in una posizione umiliante. Propone quindi di rinviare la questione delle garanzie per Estonia, Lettonia e Finlandia, escludendo i punti 2 e 3 dall'accordo. L'articolo 1 rimarrebbe valido solo per attacchi diretti contro uno dei firmatari.
  • Accordo simultaneo: Si rimanda la discussione sulla simultaneità dell'accordo generale e dell'accordo militare a causa di disaccordi.
  • Clausola sulla tregua: Il governo sovietico insiste che nessuna parte possa concludere un accordo separato con l'aggressore durante le operazioni difensive.
  • Riferimento alla Società delle Nazioni: Il governo sovietico considera superfluo il riferimento a determinate clausole della Carta della Società delle Nazioni.

Nonostante l'URSS avesse proposto di rinviare le garanzie per gli altri paesi e firmare rapidamente un accordo di mutua assistenza, le richieste britanniche e francesi non furono accolte, evidenziando l'assenza di interesse per una rapida conclusione dei negoziati. Durante un incontro il 16 giugno, Molotov comunicò le difficoltà nel trattare e denunciò l'atteggiamento ingannevole delle potenze occidentali. Sebbene l'URSS fosse disposta a impegnarsi per altri stati, chiedeva garanzie equivalenti per i paesi baltici. Se non fosse stato possibile, l'URSS preferiva limitare il trattato alla mutua assistenza reciproca tra i tre firmatari, attivabile solo in caso di aggressione diretta[18].

In sostanza, di fronte all'ostruzionismo delle repubbliche delle banane para-fasciste baltiche, il governo sovietico ha proposto di "ignorare per il momento" le loro domande e concentrarsi su altri paesi prioritari in tale progetto di alleanza, tra cui soprattutto la Polonia. A dispetto di questa grande concessione da parte sovietica, i diplomatici britannici e francesi hanno negato la proposta. Ciononostante i sovietici hanno continuato ad avanzare le proprie proposizioni di un trattato militare in parallelo ad uno politico, altresì "vago" e "inefficiente": Il 17 luglio 1939, il commissario del popolo agli affari esteri dell'URSS comunicò ai rappresentanti sovietici in Gran Bretagna e Francia riguardo a un telegramma degli ambasciatori. Questi ultimi avevano dichiarato di non insistere per includere Svizzera, Olanda e Lussemburgo nel protocollo segreto, limitandosi agli otto paesi precedentemente noti. Tuttavia, restava disaccordo sulla definizione di “aggressione indiretta” e i rappresentanti sovietici esprimevano preoccupazioni sui metodi ingannevoli dei negoziatori anglo-francesi. Il commissario ribadì che la parte militare del trattato doveva essere considerata parte integrante del trattato politico-militare in discussione. Rigettò categoricamente la proposta anglo-francese di concordare prima la parte politica e poi quella militare, affermando che questo approccio divideva il trattato in due parti e contraddiceva la richiesta sovietica di una conclusione simultanea di entrambi gli accordi. Senza un chiaro accordo militare come parte del trattato complessivo, considerava l'accordo una semplice dichiarazione priva di sostanza, e denunciò le manovre ingannevoli dei negoziatori anglo-francesi come “truffaldine”. Il commissario esprimeva anche dubbi sulla validità di tali negoziazioni e concludeva che, in caso di fallimento, la responsabilità sarebbe ricaduta sui negoziatori stessi[19].

Il 23 luglio ci fu un incontro a Mosca in cui fu accettata la possibilità di negoziazioni anche dal punto di vista militare, come testimonia il telegramma del 25 luglio 1939 scritto dall'ambasciatore sovietico di allora a Londra[20].

A quanto pare l'invenzione dell'aereo non era ancora arrivata nel Regno Unito, dato che i "negoziatori" arrivarono a Leningrado viaggiando tramite un battello, come testimoniato dal documento che riporta la registrazione dell'incontro del 12 agosto 1939. Nel documento afferma che il maresciallo Vorošilov apre la riunione, proponendo di stabilire un ordine di presidenza a turno e di mantenere segreti gli incontri. Le missioni concordano di incontrarsi quotidianamente, con sessioni mattutine e serali. Viene discusso il tema dell'autorità per condurre i negoziati; l’ammiraglio Drax della missione britannica non ha un'autorità scritta, mentre il generale Doumenc della missione francese presenta la sua. Nonostante l'assenza di documenti formali, Vorošilov sottolinea l'importanza di avere poteri chiari per garantire una negoziazione efficace. Le missioni britannica e francese esprimono interesse nel discutere i loro piani di difesa contro la Germania e l'URSS propone di esaminare prima i loro piani e poi i propri. Alla fine della riunione, si stabilisce di preparare e discutere i piani di difesa nelle sessioni future, con l'obiettivo di proteggere i paesi coinvolti dall'aggressione in Europa[21].

In sostanza, quindi, ulteriori chiacchiere inutili e inconcludenti. Pare che l'ammiraglio Drax e il generale Doumenc non avessero neanche facoltà o autorizzazione a portare avanti proposte concrete, ma soltanto di "negoziare". In virtù della richiesta sovietica di transito militare garantito in territorio polacco, pare che i francesi, quantomeno, avessero tentato di convincere i polacchi ad accettare a queste condizioni, come testimoniato dal telegramma del ministro degli Esteri francese J. Bonnet all'ambasciatore francese in Polonia, L. Noel, datato 16 agosto 1939, che specificava i seguenti punti:

  • Condizioni sovietiche: La delegazione militare sovietica ha chiesto garanzie riguardo ai movimenti delle truppe sovietiche, il che evidenzia la loro intenzione di fornire un aiuto decisivo.
  • Strategia polacca: Il generale Doumenc sottolinea l'importanza di limitare le zone di ingresso delle truppe sovietiche per rassicurare la Polonia e dissipare eventuali timori.
  • Incontri e negoziati: Viene menzionata la partenza del generale Musset per Varsavia per stabilire contatti con lo Stato Maggiore polacco, indicando l'urgenza di discutere la cooperazione.
  • Necessità di cooperazione: Bonnet insiste sulla necessità per il governo polacco di accettare l'assistenza russa, sottolineando che il rifiuto di discutere le condizioni strategiche per l'ingresso delle truppe sovietiche potrebbe compromettere i negoziati militari a Mosca.
  • Sicurezza nell'Europa orientale: Il telegramma mette in evidenza quanto questa questione fosse cruciale per l'intero sistema di sicurezza della Francia e dei suoi alleati nell'Europa orientale, specialmente di fronte alle minacce delle potenze dell'Asse.[22].

Di tutta risposta, il ministro degli esteri polacco ha rifiutato seccamente perché i fascisti polacchi speravano fino all'ultimo di allearsi con la Germania e che temevano "retribuzioni" delle popolazioni che avevano oppresso in caso di ingresso di truppe sovietiche)[23].

Ulteriori motivazioni pratiche dietro la stipula del trattato

Il motivo per cui la diplomazia sovietica spingeva per una "Sicurezza Collettiva" in Occidente, iniziativa fallita a causa, come si è potuto osservare dalle fonti citate integralmente nel precedente paragrafo, dall'attendismo anglo-francese e dall'ostruzionismo a priori polacco, oltre alla necessità di prevenire il conflitto in Europa con un'alleanza anti-tedesca che potesse per davvero contrastare sul nascere una guerra scatenata dalla Germania Hitleriana, è dato dalla necessità pratica per l'URSS di quel tempo di garantirsi il "silenzio" almeno da un confine. Come riportato anche da Barbero[24], oltre che dalle fonti mainstream, contemporaneamente alle trattative è in corso un breve conflitto di confine, una "guerra segreta" in piena regola, tra URSS e Giappone militarista; l'armata giapponese del Kwantung, che occupava il nord-est della Cina (con cui il Giappone era in guerra a fasi alterne dal 1931 e aveva scatenato una nuova offensiva nel 1937, che veniva contrastata anche da ingenti aiuti militari sovietici), aveva sconfinato nel territorio della Mongolia, repubblica socialista alleata dell'URSS. In questo conflitto, detto anche conflitto di Khalkin-Gol, fa il suo debutto il generale Žukov, futuro eroe di guerra nella Grande Guerra Patriottica. La necessità pratica di un confine sicuro, per evitare una guerra su due fronti, oltre alla necessità di una "ripresa" e di un "rodaggio" dell'esercito sovietico, che, come appurato da diverse ricerche e da studi di fonti di archivio, attuati perlopiù, tra l'altro, da autori borghesi e tendenzialmente anticomunisti come J. Arch. Getty e i suoi colleghi, era in piena "ripresa" dagli eccessi dell'Ežovščina e in un processo, quindi, di "riabilitazione" di molti ingiustamente arrestati o dimessi dall'esercito sovietico, oltre che in una fase di "ricambio generazionale", passando dai vecchi generali della rivoluzione e della guerra civile, abituati a tecniche antiquate, una gran parte di essi perlopiù opportunisti giustamente processati e condannati per tradimento, come era comprovato e accettato all'epoca dei fatti, a "nuovi" generali abituati a nuove tecniche come il già citato Žukov.

Negligenza anglo-francese, ostruzionismo polacco e negazionismo moderno alla base della (menzognera) teoria del "Patto Nazi-Sovietico"

È riportato qui un riassunto dello studio di uno storico e sovietologo canadese, Michael Jabara Carley, e il suo commento in merito alla disinformazione liberal-capitalista (e quindi di fatto filo-nazista) sulle vere cause dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale:

Nel dicembre 2019, Vladimir Putin ha cercato di correggere la narrativa occidentale riguardo alle origini della Seconda Guerra Mondiale, esprimendo indignazione nei confronti della Polonia e del suo ambasciatore a Berlino, Jósef Lipski, descritto come antisemita. In risposta, il Parlamento polacco ha manifestato l'intenzione di approvare una legge contro le false narrazioni riguardanti le cause del conflitto. Putin ha criticato dichiarazioni di leader occidentali, come quella del primo ministro canadese Justin Trudeau, che ha paragonato l'Unione Sovietica alla Germania nazista. Carley descrive la Polonia come un attore che ha avuto un ruolo complesso e contraddittorio, alternando tra alleanze con la Germania nazista e tentativi di stabilire rapporti con l'URSS.

Durante gli anni '20 e '30, la Polonia ha mostrato scetticismo verso le aperture sovietiche e ha invece cercato di allinearsi con la Germania, culminando in un patto di non aggressione nel 1934. Carley evidenzia come questa scelta, insieme alla sfiducia nei confronti dell'Unione Sovietica, abbia contribuito a isolare la Polonia. Quando la crisi cecoslovacca si intensificò nel 1938, il governo polacco rifiutò di collaborare con l'URSS e non sostenne la Cecoslovacchia, contribuendo a creare un vuoto che avrebbe portato alla firma del patto di non aggressione nazista-sovietico nel 1939. Carley conclude che la posizione della Polonia e la sua politica di sicurezza collettiva furono determinanti nel preparare il terreno per lo scoppio della guerra, suggerendo che l'indignazione polacca è un tentativo di distorcere la realtà storica[25].

Contenuti del Patto Molotov-Ribbentrop

La narrativa anticomunista, sostenuta da centri sociali liberal-trotskisti o altri individui tendenti al larping, descrive il trattato come una "spartizione della Polonia" e dell'Est europeo, accusando l'URSS di allearsi con la Germania. Ironia della sorte, trotskisti et oppositori hanno collaborato tatticamente con Germania e Giappone, credendo di poterne controllare gli intenti. Nonostante ciò, la propaganda di questi individui è spesso difensiva e isterica di fronte a fonti archivistiche. Esaminando il testo del trattato, si conclude che non rappresenta una vera "spartizione" come quelle del XV e XVI secolo.

Testo del Trattato di non aggressione tra la Germania e l'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche

Il Governo del Reich tedesco e il Governo dell'Unione delle Repubbliche socialiste sovietiche, desiderosi di rafforzare la causa della pace tra la Germania e l'URSS, e partendo dalle disposizioni fondamentali dell'Accordo di neutralità concluso nell'aprile 1926 tra la Germania e l'URSS, hanno raggiunto il seguente Accordo:

Articolo I. Entrambe le Alte Parti contraenti si impegnano a desistere da qualsiasi atto di violenza, da qualsiasi azione aggressiva e da qualsiasi attacco reciproco, sia individualmente che congiuntamente con altre Potenze.

Articolo II. Qualora una delle Alte Parti contraenti diventi oggetto di un'azione belligerante da parte di una terza Potenza, l'altra Alta Parte contraente non presterà in alcun modo il suo sostegno a questa terza Potenza.

Articolo III. I Governi delle due Alte Parti contraenti manterranno in futuro un contatto continuo tra loro allo scopo di consultarsi per scambiarsi informazioni sui problemi che riguardano i loro interessi comuni

Articolo IV. Nessuna delle Alte Parti Contraenti parteciperà a qualsiasi raggruppamento di Potenze che sia direttamente o indirettamente mirato all'altra parte.

Articolo V. Qualora sorgessero controversie o conflitti tra le Alte Parti Contraenti su problemi di un tipo o di un altro, entrambe le parti risolveranno tali controversie o conflitti esclusivamente mediante uno scambio amichevole di opinioni o, se necessario, mediante l'istituzione di commissioni arbitrali.

Articolo VI. Il presente Trattato è concluso per un periodo di dieci anni, con la clausola che, nella misura in cui una delle Alte Parti Contraenti non lo anticipi di un anno prima della scadenza di tale periodo, la validità del presente Trattato sarà automaticamente estesa per altri cinque anni.

Articolo VII. Il presente trattato sarà ratificato nel più breve tempo possibile. Le ratifiche saranno scambiate a Berlino. L'Accordo entrerà in vigore non appena sarà firmato.

La sezione sottostante non è stata pubblicata al momento dell'annuncio di cui sopra

Protocollo aggiuntivo segreto

Articolo I. In caso di riorganizzazione territoriale e politica nelle aree appartenenti agli Stati baltici (Finlandia, Estonia, Lettonia, Lituania), il confine settentrionale della Lituania rappresenterà il confine delle sfere di influenza della Germania e dell'URSS. A questo proposito, l'interesse della Lituania nell'area di Vilna è riconosciuto da entrambe le parti.

Articolo II. In caso di riorganizzazione territoriale e politica delle aree appartenenti allo Stato polacco, le sfere di influenza della Germania e dell'URSS saranno delimitate approssimativamente dalla linea dei fiumi Narev, Vistola e San. La questione se gli interessi di entrambe le parti rendano auspicabile il mantenimento di uno Stato polacco indipendente e come tale Stato debba essere delimitato può essere determinata in modo definitivo solo nel corso di ulteriori sviluppi politici. In ogni caso, entrambi i governi risolveranno questa questione mediante un accordo amichevole.

Articolo III. Per quanto riguarda l'Europa sudorientale, la parte sovietica richiama l'attenzione sul suo interesse per la Bessarabia. La parte tedesca dichiara il suo completo disinteresse politico in queste aree.

Articolo IV. Questo protocollo sarà trattato da entrambe le parti come strettamente segreto.

Mosca, 23 agosto 1939.

Per il governo del Reich tedesco v. Ribbentrop

Plenipotenziario del governo dell'U.R.S.S. V. Molotov[26]

Analisi del testo del trattato e delle principali menzogne anticomuniste

Ora che è stato riportato il testo integralde del trattato, è necessario farne una piccola ma necessaria analisi, per smentire le principali menzogne legate ad esso.

1) Il trattato era un'alleanza

Il trattato non era un'alleanza, e questa affermazione è facilmente confutabile. Se considerassimo "non-aggressione" come sinonimo di alleanza, dovremmo fare lo stesso per altri trattati stipulati con la Germania, come quelli tra Polonia e Germania e il Patto di Monaco del 1938. Le accuse di un "fronte rosso-bruno" non hanno fondamento, come notato dagli storici anticomunisti G. Roberts e J. Haslam.

Roberts afferma che l'ambasciatore tedesco a Mosca, Schulenburg, osservò l'apertura sovietica a migliorare le relazioni con la Germania, ma la sfiducia persisteva. L'URSS cercava legami con Gran Bretagna e Francia, mentre il governo sovietico discuteva possibili accordi con la Germania. Schulenburg informò Molotov che la Germania non aveva intenti aggressivi, mentre Molotov mostrava interesse per un patto di non aggressione. Con l'interruzione dei colloqui con i britannici e i francesi e l'apertura a un accordo con Hitler, i sovietici optarono per proteggere i propri interessi attraverso un'azione indipendente. L'URSS avrebbe ottenuto garanzie di sicurezza nel Baltico e limitazioni all'espansione tedesca in cambio del via libera per la Germania contro la Polonia[46].

Haslam analizza le complesse relazioni tra Unione Sovietica, Germania e potenze occidentali prima della Seconda Guerra Mondiale, evidenziando le manovre diplomatiche e le strategie in gioco. Gran Bretagna e Francia mostrano riluttanza a garantire accordi concreti, mettendo l'URSS in una posizione vulnerabile. Le interazioni tra Schulenburg e Astakhov rivelano un'apertura tedesca verso un accordo con Mosca, mentre l'atteggiamento riservato britannico, insieme al rifiuto di garantire gli stati baltici, spinge l'URSS verso Berlino. Molotov esprime il desiderio sovietico di cooperazione basata su rispetto reciproco, ma le tensioni con la Finlandia e la minaccia tedesca complicano ulteriormente la situazione. La scelta sovietica di avvicinarsi alla Germania nel 1939 non deriva solo da fallimenti diplomatici, ma riflette una strategia per proteggere gli interessi sovietici in un contesto globale incerto. Questo scenario di mancate intese ha avuto conseguenze significative, influenzando le relazioni sovietiche con la Germania e le dinamiche europee, portando verso la guerra[47].

Secondo i due storici (che è necessario ribadire che i due storici citati sono anti-comunisti, tant'è vero che Haslam lascia anche dei commenti personali, abbastanza inopportuni in merito all'atteggiamento e alla psiche di Stalin e Roberts definisce il patto come un'"alleanza" nonostante Roberts si smentisca da solo nel suo stesso testo), il trattato di non aggressione tra URSS e Germania, lungi dall'essere un'alleanza, fu stipulato in un clima di sfiducia e necessità, dopo la crisi del "Patto di Monaco" del 1938, che rendeva un conflitto inevitabile. La Germania, con l'invio di "attaché militari" nelle repubbliche baltiche e in Finlandia, mostrava intenti aggressivi contro l'URSS, usando questi paesi come potenziali basi per un attacco.

Le inefficaci politiche britanniche e francesi, che richiedevano garanzie per paesi lontani come l'Olanda e la Svizzera, mentre ignoravano le preoccupazioni sovietiche riguardo a Finlandia, Polonia e stati baltici, rivelavano un disinteresse anglo-francese per un accordo anti-tedesco e un'opportunità per sfruttare le mire tedesche in chiave anti-sovietica. Di conseguenza, nel 1939, i sovietici, simile a quanto accaduto nel 1918 con Brest-Litovsk, firmarono un trattato che, sebbene sembrasse un tradimento ideologico, mirava a preservare la pace temporaneamente e a prepararsi per l'imminente attacco tedesco, mantenendo comunque un sentimento di sfiducia reciproca.

2) Il trattato ha spartito l'est Europa e la Polonia

Per quanto sia facile immaginare che le "zone di influenza" siano un sinonimo di "territori da annettere", questo non è il caso, ed è dimostrato da fonti dell'epoca. Lo dimostra ad esempio il generale tedesco Franz Halder, nel suo diario di guerra[27]. Hitler considerò la possibilità di concedere l'indipendenza alla parte polacca dell'Ucraina, che era sotto la sfera d'influenza sovietica, suggerendo che l'URSS si aspettava un accordo tra Germania e Polonia che mantenesse viva una Polonia "residua". Questo contraddice l'idea che i protocolli segreti del Patto riguardassero un'invasione o un'annessione[28][29][30].

Nonostante alcuni nazionalisti polacchi sostengano che Hitler avesse intenzione di rompere il patto, la sua strategia iniziale era di evitare un conflitto su due fronti. Il secondo articolo del protocollo segreto stabilisce che il mantenimento di uno Stato polacco indipendente sarebbe stato deciso attraverso accordi amichevoli tra le due potenze. Se la Polonia fosse stata sconfitta, avrebbe potuto negoziare la pace con la Germania, mantenendo la possibilità di firmare un trattato con l'URSS.

Tuttavia, i leader polacchi scelsero di fuggire piuttosto che negoziare, portando alla fine della sovranità polacca e costringendo l'URSS ad annettere la Polonia, poiché non era più uno Stato sovrano. Dopo l'ingresso sovietico del 17 settembre 1939, il comando supremo polacco ordinò di continuare a combattere contro la Germania e di arrendersi solo ai sovietici, evidenziando, oltre alla complessità della situazione, l'inoppugnabile dato di fatto secondo cui non vi fu alcuna "invasione sovietica" con questa implicita ammissione[45].

3) A Brest ci sono state delle parate di vittoria congiunta

Un'altra questione che si pone è come le azioni delle truppe sovietiche si siano conformate alle regole di formazione della fanteria dell'Armata Rossa per poter essere considerate una parata (e la risposta è: non lo erano). Non è mai avvenuta una parata del genere (come invece avvenne ad Atene, ad esempio, quando fu occupata dagli eserciti congiunti italo-tedeschi); tuttavia, è avvenuta una "cerimonia di consegna della città" in cui i tedeschi se ne andavano e le truppe sovietiche entravano a Brest. A questa cerimonia parteciparono i comandanti di entrambi gli eserciti, Krivošein e Guderian. Considerare tale cerimonia una "parata di vittoria congiunta" è fuorviante nel migliore dei casi e da disinformato-disinformatore nel peggiore.

Chiarimenti in merito al "protocollo segreto"

La propaganda anticomunista, specialmente quella recente di stampo atlantista, approfittando della lontananza dell'epoca in cui avvennero i fatti rispetto al tempo presente, asserisce che la natura "maligna" del trattato è data dai "protocolli segreti". In merito vanno fatti due chiarimenti: in primis, i protocolli non erano del tutto "segreti", in quanto, pochi giorni dopo il passaggio di frontiera delle truppe sovietiche, sull'Izvestija fu pubblicata una mappa della "sfera di influenza sovietica" che esse andavano a reclamare; in secundis, l'usanza di "protocolli segreti" in trattati bilaterali non era certo limitata al Patto Molotov Ribbentrop. Sia i francesi che i britannici applicarono tali protocolli nei loro trattati bilaterali con la Polonia.

Sul collasso dello stato polacco

Le autorità militari sovietiche intervennero nella "Polonia Orientale" a partire dal 17 settembre 1939, in un contesto complesso e teso. Nonostante il Patto Molotov-Ribbentrop fosse stato stipulato da entrambe le parti con riluttanza e non implicasse un'alleanza o un'occupazione congiunta, ma piuttosto l'assegnazione di "sfere di influenza", l'URSS decise di reclamare la propria area di influenza dopo tre settimane dall'invasione tedesca, l'URSS scelse di mobilitare le proprie forze militari per stabilire la propria presenza nella regione. Questo intervento evidenziava la volontà sovietica di assicurarsi il controllo della propria "sfera d'influenza" in un momento di incertezze geopolitiche. Il generale Halder annotò nei suoi diari militari che i russi inizialmente non intendevano intervenire, sperando che la Polonia potesse raggiungere un accordo di pace con la Germania[31].

Fino al 12 settembre 1939, i tedeschi credevano che la Polonia potesse stipulare una tregua e cedere territori, senza l'intenzione di conquistare l'intero paese. Erano aperti a negoziare uno scambio di territori e a creare uno stato cliente nell'Ucraina occidentale, specificamente nella Galizia, che all'epoca faceva parte della Seconda Repubblica Polacca. Anche le autorità sovietiche condividevano questa convinzione, ritenendo che il governo polacco sarebbe rimasto nel paese. Nel diario di Halder, si segnala che la Romania non desiderava accettare l'ingresso del governo polacco nei suoi confini e che Hitler era disposto a soddisfare le sue richieste territoriali, purché non ci fosse interferenza da parte dell'Occidente[31].

Il 12 settembre 1939, le autorità tedesche non avevano intenzione di annientare lo stato polacco, ma sembravano disposte ad annettere solo alcuni territori contesi. In quella data, Wilhelm Keitel, capo del Comando Supremo delle Forze Armate Tedesche, ordinò all’ammiraglio Canaris di attivare le unità collaborazioniste della milizia banderista OUN in Polonia per creare uno stato cliente in Galizia. Durante una riunione militare a Varsavia, i leader nazisti considerarono varie opzioni per risolvere la questione polacca, inclusa la formazione di uno stato indipendente in Galizia e nell'Ucraina polacca[32].

Dopo la guerra, il generale maggiore tedesco Erwin von Lahousen, dell'Abwehr, confermò che, secondo le dottrine di politica estera del Reich, l'Abwehr aveva preparato una rivolta in Galizia. Durante una riunione, si decise di eliminare comunisti, ebrei e polacchi. Lahousen riferì che l'ordine, trasmesso da Keitel all’ammiraglio Canaris, mirava a coinvolgere l'OUN (Organizzazione dei nazionalisti ucraini) nella rivolta, sfruttando gli emigranti ucraini in Polonia. Gli obiettivi principali erano la distruzione dell'intellighenzia polacca e la collaborazione con gli ucraini per risolvere questioni politiche e terroristiche[33].

La Germania non riconosceva più l'esistenza di uno stato polacco

Il 15 Settembre il ministro degli Esteri tedesco Joachim von Ribbentrop scrisse a Friedrich Werner von der Schulenburg, ambasciatore tedesco a Mosca, che se l'URSS non fosse entrata militarmente nella Polonia orientale si sarebbe creato un vuoto politico in cui si sarebbero potuti formare "nuovi stati":

«Telegramma MOLTO URGENTE BERLINO, 15 settembre 1939-20:20 Ricevuto MOSCA, 16 settembre 1939-7:15 a.m. STRETTAMENTE SEGRETO N. 360 del 15 settembre Per l'Ambasciatore personalmente. Vi chiedo di comunicare quanto segue al signor Molotov immediatamente: 1) La distruzione dell'esercito polacco si sta rapidamente avvicinando alla sua conclusione, come appare dalla revisione della situazione militare del 14 settembre che vi è già stata comunicata. Contiamo sull'occupazione di Varsavia nei prossimi giorni. 2) Abbiamo già dichiarato al governo sovietico che ci consideriamo vincolati dalla definizione delle sfere di influenza concordata a Mosca, completamente a prescindere dalle operazioni puramente militari, e lo stesso vale naturalmente anche per il futuro. 3) Dalla comunicazione fattavi da Molotov il 14 settembre, supponiamo che il governo sovietico interverrà militarmente e che intende iniziare la sua operazione ora. Accogliamo con favore questa notizia. Il governo sovietico ci solleva così dalla necessità di annientare il resto dell'esercito polacco inseguendolo fino al confine russo. Anche la questione è risolta nel caso in cui non si verificasse un intervento russo, se nell'area situata a est della zona di influenza tedesca non si potrebbe verificare un vuoto politico. Poiché da parte nostra non abbiamo intenzione di intraprendere alcuna attività politica o amministrativa in queste aree, a parte ciò che è reso necessario dalle operazioni militari, senza un tale intervento da parte del governo sovietico potrebbe esserci la possibilità della costruzione di nuovi stati lì [...] RIBBENTROP[34]

Lo stesso ambasciatore Schulenburg rispose in merito, riportando la reazione del governo sovietico a tal proposito:

«Telegramma MOLTO URGENTE Mosca, 16 settembre 1939. SEVERAMENTE SEGRETO N. 371 del 16 settembre Riferimento al tuo telegramma N. 360 del 15 settembre. Ho visto Molotov alle 6 di oggi e ho eseguito le istruzioni. Molotov ha dichiarato che l'intervento militare dell'Unione Sovietica era imminente, forse anche domani o dopodomani. Stalin era attualmente in consultazione con i leader militari e questa stessa notte, in presenza di Molotov, mi avrebbe comunicato il giorno e l'ora dell'avanzata sovietica. Molotov ha aggiunto che avrebbe presentato la mia comunicazione al suo governo, ma riteneva che un comunicato congiunto non fosse più necessario; il governo sovietico intendeva motivare la sua procedura come segue: lo Stato polacco era crollato e non esisteva più; pertanto tutti gli accordi conclusi con la Polonia erano nulli; le terze potenze avrebbero potuto cercare di trarre profitto dal caos che si era creato; l'Unione Sovietica si considerava obbligata a intervenire per proteggere i suoi fratelli ucraini e russi bianchi e per consentire a queste persone sfortunate di lavorare in pace. Il governo sovietico intendeva pubblicizzare il suddetto filone di pensiero tramite radio, stampa, ecc., subito dopo che l'Armata Rossa avesse attraversato il confine, e allo stesso tempo comunicarlo in una nota ufficiale all'ambasciatore polacco qui e a tutte le missioni qui. Molotov ammise che l'argomentazione progettata dal governo sovietico conteneva una nota che strideva con la sensibilità tedesca, ma chiese che, in vista della difficile situazione del governo sovietico, non lasciassimo che una sciocchezza come questa ci ostacolasse. Il governo sovietico sfortunatamente non vedeva la possibilità di altre motivazioni, poiché l'Unione Sovietica fino a quel momento non si era preoccupata della difficile situazione delle sue minoranze in Polonia e doveva giustificare all'estero, in un modo o nell'altro, il suo attuale intervento. In conclusione, Molotov chiese urgentemente una spiegazione di cosa sarebbe successo a Vilna. Il governo sovietico voleva assolutamente evitare uno scontro con la Lituania e, pertanto, desiderava sapere se fosse stato raggiunto un accordo con la Lituania per quanto riguarda la regione di Vilna, in particolare su chi avrebbe dovuto occupare la città. SCHULENBURG[35]

Si può quindi notare che un "intervento militare" da parte sovietica, che non era ancora avvenuto fino a quella data (16 Settembre 1939), si è poi verificato in quanto la sovranità dello stato polacco su quei territori era collassata. Da come si è già notato in altre fonti consultate, sia di diari di guerra che di interrogatori avvenuti dopo la guerra, il progetto dell'Alto Comando Tedesco, approfittando del "collasso" dello stato polacco, era quello di creare uno o più stati clienti tra la "zona di influenza tedesca" e il confine sovietico fino a quel momento, vale a dire, all'interno della "zona di influenza sovietica", o zona cuscinetto, come stabilita dal trattato di non aggressione. Questo avrebbe voluto dire che le condizioni per cui le "sfere di influenza" erano valide prima del Settembre del 1939 non erano più in vigore, e che, quindi, senza un diretto intervento militare sovietico, l'URSS si sarebbe trovata al suo confine diretto, quello della pace di Riga del 1921, indifendibile, uno o più stati clienti tedeschi, per loro natura ostili all'URSS, e che probabilmente avrebbero sovvenzionato ulteriori gruppi separatisti o terroristi nelle regioni di confine. Questo, per l'URSS, come per qualsiasi altro stato sovrano nelle medesime condizioni, era ed è inaccettabile. In merito, invece, al "collasso" dello stato polacco, ne parla meglio il generale tedesco Kurt von Tippelskirch nel suo "Storia della Seconda Guerra Mondiale" (in Tedesco):

«Quando il governo polacco si rese conto che la fine era vicina, a settembre fuggì da Varsavia a Lublino. Da lì partì il 9 settembre per Kremenetz e il 13 settembre per Zaleshchniki, una città proprio sul confine con la Romania. Il popolo e l'esercito, che a quel tempo erano ancora coinvolti in furiosi combattimenti, furono abbandonati al capriccio del destino[36]

Come e quando è avvenuto il collasso dello stato polacco

Un'obiezione che potrebbe venire da parte anticomunista, specialmente dai nazionalisti (fascisti) polacchi, è che, quando il 17 Settembre 1939 il governo sovietico ha deciso di intraprendere azioni militari per reclamare la propria sfera di influenza e prevenire la costruzione di stati clienti tedeschi anti-sovietici, il governo polacco in realtà non era "collassato", per il semplice fatto che sia il presidente (de jure dal 1926, de facto dalla morte del maresciallo fascista Piłsudski nel 1935) Ignacy Mościcki, che il già citato ministro degli esteri polacco (dichiaratamente russofobo, antisovietico, sciovinista e quindi fascista nonché fiero allievo del maresciallo Piłsudski) Józef Beck erano ancora "in Polonia". Come in realtà è stato già dimostrato dalla testimonianza del generale tedesco von Tippelskirch, lo stato polacco aveva già nei fatti cessato di esistere, in quanto i vertici politici e militari della Polonia avevano già abbandonato la capitale, Varsavia, non costituendo nessun'altra capitale provvisoria, spostandosi invece già nell'area al confine con la Romania, preparandosi quindi a valicare (illegalmente) la frontiera. Un'ulteriore conferma di questo fatto è data dalla testimonianza dell'allora vice-commissario per gli esteri sovietico, Vladimir Potëmkin, che nel suo diario personale, in data 17 Settembre 1939, riporta l'incontro con l'ambasciatore polacco in URSS in quel momento, tale Grzybowski:

«596. Nota della conversazione del vicecommissario per gli affari esteri dell'URSS V. Potemkin con l'ambasciatore di Polonia presso l'URSS V. Grzybowski. 17 settembre 1939. Segreto. All'ambasciatore, svegliato da noi alle 2 di notte, che è arrivato al Commissariato per gli affari esteri alle 3 di notte visibilmente spaventato, ho letto la nota del compagno Molotov al governo polacco. L'ambasciatore, pronunciando le parole con difficoltà a causa della sua agitazione, mi ha dichiarato che non poteva accettare la nota consegnatagli. Respinge la valutazione della situazione militare e politica polacca contenuta nella nota. L'ambasciatore ritiene che la guerra polacco-tedesca sia appena iniziata e che non si possa parlare di crollo dello stato polacco. Le forze principali dell'esercito polacco sono intatte e si stanno preparando a lanciare un decisivo contrattacco contro gli eserciti tedeschi. In queste circostanze, l'attraversamento della frontiera polacca da parte dell'Armata Rossa costituisce un attacco completamente immotivato alla repubblica. L'ambasciatore gli ha rifiutato la nota del governo sovietico, che tenta di giustificare questo attacco con dichiarazioni arbitrarie, come se la Polonia fosse stata definitivamente annientata dalla Germania e il governo polacco non esistesse più. Ho obiettato a Grzybowski che non poteva rifiutare di accettare ciò che non gli era stato consegnato. Questo è un documento che proviene dal governo dell'URSS e contiene dichiarazioni di estrema importanza che l'ambasciatore è tenuto a portare immediatamente all'attenzione del suo governo. L'ambasciatore sarebbe gravato da una responsabilità molto pesante nei confronti del suo paese se si rifiutasse di adempiere a questo, il più importante dei suoi obblighi. La questione del destino della Polonia è in fase di decisione. L'ambasciatore non ha il diritto di nascondere al suo paese le dichiarazioni contenute nella nota del governo sovietico, indirizzata alla Repubblica polacca. Grzybowski chiaramente non sapeva come controbattere agli argomenti citati. Ha cercato di sostenere che la nostra nota dovesse essere consegnata al governo polacco tramite la nostra ambasciata. Ho risposto che non avevamo più un'ambasciata in Polonia. Tutto il suo personale è già in URSS, tranne forse un piccolo numero di lavoratori puramente tecnici. Poi Grzybowski ha affermato di non avere alcun contatto telegrafico regolare con la Polonia. Due giorni fa, gli è stato suggerito di contattare il governo tramite Bucarest. Ora l'ambasciatore non è certo di poter utilizzare anche questa via. Ho chiesto all'ambasciatore dove si trovasse il ministro degli esteri polacco. Dopo aver ricevuto la risposta che molto probabilmente si trovava a Kremenets, ho proposto all'ambasciatore che, se lo desiderava, avrei potuto garantire l'immediata trasmissione dei suoi resoconti telegrafici tramite le nostre linee. Grzybowski ha ripetuto di nuovo che non poteva accettare la nota, perché non sarebbe stata in linea con la dignità del governo polacco. Ho detto all'ambasciatore che la nota gli era già stata letta, quindi ne conosceva il contenuto. Se l'ambasciatore non avesse voluto portare con sé la nota, gli sarebbe stata consegnata all'ambasciata. In quel momento, avendo deciso di inviare la nota all'ambasciata e di farla consegnare in cambio di una ricevuta prima che l'ambasciatore vi tornasse, chiesi a Grzybowski di aspettarmi qualche minuto, spiegandogli che intendevo informare telefonicamente il com. Molotov della sua dichiarazione. Dopo la mia uscita, diedi ordine di usare la mia macchina per inviare la nota all'ambasciata, dove un membro della mia segreteria avrebbe dovuto consegnarla e prendere una ricevuta. Dopo aver informato telefonicamente il com. Molotov della posizione assunta dall'ambasciatore, tornai da Grzybowski e ripresi la conversazione. L'ambasciatore tentò di dimostrare che la Polonia non era affatto schiacciata dalla Germania, tanto più che Inghilterra e Francia le stavano già fornendo un aiuto reale. Riferendosi al nostro ingresso in territorio polacco, l'ambasciatore esclamò che se fosse avvenuto, avrebbe significato la quarta spartizione della Polonia e il suo annientamento. Ho fatto notare all'ambasciatore che la nostra nota annunciava la liberazione del popolo polacco dalla guerra e il nostro aiuto per iniziare una vita pacifica. Grzybowski non riusciva a calmarsi, sostenendo che stavamo aiutando i tedeschi ad annientare la Polonia. In questa situazione, l'ambasciatore non capiva il senso pratico del nostro informare il governo polacco dell'ordine per le armate sovietiche di entrare in Polonia. Ho osservato all'ambasciatore che quando il governo polacco avesse ricevuto la nostra nota, forse non solo avrebbe capito i motivi della nostra decisione, ma avrebbe anche concordato sull'inutilità di qualsiasi opposizione al nostro ingresso. In questo modo, forse sarebbe stato possibile prevenire scontri armati e inutili perdite di vite umane. Poiché tornavo costantemente ad avvertire l'ambasciatore della responsabilità che avrebbe potuto avere nei confronti del suo stesso paese rifiutandosi di trasmettere la nostra nota al suo governo, Grzybowski alla fine cominciò a cedere. Mi dichiarò che avrebbe informato il suo governo del contenuto della nostra nota. Si rivolse persino a me con la richiesta di dargli tutta la cooperazione possibile per la trasmissione più rapida possibile delle sue informazioni telegrafiche alla Polonia. Per quanto riguarda la nota come documento, l'ambasciatore ha detto come prima che non poteva accettarla. Ho ripetuto a Grzybowski che la nota gli sarebbe stata consegnata all'ambasciata. Dopo che l'ambasciatore se n'è andato, sono stato informato che la nota era già stata portata all'ambasciata e consegnata lì per una ricevuta mentre Grzybowski era ancora con me. V. Potemkin[37]

Il giorno successivo, il 18 Settembre 1939, fu pubblicata sul New York Times e sull'Associated Press la dichiarazione ufficiale del governo sovietico per tramite del Commissario del Popolo per gli Affari Esteri Molotov:

«New York Times 18 settembre 1939, pag. 5. A cura di The Associated Press. MOSCA, 17 settembre - Di seguito il testo di un discorso radiofonico di oggi del Primo Ministro-Commissario degli Esteri sovietico, Vjačeslav Molotov, come distribuito da Tass, l'agenzia di stampa ufficiale sovietica: "Compagni, cittadini e cittadine del nostro grande paese: gli eventi derivanti dalla guerra polacco-tedesca hanno rivelato l'insolvenza interna e l'evidente impotenza dello stato polacco. I circoli dirigenti polacchi hanno subito bancarotta. Tutto questo è accaduto nel più breve lasso di tempo. Sono trascorse appena quindici giorni e la Polonia ha già perso tutti i suoi centri industriali. Varsavia come capitale dello stato polacco non esiste più. Nessuno sa dove si trovi il governo polacco. La popolazione della Polonia è stata abbandonata dai suoi sfortunati leader al suo destino. Lo stato polacco e il suo governo hanno praticamente cessato di esistere. In vista di questo stato di cose, i trattati conclusi tra l'Unione Sovietica e la Polonia hanno cessato di funzionare. In Polonia si è creata una situazione che richiede al governo sovietico una particolare preoccupazione per la sicurezza del suo stato. La Polonia è diventata un campo fertile per qualsiasi evenienza accidentale e inaspettata che possa creare una minaccia per l'Unione Sovietica. Fino all'ultimo momento il governo sovietico è rimasto neutrale. Ma in vista delle circostanze menzionate, non può più mantenere un atteggiamento neutrale nei confronti della situazione che si è creata. Né si può pretendere dal governo sovietico di rimanere indifferente al destino dei suoi fratelli di sangue, gli ucraini e i bielorussi [russi bianchi] che abitano la Polonia, che anche in precedenza erano senza diritti e che ora sono stati abbandonati completamente al loro destino. [...] All'inizio di settembre, quando è stata intrapresa una mobilitazione parziale delle riserve dell'Armata Rossa in Ucraina, Bielorussia e in altre quattro aree militari, la situazione in Polonia non era chiara e questa mobilitazione è stata intrapresa come misura precauzionale. Nessuno avrebbe potuto aspettarsi che lo Stato polacco avrebbe rivelato una tale impotenza e un crollo così rapido come quello che si è già verificato in tutta la Polonia. Ma nella misura in cui questo crollo è un fatto e gli statisti polacchi hanno rivelato la loro totale bancarotta e sono incapaci di cambiare la situazione in Polonia, la nostra Armata Rossa, avendo ricevuto grandi rinforzi come risultato della recente chiamata delle riserve, deve svolgere con merito l'onorevole dovere che le è stato imposto. Il governo esprime la ferma convinzione che la nostra Armata Rossa degli operai e dei contadini mostrerà anche questa volta la sua potenza combattiva, la sua coscienziosità e la sua disciplina e che nell'esecuzione del suo compito di emancipazione si distinguerà per nuove gesta di eroismo e gloria. Simultaneamente il governo sovietico ha consegnato copie della sua nota all'ambasciatore polacco e a tutti i governi con cui l'Unione Sovietica intrattiene relazioni diplomatiche, dichiarando allo stesso tempo che l'Unione Sovietica perseguirà una politica di neutralità nei confronti di tutti questi paesi. Ciò determina i nostri recenti passi in politica estera[38]

La nota inviata all'ambasciatore polacco:

«Signor Ambasciatore: La guerra polacco-tedesca ha rivelato l'insolvenza interna dello Stato polacco. In dieci giorni di ostilità la Polonia ha perso tutte le sue regioni industriali e i suoi centri culturali. Varsavia come capitale della Polonia non esiste più. Il governo polacco è caduto a pezzi e non mostra segni di vita. Ciò significa che lo Stato polacco e il suo governo hanno praticamente cessato di esistere. I trattati conclusi tra l'URSS e la Polonia hanno quindi cessato di funzionare. Abbandonata al suo destino e rimasta senza guida, la Polonia è diventata un campo fertile per qualsiasi evenienza accidentale e inaspettata che possa creare una minaccia per l'URSS. Quindi, mentre finora era neutrale, il governo sovietico non può più mantenere un atteggiamento neutrale verso questi fatti. Né il governo sovietico può rimanere indifferente quando i suoi fratelli di sangue, ucraini* e bielorussi [russi bianchi] in territorio polacco, abbandonati al loro destino, sono lasciati senza protezione. In vista di questo stato di cose, il governo sovietico ha incaricato il comando superiore dell'Armata Rossa di ordinare alle truppe di attraversare la frontiera e di prendere sotto la propria protezione le vite e le proprietà della popolazione dell'Ucraina occidentale e della Bielorussia occidentale. Allo stesso tempo, il governo sovietico intende adottare ogni misura per liberare il popolo polacco dalla guerra disastrosa in cui è stato gettato dai suoi leader imprudenti e per dargli l'opportunità di vivere una vita in pace. Ho l'onore, ecc. MOLOTOV, Commissario del popolo per gli affari esteri dell'URSS[38]

La nota inviata ad altre potenze terze (Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Germania, Italia, Cina, Giappone, Turchia, Iran, Afghanistan, Finlandia, Bulgaria, Lettonia, Danimarca, Estonia, Svezia, Grecia, Belgio, Romania, Lituania, Norvegia, Ungheria, Repubblica Popolare Mongola e Repubblica Popolare di Tuva):

«Signor Ambasciatore (o Ministro): Nel trasmettervi la copia allegata di una nota del Governo sovietico del 17 settembre 1939 all'Ambasciatore polacco a MOSCA, ho l'onore, su istruzioni del mio governo, di informarvi che l'URSS perseguirà una politica di neutralità nelle relazioni tra l'URSS e il vostro paese. Ho l'onore, ecc. MOLOTOV, Commissario del popolo per gli affari esteri dell'URSS[38]

A dispetto di eventuali obiezioni motivate da dietrologie e pregiudizi ideologici ridicoli e al limite del demenziale, soprattutto da parte dei "nazionalisti" fascisti polacchi, nel loro caratterizzare i loro "nemici" come dei supercattivi supereroistici, l'idea che la principale colpa della caduta della Polonia fosse da attribuire ai suoi incompetenti governanti che, in modo molto "patriottico" per la loro ideologia sciovinista e para-fascista, hanno coraggiosamente deciso di fuggirsene e sconfinare illegalmente in Romania, abbandonando il proprio paese a sé stesso, era un'idea comunemente accettata all'epoca dei fatti. Come dimostra questa dichiarazione da parte del reporter del New York Times di origine polacca, tale Jerzy Szapiro, in un articolo del 2 Ottobre del 1939, intitolato "Il governo polacco ora è accusato del crollo militare della nazione. Il fallimento del regime di Moscicki a rimanere a Varsavia è visto come un fattore vitale":

«Il governo è accusato di aver perso la calma quando, il quinto giorno di guerra, è stato dato il segnale per la fuga da Varsavia. I rifugiati polacchi di tutte le opinioni politiche, persino i sostenitori del regime, sono ora convinti che se il governo fosse rimasto e se i massimi dirigenti dell'esercito fossero rimasti ai loro posti, la Russia non avrebbe marciato e certamente non avrebbe avuto la scusa formale di avanzare in un paese abbandonato dal suo governo[39]

Secondo il reporter Szapiro, quindi, il giorno 5 Settembre 1939 sarebbe da indicare come la data in cui il governo polacco ha potuto scegliere se rimanere in patria, e quindi stabilire una nuova "capitale provvisoria" per una già citata "Polonia Residua", oppure abbandonare la "nave" della Polonia facendola definitivamente affondare. Ciò in cui Szapiro però sbaglia è nel definire il collasso della sovranità polacca e dello stato polacco come una mera "scusa formale". In realtà è un problema di fondamentale importanza, in quanto la mancanza di un governo o di attori statali implica la mancanza di una parte con cui negoziare una tregua. Un'ulteriore prova della non-esistenza dello stato polacco dalla seconda metà del Settembre 1939, e quindi della grave codardia dei "patriottici" nazionalisti fascisti polacchi, è data dalla testimonianza del governo romeno di allora. La Romania, nel 1939 neutrale in un conflitto che in quel momento coinvolgeva solo la Germania da una parte, e dall'altra parte principalmente la Polonia e i suoi "garanti" anglo-francesi, secondo il diritto internazionale, in quanto paese neutrale, non belligerante e quindi non coinvolto nelle azioni militari, DOVEVA INTERNARE qualsiasi soldato o ufficiale di entrambe le parti coinvolte nel conflitto, inclusi i vertici politici, di governo e militari dello stato polacco. I governanti polacchi, decidendo di passare la frontiera verso un paese neutrale, facendosi quindi arrestare (il termine tecnico, come già riportato, è "internare"), erano ben consapevoli di stare perdendo le loro facoltà di ufficiali governativi, politici e militari di uno stato sovrano. A scanso di equivoci e di obiezioni, segue una breve spiegazione su cos'è uno stato sovrano nel diritto internazionale. Secondo Wikipedia, la fonte principale e più attendibile per quanto riguarda la definizione o meno di uno stato sovrano è la Convenzione di Montevideo (Uruguay), del 1933. Secondo l'Articolo 1 della Convenzione:

«Lo Stato, in quanto persona di diritto internazionale, dovrebbe possedere i seguenti requisiti: a) una popolazione permanente; b) un territorio definito; c) un governo; e d) la capacità di entrare in relazioni con gli altri Stati[40]

Per quanto nel titolo e nei preamboli della convenzione sia scritto che essa sia stata un trattato tra attori appartenenti soltanto al continente delle Americhe, secondo l'articolo di Wikipedia sulla Convenzione: «[...] in quanto riformulazione del diritto internazionale consuetudinario, la Convenzione di Montevideo ha semplicemente codificato le norme giuridiche esistenti e i suoi principi e pertanto non si applica solo ai firmatari, ma a tutti i soggetti del diritto internazionale nel loro complesso.» Volendo considerare altre fonti, per smentire ulteriormente eventuali obiezioni, secondo Thomas D. Musgrave, il Comitato Arbitrale Badinter, ossia il comitato di arbitrato utilizzato dall'Unione Europea dal 1991 a seguito della crisi delle guerre iugoslave, pare abbia usato tale definizione di "Stato":

«Nel Parere n. 1 la Commissione aveva osservato, a pag. 1495, che "lo Stato è comunemente definito come una comunità che consiste di un territorio e di una popolazione soggetti a un'autorità politica organizzata; che tale Stato è caratterizzato dalla sovranità[41]

In sostanza, quindi, all'epoca come oggi, per il diritto internazionale, uno stato sovrano, per essere tale, oltre a possedere un territorio entro confini definiti e una popolazione permanente, deve possedere un GOVERNO e la POSSIBILITÀ DI INTERAGIRE CON ALTRI STATI. Entrambe queste caratteristiche sono venute meno, nel caso della "Seconda Repubblica Polacca", quando i suoi vertici politico-militari hanno deciso, molto coraggiosamente, dignitosamente e patriotticamente, di "sconfinare" illegalmente in uno stato terzo, neutrale e non belligerante nel conflitto in cui invece la Polonia era coinvolta, e che per legge li ha dovuti internare, di fatto privandoli sia delle loro funzioni ufficiali di gabinetto di governo che della possibilità di interagire con altri stati, come già dimostrato da diverse fonti, oltre che dalla testimonianza indiretta, già riportata in questo paragrafo, dell'ambasciatore polacco (il signor Grzybowski, come riportato, necessario ribadire, sia dal vice-commissario sovietico per gli esteri Potëmkin che dal commissario per gli affari esteri sovietico Molotov) in URSS dell'epoca, il quale dichiarò di non avere la benché minima idea di dove si trovassero i suoi superiori, il suo governo, e soprattutto non aveva la benché minima idea di chi contattare per adempiere alle sue funzioni diplomatiche. Concludendo questo paragrafo, prima di passare al successivo, vanno fatte delle ultime precisazioni. In ultima istanza, quindi, dalle fonti di archivio, di articoli di giornale, di diari di guerra, di telegrammi et cetera res, si possono trarre le seguenti conclusioni:

  • Il "protocollo segreto" del Trattato non era più in vigore, in quanto per esserlo sarebbe dovuto esistere uno stato polacco "residuo" ritiratosi nelle regioni orientali, ad est della linea di demarcazione tra le "sfere di influenza" invalicabili per la Germania
  • Siccome è stato appurato che in quel momento storico uno stato polacco non esistesse più, il relativo trattato di non-aggressione stipulato nel 1936 tra Polonia e Unione Sovietica non era più valido, e quindi non esisteva più un legittimo esercito polacco che faceva riferimento al governo o allo stato che serviva, rendendo quindi i reggimenti polacchi non più dei reggimenti armati di un esercito di un paese, ma una banda disorganizzata di uomini armati che, alla stregua dei partigiani, non avevano alcun diritto legale riconosciuto, se non dal paese per il quale dichiaravano di combattere (che in quell'esatto momento aveva cessato di esistere)
  • Alcuni nazionalisti (fascisti) polacchi affermano che l'azione effettuata dai comandi militari sovietici, ossia di aver "impedito" agli ex soldati polacchi di sconfinare in Romania, sia stata un'azione "crudele". Un'obiezione simile, che solo degli individui particolarmente stupidi, infantili, oltre che ignoranti delle basi più semplici e comprensibili della diplomazia potrebbero sollevare, si scioglie come neve al sole di fronte alla realtà dei fatti: l'Unione Sovietica intratteneva dei rapporti diplomatici con la Romania, e non poteva certo permettere che migliaia di uomini armati sconfinassero e attaccassero il suo territorio. Sarebbe come se il Messico o il Canada permettessero a bande armate indipendenti di sconfinare negli USA senza colpo ferire.

I governanti polacchi e le autorità romene che li hanno internati hanno implicitamente riconosciuto il collasso dello stato polacco

Il governo polacco non ha mai dichiarato guerra all'Unione Sovietica a seguito della presunta "invasione" dal 17 Settembre 1939 in poi, come invece fece quando la Germania invase i suoi territori il 1 Settembre 1939. Anche il presidente polacco Mościcki, nelle sue "dimissioni" mentre era internato in Romania, ammise implicitamente l'illegittimità della sua posizione. Anche le autorità romene riconobbero tale situazione di collasso della sovranità polacca, al punto da "retrodatare" unilateralmente le dimissioni del presidente polacco Mościcki. Questo, comprovato da fonti quali dichiarazioni ufficiali riportare da articoli di giornale dell'epoca, è discusso ampiamente nel paragrafo successivo.

La questione delle "dimissioni" del presidente polacco Mościcki durante il suo internamento in Romania

Un'altra questione importante, da chiarire, è data dalle dimissioni del presidente polacco, Ignacy Mościcki, durante il suo internamento in Romania. Se Mościcki era "internato", in pratica quindi arrestato, tenuto come prigioniero militare, come avrebbe potuto dichiarare le dimissioni, se non poteva più esercitare le sue funzioni di ufficiale governativo? Per comprendere la situazione, va precisato che il "presidente" (o meglio ex presidente) Mościcki si trovava in quel momento in una situazione legale di "limbo" (da non compatire assolutamente, avendo egli scelto volontariamente di abbandonare il proprio paese e sconfinare in Romania), per cui, pur non potendo esercitare le sue funzioni di presidente della Polonia, essendo lo stato polacco discioltosi a causa della fuga sua e dei suoi colleghi di governo, risultava ancora ufficialmente come "presidente" della Polonia. Non potendo costituire un governo in esilio (e questo argomento viene approfondito meglio nei successivi paragrafi), ed essendo costretto alla prigonia come "internato" in Romania, Mościcki decise quindi di "rassegnare le dimissioni", per poi (anche qui, molto coraggiosamente, da vero patriota e difensore del proprio paese) andare in "esilio" in Svizzera, dove sarebbe rimasto fino alla fine della guerra, per poi morirvi nel 1946. Tale atto, dichiarato "nelle intenzioni" il 29 Settembre 1939, come riportato dall'articolo del New York Times del 30 Settembre 1939, e poi "effettuato" il giorno successivo, quando, da "privato cittadino" si è mosso verso la Svizzera. Tale operazione, senza alcuna validità legale, nelle sue contraddizioni è un'ulteriore dimostrazione del collasso della sovranità di qualsivoglia entità statale denominata "Polonia", e questo è dimostrato, oltre che dalle dichiarazioni ufficiali della Germania il giorno successivo, che affermarono che il nuovo governo in esilio polacco in Francia fosse "una farsa", dalle dichiarazioni delle autorità romene, le quali, per evitare responsabilità, si inventarono che in realtà Mościcki "si era già dimesso" il 15 Settembre 1939, due giorni prima di valicare la frontiera e farsi internare dalle autorità della Romania. Questa dichiarazione, che non trova riscontro da nessun'altra parte, è una palese invenzione delle autorità della Romania per evitare eventuali responsabilità, e ciò è dimostrato, oltre che dall'insensatezza dell'internamento di quello che, se si dovesse dare ascolto alle dichiarazioni romene, era solo un "privato cittadino" che chiedeva solo asilo politico, dal fatto che i polacchi del neo-costituito governo in esilio continuarono a ritenere il termine ultimo della carica di Mościcki il 30 Settembre 1939. In realtà le "dimissioni" di Mościcki non avevano alcun valore legale, essendo egli un internato e quindi non più, nelle sue funzioni effettive, il presidente della Polonia dal 5 Settembre 1939, ossia quando ha abbandonato la capitale, Varsavia, insieme al suo gabinetto di governo, senza costituire alcuna altra "capitale provvisoria" di una ipotetica "Polonia Residuale". L'unico motivo per cui le autorità romene hanno permesso la "fuga" di Mościcki e il suo espatrio in Svizzera è, probabilmente, per togliersi dalle mani la "patata bollente" degli ex-governanti polacchi internati. Va ricordato che in quel momento storico la Romania era un paese neutrale di una guerra che coinvolgeva solo la (ex) Polonia, insieme ai suoi "garanti" di Francia e Regno Unito da una parte, e la Germania dall'altra.

Il governo polacco in esilio

Il 1 Ottobre del 1939 la Francia e il Regno Unito riconobbero un governo in esilio polacco, di stanza a Parigi, spostato poi a Londra. Tale "governo in esilio" non aveva alcuna validità legale, e il riconoscimento di esso equivaleva ad un atto di ostilità nei confronti della Germania. Per la Francia e il Regno Unito questo non aveva importanza, dato che, ovviamente, entrambi i paesi si trovavano già in guerra con la Germania. Gli Stati Uniti, anch'essi in quel momento neutrali, non riconobbero il governo polacco in esilio, ma si comportarono con esso in modo ambiguo, con rapporti non ufficiali, evidentemente non sapendo cosa fare. Il governo sovietico non poteva, analogamente, riconoscere il governo polacco in esilio, per tre motivi principali:

  • In primis, tale riconoscimento sarebbe stato incompatibile con lo status di neutralità dell'Unione Sovietica rispetto ad una guerra in quel momento esclusivamente europea, tra la Germania da un lato e la Francia e il Regno Unito dall'altro, ed era nel miglior interesse dell'Unione Sovietica, in virtù anche del trattato di non-aggressione, rimanere neutrale (tale governo in esilio fu riconosciuto dall'URSS nel luglio del 1941, nel pieno della Grande Guerra Patriottica causata dall'aggressione tedesca);
  • In secundis, il governo polacco in esilio non aveva alcun territorio su cui esercitare la propria sovranità;
  • In tertis, tale riconoscimento avrebbe implicato l'obbligo sovietico di ritirarsi ai suoi (indifendibili) confini del pre-Settembre 1939, e questo, oltre ad essere totalmente contrario agli interessi del governo e del popolo sovietico, avrebbe significato che tali territori sarebbero stati poi occupati, direttamente o (molto probabilmente) indirettamente dalla Germania tramite stati-clienti anti-sovietici, e questa possibilità, che avrebbe reso nullo qualsiasi sforzo sovietico fino a quel momento, era assolutamente inammissibile.

La posizione delle "democrazie liberali" occidentali in merito alle azioni sovietiche

Le azioni sovietiche nel Settembre 1939, oggi ipocritamente condannate come presunte "violazioni dei diritti umani" o del "diritto internazionale" (cose che NON furono, come dimostrato dalle fonti riportate in tutti i paragrafi precedenti) dalla propaganda anticomunista, antisovietica e russofoba del blocco USA-NATO (noto, invece, per le sue diverse violazioni sia del diritto internazionale che dei diritti umani), erano invece, all'epoca dei fatti, giustificate e approvate, soprattutto da parte degli alleati delle "democrazie liberali" occidentali di Francia e Regno Unito. Winston Churchill, all'epoca Primo Lord dell'Ammiragliato, ebbe da affermare, in un discorso via radio il 1 Ottobre 1939 poi trascritto sul New York Times il 2 Ottobre 1939:

«La Russia ha perseguito una fredda politica di interesse personale. Avremmo potuto desiderare che gli eserciti russi si mantenessero sulla loro linea attuale come amici e alleati della Polonia, invece che come invasori. Ma che gli eserciti russi si mantenessero su questa linea era chiaramente necessario per la sicurezza della Russia contro la minaccia nazista. [...] qui questi interessi della Russia ricadono nello stesso canale degli interessi di Gran Bretagna e Francia[42]

È importante notare che Churchill non condanna affatto la "Russia", ossia l'Unione Sovietica, per non aver "mantenuto la loro linea come amici e alleati della Polonia". Churchill era pienamente consapevole dei motivi (già approfonditi in precedenti paragrafi di questa voce) che spinsero le autorità sovietiche ad agire in questo modo, ossia: 1) l'intransigenza dei paesi dell'Europa dell'Est, guidati da giunte para-fasciste e anticomuniste, in particolar modo la Polonia, che fino a poco prima del 1 Settembre 1939 era ancora convinta di potersi alleare con la Germania in chiave anti-sovietica; 2) l'atteggiamento "attendista" e palesemente disinteressato di Francia e Regno Unito in merito alla proposta sovietica di "Sicurezza Collettiva". Tale posizione di riconoscimento oggettivo che l'Unione Sovietica non stesse facendo altro che garantire i propri interessi di sicurezza immediata sulle proprie frontiere è adottata anche da storici dichiaratamente anticomunisti, ma intellettualmente onesti e storicamente professionali, come Jonathan Haslam, Geoffrey Roberts, e Michael Carley:

«Loro [gli inglesi e i francesi] vedevano la delegazione [Drax] come un esercizio politico che avrebbe reso felice Mosca e fatto pressione su Berlino. In linea con questa strategia, l'ammiraglio Drax, il leader della delegazione britannica, ricevette l'ordine di ritardare la conclusione di qualsiasi accordo militare dettagliato e specifico. Quando la missione militare finalmente raggiunse Mosca, i russi scoprirono che l'ammiraglio Drax non aveva poteri scritti per negoziare e, sebbene i francesi avessero il potere di negoziare su tutte le questioni militari, non erano autorizzati a firmare alcun accordo. Al contrario, Voroshilov, leader della delegazione sovietica, presentò un mandato scritto per negoziare e firmare una convenzione militare. [...] Data la mancanza di intenzioni serie a Londra, era inevitabile che i russi si rivolgessero ai tedeschi[43]

«Il governo sovietico aveva un'altra opzione per proteggere la propria sicurezza, oltre alla conclusione di un patto di non aggressione con la Germania? [...] La risposta deve essere che la posizione sovietica era sia inflessibile che giustificata... La guerra era imminente e i tedeschi dissero a Molotov di scegliersi i suoi amici. [...] La crisi di Monaco e il fallimento dei negoziati anglo-franco-sovietici nel 1939 portarono direttamente al patto di non aggressione nazista-sovietico[44]

La storicamente unica irresponsabilità del governo polacco

Nessun altro governo durante la Seconda Guerra Mondiale fece qualcosa di lontanamente simile a ciò che fece il governo polacco.

Molti governi di paesi conquistati dall'Asse formarono "governi in esilio" per continuare la guerra. Ma solo il governo polacco si internò in un paese neutrale, privandosi così della capacità di funzionare come governo e privando il proprio popolo della propria esistenza come stato.

Cosa avrebbe dovuto fare il governo polacco, una volta capito di essere stato completamente sconfitto militarmente?

  • Il governo polacco avrebbe dovuto rimanere da qualche parte in Polonia, se non nella capitale, Varsavia, nella Polonia orientale. Se avessero creato una capitale alternativa a est, cosa che i sovietici si erano preparati a fare a est di Mosca, nel caso in cui i nazisti avessero catturato Mosca, allora avrebbero potuto conservare una Polonia "residua". Lì avrebbe dovuto capitolare, come fece, ad esempio, il governo francese nel luglio 1940. Oppure avrebbe potuto chiedere la pace, come fece il governo finlandese nel marzo 1940, e cedere territori (come dimostrato dai diari di Halder e dalle confessioni dei generali tedeschi durante gli interrogatori post-guerra, fino ad almeno il 12 Settembre 1939 i tedeschi erano convinti che la Polonia avrebbe ceduto solo i territori contesi). Va inoltre precisato che i governanti polacchi, radicalmente di destra e filo-fascisti, furono codardi anche nella sotto-categoria di cui facevano parte: il governo greco, ad esempio, guidato dal dittatore fascista Metaxas, disse coraggiosamente "no" alle pretese nazifasciste italo-tedesche (il "Giorno del No" è una festa nazionale ancora oggi fortemente sentita in Grecia), e Metaxas rimase in Grecia fino alla sua morte nell'Aprile del 1941, avvenuta per malattia, anche se alcuni ipotizzano fosse avvelenato da qualche membro filo-tedesco del suo entourage;
  • Il governo polacco avrebbe potuto fuggire nel Regno Unito o in Francia, paesi già in guerra con la Germania. I leader del governo polacco avrebbero potuto fuggire in aereo in qualsiasi momento. Oppure avrebbero potuto fuggire tramite il porto polacco di Gdynia, che ha resistito fino al 14 settembre, e fuggire in barca.
  • Perché non lo fecero? I leader del governo polacco pensavano che potessero essere uccisi? Bene, e allora? Decine di migliaia di loro concittadini e soldati vennero uccisi! Forse credevano davvero che la Romania avrebbe violato la sua neutralità con la Germania e li avrebbe lasciati passare in Francia? Se ci credevano, erano incredibilmente stupidi. Non c'è mai stata alcuna prova che il governo romeno abbia dato loro il permesso di farlo. Credevano che il Regno Unito e la Francia li avrebbero "salvati"? Se così fosse, anche quello era incredibilmente stupido. Anche se gli inglesi e i francesi avessero davvero intenzione di schierare un grande esercito per attaccare le forze tedesche a ovest, l'esercito polacco avrebbe dovuto resistere alla Wehrmacht per almeno un mese, forse di più. Ma l'esercito polacco era in rapida ritirata già dopo il primo o il secondo giorno di guerra. O forse erano fuggiti semplicemente per pura codardia. Questo è ciò che suggerisce la loro fuga da Varsavia, la capitale polacca.

Tutto ciò che è avvenuto in seguito, e la conseguente escalation del conflitto nella Seconda Guerra Mondiale, oltre ad essere colpa dell'"appeasement" anglo-francese, è stato specialmente la colpa della scelta dei governanti polacchi di farsi internare in Romania.

Cosa avrebbe comportato la possibilità di una "Polonia Residua"

Una "Polonia Residua", ossia una Polonia che avesse deciso di cedere dei territori alla Germania, continuando ad esistere come stato, ma con meno territori, avrebbe sicuramente potuto portare ad una rinascita del progetto di "Sicurezza Collettiva" proposto dai sovietici. I governanti di una "Polonia Residua", appurata l'ostilità tedesca nei loro confronti, sarebbero costretti a mettere da parte la loro russofobia e il loro sciovinismo in nome della riconquista dei territori perduti e della battaglia contro un nemico comune ormai certo. Una "Sicurezza Collettiva" in questa situazione avrebbe sicuramente impedito gran parte della carneficina della Seconda Guerra Mondiale, indebolito da subito la Germania, e garantito una Polonia neutrale e non allineata nel secondo dopoguerra, non dissimile da quanto avvenne storicamente per i paesi come la Finlandia, l'Austria o la Svezia.

Bibliografia

Note

    1. Barbero, 2014, minutaggio 46:24-47:32
    2. Maiolo, 1998, p.22
    3. Barbero, 2014,, minutaggio 6:52
    4. Thampi, 1990, citato in Infrawiki
    5. Barbero, 2014, minutaggio 11:54-12:17
    6. New York Times, 30 aprile 1934
    7. Pilarski, 2021
    8. Litvinov, 1934, p.54-58, citato in Prolewiki
    9. Latinski, 1992, p.94-95, citato anche in Infrawiki
    10. Documents on German Foreign Policy - Series D - Volume V - June 1937 - March 1939.pdf, p.168, citato parzialmnte anche in Furr
    11. Registrazione di una conversazione tra il commissario del popolo per gli affari esteri dell'URSS M. M. Litvinov e l'ambasciatore britannico presso l'URSS W. Seeds. 15 aprile 1939, tradotta dal russo
    12. Proposta presentata dal commissario del popolo per gli affari esteri dell'URSS M. M. Litvinov all'ambasciatore britannico presso l'URSS W. Seeds. 17 aprile 1939
    13. Un progetto di accordo tra Gran Bretagna, Francia e URSS, presentato al commissario del popolo per gli affari esteri dell'URSS V. M. Molotov dall'ambasciatore britannico presso l'URSS W. Seeds e dall'incaricato d'affari della Francia in URSS J. Payart. 27 Maggio 1939
    14. Roberts, 2012, p.21
    15. Registrazione di una conversazione tra il commissario del popolo agli affari esteri dell'URSS V. M. Molotov con l'ambasciatore britannico in URSS W. Seeds e l'incaricato d'affari di Francia in URSS J. Payart. 27 maggio 1939.
    16. Progetto sovietico di accordo anglo-franco-sovietico. 2 giugno 1939.
    17. Telegramma del rappresentante plenipotenziario dell'URSS in Gran Bretagna I. M. Maisky al Commissariato popolare per gli affari esteri dell'URSS. 8 giugno 1939.
    18. Memorandum presentato dal commissario del popolo agli affari esteri dell'URSS agli ambasciatori di Gran Bretagna e Francia presso l'URSS. 16 giugno 1939.
    19. Telegramma del commissario del popolo agli affari esteri dell'URSS ai rappresentanti plenipotenziari dell'URSS in Gran Bretagna e Francia, 17 luglio 1939.
    20. Da un telegramma del rappresentante plenipotenziario dell'URSS in Gran Bretagna I.M. Maisky al Commissariato popolare per gli affari esteri dell'URSS. 25 luglio 1939.
    21. Registrazione di un incontro delle missioni militari di URSS, Gran Bretagna e Francia. 12 agosto 1939.
    22. Telegramma del ministro degli Esteri francese J. Bonnet all'ambasciatore francese in Polonia L. Noel. 16 agosto 1939
    23. Telegramma del Ministro degli Affari Esteri polacco J. Beck all'Ambasciatore polacco in Francia J. Lukasiewicz. 20 agosto 1939.
    24. Barbero, 2014, minutaggio 47:32-49:15
    25. Carley, 2020
    26. Università di Fordham, Internet History Sourcebook
    27. Halder, 1939, 7 settembre, citato in Infrawiki
    28. Ibidem, 9 settembre, citato in Infrawiki
    29. Ibidem, 10 settembre, citato in Infrawiki
    30. Ibidem, 11 settembre, citato in Infrawiki
    31. Ibidem, 12 settembre, citato in Infrawiki, Furr
    32. Guerra sovietico-polacca del 1939, campagna di liberazione nella Bielorussia occidentale e nell'Ucraina occidentale, 1939.09.12
    33. Mader, 1970, reperibile in traduzione russa, 1999, p.104-105,107, citato anche in Furr
    34. Von Ribbentrop, 15 Settembre 1939, citato parzialmente in Furr
    35. Schulenburg, 16 Settembre 1939, citato parzialmente in Furr
    36. Kurt von Tippelskirch, Geschichte des Zweiten Weltkrieges (Bonn, 1954), citato in Furr
    37. Potëmkin, 1939, citato in Furr
    38. Molotov, 1939, citato in Furr
    39. Szapiro, New York Times, 2 Ottobre 1939, p.8, citato in Furr
    40. Convenzione di Montevideo, 1933, articolo 1, citato parzialmente anche in Furr
    41. Thomas D. Musgrave, Self-determination and national minorities (Oxford Monographs in International Law, Oxford University Press, 2000) p. 235 n. 170, citato in Furr
    42. Churchill, discorso alla radio del 1 Ottobre 1939, trascritto sul NYT del 2 Ottobre 1939, citato in Furr
    43. Jonathan Haslam, The Soviet Union and the struggle for collective security in Europe, 1933-39, St. Martin's Press, 1984, p.141,216, citato in Furr
    44. Geoffrey Roberts, The Unholy Alliance : Stalin's pact with Hitler, Indiana U.P. 1989, p.209,258, citato in Furr
    45. Katyn�. Plenniki neob�iavlennoi voiny. Moscow: Mezhdunarodnyi Fond "Demokratiia", 1999, citato in Furr
    46. Roberts, 1989, p.152-155
    47. Haslam, 1984, p.215-228