Nuova Sinistra

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Con il termine Nuova Sinistra si intende una corrente politica interna al pensiero borghese e liberale nata nel Regno Unito e negli Stati Uniti sin dagli anni 60, per quanto già si parlasse di Nouvelle Gauche in Francia a fine anni 50. Trattasi di una "sinistra compatibile" che predilige le "lotte culturali" (non a caso viene da molti, erroneamente, definita anche "Marxismo Culturale"), di ispirazione anarco-trotskista, spontaneista e liberale, per quanto molti dei loro esponenti abbiano periodicamente rilasciato critiche parzialmente condivisibili in merito al capitalismo e al neo-liberalismo, tale corrente ideologica è pienamente interna al pensiero borghese e capitalista e alla relativa visione societaria, formandone solo una "corrente" interna che, per quanto possa porre delle critiche, giuste o sbagliate che siano, si uniformerà sempre ad esso per quanto riguarda gli assiomi politici principali, primo tra tutti il supporto al "villaggio globale" e quindi all'imperialismo unipolare a guida USA.

Anni 50: Il "Congresso per la Libertà Culturale" e la prima subcultura "di sinistra" dei Beatnik

Per comprendere la nascita della cosiddetta "nuova sinistra" degli anni 60 è necessario prima comprendere il contesto immediatamente precedente che ha portato ad essa, ossia quella subcultura che andava già formandosi sul finire degli anni 50 in Occidente, nello specifico negli Stati Uniti. Gli anni 50 furono un decennio caratterizzato negli States, nello specifico, da una forma di isteria mediatica denominata "Maccartismo", dal nome del senatore anticomunista americano principale promotore della "caccia alle streghe", McCarthy. Durante il maccartismo non furono soltanto i comunisti veri e propri, ma anche chiunque avesse idee politiche leggermente più a sinistra rispetto al mainstream, ad essere perseguitato, anche su basi (pseudo) legali, dalle autorità statunitensi. Nello stesso periodo, però, una sorta di guerra parallela, di tipo psicologico oltre che ideologico, era combattuta da parte delle intelligence imperialiste e atlantiste contro la "minaccia rossa". Sono gli anni in cui viene istituita l'organizzazione Gladio/Stay Behind, attiva principalmente in Italia, territorio "di confine" con la "minaccia orientale", ma sono anche gli anni in cui viene istituito il cosiddetto "Congresso per la Libertà Culturale", un "congresso", ufficialmente composto di "artisti" e "intellettuali", ma in realtà operato dall'agente della CIA Michael Josselson, e attivo dal 1950 al 1967. Lo scopo di questo "congresso", di fatto agenzia di intelligence, era di prevenire il "diffondersi del comunismo" promuovendo dal punto di vista culturale il pensiero politico e ideologico, e in ultima istanza il modo di vedere il mondo, tipico delle classi dominanti della nuova aristocrazia capitalista su modello statunitense, e grazie agli ingenti capitali e investimenti in esso versati da parte della CIA e del Dipartimento di Stato americano, tale "congresso libero" ebbe al suo apice centri e "sezioni" in 35 paesi del mondo; i principali "attivisti" di questo gruppo erano ex "comunisti" disillusi, ossia individui dalla mentalità e ideologia politica piccolo-borghese tipicamente anarco-trotskista, che sarebbero serviti per rendere più "efficace" un attacco "da sinistra" al comunismo, come avvenne, ad esempio, in Italia per tramite dei "Comitati di Resistenza Democratici" di Edgardo Sogno[1]. Furono queste attività a giustificare sia l'idea di Gramsci di "lotta per l'egemonia culturale" che l'idea di Zdanov di una "dottrina culturale socialista" e di Stalin di un "realismo socialista".

Per molti di questi "intellettuali di sinistra" essere pedine, consapevoli o meno, dell'imperialismo e dell'oppressione politica ed economica da parte dei grandi capitali rappresentati dagli Stati Uniti e dalle loro agenzie d'intelligence. Arthur Schlesinger Jr., futuro stretto collaboratore per molti membri della famiglia Kennedy, ad esempio, ebbe da dichiarare che la CIA "non sempre aveva un ruolo sinistro o reazionario". Un ruolo "non sempre reazionario" nonostante la CIA si fosse già macchiata di diversi crimini, come il barbaro rovesciamento dei governi dell'Iran e del Guatemala nel 1953 e 1954 rispettivamente, per favorire i capricci delle elites e degli oligarchi magnaccia del petrolio per l'Iran e delle compagnie di commercio di frutta, incluse soprattutto le banane, nel caso del Guatemala, o ancora la disastrosa e fallimentare invasione della Baia dei Porci nel 1961 contro il governo rivoluzionario e socialista di Cuba di Fidel Castro, o infine l'"Operazione Fenice" in Vietnam; tutte operazioni negate dalla CIA dinanzi al congresso americano in un atto di menzogna che sarebbe poi stato portato ai massimi livelli di disgustoso modus operandi tipicamente reazionario e in favore dell'1% rispetto al resto del mondo. Camuffati da investimenti altruistici, che in realtà, come dimostrato dai documenti ufficiali desecretati della guerra fredda, avevano lo scopo di far si che i destinatari si comportassero in un certo modo e diffondessero un determinato tipo di propaganda favorevole all'imperialismo e al capitalismo made in USA, i finanziamenti della CIA servivano ad accrescere le azioni della "guerra culturale" in favore del capitalismo e della sub-cultura capitalista ed elitista di tipo occidentale. Tali azioni furono scoperte nel 1966 e portarono alla graduale chiusura del "Congresso per la Libertà Culturale", ma il danno principale era già stato attuato[2]. Tra i principali trotskisti che avevano collaborato in questo "Congresso" vi era Sydney Hook, nato nel 1902 a New York, inizialmente comunista, poi divenuto trotskista a seguito della propaganda denigratoria degli anni 30 in merito ai processi avvenuti a Mosca in cui erano imputati diversi cospiratori, sebbene tali processi erano all'epoca ritenuti validi e legittimi da testimoni che vi hanno assistito appartenenti a fedi politiche delle più diverse, oltre che da parte degli ambasciatori statunitense e britannico in URSS. Queste posizioni gli costarono l'espulsione nel 1939 dal Partito Comunista degli Stati Uniti, e a seguito di questo evento divenne un informatore per l'FBI, facendo inizialmente delazioni, nel 1942, riguardo un tale Malcolm Cowley, editore e scrittore statunitense vicino ai comunisti. Nel Marzo 1949 Hook, insieme all'amico Nicolas Nabokov, cugino dello scrittore Vladimir Nabokov, fu fermato dalla polizia dopo essere stato trovato alla guida di una milizia privata anticomunista pronta ad attaccare e perseguitare tutti gli intellettuali comunisti vicini ad un evento, sovvenzionato dal Comintern, che era avvenuto in quei giorni a New York. Questo evento di "retata anticomunista" mancata vide la partecipazione anche del già citato agente della CIA e sovvenzionatore del "Commitato", di cui Nabokov diventò poi presidente nel 1951, Michael Josselson[3]. La contemporanea "scissione" della Jugoslavia di Tito del 1948, colpevole non solo di essersi rivelato come un revisionista, opportunista e dittatore anti-comunista che da lì in poi avrebbe imprigionato comunisti dissidenti fedeli al Cominform e a Stalin in campi di concentramento, ma anche uno sciovinista che aveva tentato di annettere e sottomettere illegalmente le repubbliche socialiste di Albania e Bulgaria, e quindi la trasformazione del "maresciallo" in un di fatto capitano dell'Occidente e della NATO, e l'ingresso dell'URSS nel "Club Atomico" con i primi test atomici nel 1949, favorirono un ulteriore pretesto ideologico dietro il "Congresso" e l'azione di contro-insurgenza culturale della CIA. Fu formato il Dipartimento di Ricerca e Informazioni nel Regno Unito, una di fatto centrale di intelligence antisovietica e anticomunista della guerra fredda, e tramite esso e i suoi finanziamenti l'autore anticomunista ungherese Arthur Koestler pubblicò il suo libro "Oscurità a Mezzanotte", un pamphlet polemico e di propaganda con le più trite e prevedibili menzogne anticomuniste pronte a dipingere l'URSS come l'inferno in terra, e oltre 50.000 copie del suo libro erano state acquistate per la distribuzione dall'editore e di fatto agente dei servizi anticomunisti britannici Hamish Hamilton. Arthur Koestler, che avrebbe poi tenuto anche delle "lezioni" e "conferenze" negli states, era nato nel 1905 in Ungheria. Inizialmente comunista, a seguito di una debacle personale dovuta al fallimento di un'operazione a seguito delle Brigate Internazionali in Spagna durante la guerra contro Franco, fu salvato dal governo britannico nel 1938, iniziando poi a lavorare per loro come feroce anticomunista, inizialmente di ispirazione trotskista, poi convertitosi appieno alla "fede" anticomunista più beceramente maccartista e dichiaratamente capitalista e liberale. Il suo "tour" negli States per cercare di convincere gli intellettuali a "mollare i deliri della sinistra" attirò le attenzioni della CIA, che vide in lui un uomo da cui trarre diverse lezioni nella guerra psicologica. Fu Koestler a ispirare la classificazione della "sinistra non comunista", degli anticomunisti "di sinistra" usati come idoli e fantocci dalla propaganda anticomunista e dalle relative intelligence imperialiste e reazionarie come presunte "alternative al totalitarismo violento e brutale comunista". Il già citato Arthur Schlesinger Jr. avrebbe poi definito la "sinistra non comunista" come la rappresentazione vivente dell'"alternativa del socialismo democratico al totalitarismo sovietico". La prima vera e propria opera che sarebbe stata il "battesimo del fuoco" di questo gruppo di reazionari, trotskisti e "sinistrati" borghesi era "Il Dio che Fallì", una collezione di "saggi" che attestavano il "fallimento dell'ideologia comunista", sulla base dei soliti noti assunti di accuse di "dittatura", "totalitarismo" e "repressione ingiustificata", assunti smentiti poi dalle prove archiviali e dagli studi di storici, principalmente di ideologia e pregiudizi anticomunisti (come il liberale J. Arch Getty, fortemente critico del "paradigma totalitario" che viene approfondito nei successivi paragrafi)[4]. Lo stesso Koestler avrà da dire in merito:

«Gli ex comunisti non sono solo delle noiose Cassandre, come lo era stato il rifugiato anti-nazista; sono anche angeli caduti che hanno avuto il cattivo gusto di rivelare che il Paradiso non è il posto che dovrebbe essere. Il mondo rispetta il convertito cattolico o comunista, ma aborrisce i preti spretati di tutte le fedi. Questo atteggiamento è razionalizzato come un'avversione per i rinnegati. Tuttavia, anche il convertito è un rinnegato delle sue precedenti credenze o incredulità, e ben disposto a perseguitare coloro che ancora persistono in esse. Egli è tuttavia perdonato, perché ha "abbracciato" una fede, mentre l'ex comunista o il prete spretato ha "perso" una fede ed è quindi diventato una minaccia per l'illusione e un promemoria del vuoto abominevole e minaccioso[5]

Koestler, come il suo omologo Sogno in Italia[6], e come molti altri suoi colleghi, è quindi convinto dell'importanza degli "eretici" e di un attacco "da sinistra" come efficace, da un punto di vista ideologico e "culturale", per "indebolire" il comunismo. In merito a queste operazioni di "guerra culturale" importante fu anche il ruolo del proto-femminismo, con personaggi come Mary McCarthy (a dispetto del cognome non imparentata col più noto Joseph McCarthy) e Hannah Arendt come prime ardenti sostenitrici della "sessualità libera" e "casuale", come viene citato nell'opera di Saunders citata nella bibliografia e nelle note di questa voce, e il ruolo del femminismo nella "Nuova Sinistra" come ulteriore elemento culturale destabilizzante è stato ampiamente analizzato da Alarico Della Scala nel suo saggio "Socialismo e Potere Sessuale", riproposto nella bibliografia di questa voce, il quale, riproponendo un romanzo di tale Vsevolod Kočetov, scrittore e funzionario sovietico nonche uno dei massimi esponenti del realismo socialista, in cui l'autore, tramite i personaggi, mette in bocca parole che descrivono l'infida strategia del nemico imperialista e capitalista tramite la diffusione di apatia e liberalismo sessuale e dei valori morali presso i giovani per poter distruggere dal punto di vista culturale qualsiasi base di supporto per il socialismo e il progresso politico e sociale[7]. Non è solo Kočetov a fornire un punto di vista estremamente critico, da parte sovietica e del socialismo reale, della Nuova Sinistra. Nel 1975 il filosofo e pensatore politico sovietico Batalov pubblicò un libro di disamina del fenomeno della nuova sinistra, anch'esso importante fonte riproposta nella bibliografia e nelle note di questa pagina. Batalov ritiene che la "Nuova Sinistra", frutto indiretto di COINTELPRO e delle azioni dei "Comitati culturali" analizzati poc'anzi, abbia inizio nei tardi anni 50 con il fenomeno dei "Beatnik" (crasi di "Beat" e "Sputnik", termine inizialmente derogatorio a indicare la "distanza planetaria", come per il satellite sovietico Sputnik, tra i Beatnik e la società comune). Scrive in merito:

«Poco dopo, tuttavia, la situazione cominciò a cambiare a causa, innanzitutto, del crescente coinvolgimento delle masse non proletarie, in particolare degli studenti, nella lotta contro le strutture sociali dominanti nei paesi capitalisti avanzati. Ciò portò all'emergere di una base di massa per la protesta a cui la Nuova Sinistra poteva fare appello e tentare di conquistare. All'inizio degli anni Sessanta, questi processi furono osservati soprattutto negli Stati Uniti, che presto sarebbero diventati il ​​centro del movimento della Nuova Sinistra, che vi si sviluppò su una scala più ampia di quanto non fosse mai accaduto in Europa, tanto più che il terreno era stato in una certa misura preparato, per quanto riguardava gli atteggiamenti ideologici e culturali, dall'attività dei beatnik. I beatnik non erano, senza alcun sforzo di immaginazione, solo un'altra nuova Boemia, come venivano presentati dalla stampa popolare e dal mondo della pubblicità: costituivano un fenomeno sociale altamente contraddittorio. Non c'è dubbio che molti di loro rifiutassero sinceramente le pratiche che dominavano la società capitalista e la falsità e l'ipocrisia dello stile di vita borghese. Tuttavia i beatnik non erano radicali: non avevano programmi chiaramente definiti e la loro protesta contro le "piazze" era spesso di carattere passivo, degenerando in mero escapismo o isolazionismo. Tuttavia, nonostante tutto ciò, i beatnik esercitarono un'influenza innegabile sulle successive generazioni di giovani ribelli negli Stati Uniti e altrove. Furono le prime persone nel mondo del dopoguerra a sostenere e cercare di attuare il principio anarchico del rifiuto dell'organizzazione stabile che divenne una parte essenziale dell'attività pratica della Nuova Sinistra; furono i primi a dichiarare guerra alla psicologia del consumatore* e a criticare apertamente lo spirito conformista che dominava l'America del dopoguerra. Infine furono i beatnik che, pur non aderendo ad alcuna teoria sistematica, adottarono una serie di insegnamenti esistenzialisti e religiosi-filosofici provenienti dall’Oriente (in particolare il Buddhismo Zen) che in seguito sarebbero diventati parte dell’arsenale ideologico della Nuova Sinistra[8]

L'ascesa della Nuova Sinistra negli anni 60

Da una visione principalmente "settaria", i militanti di questo nascente movimento diventeranno poi più attivi e "aperti" ad altre frange e ai movimenti di massa nei tardi anni 60, integrandosi con le lotte e gli scioperi del 68, aggiungendo però una caratterizzazione più "culturale" e "intellettuale" ad essi, prendendone poi l'egemonia, e dimostrando una forte preminenza delle ideologie e filosofie "esistenzialiste", fino a creare l'"Uomo Nuovo" dotato di una "Psiche Nuova", "Sensibilità Nuova" e "Spiritualità Nuova"[9]. Scrive ancora Batalov in merito:

«È assolutamente chiaro che l'orientamento della critica della Nuova Sinistra al capitalismo e la natura delle alternative da essa proposte erano in gran parte determinati dal livello di apprezzamento del contenuto e dell'essenza delle relazioni capitaliste; questo livello a sua volta era in larga misura legato al fatto che la stragrande maggioranza dei critici radicali era impiegata nella sfera della produzione, conservazione e proliferazione dell'informazione, nella sfera della cultura. Ciò significava che le loro idee sul capitalismo erano modellate da fenomeni derivanti dal carattere delle attività culturali nel contesto della società capitalista avanzata. L'antiumanesimo, il burocratismo e il feticismo del consumatore, insieme ad altri tratti della società borghese individuati dalla Nuova Sinistra, che fornivano cause dirette per la loro rivolta contro l'establishment, sono aspetti reali del capitalismo moderno e la lotta coerente contro questi non può che avvicinare la distruzione delle istituzioni essenziali alla dittatura borghese. È questa circostanza che spiega l'importanza storica dell'opposizione della Nuova Sinistra al capitalismo. Quel movimento non "scoprì" un agente empiricamente nuovo di azione storica nella forma dei giovani studenti e degli intellettuali, come alcuni sociologi borghesi vorrebbero farci credere. [...] Eppure, allo stesso tempo, raramente si sentivano membri della Nuova Sinistra dire di opporsi al capitalismo. Essi tendevano a designare il bersaglio delle loro critiche in termini più astratti come “la società dell’oppressione”, “la società corporativa”, “la società burocratizzata”, la “società dei consumi” o “la società tecnocratica”. Allo stesso modo associavano i loro ideali non tanto al socialismo quanto a un concetto astratto di società “libera”. Proprio qui stava la debolezza politica della Nuova Sinistra, che nel suo ragionamento storico astratto non era in grado di raggiungere una comprensione del capitalismo come una struttura sociale complessa basata su fattori economici storicamente plasmati, una debolezza tipica dei rivoluzionari non proletari. Nella misura in cui la società capitalista era identificata dalla Nuova Sinistra con il sistema borghese unidimensionale di relazioni sociali, istituzioni e valori, e la necessità di distruggere quest’ultimo era meccanicamente estrapolata all’intera società capitalista, i radicali di sinistra indirizzavano anche la loro critica contro tutti coloro che tentavano di tracciare tali linee di demarcazione e di individuare gli elementi positivi di quella società come punti di partenza per lo sviluppo successivo all'interno del tessuto della società capitalista avanzata, come precondizioni per la sua trasformazione in società socialista. Ciò spiegava innanzitutto il fatto che molti radicali americani e dell'Europa occidentale, sotto l'influenza degli estremisti, si opponevano alle organizzazioni comuniste nei paesi capitalisti, ritrovandosi spesso di conseguenza fianco a fianco con coloro che logicamente avrebbero dovuto essere i loro principali nemici, vale a dire gli anticomunisti. [...] I principi negativi dei radicali diedero inevitabilmente origine a elementi di anti-intellettualismo e nichilismo culturale nel comportamento politico dei loro seguaci, sviluppi che sconvolsero la “società” e fornirono alle forze reazionarie un ulteriore pretesto per tentare di sopprimere ogni opposizione al regime borghese, bollandolo come “antisociale”. La radicalizzazione della Nuova Sinistra, per quanto accidentale possa sembrare a prima vista, fu il risultato logico dell’intero corso dello sviluppo sociale del dopoguerra e strettamente legata agli eventi politici degli ultimi anni sia all’interno dei paesi capitalisti avanzati, sia nell’arena internazionale. Un ruolo importante nel riorientamento della Nuova Sinistra fu svolto dalla vittoria della rivoluzione a Cuba e dalla vittoriosa resistenza del popolo vietnamita all'aggressione americana, eventi che permisero alla Nuova Sinistra di percepire più acutamente la natura profonda della crisi all'interno della società borghese moderna (soprattutto americana) e di iniziare a credere nella possibilità di cambiamenti radicali operati nell'establishment borghese. Ci furono frequenti casi di soggettivismo nella valutazione della Nuova Sinistra degli eventi a Cuba e in Vietnam, così come ci furono sorprendenti aberrazioni nelle loro opinioni su altri eventi e movimenti socio-politici nel mondo contemporaneo[10]

Anche Enver Hoxha, nel suo "Eurocomunismo è Anticomunismo", rilasciò una sua analisi degli eventi del 68 e la nascita della Nuova Sinistra, facendo l'esempio del "Maggio Francese" e criticando l'inettitudine e apatia dei comunisti francesi in merito, incapaci di prendere l'egemonia di quel movimento e lasciandolo quindi in mano ai settori più borghesi della "contestazione", e in particolare critica il revisionismo del PCF e le sue facili aperture alla "Nuova Sinistra" che lo avrebbero reso il partito irrilevante e ridicolo che è oggi:

«Il realismo socialista non fu sostenuto con energia e convinzione dal Partito Comunista Francese. Una parte degli scrittori, filosofi e critici, membri del partito, come Marguerite Duras e Claude Roy, disertarono. In seguito alle calunnie di Chruščëv contro Stalin, il Partito Comunista Francese cominciò a nagivare nell’incertezza e i primi a capitolare furono gli intellettuali di questo stampo. Esso lanciò lo slogan della "liberazione completa dell’arte e della cultura", e i sostenitori di un tempo del realismo socialista come Aragon, André Stil e André Wurmser cambiarono non solo la camicia, ma vendettero al revisionismo anche l’anima e la pelle. Così i letterati pseudocomunisti francesi cominciarono ad affezionarsi ai Lukacs, ai Kafka, ai Sartre. In tutto il partito ebbero inizio discussioni critiche secondo la piattaforma che desi derava la borghesia, cioè "qual’è il rapporto fra la letteratura e l’ideologia?", "quale forma bisogna accettare in arte", "il settarismo nell’interpretazione" oppure "l’eclettismo opportunistico?". Roland Leroy, nella sua qualità di "autorità", giunse alla conclusione che "non può esistere un’arte specifica proletaria e nemmeno un’arte che sia totalmente rivoluzionaria". [...] I revisionisti francesi hanno respinto i princìpi della teoria immortale del marxismo-leninismo. Ora il loro partito naviga in un revisionismo misto alle vecchie teorie utopistiche di Bernstein, Proudhon, Kautsky, nonché a quelle degli anarchici. Associandosi all’ideologia degli altri partiti borghesi, esso si batte affinché in Francia e altrove si diffonda l’idea che il marxismo è invecchiato e che, al suo posto, va messo in primo piano l’eurocomunismo. Nel 1968 gli studenti si scontrarono a Parigi con le "forze dell’ordine". Questi scontri furono sfruttati dai trotzkisti, da Sartre, teorico dell’esistenzialismo, da Simone de Beauvoir, da Cohn-Bendit ecc. che cercarono di dare loro un colore anarchico. Ed in realtà questi scontri avvennero in disordine. Il Partito Comunista Francese non vi prese parte. Ma perché non vi prese parte? Forse perché in via di principio era contro l’anarchismo? Penso che questo non ne sia il motivo. Il motivo è che esso non voleva unirsi alla gioventù studentesca che si scagliò contro il governo di de Gaulle. Fu proprio questo movimento che lo costrinse a indire il referendum e quando non riuscì a vincere, come sperava, se ne andò a Colombey-les-Deux Eglises, dove anche morì. Il Partito Comunista Francese creò ostacoli alla classe operaia e non le permise di entrare in azione e di assumersi la direzione dell’insurrezione. Esso disponeva di quelle forze necessarie a far propagare il fuoco in tutta la Francia e, se non era in grado di strappare il potere ai "principi", o ai "baroni", come venivano chiamati in quel periodo, poteva almeno scuoterlo. Esso non fece questo, perché era per quella via e per quei metodi predicati dal revisionista piccolo borghese Georges Marchais[11]

L'"esplosione di proteste" avvenuta sul finire degli anni 60 in Occidente appariva come "misteriosa" da parte di molti sociologi, politici e studiosi occidentali, e il "mistero" sociale consisteva soprattutto nelle idee di questi nuovi movimenti giovanili, che con un'attenta analisi si poteva osservare avere radici nella cosiddetta "ideologia dell'integrazione" che vedeva il capitalismo come una forma di società organizzata, escludendo quindi qualsiasi analisi che includesse la natura di classe del conflitto e nelle contraddizioni insite a tale "società". Risultava quindi inspiegabile per tutti questi studiosi occidentali il fatto che vi fossero proteste e che avvenissero da parte di questi strati sociali relativamente "integrati" col capitalismo che affermavano di combattere, ma questa è solo un'analisi superficiale, e come denota Batalov, un'altra spiegazione è data dai principali filosofi borghesi ed esponenti dell'esistenzialismo in occidente, che ritengono invece che uno dei principali motivi dietro la "rivolta" sia la demografica principalmente giovanile dei componenti di essa. Per quanto sia vero che una forte componente dovuta all'età giovanile degli esponenti della Nuova Sinistra abbia sicuramente giocato un suo ruolo, Batalov denota come anche questa sia una conclusione parziale che non dia una spiegazione completa della situazione e del fenomeno. Batalov nota anche come il progresso tecnologico potrebbe aver influito nella divisione tra le generazioni "vecchie" e "nuove": se in passato in un nucleo familiare e in una casa tutti, adulti e ragazzini, crescevano apprendendo di generazione in generazione tramite gli stessi strumenti, con le nuove tecnologie questo diventa assai più diverso, e acuisce il naturale divario tra il vecchio e il giovane, rendendo quindi la possibilità di ideali comuni inter-generazionali un qualcosa del passato, almeno nei paesi capitalisti tecnologicamente avanzati. L'incapacità di ricostruire un legame tra le vecchie e nuove generazioni porta queste ultime a porsi in modo conflittuale con la cultura e con il "passato", e l'unico possibile atteggiamento è di ribellione basata sul rifiuto fine a se stesso di tutto ciò che ha preceduto il presente; arrivando addirittura a cercare di crearsi un nuovo linguaggio e una nuova cultura da zero, intenti impossibili da attuare pienamente: ed è questa quella che Batalov chiama la "tragedia" delle nuove generazioni nei paesi capitalisti avanzati, ossia il fatto che esse non vedano alcun mezzo per esprimersi se non un rifiuto aprioristico della società e un nichilismo fine a se stesso[12].

Va precisato che gli stessi membri della Nuova Sinistra, però, hanno adottato dei comportamenti e dei modi di porsi abbastanza ambigui che hanno dato adito a tutte le supposizioni parziali o errate su di essi; seppur consapevoli della natura insita alle contraddizioni del capitalismo delle proteste cui prendevano parte, e i discorsi sulla necessità di costruire una "cultura nuova" e un "uomo nuovo", la cosiddetta sinistra radicale ha trovato difficile analizzare e definire la loro collocazione socio-politica. La Nuova Sinistra è quindi giunta ad una situazione paradossale in cui, rigettando il "vecchio" a priori, inclusa quindi anche la classe lavoratrice e i proletari "vecchi", in quanto anch'essi aderenti ad una cultura che vedeva, ad esempio, il sesso pre-matrimoniale come qualcosa di amorale o l'omosessualità come qualcosa di osceno, al tempo stesso si ergevano a "nuovi rivoluzionari" e dichiaravano di essere dalla parte di queste masse oppresse e sfruttate da un punto di vista economico oltre che militarista-poliziesco. Questo feticismo di una versione idealizzata e inesistente delle classi lavoratrici è avvenuto in contemporanea ad un altro feticismo, forse più potente di quest'ultimo, ossia il feticismo di una classe subalterna coloniale e post-coloniale, costituita di minoranze etniche, immigrati, guerriglieri e simili, e questo spiega la tendenza di molti di essi allora, e purtroppo ancora oggi, a larpare come "guerriglieri", "maoisti", "rivoluzionari", "guerriglieri" ecc. Questa forma di "identificazione" viene, correttamente, definita da Batalov come un'idealizzazione di tipo utopico e anarcoide, che difficilmente corrisponde alla realtà materiale dei "guerriglieri" o dei "rivoluzionari" del cosiddetto "Terzo Mondo", e che altro non è che una forma di feticismo modellata su un miraggio inesistente. Le vere caratteristiche di un rivoluzionario appartenente a classi proletarie o subalterne sono dettate dalle condizioni della società in cui vive, in termini sia di struttura che di sovrastruttura culturale (termini di Gramsciana/Zdanoviana memoria cui la Nuova Sinistra cercherà di appropriarsi, con risibili risultati, come viene analizzato nei successivi paragrafi), ben diverso dallo stereotipo caricaturale e per certi versi anticomunista e reazionario che, consciamente o meno, le classi sociali medie e piccolo-borghesi cui la Nuova Sinistra ha avuto la sua principale "trazione". Stando a quanto concluso da Batalov, i militanti della Nuova Sinistra non erano certo parte di un "nuovo proletariato rivoluzionario" come affermavano di essere, ma neanche dei pagliacci (o, perlomeno, non erano consapevoli di esserlo), quanto piuttosto un nuovo tipo di ideologi pseudo-rivoluzionari vicini a ideologie utopiche, anarcoidi e borghesi tipiche della propria classe sociale di appartenenza. I loro slogan erano slogan di tipo utopico, e vi sono stati esempi storici di movimenti rivoluzionari utopici e astratti, principalmente eretici di epoche pre-industriali, come gli Hussiti di Boemia, i seguaci di Thomas Muntzer o i ribelli Taiping in Cina, ma tali situazioni, sperimentali, brevi ed espressione di una esasperazione congiunta di strati proletari e non (oltre che, come nel caso degli Hussiti o dei Taping, anche di velleità autonomiste o proto-nazionaliste), non possono certo essere paragonate ad un movimento interno alla borghesia che, seppur favorendo alcune riforme fondamentali e necessarie, specie nell'accostamento agli scioperi del '68 o del '69 ("autunno caldo" italiano), altro non hanno fatto che favorire la nascita di una nuova sovrastruttura tramite cui il capitalismo e la borghesia al potere potessero quindi avere nuove giustificazioni per la propria egemonia societaria[13].

La natura e la provenienza sociale piccolo-borghese dei "manifestanti", che fu alla base anche di molte critiche di Pier Paolo Pasolini, poeta comunista italiano che, provocatoriamente, dichiarò in molte di quelle "manifestazioni" (cui partecipava come inviato del PCI) di ritenersi più vicino alla polizia che agli studenti, in quanto i poliziotti perlomeno erano di provenienza sociale operaia e subalterna, è la chiave di volta tramite cui l'analisi di Batalov giunge alle sue conclusioni in merito ai "nuovi intellettuali" borghesi dell'occidente post-68. Batalov analizza il ruolo degli intellettuali in una società di tipo capitalistico; tale categoria socio-culturale, relativamente "libera" e "privilegiata" in quanto parte dell'establishment, non era direttamente coinvolta nei processi di plusvalore e pluslavoro, di produzione di surplus economico, di sfruttamento economico e sociale cui era soggetta la classe operaia, una parte dei "ceti medi riflessivi" (la cosiddetta "borghesia progressista" con cui furono formate alleanze per le Democrazie Popolari dell'Est Europa o per la Nuova Democrazia di Mao Tse Tung) e i ceti subalterni ad essi. Ciò è cambiato quando si è venuto a creare un "surplus" di intelligentsia, di "intellettuali", e lo studente degli anni 60, a differenza dei suoi predecessori piccolo-borghesi di 20-30 anni prima, non ha più le garanzie assolute di quei "privilegi" e di quelle "libertà" che sono appartenute alla sua famiglia, ai suoi genitori, e che inconsciamente ha sempre sperato a sua volta di ereditare. Batalov analizza come questa situazione non sia necessariamente nuova, citando ad esempio alcuni lavori di Engels (La guerra dei contadini in Germania, Il ruolo della forza nella Storia) che analizzano la situazione in cui una determinata classe sociale, per difendere i propri interessi, si trova a dover fare "fronte comune" con classi sociali subalterne e a favorire in buona parte soprattutto i loro intereessi a scapito di quelli della propria classe sociale di appartenenza (si pensi anche al già citato esempio della "borghesia progressista" delle democrazie popolari e della nuova democrazia maoista). Questo ruolo può essere interpretato anche dalla classe operaia nel caso di paesi capitalisti in sotto-sviluppo e prevalentemente agricoli, in cui, rispetto alle classi subalterne semi-feudali, l'operaio della fabbrica ha una posizione relativamente "privilegiata". A dispetto di questi esempi storici, però, il "distacco" di questi piccoli borghesi della "nuova sinistra" rispetto ai valori dei propri genitori non corrisponde ad un "reflusso" nel proletariato e nelle classi subalterne o in un "fronte comune" con esse, quanto piuttosto, come si è già concluso, in un rifiuto a priori di tutto il passato e in un feticismo di una categoria sociale operaia o subalterna idealizzata, con una mentalità in tutto e per tutto speculare e corrispondente alla mentalità libertina e di liberalizzazione del costume dei piccoli borghesi della "Nuova Sinistra" (mentalità che sarebbe divenuta poi dominante e quindi tutt'altro che "anti-establishment") e, in sostanza, mai esistita. La Nuova Sinistra mancava inizialmente di un'ideologia vera e propria di riferimento, ritrovandosi poi però ad aderire pienamente a degli assunti ideologici di tipo anarcoide, perfettamente compatibili con le idee di "spontaneismo" ed "eroismo" adottate dalla Nuova Sinistra nel suo feticismo e nella sua idealizzazione di tipi di classi subalterne in realtà inesistenti al di fuori della loro immaginazione. Un'altra "tragedia" di questi radicali, per Batalov, è la loro mancanza di coscienza o conoscenza storica, che gli impedisce di comprendere i motivi dei fallimenti pratici delle ideologie di tipo anarcoide e revisionista (cioè vicine alle tesi di Bernstein e Kautsky, che per primi parlarono di "movimento" che avrebbe superato la "rivoluzione", come viene approfondito in seguito). Batalov, forte delle analisi di Lenin in merito all'individualismo degli anarchici come ideologia borghese e quindi da un punto di vista pratico incompatibile con qualsiasi rivoluzione, opera collettiva di classi sociali che, consapevoli della propria posizione, reclamano i loro diritti in uno sforzo "di gruppo" (o meglio di massa), e come già Lenin aveva previsto, lo sviluppo del capitalismo verso i monopoli e verso quelle che sarebbero poi divenute le multinazionali avrebbe favorito una mentalità di tipo individualista, definendo quindi le idee anarcoidi come una forma di "individualismo capovolto", che permetta, con uno sguardo da fuori, l'affermazione dell'individuo borghese "oppresso" nei gangli della morale della sua classe sociale di appartenenza. Questo punto di vista individualista e anarcoide aiuta anche a comprendere il motivo del fascino del "marxismo" nella Nuova Sinistra, o meglio di una versione edulcorata, à l'eau de rose, "emotiva" e "ribellista" degli insegnamenti di Marx ed Engels completamente estranea all'effettiva realtà di quanto scrissero e di quanto conclusero effettivamente nelle loro analisi economiche, filosofiche e politiche[14].

Un approccio ambivalente che rende un'opera che nasce come anti-idealista e che affonda le sue radici in un'analisi pratica dei rapporti economici e sociali del mondo dall'antichità alla modernità una specie di "nuova Bibbia" da "interpretare" in modo dogmatico e sofistico, e questo spiega il motivo per cui la Nuova Sinistra, che oggi si manifesta con le miriadi di collettivi anarco-trotskisti in tutto l'occidente, inclusa la nostra penisola, sembra in un certo senso incapace di comprendere, a dispetto del suo riempirsi la bocca di "teoria" e di "circoli di studio" di poco più di 3 persone per volta in uno sgabuzzino abbandonato, il significato delle parole di Marx, Engels o chi per loro che ripetono come dei pappagalli (si pensi ad esempio al rapporto tra socialismo e potere sessuale, che viene approfondito nei successivi paragrafi, e che gli aderenti alla Nuova Sinistra e all'Ultrasinistra ritengono erroneamente essere un rapporto di elogio del "liberalismo sessuale" borghese da parte di Marx ed Engels). Questa contraddizione viene notata da Batalov anche nei principali ideologi della Nuova Sinistra, come Sartre, che pur elogiando Marx, gli attribuiscono un'assurda "inadeguatezza" da colmare, guarda un po', con la propria filosofia esistenzialista. Anche altri ideologi della Nuova Sinistra come Mills e Debray dichiarano di rifarsi in parte a Marx o a Lenin, ma di fatto contraddicono quanto questi hanno dichiarato e analizzato nelle loro opere. Questo approccio contraddittorio di adesione "nominale" al marxismo, ma di fatto di perversione dei suoi insegnamenti in un grande festival liberale e borghese volto a trasformare assurdamente Marx in un continuatore delle filosofie liberali e borghesi di Locke, Rousseau o Kant, è totalmente compatibile con i piani in contemporanea, da parte di Gladio/Stay Behind, che di lì a poco avrebbe sovvenzionato il terrorismo "rosso", di trasformare il comunismo, nella coscienza collettiva, in quello che non è, e a distruggere definitivamente la sua reputazione, facendo credere alle classi operaie e subalterne che i comunisti sarebbero degli "idealisti primitivi" o dei "violenti terroristi", o ancora dei "sognatori lontani dalla realtà" e quindi di fatto sostenitori del "migliore dei mondi possibili" ad ogni possibile occasione[15].

Gli anni 70-80: eversione, perversione e pantomima dal terrorismo al riformismo

Per approfondire meglio: Brigate Rosse

Un frutto diretto della "Nuova Sinistra" fu la comparsa del terrorismo "rosso", ormai dimostrato da fonti d'archivio, interviste e ricostruzioni tramite la ricerca storica di queste, essere stato nient'altro che un'operazione psicologica per poter distruggere la reputazione dei comunisti e dei sinceri progressisti e democratici, rendendoli agli occhi dell'opinione pubblica ora come dei "sognatori idealisti lontani dalla realtà", ora dei "picchiatori violenti e assassini". Sono stati dimostrati anche i legami tra servizi segreti atlantisti e sionisti come la CIA e il Mossad e i gruppi dell'eversione "rossa", oltre che i legami tra questi e partiti nascenti della Nuova Sinistra, come Potere Operaio o i Radicali di Pannella in Italia, partito che avrebbe poi re-integrato molti "teorici" della Nuova Sinistra nonché ex terroristi "rossi", come ad esempio Toni Negri o Sergio D'Elia. Altri militanti terroristi "rossi", come Adriano Sofri e i suoi più stretti collaboratori in Lotta Continua, collaborarono direttamente con agenti dei servizi infiltrati nei "direttivi" delle loro organizzazioni[16]; lo stesso Sofri è oggi libero, dopo aver scontato soltanto 8 anni in galera sebbene fu condannato a 22 anni di carcere, e scrive per quotidiani borghesi del mainstream neoliberale come Repubblica e Il Foglio, giustificando tutte le guerre e gli interventi dell'imperialismo unipolare americano in giro per il mondo, e diversi altri ex terroristi "rossi", come Curcio, si atteggiano oggi a delle "superstar" e "guru" del conformismo riformista borghese "di sinistra"[17][18].

Analisi ideologica della "Nuova Sinistra", quinta colonna di "utili idioti" per il capitalismo e il neocolonialismo

Le operazioni di guerra psicologica, che in Italia si verificarono col terrorismo "rosso" delle "BR", di "Lotta Continua", di "Potere Operaio" e di "Prima Linea", in Germania con la "RAF", in Francia con diversi gruppi di ispirazione anarco-trotskista, non sarebbero mai potute avvenire senza la "svendita al dettaglio" di tipo ideologico dei partiti comunisti occidentali, che hanno contribuito, consapevolmente o meno, a buttare ancora più benzina sul fuoco che veniva appiccato dagli imperialisti, dai reazionari e dai loro servizi segreti "deviati" con il supporto a tutti i tipi di "eretici" di ispirazione anarco-trotskista che si ergevano per attaccare i comunisti "da sinistra". Losurdo cita la debolezza di Togliatti in merito ad un dibattito aperto da Bobbio nel 1955 come uno degli inizi dello "sfacelo" del "marxismo occidentale" e la sua mutazione da omologo puramente geografico del socialismo a strumento annacquato, liberal e fucsia della borghesia, in cui fu data una prima interpretazione degli insegnamenti di Marx antesignana di quelle dei futuri Sartre e Mills in Francia, da parte di Galvano Della Volpe, "filosofo" della famiglia dei Conti Della Volpe, di ispirazione liberale e neo-idealista, e di Lucio Colletti, suo allievo, divenuto poi parlamentare per il partito di Berlusconi Forza Italia. Mentre Togliatti dava un'analisi della questione coloniale e lasciava delle dichiarazioni tutto sommato ancora in linea con una visione e analisi socio-economica più o meno marxista-leninista, avendo in considerazione anche la questione coloniale, Della Volpe prima e Colletti poi contribuirono al dibattito, puntando principalmente sugli assiomi di tipo liberale borghese della "libertà assoluta a tutti i costi", facendo riferimento però a Locke, filosofo liberale britannico azionista delle società coloniali e quindi favorevole al colonialismo e alla schiavitù, che aveva giustificato ampiamente nella sua opera. Questa "dimenticanza" e questa lettura "parziale" dell'opera del filosofo britannico del XVII secolo di Della Volpe avrebbe fatto scuola tra i suoi allievi, e lo stesso Colletti avrebbe poi proseguito, seppur riconoscendo la dimensione oppressiva e di sfruttamento del capitalismo, "dimenticando" però anch'egli i campi di concentramento coloniali come stavano venendo istituiti in Indocina dai francesi o in Kenya dagli inglesi in quel periodo storico. Lo stesso Colletti, negli anni 80, si sarebbe poi fatto beffe dell'interesse dei marxisti nei confronti delle realtà coloniali e subalterne, mantenendo anche un complice silenzio sul ruolo degli Stati Uniti nel genocidio di comunisti in Indonesia nel 1965, con la deposizione di Sukarno e l'istituzione della dittatura del generale Suharto, o ancora nella deposizione del governo socialista di Allende e nell'istituzione della dittatura militare di Pinochet in Cile nel 1973, parlando del "fallimento del comunismo", ma sapientemente "dimenticandosi" di tutti i tentativi di distruggere non solo il socialismo, ma qualsiasi governo progressista, indipendente e anti-coloniale che andava formandosi in giro per il mondo da parte del "bravo" liberalismo capitalista[19].

Anche l'"operaismo", tendenza anarco-trotskista della nuova sinistra tipica interamente dell'eversione terroristica "rossa", che altro non è che il culmine del "feticismo" di una "classe operaia" inesistente e idealizzata, ideologia pienamente aderente ad una mentalità piccolo borghese e liberale, ha avuto influenze tipicamente orientaliste, liberali e "sorde" rispetto alla questione coloniale e terzomondista che hanno favorito la completa trasformazione della "sinistra" e del "comunismo", in Italia quanto nel resto del "mondo libero" in Occidente, in una quinta colonna pienamente asservita agli interessi del capitalismo, dell'imperialismo e del neocolonialismo atlantista. Losurdo cita in particolare Tronti, insieme a Negri uno dei "grandi teorici" dell'"operaismo", che negli ultimi anni della sua vita fu anche parlamentare e deputato per il Partito Democratico, che nel suo testo principale, "Operai e Capitale", una sorta di "Bibbia Operaista", testo scritto nel 1966 ma non per questo influenzato dagli avvenimenti dell'epoca, come la fallita invasione della Baia dei Porci del 1961, la Crisi Congolese del 1960-62, o ancora domesticamente dai tentativi di colpo di Stato, come il cosiddetto "Piano Solo" del 1963. A dispetto di tutti questi avvenimenti, il testo di Tronti altro non fa che tracciare un'ipotetica storia di un viaggio di Lenin a Londra, leggendolo quindi in un'analisi trade-unionista e movimentista che non gli appartiene e che anzi egli (e prima di lui Engels) aveva aspramente criticato, dimostrando ancora una volta non solo l'incapacità da parte della piccola borghesia, priva di qualsiasi cognizione pratica dello sfruttamento economico e politico del capitalismo propria invece di classi operaie e subalterne, di comprendere effettivamente gli insegnamenti di Marx o di Lenin, ma anche la totale estraneità e incompatibilità di essa con qualsivoglia rivoluzione socialista o progressista che si basi o che anche soltanto si ispiri un minimo alle analisi e agli insegnamenti dei teorici, rivoluzionari e maestri del socialismo. Tronti avrebbe poi scritto nel 2009 una sorta di "postilla" al suo testo, definendo il '69, anno dell'"Autunno Caldo", come l'anno del "culmine della lotta anti-capitalista". Losurdo nota come Tronti, anziché attaccare o puntare il dito contro gli Stati Uniti o il Regno Unito, che più di tutti rappresenterebbero il capitalismo al suo massimo stato di sviluppo e di sfruttamento, punta il dito contro l'Italia della Prima Repubblica, dei governi del "centro-sinistra organico", di una forma di capitalismo "di welfare" o "keynesiano", dei contentini riformistici dati alla classe lavoratrice proprio in virtù della forte egemonia del PCI, seppur già degenerato e revisionista, che nonostante ciò faceva comunque paura alla borghesia e alle frange più reazionarie dei servizi segreti e delle "forze dell'ordine" delle istituzioni repubblicane. In questa "lotta al capitalismo" convergevano si gli scioperi degli operai, ma anche le lotte studentesche da parte di individui di estrazione principalmente piccolo-borghese, che vi aderivano solo sull'onda di uno sdegno personale ed emotivo e di una personale indignazione sia di fronte all'aggressione al Vietnam, una lotta quindi tutt'altro che "pura" come l'avrebbe voluta definire Tronti, e in buona parte influenzata anche dallo slancio dovuto alla lotta di indipendenza e di liberazione nazionale e anti-coloniale. Il "sarcasmo operaista" nei confronti delle lotte di liberazione nazionale non è nuovo, e una prima forma di ostilità da parte idealista e piccolo-borghese alle "lotte di liberazione nazionale" (l'ostilità ad ogni forma di nazionalismo o patriottismo da parte della "Nuova Sinistra" viene analizzata nei successivi paragrafi) avvenne già quando Proudhon, anarco-positivista, socialista utopico francese e avversario a senso unico di Marx, sbeffeggiava le rivolte dei nazionalisti polacchi contro l'autocrazia zarista russa. Anche nel caso di Tronti si denota una forte ignoranza e incomprensione degli errori e dei fallimenti dei primi socialisti utopici e degli anarchici, quando egli continua a rincarare la dose parlando di rivendicazioni salariali, scioperi, di una lotta esclusivamente dal punto di vista tradunionista e di fabbrica, una visione assurda nel caso, nell'esempio fatto da Losurdo, degli operai cinesi che, se si trovassero a continuare soltanto a rivendicare aumenti di salario, dinanzi all'invasione e schiavitù che incombevano sui propri concittadini nelle Guerre dell'Oppio, si troverebbero sfruttati e fisicamente eliminati in un modo che avrebbero potuto facilmente evitare, in questa ipotesi tanto assurda quanto irreale e tipica solo di una mente piccolo-borghese, liberale e anarcoide[20].

Anche qualora la lotta anti-coloniale e di liberazione nazionale viene apprezzata e favorita da alcuni ideologi della "Nuova Sinistra", essa lo è solo in chiave strumentale e feticista. Se Togliatti dimostrava vocalmente il proprio supporto per la liberazione nazionale contro il colonialismo su basi anche "umanitarie", con una chiara ispirazione dall'opera Gramsci, Althusser, filosofo francese della Nuova Sinistra e ideatore del "marxismo strutturale" (un'interpretazione-perversione cinica, nichilista e quindi anti-marxista del "marxismo"), anch'egli feticcio dei sinistrati moderni, anch'egli estimatore della liberazione nazionale e della rivoluzione in Cina di Mao Tse Tung, dimostra quanto anche un riconoscimento strumentale del valore della lotta al colonialismo altro non sia che un qualcosa che vada a suo detrimento. La lotta di liberazione dal colonialismo, che ha inizio nei primi decenni del XIX secolo, quando ad Haiti vi è la lotta di liberazione di Toussant Louverture dalla Francia, inclusa anche la Francia Napoleonica che, a dispetto delle pretese di continuatrice della rivoluzione del 1789, ha interesse a riprendere controllo della colonia di schiavi nei Caraibi, lotta di successo seguita, in contemporanea, ai movimenti abolizionisti nel mondo anglofono; ma anche l'abolizione della schiavitù non porta immediatamente alla fine dello sfruttamento e delle discriminazioni: negli Stati Uniti, in particolare gli stati del sud, vi è la segregazione dei neri in ghetti, e nelle concessioni francesi in Cina vi sono affissi cartelli che vietano l'ingresso in attività commerciali ai cani e ai cinesi; gli indiani sotto il controllo britannico vengono de-umanizzati e brutalmente repressi quando, a seguito della Prima Guerra Mondiale, chiedono più autonomia, se non l'indipendenza, per il loro ruolo svolto durante la guerra; è l'epoca degli zoo umani, degli scienziati razzisti, degli ispiratori del nazifascismo come Houston S. Chamberlain e Friedrich Nietzsche, un'epoca che prosegue con la Rivoluzione d'Ottobre, da una parte, che invita gli schiavi e i popoli oppressi dal colonialismo a spezzare le proprie catene, mentre invece l'Italia Mussoliniana e la Germania Hitleriana predicavano l'assoggettamento rispettivamente dell'Etiopia e dell'Est Europa come "posti al sole" e "spazi vitali". Lenin invece scrive di come sia ingiusto che i popoli delle colonie non siano neanche considerati popoli, e Gramsci si concentra sul fatto che persino per un "umanista" come Bergson in realtà l'umanità corrisponda soltanto all'Occidente (entrambi modi di pensare e di vedere il mondo ancora propri della borghesia, inclusa quella che aderisce alla "Nuova Sinistra"). Il comunismo quindi, pur essendo una filosofia e una prassi politica basata su un'analisi strettamente materialista e quanto più oggettiva possibile della storia e della realtà, non esclude una dimensione umanitaria, invece assente nel "marxista strutturale" Althusser, il quale, come Della Volpe, rompe e scredita il materialismo del marxismo trasformandolo in un qualcosa di totalmente lontano ed estraneo dagli scritti e dagli insegnamenti che sono stati poc'anzi brevemente analizzati. Althusser, che in passato rimproverava agli umanisti di "occultare la lotta di classe", è ora egli stesso ad abbandonare il concetto di lotta di classe, in una "regressione" ideologica e filosofica secondo Losurdo (più probabile un venire meno di una maschera ormai scomoda), che porta anche ad un eurocentrismo che ritiene l'analisi materialistica della storia un fatto esclusivamente occidentale ed europeo. In contemporanea ad un "ritorno di fiamma" idealistico che serve come giustificazione ideologica dell'imminente capitolazione di Gorbačëv, ma anche l'eccessivo scientismo di Althusser può servire come facile distrazione rispetto alla priorità della lotta allo sfruttamento politico ed economico, e impedisce di comprendere appieno i motivi delle lotte che hanno portato al riconoscimento dell'"uomo" come parte della società in una condizione altrimenti deumanizzante, che sia quella della donna (reputata inferiore all'uomo), del lavoratore salariato (visto come mero attrezzo di lavoro) o dei popoli coloniali (che vengono visti come sub-umani). Althusser compie l'errore soprattutto di ritenere che esistano termini universali in ogni tempo e luogo, e Losurdo fa diversi esempi in merito per smentire; ad esempio "democratico" sul finire del XIX secolo negli States indicava i sostenitori prima della schiavitù dei neri e poi, una volta abolita, della segregazione di questi, o ancora la bandiera del "lavoro" viene agitata anche da conservatori che pragmaticamente lasciano riforme e contentini, dal 1848 in poi, che danno vita al cosiddetto "stato di diritto" moderno, nella speranza di sedare velleità rivoluzionarie, o ancora la demagogia nazifascista che fa proprie parole come "nazioni proletarie" o "socialismo nazionale" per sperare di illudere le classi lavoratrici e le loro avanguardie politiche. In ultima istanza Althusser, condannando l'"universalismo", giunge a conclusioni simili a quelle di Tronti e degli "operaisti", di feticismo dell'"operaio"[21].

Un altro ispiratore del "marxismo occidentale" e della "Nuova Sinistra" è il "filosofo" Ernst Bloch, incredibilmente longevo, essendo nato nel 1885 e morto nel 1977, il quale, oltre ad aver aderito negli anni della Prima Guerra Mondiale alle posizioni ideologiche dell'Intesa, e quindi della Seconda Internazionale e del revisionismo di Kautsky, contrapponendole sia alla Germania Imperiale guglielmina che all'Unione Sovietica nata dalla Rivoluzione d'Ottobre, ignorando nel nome dell'universalismo le brutalità degli USA nella loro conquista delle Filippine pochi anni prima, o ancora le politiche di razzismo e segregazione. Neanche le dichiarazioni della Germania di Hitler in merito al voler conquistare l'Est Europa e trasformarlo in uno "spazio vitale" per la colonizzazione tedesca e l'asservimento degli "indigeni" slavi fanno ripensare al "marxista" Bloch i suoi assunti originari. Nel 1961 Bloch pubblica il testo "Diritto naturale e dignità umana", pregno di pregiudizi eurocentrici e orientalisti, in cui le uniche critiche al liberalismo e al capitalismo sono su assunti di "libertà formali e soltanto formali" attuate nelle metropoli coloniali, ma nel medesimo anno la Francia reprime in modo militarista e poliziesco le popolazioni indigene dell'Algeria, e neanche una menzione viene fatta di questa dimensione coloniale laddove l'uguaglianza, neanche formale, esiste, e dove tale repressione si scatena anche nella metropoli coloniale, a Parigi, dove gli immigrati algerini vengono pestati brutalmente dalla polizia e affogati nella Senna alla luce del sole, dinanzi a divertiti cittadini francesi. Totalmente assente la questione coloniale anche quando Bloch fa menzione dei giusnaturalisti Grozio e Locke, che a loro tempo giustificarono il colonialismo e la schiavitù in quanto implicati, direttamente o indirettamente, in esso. E, in contemporanea alla stesura della sua opera, se Bloch si concentra solo e soltanto sulle "libertà formali" in un discorso eurocentrico e implicitamente razzista che considera solo e soltanto i problemi del "primo mondo" e dei bianchi europei, Mao Tse Tung applaude alle lotte degli afroamericani contro il regime razzista e segregazionista statunitense, indicando come la dimensione di sfruttamento economico intercorra a quella di sfruttamento e discriminazione su basi razziali. Se Bloch parla in termini astratti e generici, Mao Tse Tung condanna esplicitamente le ingiustizie, inclusa l'assenza di diritto di voto per i neri d'America[22].

Un altro esempio del supporto della "Nuova Sinistra" occidentale e del "marxismo occidentale" all'imperialismo e al capitalismo come quinta colonna è dato dalla Scuola di Francoforte nonché dal suo massimo esponente, Max Horkheimer. Trasferitosi negli Stati Uniti nel 1940, ottenendo nel medesimo anno la cittadinanza, visse lì fino al 1949 prima di tornare nella Germania Federale e ricostituire la Scuola di Francoforte chiusa nel 1933. Nel 1942, mentre il mondo era impegnato a combattere la minaccia nazifascista, Horkheimer ebbe la brillante idea di denunciare il sistema politico ed economico nato dalla rivoluzione d'Ottobre come "capitalismo di Stato", predicando la "democrazia conciliarista" tipica della "sinistra comunista", il tutto mentre le armate del Terzo Reich avevano cinto d'assedio Leningrado e la battaglia di Stalingrado era ancora combattuta. Per Horkheimer, dall'alto del suo liberalismo borghese, è irrilevante che l'industrializzazione forzata del "capitalismo di stato" (cioè in realtà dei piani quinquiennali dell'economia socialista) abbia permesso all'URSS di vincere la macchina bellica tedesca e liberare il mondo dal nazi-fascismo, proprio come è irrilevante la lotta tra il colonialismo da un lato e le resistenze anti-coloniali dall'altro, arrivando addirittura a condannare, con l'eccezione delle rivoluzioni inglese del 1600 e americana del 1700, tutte le rivoluzioni avvenute storicamente, inclusa quella francese, perché colpevoli di "totalitarismo". Horkheimer non ha interesse a criticare o a interessarsi dei crimini del colonialismo e dello schiavismo, anch'egli è totalmente affascinato da Locke, dalla sua filosofia di "umanitarismo" parziale e orientalista, eurocentrico, a totale giustificazione del colonialismo, e non ha parole di misericordia neanche per la lotta dei neri d'america, asserendo che vi è una "azione di terrorismo" da parte dei neri contro altri neri, e che la loro lotta farebbe male soprattutto ai neri, che sarebbero perlopiù "disinteressati" ai loro diritti. Nel 1970 Horkheimer ha da dichiarare per tramite della ri-costituita Scuola di Francoforte l'ostilità presso qualsiasi tipo di rivoluzione, che causerebbe solamente "nuovo terrorismo" e "ulteriore caos". Le incredibili convergenze del "neo-marxista" anticomunista Horkheimer con gli anticomunisti più dichiarati, con gli "opposti estremismi" e con il terrorismo "rosso" finanziato in quegli anni da Gladio in Italia e in Europa, inclusa anche la Germania Federale in cui ha sede la Scuola di Francoforte. Anche Adorno, altro esponente di spicco della Scuola di Francoforte, ha forti critiche nei confronti delle lotte delle ex colonie per ottenere l'indipendenza, località del mondo colpevoli di essere "provinciali" e "agrarie" e quindi "arretrate" rispetto alle cosmopolite metropoli come la Francia, il tutto, ancora una volta, nel mentre che avvengono i peggiori massacri della storia da parte dell'imperialismo ameriano in Vietnam (come quello di My Lai del 1969, anno in cui Adorno rilascia queste dichiarazioni). Adorno, tra l'altro, prende demagogicamente parti di Hegel, capovolgendolo, e si rifà in buona parte anche ad uno dei filosofi fondatori del neo-liberalismo per molti versi, ossia Kant, nonostante lo stesso abbia condannato, nel suo bilancio storico della Rivoluzione Francese, sia l'universalismo ipocrita e astratto che il patriottismo che rischia di divenire esclusivista, predicando un equilibrio tra i due in nome di un umanitarismo universale che non escluda né patriottismo né sentimenti "cosmopoliti": in sostanza, Adorno non solo ha cercato di giustificarsi ribaltando totalmente Hegel, ma anche riprendendo un filosofo, cioè Kant, che aveva già smentito anzitempo le sue tesi, a ennesima dimostrazione dell'incapacità della "sinistra" borghese di comprendere effettivamente quanto legge e quanto afferma di prendere come "riferimento ideologico". Anche Horkheimer è responsabile di una simile contraddizione di tipo ipocrita, con una sua famosa massima, ossia "Chi non vuol parlare del capitalismo deve tacere anche sul fascismo", un atteggiamento che ironicamente egli stesso ha applicato evitando di parlare del nuovo fascismo "democratico" delle "democrazie liberali" borghesi durante la Guerra Fredda[23].

Un altro filosofo di cui i "neo-marxisti" e la "Nuova Sinistra" sembrano riempirsi la bocca, con letture parziali e strafalcioni indegni, pare essere Friedrich Nietzsche, per molti versi ispiratore del nazifascismo. Il 24 Agosto del 2000 il quotidiano "Liberazione", giornale attivo dal 1991 al 2014, anno in cui fu cessata la pubblicazione, organo di Rifondazione Comunista, partito nato nel 1991 come "caricatura" del comunismo e costituito di ex terroristi, ex revisionisti del PCI di Berlinguer e di diversi militanti da vari gruppuscoli trotskisti degli anni 60 e 70, pubblicò un intera pagina all'esaltazione del filosofo tedesco in occasione del centenario della sua morte, in contemporanea ai giornali di destra e del giornale fascista, un tempo dell'MSI, all'epoca di AN e oggi del suo diretto "successore" FdI, "Il Secolo D'Italia". Il 30 Maggio del 2002 il già citato giornale rifondazionista cita una recensione di una biografia del filosofo tedesco pubblicata da Gianfranco Fini, uomo in gioventù vicino al PSI craxiano, fortemente anticomunista, e in tempi recenti gravitante nella galassia di tutti quei giornalisti vicini al centro-destra, anche lì in coincidenza con il giornale neofascista. Per quanto Nietzsche non possa essere strettamente ridotto a mero "ispiratore del nazifascismo", ruolo che deve condividere con altri filosofi tedeschi, è indubbio che la sua figura avesse un ascendente sia con Hitler, che con il primo Mussolini e con D'Annunzio (che, seppur non definibile propriamente come fascista, ha indubbiamente ispirato il fascismo mussoliniano), e l'ideologia di Nietzsche, misogina, guerrafondaia ed esaltatrice di ideali propri più alla borghesia e alla politica di destra, se non fascista, visti i suoi indubbi toni e le sue inclinazioni elitiste, reazionarie e anti-democratiche, oltre che anti-liberali. Nietzsche riconosce tutti i principali problemi causati dal capitalismo, ma anziché condannarli e sostenere la causa delle classi lavoratrici, esalta ancora di più il dominio di un'aristocrazia di uomini "eletti" a danno di una maggioranza di schiavi e di "pecore", e anche l'ostilità al cristianesimo di Nietzsche può essere proprio dovuta a questa sua ostilità per qualsivoglia idea egualitaria, e l'unica spiegazione per cui diversi filosofi "neo-marxisti" e trotskisti vicini anche alla "sinistra" borghese come Cacciari abbiano cercato di renderlo un filosofo "di sinistra" è solo un'altra dimostrazione del loro opportunismo e della loro lontananza rispetto ai veri valori in difesa delle classi lavoratrici e del socialismo[24].

La "Nuova Sinistra" nel nuovo millennio

A seguito del crollo del muro di Berlino nel 1989 si è acuito quel paradigma, dal punto di vista di ideologia e sovrastruttura da definirsi di tipo individualista, come aveva anche pre-conizzato Batalov citando Lenin nella sua analisi del capitalismo e di come nella sua fase di massimo sviluppo avrebbe premuto per un modello di società più atomizzato e anti-comunitario, e dal punto di vista politico ed economico da definirsi come "neoliberale". Una prima fase si è avuta nel mondo anglofono con Reagan negli Stati Uniti e Thatcher nel Regno Unito, con le privatizzazioni selvagge e la distruzione dei sindacati e dello stato sociale, nei primi anni 80, e questa politica è continuata e si è estesa, in modo leggermente più subdolo in Occidente, e quindi anche in Italia, dove prevalevano forme di capitalismo welfare di tipo Keynesiano per via della presenza del socialismo reale e del Patto di Varsavia, e una coscienza di classe relativamente forte e sostenuta da dei forti partiti comunisti, seppur in buona parte in quel momento degenerati e revisionisti in modo irreparabile, corrotti dall'ideologia borghese "di sinistra", che sia essa a sostegno del riformismo o della "lotta armata" (cioè del terrorismo individuale neofascista mascherato da terrorismo "rosso"), mentre in modo più aperto e senza pudore in Oriente dove, dal 1989, si è assistito allo smantellamento di tutto il settore statale e di quei beni e servizi in mano al popolo per tramite dell'apparato statale e ad una privatizzazione selvaggia che lo stesso Financial Times definì cinicamente come la "dimostrazione della famosa massima di Proudhon secondo cui la proprietà privata è un furto", e lo stesso oligarca russo Boris Berezovskij, che sarebbe poi morto a Londra nel 2013 ormai "esule" in quanto oppositore di Putin (che, a ragion veduta, lo aveva costretto all'"esilio"), ammise che la "democrazia" liberale e capitalista borghese altro non era che il dominio della grande finanza. Dal punto di vista ideologico, lo smantellamento dello stato sociale veniva avallato dalle teorie del neoliberalismo della Scuola Austriaca di Friedrich Von Hayek, il quale arrivava a definire come prodotto della "rivoluzione marxista russa" persino il possesso statale di sanità, istruzione e altre necessità primarie per i cittadini di un qualsivoglia stato di diritto, costituendi dello stato sociale e della relativa stabilità di un sistema non privo di ambiguità e di corruzione come il capitalismo in Europa Occidentale dal secondo dopoguerra ai primi anni 90, uno smantellamento che avvenne anche in Italia, in contemporanea e forse proprio approfittando dello scandalo di Mani Pulite, con la privatizzazione di tutti i settori produttivi fino a quel momento in mano allo stato o ad aziende para-statali, in nome del mantra thatcheriano secondo cui non esisterebbe più la società, ma esisterebbero gli individui[25].

Ma la retorica di tipo neoliberale non poteva reggere e non poteva giustificarsi di fronte alla cinica realtà di impoverimento e peggioramento delle condizioni di vita, sia in Occidente che in Oriente, ed è quindi in questo frangente che la Nuova Sinistra, subendo un'ulteriore trasformazione, ha fornito una nuova giustificazione ideologica al capitalismo nella sua nuova fase di sviluppo e di sfruttamento economico e militaresco-poliziesco senza precedenti. Sahra Wagenknecht, nel suo libro di analisi (e anche di manifesto del suo nuovo partito di "sinistra conservatrice", l'Alleanza Sahra Wagenknecht) ha tracciato l'origine di questa nuova forma nel progressivo avvio del "nuovo ceto medio" dei laureati nella politica della "sinistra" borghese, ponendo in particolare l'analisi sull'SPD, il partito socialdemocratico tedesco attivo principalmente nella Germania Federale pre e post annessione della Germania Democratica, e come questo partito, a seguito dei moti del '68 già analizzati ampiamente nei precedenti paragrafi, abbia progressivamente spostato la sua base militante nonché di interesse dalla classe operaia tedesca ai piccolo-borghesi "di sinistra" post-68. Trattasi di un processo lento e progressivo, dovuto sia all'eventualità dell'alternativa di una "bomba sociale" che sarebbe esplosa qualora l'SPD avesse subito un cambio repentino e improvviso della propria politica e della propria demografia di riferimento, sia alla forte presenza e controllo relativo dei sindacati del partito. La Wagenknecht si esprime in particolar modo anche sulla natura del 68 e delle sue proteste, notando come a differenza della Francia in cui tali proteste furono pienamente avallate dai principali partiti operai come il PCF e il PSF (come si è già analizzato nei precedenti paragrafi), o anche dell'Italia dove, sebbene vi fosse una riluttanza e una sfiducia di fondo da parte del PSI e del PCI, principali partiti operai italiani, un'intera "fazione" del PCI (fedele a Ingrao, futuro "maestro" di Bertinotti) si costituì in favore di una totale "apertura" alle nuove tendenze piccolo-borghesi della "Nuova Sinistra", nella Germania Federale gli operai, i subalterni e i loro partiti di riferimento (cioè l'SPD, essendo stato bandito il partito comunista nella "democratica" Germania Federale atlantista negli anni 50) provarono una totale sfiducia, antipatia e disprezzo per le idee "romantiche" e astratte dei "movimenti studenteschi" (e visto come si sono svolti gli eventi e come questi "rivoluzionari" si sono poi evoluti, tali sentimenti, possiamo dire, erano a ragion veduta). Questi nuovi "manifestanti" provenivano dalla media e alta borghesia, e la loro ostilità al bigottismo e al falso moralismo delle generazioni dei loro genitori era perlopiù dovuta a delle velleità libertine piuttosto che ad un sincero interesse per gli "oppressi" o gli "operai" presso i quali larpavano, come si è già concluso nei precedenti paragrafi, e gran parte delle loro critiche erano ad un modello di valori di tipo collettivistico che erano condivisi anche dalla classe operaia, dai ceti medi progressisti di vecchio tipo (la "borghesia progressista" delle alleanze dei fronti popolari promossi dal Comintern negli anni 30 e 40 e della nuova democrazia maoista) e dai loro partiti di riferimento (si pensi, ancora una volta, alle posizioni contrarie ai rapporti prima del matrimonio, alla sessualità libera o all'omosessualità). Questa "trasformazione" è divenuta più evidente nel partito ecologista tedesco dei Verdi (omologo degli italiani SEL o AVS), che nella sua composizione è interamente costituito di membri di questo "nuovo ceto medio dei laureati" come definito dall'autrice e politica tedesca, completamente estranei alle istanze delle classi lavoratrici e subalterne e votato principalmente da una "base elettorale" di impiegati, giornalisti, laureati e programmatori informatici, tutti appartenenti o comunque figli ed eredi di una classe sociale nata nel 68 e che nel giro di qualche decennio ha "dimenticato" facilmente le sue iniziali posizioni "progressiste" e di "protesta", portando quindi la "sinistra" a "cambiare lato", stando a quanto dice la Wagenknecht, ad essere quindi rappresentante non più dei ceti sociali subalterni e degli svantaggiati, ma della piccola e media borghesia di nuovo tipo, con il conseguente "spostamento" dei lavoratori, dei subalterni e di parte del ceto medio di vecchio tipo verso o la destra borghese o l'astensionismo sterile e disinteressato, diretto frutto del "reflusso nel privato" voluto dalla grande finanza[26].

Il liberalismo o neoliberalismo di sinistra, da definirsi come il "grande successo" di Margareth Thatcher secondo Sahra Wagenknecht, e secondo alcuni da definirsi più correttamente come "illiberalismo" per via della propria intolleranza verso gli avversari politici e non, è la principale ideologia a cui di fatto i militanti della "Nuova Sinistra", che siano essi aderenti ai più generici collettivi anarco-trotskisti pieni eredi dell'ideologia della "lotta armata", del terrorismo "rosso" (in realtà nero) di COINTELPRO e di Gladio, ai "gruppi ecologisti radicali" come "Ultima Generazione" o gli aderenti a manifestazioni come i FFF o ancora alle nuove ideologie "pan-sinistriste" (laddove la "sinistra" è sempre di sapore borghese e liberaloide) dell'"intersezionalismo" che in Italia è tipico di partiti come Rifondazione, PaP, CARC e molti altri che alle più recenti elezioni politiche europee del 2024, a dispetto dei loro propositi "rivoluzionari", hanno dato indicazione di voto per i riformisti (e sionisti) della lista ecologista e "di sinistra" AVS (di fatto una corrente del Partito Democratico esterna ad esso). Il neoliberalismo/illiberalismo di sinistra si costituisce principalmente di una intolleranza e di una ostilità (che porta anche ad una tendenza ad etichettare qualsivoglia avversario come aderente ad ideologie a loro ostili a priori e senza alcuna vera analisi) verso non solo idee più reazionarie come quelle alle origini di discriminazioni di tipo razziale, religioso o di genere, ma anche verso le idee di nazionalismo e patriottismo, considerate dai neoliberali/illiberali di sinistra come sinonimo a priori di sciovinismo, razzismo e nazifascismo, escludendo quindi (a differenza del socialismo reale, che sia esso quello dell'URSS di Lenin e Stalin, quella revisionista post-Stalin, la Cina di Mao Tse Tung, l'Albania socialista di Enver Hoxha, la Repubblica di Cuba a seguito della rivoluzione di Fidel Castro o la Repubblica Democratica Popolare di Corea) la sola idea di "nazionalismo di sinistra" (che nei casi storici menzionati si costituiva con la formula di "patriottismo socialista"). Il principale "focus" della "Nuova Sinistra" nell'epoca del neoliberalismo è il "dibattito" (spesso e volentieri a senso unico) in merito a questioni riguardanti l'orientamento sessuale e le origini, argomenti cari alla "identiti politics", o ancora questioni riguardanti gli "studi di genere" e le perversioni di un fatto biologico come la sessualità, trasformato da essi in una forma di "identità" delle più crude; ciò che colpisce è la relativa egemonia a "sinistra" di questi temi, al punto che persino partiti dichiaratamente "antirevisionisti" o "marxisti-leninisti" come il PMLI o forum ed enciclopedie di ispirazione "marxista-leninista" come ProleWiki arrivano a supportare tali posizioni, non comprendendo la natura reazionaria, borghese e anti-marxista (oltre che anti-sociale e anti-umana) del liberalismo sessuale (nella sua forma moderna in contraddizione totale anche con se stesso) e delle politiche identitarie, che viene in parte approfondita anche in un successivo capitolo di questa voce. Tali idee non affondano le proprie radici nelle proteste di tipo operaio del XX secolo, e nemmeno nelle proteste anti-segregazioniste ideologicamente molto eterogenee ispirate da figure molto diverse come il pacifista Martin Luther King o il sostenitore dell'"auto-difesa" e "autodeterminazione nera" Malcolm X, ma nella filosofia post-strutturalista e neo-linguista di "filosofi" borghesi francesi come il pederasta (e amico/collega di Jean Paul Sartre) Michel Foucault, oltre che del suo collega Jacques Derrida, entrambi paladini delle moderne accademie borghesi occidentali nei loro corsi di "storia del pensiero politico", e già nel 1992 in diversi campus americani, presso i quali Derrida aveva effettuato un "tour mondiale" da vera "superstar", esistevano dei "codici linguistici di condotta" secondo cui chi leggeva la rivista sbagliata o faceva complimenti, seppur nelle migliori intenzioni, con le parole sbagliate, rischiava nel migliore dei casi delle vere e proprie multe, e nel peggiore dei casi la pelle. Venne teorizzata anche l'idea delle "microaggressioni" da cui proteggersi coi "safe spaces", che consiste anche in un semplice fraintendimento di quanto detto, indipendentemente dalle vere intenzioni delle parole dell'interlocutore, e i "microaggrediti" sono tutt'altro che gruppi sociali oppressi o marginalizzati, ma piuttosto appartenenti a classi sociali medio-alte, "figli di papà" e pieni e veri eredi dei sessantottini, e la natura stessa della teoria delle "microaggressioni" implica una dinamica classista, in quanto tali "safe spaces" si costituiscono anche come di fatto barriere per prevenire il contatto e il confronto con individui di classi sociali inferiori alle "microvittime" della "Nuova Sinistra" del neoliberalismo[27].

Il perno centrale della "identity politics" o politica identitaria è dato dall'attenzione a caratteristiche sempre più insignificanti e individuali che classificano un individuo come appartenente ad una minoranza, questo indipendentemente dalla classe sociale di appartenenza o ancora dall'effettiva discriminazione o meno su basi razziali che vi può essere; anche individui bianchi ed eterosessuali tramite caratteristiche del loro stile di vita possono dichiararsi discriminati o "microaggrediti" ed ergersi come inattaccabili. Questo modo di pensare e di agire implica un'ulteriore nefasta conseguenza, ossia la morte di qualsiasi confronto degno di essere definito come tale (e qui, secondo alcuni, vi sarebbe l'"illiberalismo" della "Nuova Sinistra" nell'epoca del neoliberalismo), una conseguenza apprezzata e voluta soprattutto dai già citati pederasti francesi e "filosofi" Foucault e Derrida quando teorizzarono il neo-linguismo; questo paradigma ideologico, a dispetto delle sue dubbie conclusioni e della sua natura indubbiamente pesante, infantile e difficilmente tollerabile in qualsiasi altro contesto, ha trovato validazione soprattutto presso i media e i partiti della "sinistra" borghese, portando come ulteriore conseguenza una continua necessità a ricorrere ad "autocritica" ed "espiazione" da parte di tutti coloro che, complice il non appartenere a qualche "minoranza", di tipo vecchio e nuovo, non possono permettersi dei "passi falsi", incluso il prendere parte a rappresentazioni dell'Otello di Shakespeare e interpretare il protagonista pur non disponendo della giusta quantità "naturale" di melanina, in quanto sarebbero colpevoli di "appropriazione culturale", un qualcosa che può consistere, nell'ideologia della "Nuova Sinistra" neoliberale, anche nel vestirsi o acconciarsi i capelli in un modo tipico e stereotipato di una "minoranza" (Sahra Wagenknecht porta come esempio anche la polemica contro una scuola materna di Amburgo colpevole di aver fatto vestire per carnevale i bambini che la frequentano da indiani!). Il punto centrale di questi assurdi atteggiamenti e modi di pensare è la necessità di santificare le disuguaglianze, piuttosto che di garantire un'effettiva uguaglianza come sia la vecchia sinistra che i socialisti e i comunisti di un tempo, e anche parte della vecchia sinistra borghese solevano battersi in passato, e questa santificazione delle disuguaglianze avviene con la promozione a discapito dell'effettiva capacità di donne o individui appartenenti a minoranze etniche in sedi universitarie e lavorative a posti relativamente vantaggiosi, le cosiddette "quote rosa" e "quote di diversità" rispettivamente che garantirebbero maggiori fondi presso aziende e imprese. In questo modo si sposta il "focus" della "Nuova Sinistra" verso "discriminazioni" e "disuguaglianze" di altro tipo, dimenticando le disuguaglianze fondamentali sulle quali la sinistra di vecchio tipo fondava i propri principi, ossia le disuguaglianze economiche e sociali, che vengono invece acuite da ulteriori divisioni e da sentimenti di rancore (in molti casi se non giustificabili comunque comprensibili) in seno alle classi lavoratrici e subalterne e a parte del vecchio ceto medio "progressista". Un'altra conseguenza di questo atteggiamento di "santificazione" delle diversità e delle minoranze ad ogni costo, in nome anche del (falso) mito del melting pot, è la presenza di diverse commissioni che giudicano consigli comunali e regionali, comitati di quartiere altre simili istituzioni locali sulla base della "quantità" rappresentativa di immigrati o di donne, e l'ideologia delle "quote rosa" è entrata a far parte anche della politica, con leggi elettorali in molti Lander federali tedeschi che impongono la presenza di un determinato numero di candidati donne in ogni lista elettorale di ogni partito, e ognuno dei partiti politici, insieme alle sedi giornalistiche, radiofoniche e televisive deve "fare attenzione" a non avere ai posti dirigenziali soltanto cognomi tipicamente tedeschi, richiedendo quindi una quota necessaria di cognomi "stranieri". Per evitare fraintendimenti, Wagenknecht precisa che è favorevole alla fine di ogni tipo di discriminazione basata sul genere o sulle origini nazionali ed etniche, ma dichiara che sarebbero meglio dei "colloqui anonimi" per quanto riguarda le richieste di assunzione sui posti di lavoro, o di alloggio, affitto o acquisto di una casa, che garantirebbero una vera uguaglianza e maggiori possibilità per i discriminati di accedere ai loro diritti fondamentali, notando come la politica delle "quote rosa" o "quote di diversità" sfavorisca in egual misura membri di famiglie economicamente svantaggiate e socialmente subalterne, che siano esse di "nativi" o di "immigrati", uomini o donne, e notando ulteriormente come i trattamenti di favore, indipendentemente da sesso, orientamento sessuale o origini etniche e nazionali, provengano e siano indirizzati soprattutto agli appartenenti al ceto medio di nuovo tipo e alle classi più alte, distruggendo definitivamente qualsiasi possibilità di accesso all'"ascensore sociale"[28].

Un'altra contraddizione intrinseca alla narrativa ideologica della "Nuova Sinistra" è data dal fatto che, a dispetto degli assunti demagogici e dei proclami roboanti di "favorimento di tutti" e di "valorizzazione della diversità" intesa come una "risorsa", questa politica appena illustrata altro non fa che rinchiudere ancora di più i cittadini in categorie e "cassetti" sociali da cui difficilmente potranno uscire. La Wagenknecht fa notare come, a dispetto di tutti questi propositi, la presenza nel parlamento tedesco o nei parlamenti federali di individui che appartengano a professioni estranee al nuovo ceto medio dei laureati, come artigiani, operai, operatori sanitari, educatrici, e la conseguente presenza dei figli di famiglie più povere ed economicamente svantaggiate e quindi subalterne sia esigua. Il fatto che non venga mai posto il perché è semplice: domande di questo tipo farebbero facilmente sciogliere come neve al sole tutte le narrative della "Nuova Sinistra" nel neoliberalismo, con tutti i suoi propositi di "diversità" ed "uguaglianza" solo nominali e demagogici. Nella sua opera l'autrice e politica tedesca nota come ad oggi si sia ridotto notevolmente, fino a sparire completamente, il numero e la presenza in parlamento, in Germania, di membri di queste classi sociali. Fino alla fine dell'era Kohl, ossia fino a poco dopo la "riunificazione" con l'annessione illegale della Germania Democratica nella Germania Federale e capitalista, nel Bundestag tedesco erano presenti membri di queste classi sociali lavoratrici e subalterne, e nel 1992 i loro rappresentanti costituivano addirittura oltre due terzi dell'intero parlamento tedesco e del governo stesso. Il primo governo di Schröder, socialdemocratico, la composizione era stata alterata di poco, ma nel suo secondo governo dei cinque ministri figli di famiglie operaie ne erano rimasti solo tre, mentre la metà degli altri ministri del suo gabinetto di governo proveniva da famiglie benestanti o comunque del nuovo ceto medio. Lo stesso processo è continuato anche coi governi di Merkel, portando i due terzi dello stesso ad essere esponenti di classi sociali più avvantaggiate. La stessa situazione si può notare analizzando i governi dell'Old Labour con quelli di Thatcher e del New Labour nel Regno Unito, o la presidenza di Carter con le presidenze di Obama e Trump negli Stati Uniti; se nel primo governo laburista dell'immediato dopoguerra tutti i ministri erano della classe operaia ed erano ex agricoltori, operai, minatori o garzoni in gioventù, il 90% dei ministri di Thatcher aveva studiato in collegi privati, il 70% era costituito di quadri dirigenti di aziende private e il 14% era di grandi proprietari terrieri. Anche negli Stati Uniti i politici di provenienza lavoratrice sono spariti, lasciando spazio a multimilionari, l'1%, il cosiddetto "Deep State". Per quanto Wagenknecht per prima ritenga che sia possibile che un individuo proveniente da un ceto sociale umile non necessariamente favorisca gli interessi dei suoi pari, si pensi a Gerhard Schröder, è anche vero che tendenzialmente incide di più la provenienza sociale che non quella etnica o il genere di un politico di un determinato partito o coalizione di governo. Questo si può vedere nell'analisi del semplice fatto che negli stati americani in cui sono membri di classi imprenditoriali a coprire i settori di potere più importanti si tende a spendere molto di meno sul welfare, e sono imposte invece meno tasse (e quindi più "favori" fiscali) agli imprenditori. La stessa tendenza si nota nelle amministrazioni pubbliche e private, dove, se in passato nei posti "intermedi" tra dirigenze e impiegati comuni si potevano trovare anche individui di provenienza sociale umile, oggi non è più così. La verità è che le politiche "identitarie" favoriscono solo uno strato elitario della popolazione. I figli e nipoti di immigrati, a parte più diritti nel nome della "parità" esclusivamente nominale tipica del liberalismo, non hanno davvero interesse a sostenere il resto degli appartenenti alla loro categoria di provenienza, e il caso di un camionista ipoteticamente omosessuale che teme il "dumping" salariale da parte della concorrenza dell'Europa dell'Est è ben diverso da quello di uno studente liberale del medesimo orientamento sessuale, nel modo di vedere le politiche globaliste e cosmopolite liberali dell'Unione Europea. Allo stesso modo la nipote di un immigrato turco arrivato in Germania negli anni 60 è ben diversa da quella di immigrati arrivati in tempi più recenti che arrancano presso lavori a tempo determinato o stagionali come camerieri nei ristoranti o dipendenti in catene di multinazionali, e ancora meno per un immigrato illegale e clandestino che di notte spaccia nei parchi. La verità è che le politiche identitarie, lungi dal "favorire" determinate categorie sociali, altro non fanno che acuire le divisioni interne alle "categorie protette" oltre che tra le stesse e i "nativi" europei[29].

Per quanto sia innegabile che i divari sociali rispetto agli anni 50 in un paese come gli Stati Uniti, ad esempio, siano notevolmente affievolitisi, è anche vero che rispetto a 20-30 anni fa i divari sociali hanno subito comunque una recrudescenza considerevole, e la colpa non va attribuita solamente alla svolta "trumpiana" della politica statunitense. Il motivo per cui fu eletto nel 2016 e per cui ha "rischiato" di farsi ri-eleggere nel 2020 è abbastanza semplice: il dibattito su temi fondamentali come il razzismo è stato malgestito, e non si è solo focalizzato sulle violenze di tipo razziale o il razzismo e le tendenze reazionarie interne alla polizia statunitense, è diventato uno scontro divisivo tra neri e bianchi, con la colpevolizzazione da parte di settori della Nuova Sinistra neoliberale di intere popolazioni di bianchi americani. Lo stesso movimento Black Lives Matter può essere una dimostrazione di come possono essere sovvertiti dei valori progressisti da parte dei reazionari e resi in una caricatura volta solo a dividere e creare un'immagine de-umanizzante e che distrugga la reputazione della "sinistra" agli occhi della classe operaia indipendentemente dalla razza (e i sondaggi, al 2024, danno come probabile una ri-elezione di Trump grazie ad un consenso considerevole anche da parte di popolazioni nere). Steve Bannon, all'epoca principale collaboratore di Trump, gioì per primo di fronte all'ossessione degli avversari politici del suo uomo in merito alla "identity politics", sostenendo che gli desse "garanzie di vittoria" nei dibattiti. Questo è stato constatato anche da un articolo del 2017 del New York Times che ha fatto notare come, in genere, a una considerevole fetta della classe operaia bianca d'America desse fastidio il termine "diversity", e che ricordasse loro di dei "privilegi" da parte di altri gruppi etnici a loro discapito, un sentimento che facilmente indirizza, e non solo negli states, settori considerevoli delle classi operaie e subalterne o verso una facile demagogia di destra o verso l'astensionismo sterile e disinteressato/rassegnato. Un'altra conseguenza preoccupante delle "politiche di diversità" e del mito del "melting pot" è il fatto che esso favorisca la nascita di un vero e proprio "universo parallelo" di comunità vicine all'estremismo "islamico" wahabita; Wagenknecht specifica che paragonare queste micro-realtà o associarle in toto a tutta la religione islamica è sbagliato e fuorivante, proprio come sarebbe sbagliato o fuorviante paragonare pochi gruppi terroristici di estrema destra tedeschi o norvegesi vicini anche a forme di radicalismo "cristiano" al cristianesimo tutto, è comunque innegabile che il "melting pot" e soprattutto le "politiche identitarie" abbiano contribuito al radicamento di estremisti pseudo-islamici in territori europei. In particolare viene citato lo studio di Bernard Rougier, studioso francese di culture arabe e islamiche, che in un suo trattato, Les territoires conquis de l’islamisme, ha notato come in certi quartieri periferici di Parigi e di altre città francesi abitate da immigrati musulmani si siano formati dei "ghetti" isolati, degli universi paralleli completamente controllati da estremisti vicini alle ideologie del terrorismo pseudo "islamista", dei veri e propri emirati che in molti sensi hanno favorito anche il fenomeno del "terrorismo di ritorno" (uno dei tanti motivi per cui la Francia, "patria" dello Ius Soli, si è trovata costretta poi in tempi più recenti ad abrogarlo, checché ne dicano le stampe di destra e di "sinistra" borghesi), e questi micro-emirati terroristici de facto si sarebbero formati con un'alleanza con i politici liberali "di sinistra" favorevoli alle politiche identitarie, i quali, con il consenso delle diverse mafie degli immigrati (perché in altro modo non si potrebbero definire), hanno potuto reggere le loro giunte comunali "di sinistra". Tali comunità sono anche una diretta conseguenza dello smantellamento dello stato sociale e di un'oggettiva radicalizzazione di molti immigrati di seconda e terza generazione abitanti nei quartieri poveri delle grandi città europee, a cui era rimasto come unico punto di riferimento la Moschea (e diverse moschee in Europa, per non dire la quasi-totalità di esse, sono finanziate dagli emirati arabi reazionari "moderati" e "alleati" del "democratico e libero occidente", se non dalla Turchia guidata da Erdogan, che si regge col supporto degli "islamo"-fascisti del gruppo dei "Lupi Grigi"). Gli stessi individui appartenenti a queste realtà reazionarie e pericolose legate, se non al terrorismo, comunque alla criminalità comune, hanno fatto propria la retorica "anti-discriminatoria" delle "micro-aggressioni" di cui si è approfondito più sopra in questo paragrafo. Questa situazione causa enorme disagio e costringe ad un silenzio omertoso non solo i "nativi" francesi bianchi costretti gradualmente a spostarsi in altri quartieri e abbandonare le loro abitazioni tradizionali, "sfogando" poi con l'astensionismo sterile o con il voto "per dispetto" alla destra post-fascista francese e alla sua demagogia "anti-immigrazione" posticcia, ma anche molti immigrati musulmani onesti che semplicemente lavorano per poter mandare le rimesse a casa. Anche in merito all'immigrazione di massa incontrollata, fenomeno in realtà causato dall'imperialismo neocoloniale e unipolare atlantista a guida USA e coadiuvato anche dalla Francia, nonostante vi sia stato un divieto delle organizzazioni "rappresentative" più estremiste, messe al bando, non vi è stato un vero dibattito che possa aiutare a comprendere i veri motivi dell'immigrazione e di come questa sia tutt'altro che una risorsa, ma un fenomeno pericoloso e da arginare prima di tutto con investimenti nel continente africano, come più volte richiesto anche dai governanti dei paesi africani alle leadership (ipocrite) dei paesi europei e occidentali, e di cui una delle nefaste conseguenze è la polarizzazione e il favoreggiamento di comunità e mafie straniere ed estremiste nel nome di una "tolleranza a tutti i costi" le cui dirette manifestazioni non sono vissute dai principali esponenti della Nuova Sinistra, tutti abitanti quartieri alla moda, altolocati (si pensi ai Parioli di Roma o al Vomero, Chiaia e Posillipo a Napoli, o più genericamente alle "ZTL" frutto di diverse recenti polemiche) e quindi ben distanti dai problemi che vengono vissuti quotidianamente dagli abitanti che subiscono questa "risorsa della diversità", tutti pricipalmente uomini e donne di classi lavoratrici e subalterne. Questa situazione, in generale, dimostra anche l'impossibilità del tanto agognato "melting pot" tanto predicato dal neoliberalismo della Nuova Sinistra del XXI secolo, e anche questa conclusione è impossibile da trarre per i principali fautori di essa, siano essi membri di centri sociali anarco-trotskisti extraparlamentari o dirigenti e votanti di partiti "mainstream" più apertamente borghesi e parlamentari di fatto sostenuti dai primi, in quanto questi individui appartengono di fatto al nuovo ceto medio dei laureati, vivono in quartieri "altolocati" e quindi lontani dalle conseguenze delle loro nefaste e reazionarie politiche e da "nuova aristocrazia" per antonomasia sono di fatto inconsapevoli di come funzioni il resto del mondo che bollano aprioristicamente come "retrogrado, rossobruno e reazionario" (una situazione che pare incomprensibile anche per molti "marxisti-leninisti" veri o presunti, come i già citati PMLI, ProleWiki e molti altri gruppi di ispirazione "maoista" o "enverista" occidentali che applicano selettivamente gli insegnamenti dei "Grandi Maestri"). Anche in ambito lavorativo e sindacale si è assistito sin dagli anni 80 ad un processo di strumentalizzazione della "diversità" come metodo di distruzione e favoreggiamento del crumiraggio, con l'allestimento di spazi di preghiera per i dipendenti musulmani nelle fabbriche e aziende di paesi come Regno Unito e Stati Uniti rispettivamente sotto Thatcher e Reagan, di modo da separare da dentro eventuali fronti di opposizione tra operai e lavoratori di diverse culture e provenienze[30].

Anche le correnti più "contrarie", a parole, al neoliberismo, della Nuova Sinistra, altro non fanno che promuovere semplici rivendicazioni da ordoliberismo o da "capitalismo keynesiano", una semplice e sterile "lotta alla povertà" che non implica né una concreta analisi del fenomeno, né delle concrete soluzioni ad esso, limitandosi solo a soluzioni "palliative" come l'istituzione di salari minimi, pensioni minime e redditi fissi. Anche da un punto di vista di filosofia sociale la Nuova Sinistra altro non fa che promuovere un'idea individualista e che distrugge ogni tipo di concreta solidarietà; contrappone alla vita comunitaristica prevista in modelli di pensiero nazionalisti, patriottici o comunque che prevedono l'appartenenza ad un determinato gruppo umano con una storia comune un'idea cosmopolita, atomistica e sprezzante dell'unità tra i popoli, bollando a priori il nazionalismo in ogni sua forma come un qualcosa di errato e da condannare senza se e senza ma come equivalente incondizionato di sciovinismo o fascismo. Questa idea di cosmopolitismo però non è applicabile nel pratico, l'Unione Europea non può diffondere le misure assistenzialistiche della Germania o delle socialdemocrazie su "modello nordico" al resto dell'Europa, inclusi quindi anche i cosiddetti PIGS o l'Est Europa; tale ragionamento, tra l'altro, risulta incompatibile con la prassi marxista-leninista e più in genere socialista secondo cui non vi è un "comunismo livellatore" o "primitivo" ma una prassi secondo cui a ciascuno viene dato secondo le proprie necessità e il proprio lavoro[31].

Il cosmopolitismo borghese della Nuova Sinistra del neoliberalismo ha quindi lo scopo di fornire una giustificazione "soft" dell'imperialismo unipolare a guida USA e soprattutto del "globalismo", fornendo un fondamento presumibilmente "progressista" a giustificazione del di fatto liberismo economico, oltre che di una liberalizzazione dei costumi (che non implica una maggiore ed effettiva "libertà" per le donne o le minoranze etniche o per altre categorie "protette", come è stato già ampiamente discusso) che se non è certo iniziata con la Nuova Sinistra, ha in essa uno dei suoi principali attori che lo sostengono. L'ideologia cosmopolita ha anche favorito la distruzione degli ultimi elementi che garantivano un minimo di "emancipazione" per figli di famiglie operaie e subalterne, con la trasformazione dell'istruzione in un qualcosa di di fatto prettamente elitario, se non un diplomificio che non garantisce veri sbocchi lavorativi una volta terminati gli studi. La narrazione della "Nuova Sinistra" quindi altro non è che una meglio confezionata narrazione neoliberista, con un lessico più "vago", astratto e di proposito adottato per confondere le masse ed evitare che queste comprendano il grande danno che viene loro inflitto con leggi che deturpano le loro conquiste e distruggono i loro diritti definitivamente[32]. Losurdo fa notare come anche le cosiddette "Nuove Sinistre" pre-neoliberali e di stampo sessantottino finiscano per inserirsi pienamente in questo paradigma politico e ideologico, facendo notare come nel suo "Impero" Toni Negri, uno dei "padri" del terrorismo "rosso" operaista poi riatteggiatosi a "filosofo" di matrice esistenzialista (e pederastica) à la Sartre e Foucault, che porta una apologia di tipo "esoterico" e misterico (non dissimile da quella della Nuova Sinistra più apertamente neoliberale nelle parole usate per decretare la liquidazione dei diritti dei lavoratori e dello stato di diritto), parlando della "libertà" e della "democrazia" di tipo statunitense come l'unico possibile modello "progressista" e sostenibile, in ultima istanza il migliore, implicando quindi che tutti i suoi crimini per sostentare tale tipo di modello politico (che come si è notato non favorisce né "autoctoni", né immigrati, favorendo invece vari tipi di fascismo, sciovinismo e ideologie terroristiche, oltre ad una divisione della società e a conflitti orizzontali difficili da sedare che altro non fanno che distrarre le grandi masse dal vero nemico) siano non solo giustificabili, ma anche necessari e da elogiare in ogni modo[33].

La Nuova Sinistra e il liberalismo sessuale

Per approfondire meglio: Liberalismo sessuale

Anche dal punto di vista culturale, la promozione del liberalismo sessuale, come si è potuto in parte denotare anche in precedenti paragrafi, fa parte del "grande disegno" del capitalismo e dei suoi fautori e sostenitori per distruggere la sinistra e renderla un qualcosa di "compatibile" e di inoffensivo. Alarico Della Scala nelle sue ricerche riporta come nel socialismo reale gli agenti infiltrati promuovessero ideologie individualiste e uno stile di vita da piccoli borghesi, annoiati e disinteressati ai valori comunitari, alla fedeltà al socialismo e alla patria dei lavoratori. Anche l'ideologia della cosiddetta Redpill, per quanto sia prettamente apolitica (e non un'ideologia reazionaria e "fascista", quanto piuttosto una teoria sociologica che analizza in modo perlopiù parziale e talvolta poco approfondito le cause di un problema oggettivo, i cui aderenti potrebbero essere considerati in toto come una potenziale massa rivoluzionaria) inevitabilmente compromessa dal paradigma da cui proviene e per quanto non proponga vere ed effettive soluzioni, altro non è che una conseguenza negativa di tutto ciò, di quella che altri non è che alienazione capitalistica nel contesto specifico della sessualità e del modo di relazionarsi tra i due sessi. Le "quote rosa" e altre politiche della Nuova Sinistra non garantiscono una vera emancipazione delle donne provenienti da settori lavoratori e subalterni della società, e altro non fanno che favorire ulteriori conflitti orizzontali che danneggiano qualsiasi opposizione sincera e democratica al capitalismo neoliberista e alle sue prassi oppressive da un punto di vista ideologico, pratico e culturale nella società occidentale odierna, e questo, nota lo stesso Della Scala, è confermato anche da una biologa femminista tedesca, tale Stoverock, che però propone una soluzione "palliativa" con una "prostituzione di cittadinanza" per gli "incels". In una società socialista, sia essa quella del Juche coreano o del socialismo reale dell'URSS di Stalin, sia la legislatura che la politica e la cultura sono declinate in senso comunitarista e collettivo, favorendo un clima di solidarietà sociale tra ambo i sessi, prevenendo problematiche come l'alto tasso di suicidi maschili, la solitudine sia maschile che femminile che culmina, nel secondo caso, in un ampio consumo di psicofarmaci (vere e proprie "droghe legali") e quindi in un'infelicità che, a dispetto delle premesse, colpisce, anche se in "misura tardiva" nel caso femminile, entrambi i sessi[34]. Un altro importante aspetto è quello dato dalla legislatura sul divorzio che, se in URSS o nella Corea Democratica o nei paesi dell'ex socialismo reale era previsto ma era raramente applicato perché non necessario, nel mondo occidentale moderno è diventato addirittura un "business" che favorisce giudici, avvocati e cartelli imprenditoriali che forniscono finanziamenti sulla base dei fondi e delle "quote di minoranza", sfavorendo i figli delle coppie divorziate e, nel breve termine, i padri divorziati.


Bibliografia

Note

    1. Saunders, 1999, p.1-2
    2. Ibidem, p.2
    3. Ibidem, p.45-46
    4. Ibidem, p.48-54
    5. Ibidem, p.68
    6. Edgardo Sogno con Aldo Cazzullo, Testamento di un anticomunista, Mondadori 2000, pagg. 101-02,110-11., citato in Flamigni, 2004, p.45-47
    7. Della Scala, 2023
    8. Batalov, 1975, p.13-14
    9. Ibidem, p.15-17
    10. Ibidem, p.17-20
    11. Hoxha, 1980, p.232,235
    12. Batalov, 1975, p.22-25
    13. Ibidem, p.27-31
    14. Ibidem, p.31-43
    15. Ibidem, p.44-47
    16. Lo denuncia il magistrato Giulio Salvini. Dentro la direzione di Lotta continua c'era un infiltrato del Sid. Adriano Sofri, leader dell'ex sedicente gruppo rivoluzionario, non ne sapeva niente? - PMLI, 13 febbraio 2019
    17. Alla festa regionale toscana di "Liberazione" a Massa, Curcio, star di Rifondazione trotzkista, Dal terrorismo al riformismo - PMLI, 21 luglio 2004
    18. Il fondatore delle "Brigate Rosse", ora editore, è passato dal terrorismo al codismo borghese. Curcio: "la nostra violenza veniva dalla storia del novecento. Oggi viviamo in una società completamente diversa" - PMLI, 23 maggio 2012
    19. Losurdo, 2017, p.67-74
    20. Ibidem, p.74-77
    21. Ibidem, p.78-85
    22. Ibidem, p.86-89
    23. Ibidem, p.90-101
    24. "LIBERAZIONE E "IL SECOLO D'ITALIA ESALTANO IL FILOSOFO DI HITLER, NIETZSCHE - PMLI, 19 giugno 2002
    25. Losurdo, 2017, p.17-28
    26. Wagenknecht, 2022, p.97-101
    27. Ibidem, p.102-106
    28. Ibidem, p.106-114
    29. Ibidem, p.114-118.
    30. Ibidem, p.118-119, 122-127
    31. Ibidem, p.130-135
    32. Ibidem, p.135-141
    33. Losurdo, 2017, p.164-166
    34. Della Scala, 2023
    35. L'Interesse Superiore del Minore, 2020