Iosif Vissarionovič Džugašvili, Stalin

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Iosif Vissarionovič Džugašvili, detto "Stalin"

Foto a colori di Iosif Stalin
Nome Ufficiale იოსებ ბესარიონის ძე ჯუღაშვილი
Nome Intero Iosif Vissarionovič Džugašvili, Stalin
Soprannomi Stalin, Koba
Data di nascita 18 Dicembre 1878[1]
Luogo di nascita Gori, Impero Russo (oggi in Georgia)
Data di morte 5 Marzo 1953
Luogo di morte Mosca, Unione Sovietica
Cariche politiche
  • Segretario generale del Partito Comunista dell'Unione Sovietica
    (03/04/1922 - 05/03/1953)
  • Presidente del Consiglio dei ministri dell'URSS
    (06/05/1941 - 05/03/1953)
  • Deputato del Soviet dell'Unione del Soviet Supremo dell'URSS
    (I, II e III Legislatura)
  • Commissario del Popolo per la Difesa dell'Unione Sovietica
    (19/07/1941 - 03/03/1947)
Partito politico

Iosif Vissarionovič Džugašvili, detto Stalin o Iosif Stalin (Gori, 18 dicembre 1878[1] – Mosca, 5 marzo 1953) è stato un rivoluzionario marxista-leninista, politico, poeta e militare sovietico di etnia et origini georgiane.

Tra i maggiori partecipi della Rivoluzione d’ottobre, Stalin ha guidato l’Unione Sovietica, ereditata dopo la morte di Lenin, sviluppandola dall’economia agraria che era, fino a portarla ad essere una superpotenza mondiale, dirigendo inoltre il Paese durante la Seconda Guerra Mondiale, conosciuta in Unione Sovietica come la Grande Guerra Patriottica, contro la Germania Nazionalsocialista di Adolf Hitler.

Stalin è una figura controversa nel clima politico odierno, poiché viene celebrato nei paesi orientali come un eroe rivoluzionario ma deriso nel mondo occidentale perché considerato un tiranno assetato di sangue a causa di decenni di propaganda anticomunista e di reinterpretazioni revisioniste in senso liberale del marxismo.

Etimologia

Il nome anagrafico di Stalin era Ioseb Besarionis Dze Jughašvili (in georgiano იოსებ ბესარიონის ძე ჯუღაშვილი), però avendo governato l'Unione Sovietica ed avendo effettuato attività rivoluzionaria prevalentemente tra russofoni il suo nome è stato anche russificato in Iosif Vissarionovič Džugašvili (scritto in cirillico Ио́сиф Виссарио́нович Джугашви́ли).

Durante la sua attività rivoluzionaria adottò due pseudonimi: Koba (traducibile come "Indomabile") e Stalin (In russo Ста́лин, traducibile come "Uomo d'Acciaio"). Nella maggior parte dei testi che parlano di lui viene menzionato come Iosif Stalin, nome che è stato anglicizzato dalla stampa dei paesi anglofoni in Joseph Stalin e tradotto anche dalla stampa di altri paesi come ad esempio la francofonizzazione in Joseph Staline, la teutofonizzazione Josef Stalin e l'italicizzazione di Giuseppe Stalin.

In Italia è noto anche come Baffone, nome affettuoso inizialmente utilizzato dalla comunità comunista partenopea durante la Seconda Guerra Mondiale nel motto Adda venì Baffone [2][3].

Biografia

Infanzia

Iosif Stalin nacque a Gori, in Georgia, allora sotto il dominio dell'Impero zarista russo, da Vissarion Džugašvili, un umile artigiano che successivamente svolse il mestiere da calzolaio presso una fabbrica di scarpe e da Ekaterina Geladze, figlia di contadini originari del villaggio di Gambarueli. Entrambi i genitori discendevano da servi della gleba di etnia georgiana.

Le fonti sulla sua data di nascita sono contrastanti, poiché nei registri della chiesa Uspenskij di Gori viene segnato il 6 dicembre 1878 del calendario giuliano (18 dicembre 1878 secondo il calendario gregoriano attuale), e viene segnata la stessa data di nascita pure sul certificato scolastico, in un rapporto della polizia russa, per l'arresto del 18 aprile 1902 e in altri documenti pre-rivoluzionari[4][5]. Secondo alcuni storici, Stalin avrebbe cambiato la data di nascita al 21 dicembre del 1879 in seguito alla Grande Rivoluzione Socialista d'Ottobre, data che viene segnata in numerose biografie del rivoluzionario georgiano.

Non si hanno molte informazioni sull'infanzia del giovane «Soso» (diminutivo in georgiano di Iosif), come veniva soprannominato allora Iosif Džugašvili, e spesso sono contrastanti. Si sa per certo che Stalin proveniva da un ceto popolare e di conseguenza la famiglia era molto umile a tal punto che i fratelli di Soso morirono in tenera età. In una intervista rilasciata nel 1931 allo scrittore tedesco Emil Ludwig, Stalin disse: «I miei genitori non avevano molta cultura, ma fecero molto per me», e disse anche che non subì maltrattamenti da parte dei genitori, affermando di essersi avvicinato al marxismo «soltanto perché ho constatato che i marxisti avevano ragione»[6]. Tuttavia alcuni «storici» occidentali, obbedienti ai diktat dogmatici della propaganda anticomunista, ipotizzano (sulla base di pura speculazione, una metodologia tutt'altro che storiografica) che l'infanzia di Stalin fu molto dura e che il padre fosse in realtà molto violento[7].

I genitori fecero di tutto per far sì che Stalin potesse iscriversi a scuola e studiare: Il padre fu costretto a trasferirsi a Tbilisi per lavorare presso un calzaturificio e poté tornare a Gori dalla moglie e dal figlio solo occasionalmente, mentre la madre lavorava come lavandaia, cuoca e sarta presso grandi famiglie che avevano possedimenti. Grazie ai loro sforzi, il giovane Soso fu iscritto nel 1888 alla scuola parrocchiale di Gori.

Il seminario teologico di Tbilisi

Dopo aver superato brillantemente gli esami nel 1894, Stalin proseguì gli studi superiori presso il Seminario Teologico di Tbilisi assieme all'amico d'infanzia Iremašvili. Il seminario era una scuola di formazione del clero particolarmente legata al regime zarista russo, ed infatti venne ricordato da Stalin e da altri suoi compagni di corso come un ambiente pieno di imposizioni spietate atte alla repressione della lingua georgiana e di chiunque avesse mosso una minima critica al regime zarista. Il seminario quindi bandiva alcuni classici russi come i libri di Dostoevskij, Tolstoj, Turghenev, ecc... ed al contempo anche la lingua georgiana fu bandita tanto che libri ed opuscoli scritti in georgiano o in altre lingue che non fossero il russo erano banditi[8].

Ciononostante, l'opposizione studentesca alle politiche clericali e zariste fu netta e generalizzata, e nell'ambiente del seminario teologico di Tbilisi proliferava una formazione rivoluzionaria clandestina per i movimenti nazionalisti e marxisti. Nel 1893, un anno prima che Stalin si iscrisse al Seminario Teologico di Tbilisi, gli studenti si organizzarono in una accesa protesta e chiedevano la fine del regime di delazione e di repressione, la rimozione degli insegnanti e dei dirigenti d'istituto più autoritari e l'introduzione dello studio della lingua georgiana tra le materie d'insegnamento. In tutta risposta la polizia represse la manifestazione e la scuola bandì diversi studenti dall'università ed alcuni di loro furono banditi pure da Tbilisi. Uno degli studenti banditi dalla città fu Lado Kestoveli, di cui Stalin nutrì una profonda stima. Lado Kestoveli continuò l'attività rivoluzionaria militando anche presso l'organizzazione "Messame Dessi" assieme a Stalin al suo rientro illegale a Tbilisi, inoltre allestì una tipografia a Baku che stampava l'Iskra fino al suo arresto nel 1902 ed alla sua morte per mano di una guardia carceraria avvenuta nell'agosto 1903.

Stalin, nonostante fosse uno dei migliori studenti del seminario, leggeva anche molti libri banditi dal seminario tra cui il romanzo Il Patricidio dello scrittore georgiano Aleksandr Kazbegi, a cui Stalin si ispirò per il soprannome Koba che era il nome del protagonista del romanzo[9]. Inoltre Stalin iniziò sin da subito a frequentare circoli marxisti ed a divulgare propaganda comunista nel seminario che gli costò l'espulsione nel 1899.

Stalin infatti si era iscritto alla branca georgiana/caucasica del Partito Operaio Socialdemocratico Russo già dal 1898, inoltre frequentava ed aderiva ad organizzazioni e collettivi marxisti come la già citata Organizzazione "Messame Dessi", frequentando e dialogando anche con gli operai delle officine ferroviarie di Tbilisi[10] e del calzaturificio dove lavorava il padre.

Le prime attività rivoluzionarie ed il primo arresto.

Stalin giocò un ruolo centrale nelle attività rivoluzionarie dei Bolscevichi, una fazione del Partito Operaio Socialdemocratico Russo (POSDR) guidato da Vladimir Lenin, prima e durante la Rivoluzione d'Ottobre.

Già nel 1898, Stalin conduce battaglie interne al movimento "Dessame Dessi", contro la maggioranza del movimento formata da opportunisti come Žordania e Džililadze, tuttavia, grazie anche al supporto di Ketskoveli e Tsulukidze, ricevette l'appoggio degli operai di Tbilisi, trionfando contro gli opportunisti nel 1900. Sempre nel 1900, Stalin organizzò la prima manifestazione del 1° maggio che portò in piazza a Tbilisi oltre un centinaio di operai[11]. L'attività svolta da Stalin si rivelò essere una spina nel fianco per il regime zarista e per le autorità del Caucaso, tanto che nel marzo 1901 gli agenti dell'Ochrana perquisirono l'appartamento di Stalin presso l'osservatorio fisico dove lavorava dal 1899 come calcolatore et osservatore[12]. Il primo maggio 1901 Stalin organizzò un altro corteo a Tbilisi, che iniziò dal Parco Vera ed ebbe un successo enorme, portando in piazza migliaia di manifestanti e venendo celebrato da Vladimir Lenin sull'Iskra[13].

Dal 1902 al 1917 Stalin verrà arrestato numerose volte a causa della repressione zarista delle sue attività rivoluzionarie. Il suo primo arresto avvenne il 6 aprile 1902 e fu detenuto nel carcere di Batumi, oggi nella regione georgiana dell'Agiaria. Nell'aprile 1903 fu spostato a Kutaisi. Nonostante fosse detenuto in carcere, Stalin ebbe modo di rimanere in contatto con altri militanti del POSDR e addirittura gestire il partito, scoprendo dal carcere che nel frattempo si è svolto il II Congresso del POSDR e che c'è stata una separazione netta tra Bolscevichi e Menscevichi, con Stalin che prese le posizioni dei Bolscevichi sin da subito. Per questa ragione, le autorità zariste pensavano bene di deportare Stalin in Siberia per tre anni, ma Stalin riuscì ad evadere il carcere nel 1904.

La fuga dal carcere e la Rivoluzione del 1905

Fuggito dal carcere, Stalin tornò a Tbilisi dove riuscì ad intensificare le sue attività rivoluzionarie lavorando principalmente tra Tbilisi, Batumi e Baku (oggi capitale dell'Azerbaigian), inoltre Stalin godeva di ottime capacità di organizzazione che gli permisero di formare i primi soviet degli operai e dei contadini nel Caucaso. Nel 1905 Stalin divenne direttore del periodico Notiziario dei lavoratori caucasici e pubblicò il suo primo saggio denominato A proposito dei dissensi nel partito, a dimostrazione che Stalin allora stava approfondendo la divisione tra i Bolscevichi ed i Menscevichi, le due principali fazioni del Partito Operaio Socialdemocratico Russo (POSDR)[14].

Mentre era in corso la Rivoluzione Russa del 1905, fu organizzato il Terzo Congresso del POSDR, dove i Bolscevichi invitarono i Menscevichi ma questi ultimi rifiutarono l'invito e si organizzarono in un'altra conferenza separata. Stalin ha avuto modo di tenersi informato sia sul congresso del POSDR che ha visto la partecipazione prevalentemente dei Bolscevichi e di altre fazioni minoritarie interne al partito, sia la conferenza dei Menscevichi, traendo la conclusione che entrambi hanno discusso gli stessi problemi ma sono giunti a conclusioni e soprattutto a linee tattiche diverse. Stalin descrisse e si pronunciò su queste divergenze tra le due fazioni, affermando che i Bolscevichi sostenevano che, nonostante quella in corso nel 1905 fosse una rivoluzione democratico-borghese, era tuttavia un evento che permetteva al proletariato di organizzarsi et elevarsi politicamente, acquistare l'esperienza e la pratica della direzione politica delle masse lavoratrici e passare dalla rivoluzione borghese alla rivoluzione socialista, inoltre l'opinione dei Bolscevichi era che la vittoria della rivoluzione era possibile soprattutto se il proletariato si coalizzava principalmente coi contadini. Al contrario i Menscevichi erano dell'idea che il capo della rivoluzione fosse la borghesia liberale e che il proletariato dovesse coalizzarsi con la borghesia[15]. Nell'Aprile 1905, durante la grande assemblea di Batumi, Stalin difese le decisioni prese dal congresso del POSDR e smontò le argomentazioni dei leader menscevichi locali Ramišvili e Arsenidze.

A fine novembre 1905 Stalin diresse la IV Conferenza bolscevica dell'Unione del Caucaso del POSDR, inoltre Stalin fu convocato anche alla partecipazione della Prima Conferenza panrussa dei bolscevichi tenutasi il 12 dicembre 1905 a Tampere in Finlandia. Lì Stalin ebbe occasione di incontrare per la prima volta Lenin. Nel 1906 Stalin ha avuto modo di partecipare anche al Quarto Congresso del POSDR, che siglò una riunificazione formale tra Bolscevichi e Menscevichi. Qui Stalin ebbe modo di tenere ben due discorsi[16][17]. Stalin fu eletto dagli operai bolscevichi del Caucaso e di conseguenza convocato a rappresentarli anche al Quinto Congresso del POSDR avvenuto nel 1907.

Le attività nel Caucaso ed il secondo arresto

Nel 1906 e nel 1907 nel Caucaso si formeranno numerosi sindacati come i sindacati degli operai, dei tipografi, dei lavoratori del commercio a Tbilisi ed il sindacato degli operai delle industrie petrolifere a Baku. Stalin si rivelerà una persona chiave per l'attività dei sindacati caucasici contribuendo in prima persona alla loro fondazione ed alla loro organizzazione, dimostrandosi ancora una volta un abile dirigente rivoluzionario legato alle masse popolari con un profondo legame. Stalin rafforzò inoltre la linea bolscevica all'interno del POSDR nel Caucaso.

Tornato nel Caucaso a seguito del V congresso del POSDR avvenuto a Londra nel 1907, Stalin rimase brevemente a Tbilisi per poi trasferirsi a Baku su ordine del Partito dove intensificò la sua attività editoriale (era il redattore del Bakinskij Rabočij) e svolse un'azione decisiva per l'affermazione del bolscevismo sul piano ideologico, politico e organizzativo, pubblicando gli esiti del congresso che furono favorevoli per i Bolscevichi. Stalin a Baku era anche molto attivo nel campo sindacale, dove guidò il locale sindacato degli operai ad una vittoria della lotta per il contratto collettivo contro gli industriali del settore[18].

Nel 1908 Stalin fu arrestato e detenuto in carcere a Baku rimanendo in contatto con il POSDR, con i sindacati e con i gruppi bolscevichi della futura capitale azera, continuando a scrivere articoli per il Bakinskij Rabočij e per altri giornali caucasici. Il 9 Novembre 1908 verrà condannato alla deportazione nel villaggio di Sol'vyčegodsk, oggi nell'oblast di Arcangelo, giungendo a destinazione solo a gennaio a causa di continui e fortissimi attacchi febbrili che lo tenevano ricoverato all'ospedale di Viatka. Stalin evade da Sol'vyčegodsk nel mese di giugno 1909 rientrando illeglamente a Baku, proseguendo la sua attività rivoluzionaria.

Al suo ennesimo rientro a Baku, Stalin notò una nuova crisi interna del POSDR segnata dall'azione dei Menscevichi che sabotavano il piano rivoluzionario del partito liquidando le conquiste rivoluzionarie ottenute nel 1905 avvicinandosi ad una coalizione con il partito dei "cadetti", che rappresentava la borghesia liberale. Al contempo nel POSDR era presente anche un' altra fazione denominata «Otzoviti», i quali sostenevano invece l'abbandono di tutte le attività legali del partito, l'abbandono della Duma e las riorganizzazione del partito tramite comitati clandestini. Stalin esprimerà una sua opinione sulla situazione del partito e tramite il Comitato di Baku del POSDR dà, il 2 agosto, il pieno appoggio a Lenin e alla maggioranza della redazione del "Proletari" che si era espressa per la condanna della linea e dell'operato degli otzovisti e per la loro esclusione dall'organizzazione bolscevica[19]. Nel settembre 1909 Stalin torna a Tbilisi per dirigere da lì la lotta del partito contro i liquidatori menscevichi almeno nel contesto caucasico.

Gli anni '10: Tra la libertà e il carcere

Il 23 marzo 1910 l'Ochrana arresta nuovamente Stalin imponendogli, oltre alla detenzione a Sol'vyčegodsk, anche la pena di interdizione nel Caucaso per cinque anni. Nonostante Stalin fosse sottoposto ad un regime di stretta sorveglianza, riuscì a rimanere in contatto con il Comitato Centrale del Partito, da cui era riuscito ed entrare in stretto contatto già negli anni precedenti. Nel giugno 1911 termina la detenzione e Stalin scelse Vologda come luogo di permanenza per il periodo di libertà vigilata, vivendoci per due mesi preparando il suo trasferimento a Pietrogrado, utilizzando documenti falsi. La permanenza a Pietrogrado di Stalin durerà solo due giorni, poiché fu subito riconosciuto e ricondotto a Vologda scontare la libertà vigilata. Ciò impedirà a Stalin la partecipazione ai lavori per la sesta conferenza del POSDR a Praga nel 1912.

Durante la VI Conferenza del POSDR, Lenin riuscì a cacciare i Menscevichi dal partito, segnando così la nascita del Partito Operaio Socialdemocratico Russo (bolscevico), anche se verrà fondato ufficialmente nel 1917. Sempre durante la conferenza, Lenin nominò Stalin come membro del Comitato Centrale del partito.

Stalin verrà arrestato nuovamente nel 1912, in concomitanza con l'uscita del primo numero della Pravda. Fu esiliato a Narym, in Siberia (oggi nell'Oblast' di Tomsk). Stalin riuscirà comunque ad evadere da Narym ed a ritornare a Pietrogrado, dove si occuperà della lotta al menscevismo, della direzione della "Pravda", del coordinamento e dello sviluppo del lavoro e del legame politico tra tutte le organizzazioni del partito nelle varie regioni, oltre anche all' impostazione della campagna in vista delle elezioni della IV Duma di Stato[20]. Tra le varie cose, Stalin fu nominato presidente del Politburo.

Tra il 1912 ed il 1913 Stalin girerà tra Mosca, Pietrogrado e Cracovia, (allora nell'Impero Austro-Ungarico, dove risiedevano i membri del Comitato Centrale in esilio) per seguire alcuni lavori del Comitato Centrale come prendere delle contromisure per alcuni sabotaggi del partito di matrice menscevica. Nel 1913 Stalin è a Vienna per seguire direttamente il lavoro di pubblicazione e di diffusione del "Comunicato", scritto da Lenin, e delle risoluzioni del CC. Sempre a Vienna, Stalin scrisse Il marxismo e la questione nazionale, uno dei più importanti libri bolscevichi che Lenin stesso ha apprezzato et approvato e che trattava tutti gli aspetti connessi al problema delle nazionalità[21]. Fu qui che decise di adottare ufficialmente il soprannome di «Stalin», che significa Acciaio

Rientrato a Pietrogrado, Stalin fu nuovamente arrestato nel febbraio 1913 e deportato in Siberia. Inizialmente fu deportato nel villaggio di Kostino, nel distretto di Turuchansk. A Turuchansk, Stalin conviveva con Sverdlov, anch'egli esiliato bolscevico. Nel marzo 1914, per evitare l'ennesima evasione di Stalin, fu trasferito a Kureika, nel Circolo Polare Artico, oggi nel Territorio di Krasnojarsk. A Kureika, Stalin era quasi completamente isolato dal resto del mondo e non ebbe alcun modo di effettuare attività politica se non organizzando riunioni con altri esiliati politici nei villaggi vicini. Anche la vita quotidiana era difficile, a causa dell'assenza di risorse materiali e dell'impossibilità di leggere giornali o ascoltare musica. Ciononostante, Stalin venne a sapere qui dello scoppio della Prima Guerra Mondiale ed un'esiliata ha ricordato che Stalin divulgava tra gli altri esiliati il suo pensiero contrario all'autocrazia zarista[22]. Nel 1916 Stalin fu chiamato alle armi e portato a Krasnojarsk, tuttavia Stalin fu risultato non idoneo a causa di una semirigidità al braccio sinistro, e fu così trasferito ad Ačinsk per scontare la fine della sua prigionia.

Ad Ačinsk Stalin venne a sapere della Rivoluzione di Febbraio e fu successivamente liberato assieme ad altri esiliati che poterono così tornare nelle principali città russe.

Il 1917 a Pietrogrado: Verso la rivoluzione

A seguito della Rivoluzione di Febbraio, Stalin fu liberato ed il rivoluzionario sovietico poté tornare a vivere alla capitale, Pietrogrado. Qui Stalin verrà ospitato da Sergej Alliluev, che Stalin conosceva sin dai tempi del seminario teologico di Tbilisi (allora Alliluev era un ferroviere). Appena tornato a Pietrogrado, Stalin entrò nella redazione della Pravda, dove vi scrisse e pubblicò gli articoli Sui soviet dei deputati degli operai e dei soldati e Sulla guerra, dove analizzava la situazione politica che si era creata con la Rivoluzione di Febbraio ed indicava i compiti che i bolscevichi dovevano svolgere in quel periodo storico[23][24].

Il 18 marzo Comitato Centrale del POSDR(b) nomina Stalin come membro del Comitato Esecutivo del Soviet di Pietrogrado. Il 3 aprile una folla di operai guidati da Stalin accolgono Lenin al suo rientro dall'esilio presso la stazione Finlandia di Pietrogrado. Collaborò strettamente con Lenin condividendo le Tesi d'Aprile e diventando uno dei più importanti dirigenti della rivoluzione, segnando un ruolo cruciale per la Grande Rivoluzione Socialista d'Ottobre. Stalin ricorderà con affetto questo periodo storico, affermando nel 1926 di aver ricevuto il suo «terzo battesimo di combattente rivoluzionario»[25].

La Grande Rivoluzione Socialista d'Ottobre

A causa della forte repressione antibolscevica da parte del governo provvisorio borghese che avvenne nell'estate del 1917, il VI Congresso del POSDR(b) si tenne in segreto tra luglio e agosto. Durante il congresso, Stalin assunse un ruolo centrale nella guida delle deliberazioni e nell'elaborazione della tattica rivoluzionaria che si sarebbe rivelata decisiva per il trionfo dei bolscevichi[26]. Fu Stalin a gestire il congresso a causa dell'assenza di Lenin dovuta all'auto-esilio che Lenin svolse a causa della repressione.

Uno dei temi principali discussi nel congresso fu l'inevitabilità dello scontro finale tra la rivoluzione e le forze controrivoluzionarie rappresentate dal governo provvisorio e dagli elementi borghesi et imperialisti. Stalin, in linea con il pensiero di Lenin, sostenne che la Russia si trovava di fronte a due vie: una, quella della continuazione della guerra e del dominio borghese; l'altra, quella della rivoluzione proletaria che avrebbe abbattuto le strutture di potere esistenti, portando il controllo politico nelle mani della classe operaia e dei contadini poveri. Il congresso deliberò la necessità di un cambiamento nella strategia bolscevica, abbandonando l’idea del passaggio pacifico del potere ai Soviet. Stalin sostenne che la dittatura della borghesia imperialistica e del governo provvisorio richiedeva un abbattimento violento per permettere la transizione del potere alla classe operaia. Con questo cambio di tattica, il partito si preparò quindi per uno scontro armato, con un consenso crescente tra operai, soldati e contadini. Stalin rispose ai delegati congressuali sulla necessità di un’organizzazione di lotta rivoluzionaria distinta, non limitata ai Soviet, ma orientata al controllo diretto del potere da parte dei lavoratori.

Stalin svolse un ruolo decisivo nel preparare il partito a gestire i tentativi controrivoluzionari, come dimostrato nel periodo immediatamente successivo al congresso, quando il generale Kornilov tentò un colpo di Stato per rovesciare il governo provvisorio e instaurare una dittatura militare. Stalin, attraverso i suoi articoli sui giornali bolscevichi come il Raboči" ed il Raboči put', denunciò il complotto e fornì indicazioni su come respingere la minaccia controrivoluzionaria[27]. L’attività di Stalin fu anche cruciale all’interno dei Soviet, dove il suo lavoro contribuì a consolidare l’influenza bolscevica. Nelle discussioni interne al partito, Stalin fu un forte sostenitore della linea di Lenin, opponendosi a figure come Kamenev e Zinovjev, che erano scettici sulla tempestività dell'insurrezione. Il Comitato centrale bolscevico, sotto la guida di Stalin e Lenin, decise di procedere con l’insurrezione armata, senza attendere l’apertura del II Congresso dei Soviet, come proposto da Trotskij[28].

La data dell’insurrezione fu anticipata per contrastare le mosse del governo provvisorio, che stava pianificando una repressione. Nella notte tra il 24 e il 25 ottobre 1917 (6-7 novembre, secondo il calendario gregoriano), l’insurrezione ebbe inizio a Pietrogrado, e Stalin giocò un ruolo chiave nel coordinamento delle operazioni, insieme a Lenin e ad altri leader bolscevichi. La vittoria fu rapida e il 25 ottobre il II Congresso dei Soviet proclamò la presa del potere da parte dei bolscevichi, seguito dalla promulgazione dei decreti sulla pace e sulla terra[15].

Dopo la Rivoluzione

Dopo la vittoria della Grande Rivoluzione Socialista d'Ottobre, Stalin fu incaricato a coprire la carica del Commissario del popolo per le nazionalità nella neonata Repubblica Sovietica Federativa Socialista Russa (RSFSR). Questo incarico portò Stalin a dedicarsi con grande energia alla costruzione dello Stato sovietico, che avrebbe portato successivamente alla creazione dell'Unione Sovietica (URSS). La sua missione con quell'incarico fu quella di affrontare la "questione nazionale", un problema di primaria importanza nella storia russa, prima e dopo la rivoluzione[29][30][31].

Sotto il regime zarista, l’impero russo era noto come una “prigione dei popoli”. Popoli come bielorussi, polacchi, ucraini, georgiani, armeni, estoni, finlandesi, chirghisi e molte altre nazionalità, erano oppressi dallo sciovinismo del "grande russo", che rappresentava una parte importante dell'élite imperiale. Lo zarismo aveva imposto una politica di assimilazione forzata che proibiva l’uso delle lingue nazionali, soffocava la cultura locale e imponeva una tassazione soffocante. Questa oppressione etnica aveva lasciato ferite profonde nelle nazionalità subalterne, rendendo la questione nazionale una delle sfide più complesse e urgenti da affrontare nel nuovo Stato socialista.

Stalin, con una profonda conoscenza del pensiero marxista-leninista e una comprensione delle problematiche legate alla questione nazionale, sviluppò una strategia che si incentrava sul diritto delle nazioni all'autodeterminazione, fino alla separazione e alla formazione di stati indipendenti, se necessario. Lenin condivise pienamente questa visione e apprezzò il lavoro di Stalin già a partire dal 1904, quando Stalin operava nell’organizzazione del partito socialdemocratico nel Caucaso, cercando di superare i nazionalismi e unire il proletariato in una lotta di classe comune. Uno degli scritti più importanti di Stalin su questo tema fu Il marxismo e la questione nazionale, dove delineò il concetto di nazione come una comunità storicamente formatasi, con una lingua, un territorio, una vita economica e una cultura comuni. Stalin sottolineava che il nazionalismo borghese era una forma di divisione che serviva gli interessi della classe dominante e che il proletariato doveva lottare per la completa uguaglianza tra le nazionalità, senza rinunciare alla lotta di classe[21]. Attraverso l’applicazione di questi principi, Stalin contribuì significativamente alla costruzione di un sistema statale che garantiva l’autonomia delle nazionalità, senza però compromettere l’unità dell’URSS. La sua abilità nel gestire la questione nazionale fu dimostrata nel modo in cui riuscì a mantenere un equilibrio tra le esigenze delle diverse minoranze etniche e la necessità di costruire uno Stato forte e centralizzato.

Stalin ebbe un ruolo decisivo nella promulgazione della "Dichiarazione dei diritti dei popoli della Russia" nel 1917, un documento che sanciva i diritti delle nazioni a decidere del proprio destino. Questo testo fu la base per la creazione dell'URSS, un sistema federale che, pur riconoscendo l'autonomia delle varie repubbliche, mantenne una forte centralizzazione del potere sotto la guida del Partito Comunista[32].

Il trattato di Brest-Litovsk

Stalin condivideva con Lenin l'idea che l'esercito russo era stremato e doveva abbandonare la guerra, e di conseguenza supportò Lenin alla firma del Trattato di Brest-Litovsk. Tale azione fu invece criticata anche da altri bolscevichi (che poi si rivelarono traditori della rivoluzione) come Bucharin e Trotskij, i quali sostennero che la guerra dovesse continuare per poter così espandere la rivoluzione anche in altri paesi imperialisti[33][34]. Il Trattato di Brest-Litovsk è inoltre considerata da alcuni storici come l'inizio della Guerra Civile Russa tra l'Armata Rossa e l'Armata Bianca, con la presenza di altre fazioni come eserciti indipendentisti, gruppi rivoluzionari antibolscevichi, ecc..., tuttavia il trattato era fondamentale per poter terminare una guerra iniziata dallo Zar per pretesti imperialistici a cui l'Unione Sovietica era contraria[34].

Trotskij inizialmente doveva essere uno dei firmatari della pace di Brest-Litovsk, ma si rifiutò di firmare causando una nuova avanzata militare tedesca. Alla fine fu Stalin a firmare la pace al posto di Trotskij, fermando l'avanzata tedesca, portando i tedeschi a riformulare le condizioni per la pace rendendole maggiormente sfavorevoli per i bolscevichi[34].

La firma del trattato di Brest-Litovsk con l'Impero Tedesco, nel marzo del 1918, segna uno dei momenti cruciali. Questo trattato, descritto da Lenin come una "pace disgraziata", fu accettato dai bolscevichi come misura temporanea per permettere al governo sovietico di consolidarsi. La Russia fu costretta a cedere ampie porzioni di territorio, compresa l'Ucraina e le regioni baltiche, perdendo risorse vitali e infrastrutture economiche. Nonostante la dura realtà del trattato, esso rappresentò una necessità strategica per garantire la fine della guerra e consentire ai bolscevichi di affrontare i problemi interni.

La Guerra civile russa e la NEP

La Guerra civile russa scoppia a seguito della Grande Rivoluzione Socialista d'Ottobre con le forze controrivoluzionarie (che vennero supportate anche dagli stati dell'Intesa) che cercarono sin da subito di imporsi (come si può notare con la rivolta dei Junker avvenuta pochi giorni dopo la Rivoluzione). Un intensificazione degli scontri bellici interni sono avvenuti con il trattato di Brest-Litovsk e la guerra si protrarrà fino al 1922. Nel frattempo l'economia russa era a pezzi ed i bolscevichi decisero di fare le prime riforme economiche come l'aumento della produttività e lo sviluppo dell'industria pesante, elementi considerati essenziali per la costruzione del socialismo. Il controllo del commercio e della distribuzione delle risorse economiche divenne una priorità, così come l'organizzazione del lavoro secondo i principi del socialismo, volti a ridurre le disuguaglianze e migliorare le condizioni di vita dei lavoratori.

Il ruolo di Stalin fu centrale nell'organizzazione della resistenza contro gli eserciti controrivoluzionari e le truppe straniere (in particolare dei paesi dell'intesa ossia Regno Unito, Francia e Stati Uniti d'America, ma erano presenti anche le truppe Giapponesi nel territorio del Litorale e dell'Estremo Oriente Russo). Stalin si rivelerà essere un abile amministratore anche in ambito militare, e fu in grado di rafforzare il partito e gestire le lotte interne contro le fazioni contrarie, come i trotskisti ed i comunisti di sinistra. Dava importanza alla disciplina interna ed alla centralizzazione del potere, ed assumeva un ruolo sempre più decisivo nella struttura organizzativa del partito[35][36][37].

Nel 1921 l'Armata Rossa era l'esercito più forte nello scenario bellico, sebbene la guerra civile non fosse ancora terminata, ma finì solo nel 1924. In questo contesto avvenne il X Congresso del Partito Comunista (bolscevico) di Russia, dove fu discusso l'importanza di procedere tramite la Nuova Politica Economica (NEP), che nonostante fosse una marcia indietro in ambito economico essa era fondamentale per ricostruire il paese prima di procedere con il socialismo. Nel XI Congresso del partito, avvenuto l'anno seguente (l'ultimo a cui partecipò Lenin a causa dei problemi di salute), Lenin espose i successi ed i traguardi in ambito economici della NEP.

Stalin, che in quel periodo stava consolidando il suo ruolo di leader all'interno del partito, giocò un ruolo cruciale nell'implementazione delle decisioni del congresso. Sostenne la necessità di una disciplina rigorosa all'interno del partito per affrontare le difficili sfide della ricostruzione. Venne inoltre ribadita l'importanza di una leadership unitaria e compatta per evitare divisioni e frazionismi all'interno del partito, considerate pericolose per la stabilità del potere sovietico[38].

Stalin si accoda a Lenin ed in futuro sulla NEP si esprimerà in questo modo: «Ma dire che la NEP sia capitalismo è una sciocchezza, una totale sciocchezza. La NEP è una politica speciale dello Stato proletario volta a consentire il capitalismo mentre le posizioni di comando sono detenute dallo Stato proletario, mirata a una lotta tra gli elementi capitalisti e socialisti, mirata ad aumentare il ruolo degli elementi socialisti a scapito dei capitalisti elementi, mirati alla vittoria degli elementi socialisti sugli elementi capitalisti, mirati all’abolizione delle classi e alla costruzione delle basi di un’economia socialista. Chi non riesce a comprendere questa duplice natura transitoria della NEP si allontana dal leninismo»[39].

Stalin svolse un ruolo importante anche nel promuovere l'idea che la centralizzazione del potere fosse necessaria per garantire la stabilità del nuovo Stato socialista. All'interno del partito, fu data particolare enfasi alla formazione di nuovi quadri dirigenti, capaci di guidare la produzione industriale e le altre attività economiche. Questo sforzo faceva parte di un più ampio tentativo di rafforzare l'apparato statale e di migliorare la gestione economica in un contesto di transizione[40].

Il XII Congresso del partito: La nascita dell'Unione Sovietica

Nel dicembre 1921 si svolse il XII congresso del Partito Comunista (bolscevico) di Russia, a cui parteciparono anche i principali esponenti dei partiti bolscevichi in Ucraina, Bielorussia e nel Caucaso. Il Congresso sancì la nascita ufficiale dell'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (conosciuta anche come Unione Sovietica, abbreviabile in URSS) governate dai bolscevichi: la Repubblica Sovietica Federativa Socialista Russa (RSFSR), la Repubblica Socialista Sovietica Ucraina, la Repubblica Socialista Sovietica Bielorussa e la Repubblica Socialista Federativa Sovietica Transcaucasica (RSFST) che verranno sciolte nel 1936 dando alla luce le Repubbliche Socialiste Sovietiche di Georgia, Armenia, ed Azerbaijan. Nella neonata Unione Sovietica non si unirono tuttavia Tannu Tuva e la Repubblica Popolare Mongola, che erano anch'esse. Stalin ebbe un ruolo determinante in questo processo. La sua visione dell'unificazione fu essenziale per superare le resistenze locali e garantire una coesione che permettesse la formazione di un grande stato multinazionale. Egli vedeva l'Unione Sovietica non solo come un insieme di repubbliche, ma come un'entità unica e centralizzata, un mezzo per rafforzare il socialismo e la difesa contro le minacce esterne, soprattutto da parte delle potenze imperialiste.

Un altro tema chiave del congresso fu il rapporto tra il partito e lo Stato. Stalin enfatizzò l'importanza di mantenere una disciplina interna rigida e di evitare ogni forma di frazionismo. La necessità di formare una nuova generazione di dirigenti fu al centro del dibattito. Molti dei quadri storici del partito, incluso Lenin, erano ormai anziani o affetti da problemi di salute (infatti Lenin non poté partecipare a questo congresso a causa dei suoi problemi di salute), e Stalin propose quindi di ampliare il Comitato Centrale per includere nuovi membri capaci di gestire le sfide future.

Stalin sottolineava che il processo di centralizzazione economica e politica era essenziale per garantire l'efficienza dello Stato sovietico. Questa posizione lo portò a promuovere una visione di pianificazione economica che avrebbe poi caratterizzato gli anni successivi della sua leadership. Il piano quinquennale divenne uno strumento chiave per la trasformazione dell'Unione Sovietica in una potenza industriale[40][41][42].

Morte di Lenin: la successione del potere

L'ultimo intervento pubblico di Lenin si tenne il 20 novembre 1922 e fu un discorso presso la seduta plenaria del Soviet di Mosca. Lenin aveva la salute compromessa a causa dell'attentato che subì il 30 agosto 1918 (sopravvivendo) e del lavoro rivoluzionario che continuava a svolgere sforzandosi. Nel 1923 Lenin era molto preoccupato per la sorte del partito comunista e della rivoluzione, perché Lenin iniziava già a vedere la spaccatura interna che minava l'unità di partito che Lenin e Stalin difendevano. Nell'autunno 1923 avvenne infatti anche la Crisi delle forbici: I prezzi dei prodotti industriali erano sproporzionatamente alti rispetto a quelli agricoli, causando un forte squilibrio economico. Questa crisi aggravò ulteriormente la già fragile situazione interna e portò a una divisione sempre più marcata all'interno del Partito[43].

Il clima che si venne a creare nel 1923 era un clima di crisi interna al partito, dato che le condizioni di salute di Lenin peggioravano sempre di più fino alla morte del leader avvenuta il 21 gennaio 1924, ed al contempo l'unità di partito era messa a dura prova dall'atteggiamento frazionistico di alcuni esponenti del Partito che avevano Trotskij alla sua testa. Lo scontro fu principalmente tra Stalin e Trotskij: Stalin poneva una maggiore enfasi sulla necessità di costruire il socialismo in un solo paese e mantenere la stabilità interna, appunto come aveva già teorizzato Lenin, invece Trotskij promosse la Rivoluzione permanente. Questa divergenza teorica si tradusse in una lotta politica accesa, che vide Trotskij tentare di mobilitare una parte del Partito e dell'apparato statale contro Stalin. Il suo obiettivo era quello di riformare il Partito secondo una linea più radicale e orientata verso l'internazionalismo rivoluzionario[44][45][46]: Tuttavia, il blocco stalinista, ben organizzato e sostenuto da alleati come Zinovjev e Kamenev, riuscì a mantenere il controllo del partito e a emarginare progressivamente Trotskij[47].

Uno degli scontri più accesi riguardava infatti il "Testamento di Lenin": Alla morte di Lenin, Trotskij ed i suoi alleati hanno cercato di utilizzare il documento Lettera al Congresso scritto negli ultimi mesi di vita del leader bolscevico, spacciandolo per il testamento di Lenin e sostenere che Lenin avesse criticato Stalin e ne avesse chiesto la rimozione dalla carica di Segretario generale del Partito[48]. Questa argomentazione, nonostante sia stata confutata già da Stalin e dal Comitato Centrale allora, continua ad essere promossa da trotskisti, capitalisti ed anticomunisti in generale, in particolar modo grazie alla diffusione del documento effettuata da Chruščëv durante il XX Congresso del PCUS per denigrare e demonizzare l'operato di Stalin[49]. Stalin e il Comitato Centrale confutarono questa narrazione, dimostrando che Lenin non aveva mai voluto rendere pubblico quel documento e che, inoltre, le critiche personali a Stalin non si riferivano alla sua capacità politica ma piuttosto a una questione di stile e rudezza nei confronti dei compagni.

La narrativa trotskista (ed anticomunista) sul "Testamento di Lenin" vuole che il documento sia stato insabbiato per nascondere delle durante il XIII congresso del Partito, il primo avvenuto dopo la morte di Lenin. In realtà la lettera al congresso, nonostante fu Lenin a non volere che fosse stata discussa[48], è stata tuttavia letta e discussa durante il Congresso e Stalin rispose demolendo una volta per tutte le obiezioni di Trotskij e di Preobraženskij[50]. Inoltre persino lo stesso Trotskij ammise che "la lettera al congresso" non fu il vero testamento di Lenin[51].

In due occasioni successive, Stalin offrì le sue dimissioni da Segretario generale, ma fu sempre riconfermato dal Comitato Centrale. Questa decisione rafforzò ulteriormente la sua posizione e ridusse il margine d’azione dell’opposizione trotskista[48].

Divergenze tra Stalin e Trotskij

L'opposizione di Trotskij non era solo una questione personale contro Stalin, ma rifletteva anche una più ampia divisione ideologica all'interno del Partito. Da un lato, Stalin rappresentava la continuità del leninismo[52], con una forte enfasi sulla costruzione di un socialismo sovietico autosufficiente. La sua visione era pragmatica e legata alla necessità di consolidare il potere interno, mantenendo un forte controllo sul partito e sull'apparato statale. Questo approccio prevedeva anche l'eliminazione di ogni forma di frazionismo interno, considerato una minaccia mortale per la stabilità dell'Unione Sovietica.

Dall'altro lato, Trotskij incarnava una visione più radicale e internazionalista. Egli credeva che la rivoluzione dovesse essere esportata, e che il socialismo non potesse sopravvivere isolato in un solo paese. Questa divergenza strategica portò inevitabilmente a uno scontro tra le due fazioni, con Trotskij che cercava di mobilitare il malcontento crescente tra alcuni membri del Partito e della popolazione, insoddisfatti per la lentezza dei progressi economici e sociali[53].

Lo scontro tra i due schieramenti è proseguito anche dopo che la lotta per la successione fu vinta da Stalin, con tentativi di spionaggio e sabotaggio dell'Unione Sovietica da parte dei trotskisti come viene ampiamente dimostrato sulla seguente voce: Processi di Mosca.

La risposta di Stalin

Stalin rispose all'opposizione trotskista con una serie di misure volte a consolidare ulteriormente il suo potere: In primo luogo, riuscì a isolare Trotskij all'interno del Partito, dimostrando come egli fosse un elemento destabilizzante ed anti-leninista. Stalin utilizzò l'apparato del partito per screditare l'opposizione, facendo leva sulle accuse di frazionismo e tradimento dell'unità del Partito, un concetto che Lenin aveva difeso con forza[54].

Trotskij verrà successivamente espulso dal partito, per poi venir esiliato. Trotskij si rivelò essere un politico corrotto ed un traditore della rivoluzione, inoltre le sue attività controrivoluzionarie continuavano pure dall'estero, a tal punto che lavorò come spia per paesi imperialisti come il Terzo Reich ed il Regno Unito[55]. Antonio Gramsci definirà il trotskismo come "la prostituta del fascismo"[56].

L'industrializzazione dell'Unione Sovietica

Le politiche di Stalin in ambito politico sono caratterizzate dall' industrializzazione, fondamentale per passare da un'economia prevalentemente agricola a una moderna economia industriale. Questo cambiamento richiedeva il consolidamento dell'alleanza tra il proletariato urbano e i contadini medio-poveri, una base essenziale per mantenere il potere della dittatura del proletariato. Nonostante le inevitabili contraddizioni tra le due classi, come quelle legate ai prezzi agricoli e industriali, queste potevano essere superate grazie a interessi comuni che favorivano lo sviluppo attraverso la via socialista. L'industrializzazione, infatti era una necessità strategica per garantire l'indipendenza dell'URSS dall'accerchiamento capitalistico. Stalin sottolineò l'importanza di costruire un'economia solida, indipendente dal sistema capitalistico mondiale, capace di resistere a crisi esterne e interventi stranieri. Questo processo richiedeva una pianificazione economica oculata e prudente, basata sulla crescita del mercato interno e sullo sviluppo di riserve economiche per affrontare imprevisti[57].

Stalin riuscì a ricostruire un paese dilaniato dalla Guerra civile (terminata nel 1924 con la resa dell'Armata Bianca) senza capitale iniziale, con poco commercio internazionale e senza alcuna infrastruttura moderna. Stalin fece enormi sforzi per l'industrializzazione del paese, finanziandola tramite i profitti realizzati dalle fabbriche e imprese statali, dal commercio, dalle banche e dai trasporti. Le politiche di Stalin furono efficienti nel risolvere la crisi delle forbici, la cui causa era la NEP. Nel 1926-1927 il governo sovietico investì nell’industria circa un miliardo di rubli; tre anni dopo ve ne poterono già essere investiti circa 5.000 milioni.

Per Stalin, la trasformazione dell'URSS non era solo economica, ma anche culturale e sociale. La costruzione di una nuova società socialista comportava una "rivoluzione culturale" che elevava il livello di istruzione e cultura del popolo sovietico. Si creò una nuova intellettualità socialista, emersa dalle fila della classe operaia e contadina, che rappresentava una delle conquiste più importanti del periodo[58].

I piani quinquennali

Il XV Congresso del PCUS(b), avvenuto nel 1927, propose la collettivizzazione dell'agricoltura come il compito più importante del partito e del popolo sovietico. Queste questioni furono trattate nel rapporto politico del Comitato Centrale del partito, redatto al Congresso da Stalin. Nel 1928, Stalin decise di interrompere la NEP e di applicare il primo piano quinquennale. I piani quinquennali segnarono un incremento della crescita economica sovietica, la cui economia fu riportata sulla carreggiata del resto del mondo, inoltre l'URSS godette di un ulteriore incremento. Le politiche dei piani quinquennali mostrarono fin da subito i suoi successi: apparvero nuovi prodotti come macchine fotografiche, motociclette, orologi, inoltre l'industrializzazione portò successi nell'industria chimica con lo sviluppo delle materie plastiche e ci fu un successo anche nella metallurgia, dove furono sviluppati nuovi tipi di leghe di alta qualità. Anche i progetti degli ingegneri sovietici nel campo dell'industria aeronautica e militare erano paragonabili a quelli dei paesi occidentali. L’Unione Sovietica è stata anche il primo paese a produrre gomma sintetica polibutadiene[59]. Il progresso agricolo accompagnava quello industriale, con la meccanizzazione delle campagne e l'incremento della produzione di cereali e materie prime come il cotone. La collettivizzazione agricola, pur tra sacrifici e resistenze, portò a risultati concreti, migliorando la capacità di approvvigionamento alimentare e l'integrazione tra città e campagna[60].

Questi piani quinquennali funzionarono, portando l’economia sovietica al passo con il resto del mondo e trasformando l’Unione Sovietica da uno stato agrario e contadino a una superpotenza mondiale completamente industrializzata. L’URSS fu anche uno dei pochi paesi non colpiti dalla Grande Depressione degli anni ’30, sia per l’efficienza della sua economia che per il suo isolamento dall’Occidente[61]: Mentre il mondo capitalista era travolto dalla crisi economica, l'URSS dimostrava la superiorità del proprio sistema socialista. L'industria sovietica si ammodernò radicalmente, rendendo l'URSS all'avanguardia in molte tecnologie produttive. Tuttavia, Stalin riconobbe che, sebbene i ritmi di sviluppo fossero impressionanti, l'URSS doveva ancora raggiungere, in termini di produzione pro capite, le principali potenze capitaliste[60][62].

I successi dell'industrializzazione

Durante il XVI ed il XVII Congresso del PCUS(b), avvenuti rispettivamente nel 1930 e nel 1934, Stalin fece dei rapporti sul lavoro del Comitato Centrale del partito. Durante questo periodo il Partito Comunista e lo Stato sovietico portarono avanti un’offensiva socialista a tutto campo contro gli elementi capitalisti. In una situazione internazionale tesa, il paese ha superato enormi difficoltà per porre fine all'arretratezza tecnica ed economica nel più breve periodo storico. Perseguendo la linea di sviluppo prioritario e predominante dell’industria pesante, il partito fece progressi decisivi nell’industrializzazione socialista del paese e nella collettivizzazione dell’agricoltura[63].

Le politiche economiche di Stalin, godettero di grande popolarità tra la popolazione. Sotto la sua guida, i bolscevichi riuscirono a mobilitare operai e contadini per trasformare il Paese, coinvolgendoli attivamente nella costruzione di una nuova società e promettendo un futuro migliore. Le masse erano animate da un "entusiasmo quasi religioso", che dava loro uno scopo concreto. Attraverso il duro lavoro e i sacrifici (come i bassi salari iniziali), riuscirono a realizzare questa trasformazione. Senza il sostegno popolare alle politiche di industrializzazione, o se vi fosse stata resistenza nei confronti delle modalità con cui venivano attuate, i risultati non sarebbero stati raggiunti con tale rapidità. Invece, l'opposizione fu minima, evitando i problemi che avrebbero potuto sorgere. Gli sforzi compiuti non furono vani: i benefici furono immediati e continuarono a crescere. Questo processo permise anche la modernizzazione dell'Armata Rossa, la produzione di materiale bellico da parte dell'industria sovietica, la formazione di una vasta riserva di uomini addestrati per la guerra, e la collettivizzazione contribuì a garantire scorte alimentari, evitando paralisi nelle città e nelle campagne[61].

Al 1936, l'industria socialista era cresciuta di sette volte rispetto al periodo anteguerra, mentre l'agricoltura collettiva (kolchoz e sovchoz) copriva il 97% delle terre coltivabili, grazie alla meccanizzazione su larga scala. Anche il commercio interno era ormai gestito direttamente dallo Stato e dalle cooperative, segnando la fine dell'influenza capitalista in ogni settore economico.

Lotte interne di partito nel periodo tra le due guerre

Per approfondire meglio: Processi di Mosca

Nonostante i successi dell'industrializzazione e dei piani quinquennali, la leadership del partito dovette confrontarsi con l'opposizione. La precedente trojka antitrotskista tra Stalin, Zinovjev e Kamenev che abbiamo citato in uno dei paragrafi precedenti si è tuttavia sfaldata nel 1926 in favore di nuovi assetti interni: Stalin, che riteneva che la NEP doveva ancora fare il suo corso, si coalizzò con Bucharin e Rykov apertamente favorevoli alla NEP, mentre Zinovjev e Kamenev andarono a confluire in una nuova alleanza con Trotskij denominata Opposizione Unificata o Opposizione di sinistra. Nel 1928, con la fine della NEP e l'introduzione dei piani quinquennali, si romperà anche il blocco Stalin-Bucharin, con quest'ultimo che andrà a costituire con Rykov e Tomskij la cosiddetta Opposizione di destra. Entrambe le opposizioni interne al partito erano una netta minoranza rispetto alla linea centrale del partito sostenuta da Stalin e dai suoi seguaci più fidati come Kaganovič, Kirov, Ždanov, Molotov, ecc..., inoltre fu la linea più fedele al punto di vista di Lenin.

Sia l'opposizione trotskista che quella buchariniana organizzarono dei veri e propri sabotaggi contro l'Unione Sovietica, la sua politica e la sua economia, macchiandosi di crimini come sabotaggio, omicidi e spionaggio per conto di paesi capitalisti ed imperialisti ostili all'Unione Sovietica ed alla Rivoluzione socialista come il Terzo Reich ed il Regno Unito[64]. Si arriva dunque al XV Congresso del PCU(b) del 1929 dove venne deciso di bandire Trotskij e Zinovjev dal partito e di sollevare Kamenev dall'incarico presso il Comitato Centrale a causa delle loro ostilità[65]. Trotskij fu successivamente esiliato. l'espulsione dell'opposizione di sinistra dal partito ha tuttavia incrementato la crisi di partito.

Le cospirazioni trotskiste e la morte di Kirov

Nonostante Trotskij fosse espulso dal partito ed esiliato, egli continuò a esercitare un'influenza tra i suoi sostenitori sia all'interno dell'Unione Sovietica sia a livello internazionale. Dal suo esilio, iniziò a scrivere lettere e pubblicare articoli accusando il regime di Stalin di deviare dagli ideali originali della rivoluzione, etichettando Stalin come dittatore e affermando che il regime stava tradendo il comunismo. Tuttavia, tra il 1932 e il 1936, le controaccuse mosse contro Trotskij ed i suoi sostenitori diventarono più concrete: Venne accusato di aver organizzato una rete clandestina di oppositori all'interno del paese, che operava con l'intento di rovesciare Stalin e sabotare l'economia sovietica. Queste cospirazioni si trattavano un complesso intreccio di gruppi, tra cui trotskisti, zinovievisti e altri oppositori, che si sarebbero coalizzati per formare il cosiddetto Blocco delle opposizioni.

Il Blocco delle Opposizioni emerse nel 1932 come una coalizione di gruppi di opposizione all'interno del Partito Comunista Sovietico. Ci sono diverse testimonianze a rivelare l'esistenza di questo blocco, che non era limitato ai trotskisti ma includeva anche gruppi zinovievisti (seguaci di Grigorij Zinovjev) e sostenitori Buchariniani. Pierre Broué, uno storico trotskista, è costretto ad ammettere che le lettere declassificate tra Trotskij e suo figlio, Lev Sedov, rivelano l'esistenza di una rete clandestina di oppositori[66]. Le lettere inviate da Trotskij e Sedov mostrano che esistevano contatti tra i diversi gruppi all'interno del blocco, che scambiavano informazioni e coordinavano le loro azioni contro Stalin. Questi gruppi includevano ex oppositori di destra e sinistra all'interno del Partito Comunista, uniti dall'obiettivo comune di indebolire il regime stalinista. Altre prove in merito provengono pure dalla declassificazione della corrispondenza di Trotskij e Sedov presso l'archivio di Harvard[66] e dalle rivelazioni dello storico liberale John Archibald Getty[67].

Il Blocco delle Opposizioni raggiunse il suo apice nel 1934 quando con l'omicidio di Sergej Kirov. Sebbene Nikolaev, l'assassino di Kirov, avesse inizialmente affermato di essere un "lupo solitario" senza mandanti, successivamente dichiarò di far parte di una cospirazione più ampia, orchestrata dal blocco clandestino zinovievista-trotskista. Stalin accusò questi gruppi di aver pianificato l'omicidio per destabilizzare il governo sovietico. La situazione verificatasi costrinse Stalin e la linea centrale del Partito ad intensificare le contromisure con la NKVD ed i Processi di Mosca[68].

I Processi di Mosca e l'Ežovščina

Per approfondire meglio: Processi di Mosca, Ežovščina

Il Blocco delle opposizioni ed i reati che commise costrinse il governo sovietico ad incrementare la severità nella repressione dei sabotaggi. Tuttavia erano presenti degli infiltrati pure nell'NKVD, come è stato dimostrato dall'operato di Jagoda e di Ežov e dagli errori che commisero. Ciononostante le indagini proseguirono senza intoppi e vennero organizzati tre grandi processi pubblici ed uno privato, che in ordine furono:

  • Il processo tenutosi dal 19 al 24 Agosto 1936, il "Caso del Centro Terrorista Trotskista-Zinovievista", anche noto come il "processo Kamenev-Zinoviev", che ha riguardato principalmente le vicende legate all'assassinio di Kirov nel 1934 e alle operazioni clandestine dell'alleanza Trotskisti-Zinovievisti;
  • Il processo tenutosi dal 23 al 30 Gennaio 1937, il "Caso del Centro Trotskista Anti-Sovietico", anche noto come il "processo Piatakov-Radek", che ha riguardato la continuazione delle investigazioni da parte dell'NKVD sulle operazioni clandestine dei trotskisti;
  • Il processo tenutosi nel Maggio-Giugno del 1937, riguardante l'"Affare Tuchačevskij", riguardante le cospirazioni militari e i generali collaborazionisti delle potenze straniere e dei fascisti;
  • Il processo tenutosi dal 2 al 13 Marzo 1938, il "Caso del Blocco dei Destri e dei Trotskisti", anche noto come il "processo Bucharin-Rykov", che imputò gli ultimi membri cospiratori. A questo punto, durante le indagini, divenne chiaro che tutti i processi e le cospirazioni erano connesse tra di loro.

La propaganda anticomunista e/o favorevole al blocco d'opposizione pubblicherà false voci secondo cui questi processi furono delle grandi montature campate in aria utilizzando come principali scuse il fatto che le accuse non sono credibili e che gli imputati subirono torture e violenze. Diverse testimonianze confuteranno queste voci[69][70][71][72][73][74][75][76].

Nel frattempo (1937-1938) avvenne un periodo di repressione incontrollato chiamato Ežovščina (Era di Ežov), così chiamato perché a capo dell'NKVD ci fu appunto Ežov. nonostante l'Ežovščina fosse stato un evento estremamente gonfiato dalla propaganda anticomunista per dimostrare che quello fosse un periodo di terrore, in realtà esso è stato molto contenuto, malgrado Ežov fosse un corrotto assetato di sangue ed abusatore di potere, che poi si rivelò pure essere un traditore della causa sovietica. Ciò causò un periodo di terrore in Unione Sovietica, in furono giustiziati diversi innocenti, che tuttavia terminò nel 1938 con l'espulsione di Ežov dall'NKVD con Berija che diventa il nuovo capo dell'NKVD.

La Costituzione Sovietica del 1936

La nuova Costituzione sovietica del 1936, approvata il 5 dicembre dal VIII Congresso dei Soviet, rappresentò un momento storico cruciale per l'Unione Sovietica: Questo documento segnò il compimento del processo di transizione al socialismo, avviato anni prima, e consolidò la struttura politica e sociale dell'URSS come stato socialista. A differenza delle precedenti costituzioni sovietiche, che riflettevano aspirazioni ideali da raggiungere, la Costituzione del 1936 sanciva le conquiste già realizzate dal regime bolscevico[77].

Uno dei fattori determinanti che portò alla sostituzione della precedente Costituzione del 1924 fu il profondo cambiamento economico e sociale che si era verificato nei dodici anni successivi. Grazie all'abbandono della Nuova Politica Economica (NEP) e al successo dei piani quinquennali, l'economia sovietica si era radicalmente trasformata. Dal punto di vista politico, la nuova Costituzione rifletteva la vittoria della classe operaia e dei contadini collettivizzati. La proprietà socialista della terra, delle risorse naturali, delle fabbriche e dei mezzi di produzione divenne la base dell'Unione Sovietica. Uno dei principi fondamentali era l'abolizione dello sfruttamento dell'uomo sull'uomo, con la creazione di una società in cui il lavoro collettivo e la proprietà comune prevalevano sull'iniziativa individuale e privata. Questo consolidamento del socialismo fu accompagnato dall'alleanza tra la classe operaia, i contadini e gli intellettuali, che collaboravano per lo sviluppo del socialismo e il soddisfacimento dei bisogni del popolo.

La stesura della nuova Costituzione fu supervisionata direttamente da Stalin, che presiedette una commissione speciale incaricata del progetto. Prima dell'approvazione finale, il documento fu sottoposto a una lunga e partecipata discussione pubblica, durante la quale il popolo sovietico ebbe l'opportunità di proporre emendamenti e modifiche, alcuni dei quali furono accolti. Questa fase di consultazione popolare, durata circa sei mesi, conferì alla Costituzione una legittimità che pochi altri documenti giuridici dell'epoca potevano vantare. Stalin, nel presentare la Costituzione, sottolineò i cambiamenti avvenuti nelle classi sociali sovietiche. Egli affermò che la classe operaia non poteva più essere definita "proletariato", poiché non era più sfruttata, ma proprietaria collettiva degli strumenti di produzione. Analogamente, i contadini, ora organizzati nei kolchoz, erano liberi dallo sfruttamento e lavoravano collettivamente con tecniche moderne. Anche gli intellettuali sovietici, in gran parte provenienti da famiglie operaie e contadine, erano considerati una parte attiva e paritaria della costruzione socialista[78].

La nuova Costituzione sanciva inoltre importanti diritti, tra cui il diritto al lavoro, all'istruzione, all'assistenza sanitaria, e l'uguaglianza di tutti i cittadini, indipendentemente dall'origine sociale, dal sesso o dall'etnia. Riconosceva anche l'uguaglianza di tutte le nazionalità che componevano l'URSS, rafforzando il carattere plurinazionale dello Stato sovietico. L'Unione Sovietica era allora l'unico paese al mondo (assieme a Tannu Tuva ed alla Repubblica Popolare Mongola, governate anche loro da marxisti-leninisti) dove le donne godevano di pari diritti degli uomini[77].

Nonostante le critiche esterne, in particolare da parte della stampa borghese occidentale, Stalin difese con forza la nuova Costituzione. Alcuni critici la descrissero come un "villaggio di Potemkin", ossia una facciata ingannevole, ma Stalin replicò che la Costituzione rifletteva conquiste reali, frutto di anni di lotte e progressi. Questo documento non era una semplice dichiarazione d'intenti, ma la consacrazione legale di risultati concreti, ottenuti attraverso la leadership del Partito Comunista e la guida della classe operaia[78].

La situazione politica internazionale: Preludio della Grande Guerra Patriottica

Per approfondire meglio: Patto Molotov-Ribbentropp

Il contesto internazionale in cui si sviluppa la politica sovietica tra le due guerre mondiali è caratterizzato da profondi cambiamenti geopolitici e da una serie di eventi che preludono allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, conosciuta in Unione Sovietica anche con il nome di Grande Guerra Patriottica. La politica estera sovietica nel periodo tra le due guerre è dominata da un delicato equilibrio di forze, in cui l'URSS dovette navigare tra diplomazia e preparazione militare. Stalin e la leadership sovietica era ben consapevole che una nuova guerra mondiale stava per scoppiare.

Dopo la Prima Guerra Mondiale, il Trattato di Versailles del 1919 ridisegna i confini dell'Europa, imponendo severe condizioni alla Germania, che perde territori, colonie e risorse economiche. L’URSS, non partecipe delle trattative di Versailles, fece notare sin dall'inizio che il trattato, proveniendo da una guerra borghese, fosse un atto imperialista, destinato a mantenere una situazione di sfruttamento e di oppressione dei popoli. Lenin, nel 1920, definì questo trattato "brigantesco"[79], e Stalin più tardi evidenziò come le condizioni dettate dal trattato contribuirono a creare un clima favorevole allo sviluppo di ideologie nazionalistiche e militariste, tra cui quella nazionalsocialista, sfruttata da Adolf Hitler per salire al potere, oppure quella fascista in Italia, attuata da Benito Mussolini[80].

Durante questo periodo, l'Unione Sovietica si trovò in una posizione di isolamento diplomatico. Le potenze occidentali, pur stringendo accordi economici con Mosca, come quelli commerciali siglati con Regno Unito, Germania e altri Paesi, continuavano a rifiutare il riconoscimento formale del nuovo governo bolscevico, cercando di strangolare economicamente il giovane Stato socialista. Ciononostante, l'URSS riuscì ad instaurare importanti relazioni diplomatiche con Stati come l'Iran, l'Afghanistan e la Turchia, costruendo nuove alleanze basate sull’uguaglianza tra le nazioni, in netto contrasto con le politiche imperialiste delle potenze capitalistiche[81].

La Guerra Civile Spagnola

Per approfondire meglio: Guerra Civile Spagnola

Il 17 luglio 1936 in Spagna avvenne un colpo di stato militare ai danni del governo repubblicano che tuttavia fallì. Ne scaturirà una guerra civile che durerà dal 1936 al 1939, vedendo la vittoria finale dei nazionalisti che restaurarono la monarchia nel paese e misero al potere Francisco Franco. Nel corso della guerra, nello schieramento dei repubblicani erano presenti fazioni comuniste che furono supportate anche dall'Unione Sovietica che organizzò le Brigate Internazionali ed inviò così supporto militare ai repubblicani spagnoli, in particolare alle fazioni comuniste filosovietiche.

Le invasioni tedesche

Nel frattempo, il Terzo Reich avviava una politica aggressiva, cercando di espandersi verso est. Già nel maggio del 1938, la regione dei Sudeti, parte della Cecoslovacchia, divenne teatro di una campagna di destabilizzazione orchestrata da Berlino. Le forze naziste provocarono disordini interni, puntando a giustificare un’invasione diretta[82]. Nonostante la mobilitazione cecoslovacca, sostenuta da manifestazioni di massa in Europa e dal patto di mutua assistenza con l’URSS, il sistema di sicurezza collettiva proposto da Mosca venne respinto dalle potenze occidentali. Il premier inglese Neville Chamberlain, seguito dal primo ministro francese Édouard Daladier, accettarono passivamente le richieste di Hitler, che annessero i Sudeti alla Germania con l'accordo di Monaco del 1938[83].

La politica di attuata da Francia e Regno Unito, culminata con il Patto di Monaco, non fece altro che incoraggiare ulteriormente l’espansionismo nazista. Mentre l'URSS tentava, attraverso la Società delle Nazioni, di creare un fronte comune contro l’aggressione tedesca, le potenze occidentali preferivano isolare Mosca, sperando che la Germania si rivolgesse contro l'URSS piuttosto che contro di loro. Questo antisovietismo, però, spianò la strada alla guerra, con Hitler che nel marzo del 1939 occupò la Cecoslovacchia, smembrando completamente lo Stato. Nel frattempo ci fu anche una complicità della Polonia sulla spartizione della Cecoslovacchia[84].

Il Patto Molotov-Ribbentropp

Per approfondire meglio: Patto Molotov-Ribbentropp

Stalin e il governo sovietico, consapevoli della mancanza di serietà nelle trattative con Francia e Regno Unito, decisero quindi di firmare il patto di non aggressione con la Germania il 23 agosto 1939. Questo accordo, noto come Patto Molotov-Ribbentrop, garantiva all’URSS il tempo necessario per rafforzare la sua difesa e prepararsi ad un eventuale conflitto. La storiografia anticomunista ha spesso dipinto questo patto come un’alleanza tra Stalin e Hitler, ma in realtà si trattava di una misura difensiva volta a evitare che l’URSS fosse trascinata in una guerra in condizioni sfavorevoli.

La politica estera sovietica tra le due guerre, quindi, è caratterizzata da uno sforzo costante per mantenere la pace e garantire la sicurezza del proprio territorio, nonostante l'ostilità delle potenze imperialiste. L’URSS cercò fino all’ultimo di evitare il conflitto, ma dovette fare i conti con una crescente aggressività da parte della Germania e con la complicità delle nazioni occidentali. La firma del Patto Molotov-Ribbentrop non fu un tradimento dei valori socialisti, ma una scelta pragmatica dettata dalla necessità di proteggere lo Stato sovietico e il suo popolo dall’incombente minaccia di guerra.

L'inizio della Seconda Guerra Mondiale

L'atto che portò all'inizio della Seconda Guerra Mondiale fu l'invasione della Polonia da parte del Terzo Reich, iniziato il primo settembre 1939. L'aggressione nazista alla Polonia porta la Francia ed il Regno Unito a dichiarare guerra alla Germania: E' appena iniziata la Seconda Guerra Mondiale.

Dall’inizio, Stalin comprese che l'Unione Sovietica doveva agire con cautela per evitare di essere trascinata nel conflitto prima di essere preparata militarmente. Dopo la rapida occupazione della Polonia da parte delle truppe tedesche, l'URSS intervenne il 17 settembre 1939, occupando i territori orientali della Polonia che erano allora popolati in larga maggioranza da bielorussi ed ucraini e furono occupati dai Polacchi durante gli scontri della Guerra Civile Russa che hanno visto anche un'invasione polacca della Russia. La decisione di mobilitare le truppe sovietiche nella Polonia orientale non solo evitò che la Wehrmacht raggiungesse i confini sovietici, ma permise anche all'URSS di riappropriarsi di territori persi[85]..

Intanto era in corso anche uno scontro bellico di confine tra il Giappone (supportato dalle sue colonie in Corea e Cina) e l'Unione Sovietica, alleato con la Mongolia. Questi scontri di confine ebbero fine solo nel 1941 con una firma di un patto di non aggressione analogo al Molotov-Ribbentrop. Nel 1939 si espresse pure Mao Zedong sugli scontri di confine tra Unione Sovietica e Giappone[85].

La Guerra d'Inverno

Nel frattempo, l'Unione Sovietica dovette fare i conti anche con la Finlandia: L'Unione Sovietica, preoccupata per la difesa dei suoi confini nord-occidentali in vista di un potenziale conflitto con la Germania nazista, avanzò delle richieste alla Finlandia, che prevedevano lo spostamento della frontiera nell'istmo di Karelia di circa 30 chilometri e l'installazione di basi navali sovietiche nel Golfo di Finlandia. In cambio, l'URSS avrebbe ceduto alla Finlandia dei territori in Karelia, raddoppiando l’estensione di quelli richiesti. Tuttavia, il governo finlandese respinse queste proposte, istigato dalle potenze occidentali, in particolare dalla Gran Bretagna, dalla Francia e dagli Stati Uniti, che temevano un'espansione dell'influenza sovietica​.

Il rifiuto portò a un conflitto aperto il 30 novembre 1939, quando la Finlandia dichiarò guerra all'URSS dopo una serie di provocazioni militari. L'Armata Rossa, nonostante le difficoltà iniziali dovute alla resistenza finlandese, avanzò nel territorio nemico e, nel marzo 1940, costrinse la Finlandia a firmare un trattato di pace. Questo trattato sancì l'avanzamento dei confini sovietici lungo la linea Murmansk-Leningrado e concesse all'URSS il controllo di una base navale nell'isola di Hangö[86].

Questa guerra dimostrò al mondo le capacità militari dell'Armata Rossa, ma anche la sua vulnerabilità, portando Stalin a riformare e a potenziare ulteriormente le forze armate sovietiche in vista di conflitti futuri, tra cui l'imminente Operazione Barbarossa del 1941.

La Grande Guerra Patriottica

Il termine Grande Guerra Patriottica è il nome utilizzato dai sovietici per riferirsi alla Seconda Guerra Mondiale, in particolar modo, ai fronti combattuti dai sovietici contro la minaccia nazifascista italiana e tedesca. Nel 1941, il Terzo Reich rompe il patto di non aggresione ed assieme ai suoi alleati (inclusa anche l'Italia fascista di Mussolini) invade l'Unione Sovietica, lanciando un operazione di massa chiamata Operazione Barbarossa. Stalin, che fino a quel momento aveva cercato di evitare il conflitto diretto, si trovò a guidare il paese in una delle più terribili guerre della storia. Sebbene inizialmente l'Armata Rossa fosse in difficoltà e subì diverse sconfitte, Stalin assunse il controllo completo delle operazioni belliche, riorganizzando rapidamente l'intera struttura militare e industriale del paese. La sua guida fu decisiva nel motivare l'esercito e i civili, ispirando una resistenza feroce che si intensificò in ogni regione colpita dall'invasione​. Sotto il comando di Stalin, l’URSS adottò una strategia di "guerra totale", mobilitando ogni risorsa per difendere la patria. Questa resistenza si rivelò particolarmente cruciale durante l'assedio di Leningrado, durato 900 giorni, dove la città, sotto continui attacchi, resistette eroicamente fino alla sua liberazione nel gennaio del 1944.

Un altro momento decisivo fu, oltre alla difesa ed alla resistenza a Mosca, anche la Battaglia di Stalingrado, tra agosto 1942 e febbraio 1943, considerata uno dei punti di svolta della guerra. La resistenza dell’Armata Rossa e la sconfitta delle forze tedesche in questa città segnarono l'inizio del declino del potere nazista sul fronte orientale. Stalin riconobbe l'importanza di Stalingrado non solo come vittoria militare ma come simbolo del coraggio sovietico e della superiorità del sistema socialista contro l'oppressione nazifascista[87][88].In seguito alla resistenza sovietica della Battaglia di Stalingrado, l'Unione Sovietica lanciò altre importanti controffensive che si rivelarono cricuali, come l'Operazione Bagration e l'Offensiva Uman'-Botoșani avviate nel Marzo 1944 che sancirono una sconfitta dei Nazisti ed una liberazione dei territori sovietici occidentali, della Polonia e della Romania.

Dopo la vittoria Sovietica contro la Germania, Stalin decise di spostare le truppe nell'estremo oriente russo e riaprire lo scontro bellico contro il Giappone nonostante avesse così rotto il patto di non belligeranza con il giappone. L'obiettivo di Stalin era quello di ottenere influenza anche in Asia alleandosi con le forze di resistenza marxiste ed antimperialiste cinesi e coreane, guidate rispettivamente da Mao Zedong e Kim Il Sung.

Diplomazia di guerra con gli alleati angloamericani

Parallelamente alla guerra sul campo, Stalin giocò un ruolo chiave nelle relazioni internazionali, contribuendo a forgiare l’alleanza tra l’URSS, gli Stati Uniti d'America e la Gran Bretagna, nonostante le evidenti tensioni tra i tre paesi. Le conferenze di Teheran (1943) e di Yalta (1945) furono cruciali nel determinare la strategia finale contro la Germania e nell’anticipare la nuova struttura geopolitica post-bellica. Stalin si dimostrò abile diplomatico, garantendo all'Unione Sovietica un ruolo di primo piano nelle decisioni future e nella spartizione dell'influenza sull'Europa liberata​.

Uno degli aspetti più controversi del periodo bellico fu la questione del "secondo fronte" in Europa. Stalin sollecitò ripetutamente gli alleati occidentali affinché aprissero un secondo fronte per alleggerire la pressione sull'URSS, che combatteva da sola contro la maggior parte delle forze dell’Asse sul fronte orientale. Tuttavia, sia gli Stati Uniti che il Regno Unito ritardarono l'apertura di questo fronte, focalizzandosi su operazioni militari in Nord Africa e Italia[89]. Solo tre mesi dopo l'inizio dell'Operazione Bagration gli alleati risposero finalmente alle richieste sovietiche effettuando il 6 giugno 1944 lo Sbarco in Normandia, che tra le tante cose velocizzò pure la liberazione dei territori orientali da parte dei sovietici.

La vittoria sovietica

La vittoria dell'URSS contro il nazismo non fu solo una vittoria militare, ma anche politica. Stalin consolidò il suo ruolo di leader mondiale, incarnando agli occhi di molti il trionfo del socialismo contro il fascismo. Il simbolo di questa vittoria fu una foto che immortala l'innalzamento della bandiera sovietica sul Reichstag di Berlino, il 1° maggio 1945, un'immagine indelebile che sanciva la fine del regime nazista e l’inizio di un nuovo ordine mondiale in cui l'URSS avrebbe giocato un ruolo centrale​.

Stalin, decorato con numerosi riconoscimenti per il suo ruolo decisivo nella guerra, non solo guidò l'Unione Sovietica alla vittoria, ma plasmò anche il futuro dell'Europa post-bellica. Le sue decisioni, tanto sul campo di battaglia quanto nelle sale diplomatiche, furono fondamentali per determinare gli equilibri che avrebbero dominato la politica mondiale per decenni.

La Grande Guerra Patriottica rappresentò una delle sfide più ardue che l'URSS abbia mai affrontato, e fu sotto la guida di Stalin che il paese non solo sopravvisse, ma emerse come una delle due superpotenze mondiali. La sua leadership, pur criticata da alcuni, fu decisiva per la sconfitta del nazifascismo e per la creazione di un nuovo ordine internazionale basato sul confronto tra due blocchi ideologici opposti, che avrebbe dominato la seconda metà del XX secolo​[89].

L'inizio della Guerra Fredda

Dopo la vittoria sul nazifascismo, le potenze vincitrici (URSS, Stati Uniti e Regno Unito) si incontrarono alla Conferenza di Potsdam (luglio-agosto 1945) per discutere il futuro della Germania e dell'Europa. Venne deciso lo smantellamento dell'apparato nazista tedesco, la restituzione alla Polonia dei territori annessi dal Reich in aggiunta alla Slesia, e la divisione della Germania in zone di occupazione. Inoltre, l'URSS confermò il suo impegno nella guerra contro il Giappone​.

Tuttavia, a Potsdam iniziarono a emergere le prime tensioni tra l'URSS e le potenze anglo-americane, preoccupate per l'influenza sovietica sui paesi dell'Europa orientale. Gli Stati Uniti, usciti dalla guerra più forti di prima, iniziarono a contrastare l'influenza sovietica, come si potrà notare in conflitti come la Guerra Civile Cinese (1945-1949), la Guerra Civile Greca (1946-1949) e la Guerra di Corea (1950-1953).

La tensione culminò nel discorso di Churchill a Fulton nel marzo 1946, dove denunciò la nascita di una "cortina di ferro" che divideva l'Europa e lanciò l’inizio della Guerra Fredda. Stalin rafforzò l'Unione Sovietica sia internamente che sul piano internazionale, dimostrando la solidità del sistema socialista e dell'Armata Rossa, che liberò gran parte dell'Europa dall'occupazione nazista​. Nei paesi dell'Europa orientale, liberati dall’URSS, i partiti comunisti locali guadagnarono popolarità e riuscirono a salire al potere realizzando profonde trasformazioni sociali ed economiche, come riforme agrarie e nazionalizzazioni delle industrie. Questo rafforzamento del campo socialista, sostenuto dall'Unione Sovietica, preoccupò i paesi occidentali.

La divisione della Germania divenne un punto chiave del confronto tra URSS e Occidente. Mentre l'URSS voleva mantenere unita la Germania in un sistema democratico, Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia crearono la Bizona, unificando le loro zone di occupazione, portando alla nascita della Repubblica Federale Tedesca nel 1949. In risposta, l'URSS costituì la Repubblica Democratica Tedesca nello stesso anno.

Ricostruzione del paese e difesa del socialismo

Alla fine della Seconda Guerra Mondiale l'Unione Sovietica, pur uscendone vincitrice, dovette pagare il prezzo più alto in ambito di perdite: I territori occupati dai nazisti furono pesantemente saccheggiati, inoltre l'Unione Sovietica è il paese che registra il numero più alto di perdite durannte la guerra, con oltre 20 milioni di morti tra soldati e popolazione civile. L'Unione Sovietica quindi necessitava di una ricostruzione e di un rilancio dell'economia. Nel 1946 Stalin avviò il quarto piano quinquennale, la cui enfasi era posta appunto sulla ricostruzione dell'economia sovietica. Le elezioni del Soviet Supremo del 1946 furono inoltre un momento chiave che ha confermato il sostegno popolare al regime bolscevico e al governo sovietico.

Stalin, nel suo discorso agli elettori, sottolinea come la guerra abbia dimostrato la superiorità del sistema socialista rispetto a quello capitalistico, confutando le teorie occidentali che prevedevano il crollo del regime sovietico. La vittoria nella guerra, secondo Stalin, non solo ha rafforzato l'Unione Sovietica, ma ha anche dimostrato la stabilità e la validità del regime sociale sovietico, costruito sulla cooperazione tra le nazionalità e non sui conflitti, come accade nei sistemi capitalisti[90].

Stalin condannò anche la sottovalutazione dell'importanza dell'educazione ideologica in alcune organizzazioni di partito, atteggiamento che spiana la strada alla penetrazione di idee borghesi e capitaliste, che avrebbero corrotto il socialismo dall'interno, come si potrà ben notare dalla piega che prenderà l'Unione Sovietica dopo la morte di Stalin grazie all'operato dei successori revisionisti come Nikita Chruščëv. Il marxismo-leninismo è il baluardo ideologico contro queste influenze, per questo è necessario mantenere una rigida vigilanza ideologica per preservare il sistema socialista.​

Nel 1947 Stalin e Ždanov lavorarono ad un programma del partito che avrebbe garantito una maggiore democratizzazione del paese ed una ulteriore de-burocratizzazione, tuttavia tale riforma non fu mai attuata e rimase una bozza.

Il Revisionismo moderno

Una delle più grandi minacce del socialismo è sempre stato il revisionismo, ossia il tradimento degli ideali rivoluzionari marxisti-leninisti. La situazione era già delicata a causa della Guerra Fredda tra i paesi capitalistici ed i paesi socialisti, con il presidente statunitense Harry Truman sfruttò il monopolio statunitense dell'arma atomica ed il crescente potere economico statunitense, proponendo gli Stati Uniti come difensori del mondo capitalista contro il socialismo, fomentando instabilità in varie parti del mondo e puntando alla sovversione del movimento socialista.

Mentre la guerra fredda tra i paesi capitalistici e quelli socialisti si faceva sentire, Si potevano notare alcune spaccature interne al movimento socialista internazionale, come ad esempio l'espulsione della Jugoslavia revisionista di Josip Broz Tito dal Cominform. La Jugoslavia di Tito infatti è un esempio di come il revisionismo possa portare al ritorno del capitalismo, mascherato sotto forme come l'autogestione operaia, che in realtà fu un inganno per restaurare il capitalismo attraverso strutture statali burocratiche. Vi furono poi altre figure revisioniste in altri paesi dell'Europa Orientale, come nel caso di Imre Nagy, uno degli artefici del Tentativo di Contro-Rivoluzione in Ungheria del 1956, oppure il già citato Chruščëv.

La morte di Stalin

Per approfondire meglio: Morte di Stalin

La notte tra il 28 febbraio ed il 1° marzo 1953 Stalin subì un ictus in camera sua, presso il suo appartamento a Kuncevo (quartiere di Mosca). Le guardie aprirono la porta blindata per la camera di Stalin la sera del primo marzo e lo video in condizioni critiche, ed avvertirono Berija e Malenkov dell'accaduto. I medici a soccorso di Stalin arrivarono ben 12 ore dopo la scoperta del corpo di Stalin. Ci fu quindi un'omissione di soccorso ai danni del rivoluzionario georgiano. Stalin morì il 5 Marzo 1953.

Le vicende legate alla morte di Stalin furono sospette dato che si suppone che Stalin sia stato avvelenato. Diverse teorie vedono in Berija come responsabile della morte di Stalin, altri, come Enver Hoxha, sostengono invece che la morte di Stalin sia un complotto escogitato da Chruščëv. In ogni caso, prima della sua morte, Stalin fu allontanato da altra gente vicina a lui come alcune delle più fidate guardie del corpo del rivoluzionario georgiano.

Pensiero politico

Stalin poeta

Opere

Voci Correlate

Bibliografia

Note

    1. In Georgia il calendario gregoriano è stato adottato solo nel 1914, di conseguenza la data di nascita di Stalin scritta qua sopra è stata scritta secondo il calendario gregoriano, calcolando invece la data di nascita di Stalin secondo il calendario giuliano, Stalin sarebbe nato il 6 dicembre 1878.
    2. Curiosità: 'Adda venì Baffone', le origini del motto partenopeo - noicambiamo.it
    3. "Adda venì Baffone" ma a chi si riferivano i napoletani? - Storie di Napoli
    4. certificato di nascita di Stalin - Wikipedia commons
    5. Biografia di Stalin su State and Power
    6. Henri Barbusse, Stalin, Universale economica, pag. 18
    7. Veronique Chalmet, L'infanzia dei dittatori.
    8. M. Hyde, Stalin (pp. 8-9)
    9. Young Stalin, page 63
    10. Iosif Stalin: Opere complete, Ed. Rinascita, vol. VIII, pp. 216-217
    11. Sergei Alliluev, Memorie
    12. stalin-irk.narod.ru, http://stalin-irk.narod.ru/index.files/STALIN_1/Stalin_5/I_Stalin/stalin.html
    13. Iskra n.6 - luglio 1901
    14. Iosif Stalin (1905): A proposito dei dissensi nel partito
    15. Iosif Stalin: Storia del Partito Comunista (bolscevico) dell'URSS
    16. Iosif Stalin: Opere complete, Ed. Rinascita, vol. I pp.273-274
    17. Iosif Stalin: Opere complete, Ed. Rinascita, vol. I pag.276
    18. Iosif Stalin: Opere complete, Ed. Rinascita, vol. VIII, pp. 217-218
    19. Iosif Stalin: Opere complete, Ed. Rinascita, vol. II, pp. 167-168 e 171-175
    20. Iosif Stalin: Opere complete, Ed. Rinascita, Vol. II, pp. 271-272
    21. Iosif Stalin (1913): Il Marxismo e la questione nazionale - Resistenze.org
    22. E. Ludwig, Stalin, Mondadori, 1946, pag. 46
    23. Iosif Stalin (1917): Sui soviet dei deputati degli operai e dei soldati - Marxist Internet Archive (in inglese)
    24. Iosif Stalin (1917): Sulla guerra - Marxist Internet Archive (in inglese)
    25. Iosif Stalin (1926): Risposta al saluto degli operai delle Officine ferroviarie di Tiflis - Marxist Internet Archive (in inglese)
    26. Stalin, Opere complete, Vol. III, pp. 204-206, Ed. Rinascita
    27. Stalin, Opere complete, Vol. III, pag. 224
    28. Stalin, Opere complete, Vol. III, pagg. 423-424, Ed. Rinascita
    29. Lenin, Opere complete, Editori Riuniti, Vol. 35, pag. 53
    30. Stalin, Opere complete, Vol. II, Ed. Rinascita
    31. Lenin, Opere complete, Editori Riuniti, Vol.19, pag. 501
    32. Lenin, Stalin (1917): Dichiarazioni dei diritti e dei popoli della Russia - Università di Torino [PDF]
    33. Lenin, Opere complete, Vol. 26, Editori Riuniti, pagg. 430-431
    34. Stalin, la vita e l'opera - PMLI Capitolo 8
    35. Stalin, Opere complete, Ed. Rinascita, Vol. IV, pag. 133
    36. Stalin, Opere complete,Vol. IV, pagg. 135-136
    37. Stalin, Opere complete, Vol. IV, pagg. 301-304
    38. Stalin, la vita e l'opera - PMLI Capitolo 10
    39. Venticinquestimo congresso del PCUS - Marxists Internet Archive (in inglese)
    40. Stalin, la vita e l'opera - PMLI Capitolo 11
    41. Stalin, Opere complete, Ed. Rinascita, Vol. V, pp. 248-253, 255-258, 261-266
    42. Lenin, Opere complete, Vol. 33, pp. 27, 29
    43. Stalin, Opere complete, Ed. Rinascita, Vol. V, pp. 422-423
    44. Trotskij, Lettera ai membri del CC e della CCC, 8.10.1923, citata da: Anna Di Biagio, Democrazia e Centralismo il dibattito nel PCUS 1923-24, Ed. Il Saggiatore, pp. 45, 50, 52-53
    45. La piattaforma dei 46, citata da: Anna Di Biagio, op. cit., pag. 57
    46. La piattaforma dei 46, citata da: Anna Di Biagio, Democrazia e Centralismo il dibattito nel PCUS 1923-24, Ed. Il Saggiatore, pp. 58-59
    47. Stalin, Opere complete, Vol. VI, pp. 25-31, 33-38, 40
    48. Lenin scomunicò Stalin? facciamo un pò di chiarezza - Marxismo-Leninismo Forumfree
    49. Socialism Betrayed, Behind the Collapse of the Soviet Union, 1917-1991 pp. 30-35 - Roger Keeran, Thomas Kenny (2004) (in Inglese)
    50. Stalin, Opere complete, Editori Riuniti, Vol. VI, pagg. 268-276
    51. V.A. Sacharov: The forgery of 'Lenin Testament' - revolutionarydemocracy.org, citato in TheFinnishBolshevik (in inglese)
    52. Lenin, Opere complete, Vol. 36, pp. 427-431
    53. Stalin, Opere complete, Ed. Rinascita, Vol. VI, pag.416
    54. Stalin, Opere complete, Vol.VII, pagg. 14-19
    55. Si può approfondire meglio leggendo la voce Processi di Mosca e la voce Commissione Dewey.
    56. Antonio Gramsci: Quaderni dal cercere
    57. Stalin, Opere complete, Ed. Rinascita, Vol. VII, pp. 128-130, 137-139
    58. Iosif Stalin: Sul progetto di Costituzione dell'URSS, 25 novembre 1936, in: Questioni del Leninismo(Edizioni in Lingue Estere - Mosca 1948) [PDF]
    59. Tratto dalla biografia di Stalin su Katéchon.org
    60. Tratto da Stalin, la vita e l'opera, del Partito Marxista Leninista Italiano, ai capitoli 15 e 17.
    61. Tratto dalla voce "Joseph Stalin" su InfraWiki (in inglese)
    62. Iosif Stalin: Rapporto al XVIII Congresso del Partito, 10 marzo 1939, in: Questioni del Leninismo(Edizioni in Lingue Estere - Mosca 1948) [PDF]
    63. Tratto dalla voce "Joseph Stalin" su ProleWiki (in inglese)
    64. Rimando ai testi di Grover Furr e di J. Arch. Getty citati sulla bibliografia
    65. Stalin, Opere complete, Ed. Rinascita, Vol. X, pp. 190-194, 196-202, 204-205, 319, 348-359, 361, 364-367
    66. Pierre Broué, The “Bloc” of the Oppositions against Stalin in the USSR in 1932 - Marxist Internet Archive (in inglese)
    67. Getty, 1987, p.119-121
    68. Furr, 2013
    69. Elogio di Giuseppe Stalin - Alcide De Gasperi (1944), archiviato
    70. Davies, 1945, p.30-31
    72. Hallgreen, 1937,p.3-14
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    78. Iosif Stalin: Sul progetto di Costituzione dell'URSS, 25 novembre 1936, in: Questioni del Leninismo(Edizioni in Lingue Estere - Mosca 1948) [PDF]
    79. Lenin, Discorso sulla situazione politica, tenuto alla Conferenza dei presidenti dei comitati esecutivi di distretto, di volost e di villaggio della provincia di Mosca il 15 ottobre 1920, Opere complete, Editori riuniti, vol. 31, pag. 313
    80. Iosif Stalin: Il rapporto al XVII Congresso del Partito, 26 gennaio 1934,, in: Questioni del Leninismo(Edizioni in Lingue Estere - Mosca 1948) [PDF]
    81. Lineamenti di Storia dell'URSS, Vol. II, Edizioni Progress, pag. 301
    82. Iosif Stalin: Il rapporto al XVIII Congresso del Partito, 10 marzo 1939, in: Questioni del Leninismo(Edizioni in Lingue Estere - Mosca 1948) [PDF]
    83. Latinski, 1992, p.94-95, citato anche in Infrawiki
    84. Documents on German Foreign Policy - Series D - Volume V - June 1937 - March 1939.pdf, p.168, citato parzialmente anche in Furr
    85. Mao Zedong: L'identità di interessi tra l'Unione Sovietica e tutta l'umanità, 28 settembre 1939. In: "Il Bolscevico" n. 32/2002, pagg. 7-8
    86. Stalin, Opere complete, Edizioni Rinascita, Vol. IV, pag. 35
    87. Iosif Stalin: Sulla Grande Guerra Nazionale dell'URSS, pp. 57-66, 81-88
    88. Autori vari, G.Stalin - Cenni biografici, Ed. in lingue estere di Mosca, pag. 178
    89. Tratto da Stalin, la vita e l'opera, del Partito Marxista Leninista Italiano, al capitolo 21.
    90. Stalin, In: Problemi della pace, Edizioni CEDP, pagg. 7-19, 25-27