Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche

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Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche"
Bandiera Stemma
Nome Ufficiale Сою́з Сове́тских Социалисти́ческих Респу́блик
Nome Intero Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche
Altri nomi Unione Sovietica, URSS, "Russia"[1]
Fondazione 30 Dicembre 1922
Causa I Congresso Pansovietico avvenuto a seguito della XII Conferenza del Partito Comunista Russo (bolscevico)
Data di fine 25 Dicembre 1991
Atto conclusivo Indipendenza del Kazakistan, ultimo paese rimasto nell'Unione Sovietica.
Forma di governo
  • Repubblica socialista (1922-1953)
  • Repubblica socialista corrotta governata da revisionisti (1953-1991)
Capitale Mosca
Lingua ufficiale nessuna (de iure), russo (de facto)
Lingue parlate armeno, azero, bielorusso, estone, georgiano, kazako, kirghiso, lettone, lituano, moldavo, rumeno, russo, tagico, turkmeno, ucraino, uzbeco, tuvano, ciuvascio, abcaso, osseto, ceceno, tedesco, lappone, finlandese, careliano, baschiro, jacuto, tuvano, ecc...
Valuta rublo sovietico
TLD .su
Produzione gas, grano, acciaio, industria pesante
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L'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, abbreviabile in Unione Sovietica o con la sigla URSS, è stata un entità federale e multietnica che ha unito molti popoli dell'Eurasia in un'unico paese la cui superficie era la più estesa del mondo, raggiungendo la sua massima dimensione nel periodo che varia dalla fine della Seconda Guerra Mondiale fino alla sua dissoluzione. L'URSS fu fondata su un modello politico ed economico di stampo socialista basato sui valori marxisti-leninisti che venivano portati avanti dai fondatori e dai primi leader del paese.

Nacque ufficialmente il 30 dicembre 1922 con il Primo Congresso Pansovietico e tale evento sancì la fusione dei seguenti paesi in un unica federazione: La Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa, fondata nel 1917 dal rivoluzionario Vladimir Ilič Lenin con la Grande Rivoluzione Socialista d'Ottobre e le repubbliche socialiste sovietiche della Bielorussia, dell'Ucraina e del Caucaso, nate invece con la loro indipendenza dalla Russia e con la presa del potere da parte dei bolscevichi in tali repubbliche.

Con la nascita dell'Unione Sovietica, Lenin fu nominato il primo leader del paese, tuttavia in quel periodo il rivoluzionario russo non stava godendo di condizioni di salute ottimali e morì nel 1924, lasciando il suo posto a Iosif Stalin che fu il suo diretto allievo e governò il paese fino al 1953 rendendo l'Unione Sovietica una superpotenza mondiale grazie alla sua fedele applicazione dei principi del marxismo-leninismo che hanno permesso l'industrializzazione del paese, la vittoria della Grande Guerra Patriottica ed anche i successi ed i primati nella ricerca nel campo di discipline come la chimica, la fisica nucleare, l'astronomia, la matematica, la tecnologia e l'informatica. Fu infatti sotto Stalin che l'Unione Sovietica fu dotata di armi nucleari e di un programma spaziale.

Nonostante la controversa morte di Stalin abbia cambiato il destino dell'Unione Sovietica con Nikita Chruščëv che attuò politiche revisioniste come la destalinizzazione spaccando in due fazioni il blocco socialista e rendendo l'Unione Sovietica un paese "socialista" con una stagnazione burocratica dilagante, l'Unione Sovietica rimase una superpotenza mondiale che poté continuare a dimostrare il suo valore continuando a conseguire primati per la corsa allo spazio e aumentando il PIL riuscendo a superare quello degli Stati Uniti d'America durante la leadership di Leonid Ilič Brežnev.

Le politiche addottate da Michail Gorbačëv durante seconda metà degli anni '80, tra cui la Perestrojka e la Glasnost', furono invece un secondo tentativo di restaurazione del capitalismo in Eurasia che riuscì nel sui intento, portando alla fine dell'Unione Sovietica tra il 1989 ed il 1991 con il ripristino totale del capitalismo, l'indipendenza degli stati federati (che dai quattro iniziali siamo passati a quindici) e tutta una serie di guerre e di crisi politiche che continuano ancora oggi tra i paesi dell'ex-Unione Sovietica, fomentati dalle mire espansionistiche dall'imperialismo statunitense e dei suoi strumenti come il Patto Atlantico.

Storia

L'Impero Russo e le attività rivoluzionarie

Nel XVIII e nel XIX secolo in Europa e negli Stati Uniti d'America si assistette ad un epoca in cui veniva messa in discussione la monarchia assoluta, simbolo dell'allora società feudale, a causa dell'illuminismo che portò alla Rivoluzione Francese ed alla Rivoluzione Americana. Questo periodo storico fu dettato anche da grandi innovazioni e scoperte nel settore della tecnologia e della scienza, che hanno favorito le prime due grandi rivoluzioni industriali. In un periodo di grandi industralizzazioni nacquero diverse scuole di pensiero che divulgavano valori socialisti enfatizzando sullo sfruttamento degli operai nelle fabbriche, ossia il proletariato. Molte delle idee socialiste che venivano diffuse allora erano idee socialiste utopiche, ma iniziava a farsi strada anche il socialismo scientifico, ossia il pensiero di Karl Marx e di Friederich Engels[2].

Le innovazioni europee tuttavia non toccarono alcuni paesi come la Russia, che era invece rimasta una monarchia assoluta con un modello sia politicamente che economicamente retrogrado. Si pensi ad esempio che la servitù della gleba fu abolita in Russia solo nel 1861. Ciononostante nell'Impero Russo si stava verificando un'importazione degli ideali socialisti, come dimostrato dall'esistenza di gruppi rivoluzionari nella seconda metà dell'XIX secolo, alcuni dei quali che fondarono il Partito Operaio Socialdemocratico Russo (POSDR) nel 1898. Uno degli esponenti principali del POSDR era Vladimir Lenin, che si unì al partito nel 1899 ed assieme a Bogdanov, Stalin, Rykov, Zinovjev e molti altri costituirono la fazione dei Bolscevichi, in contrapposizione con i Menscevichi di Plechanov, Martov, Aksel'rod ed altri esponenti del POSDR vicini alle posizioni dei Menscevichi o comunque critiche verso i Bolscevichi come gli Otzovisti[3].

Le attività rivoluzionarie di allora erano tuttavia gravemente perseguitate dal regime zarista, che intensificò le repressioni a seguito della rivoluzione russa del 1905 (fallita), scoppiata in seguito alla sconfitta russa della guerra contro il Giappone. Lenin verrà costretto all'esilio mentre altri bolscevichi come Stalin vennero invece deportati in Siberia o in altre località lontane dalla residenza[3]. Nel fratempo vennero cacciati tutti i menscevichi dal POSDR ed il partito era composto da bolscevichi. La Russia entrerà in guerra anche nel contesto della Prima Guerra Mondiale che inizia nel 1914, una guerra borghese che veniva criticata dai principali partiti socialisti anche in Europa e fu criticato dallo stesso Lenin sul libro L'imperialismo, fase suprema del capitalismo[4]. Nel 1917 avvenne un secondo tentativo di rivoluzione russa, stavolta riuscita e passata alla storia come Rivoluzione di Febbraio: il malcontento popolare si fece sentire in Russia e la popolazione civile insorse a San Pietroburgo, portando alla caduta dell'impero russo ed alla proclamazione della Repubblica Russa e del Governo Provvisorio Russo[3].

La Rivoluzione d'Ottobre e la Guerra Civile Russa

In seguito alla Rivoluzione di Febbraio vennero introdotte delle riforme democratiche e vennero liberati i perseguitati politici tra cui anche molti bolscevichi. Anche Lenin poté finalmente rientrare in patria e lavorare direttamente per la rivoluzione socialista, pubblicando le tesi di aprile denunciando il governo provvisorio russo di continuare la guerra e di non impegnarsi a redistribuire i terreni ed a mantenere le promesse[3]. Nell'estate del 1917 il Governo Provvisorio Russo adotterà una nuova fase di repressione ai danni dei movimenti rivoluzionari, ma terminerà ben presto a causa del malcontento popolare che ha visto la composizione delle Guardie Rosse e del Comitato Militare Rivoluzionario di Leningrado che erano gestite dai bolscevichi ed acquisivano man mano sempre più consensi popolari segnando così l'inizio della Grande Rivoluzione Socialista d'Ottobre, che termina appunto con la vittoria dei bolscevichi e con la fine della Repubblica Russa. I Bolscevichi istituiranno così la Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa (RSFSR).

La Rivoluzione d'Ottobre e l'istituzione della RSFSR portarono tuttavia alle prime organizzazioni controrivoluzionarie da parte di neozaristi e sostenitori delle forze politiche che governavano la Repubblica Provvisoria. Un esempio fu la rivolta dei Junker di Pietrogrado che fallì. I bolscevichi decisero quindi di spostare la capitale da Pietrogrado a Mosca, poiché quest'ultima era considerata più sicura da difendere. Una delle prime politiche portate avanti dai Bolscevichi al potere è la pace con gli Imperi Centrali nello scenario della Prima Guerra Mondiale, che fu ottenuta nonostante il rifiuto di Lev Trotskij della firma del trattato di pace, che causò l'Operazione Faustschlag ed aggravò la situazione già debole nei confini. verrà tuttavia firmato il trattato di pace (il Trattato di Brest-Litovsk) da Stalin assieme a Lenin[5]. Questa non fu l'unica divergenza tra Trotskij e la linea centrale del Partito che nel frattempo fu rinominato in Partito Comunsita Russo (bolscevico) per prendere le distanze dai socialdemocratici e dalle fazioni più moderate come i menscevichi o gli esponenti del "Partito Socialista Rivoluzionario" di Kerenskij.

Secondo alcuni storici l'inizio della Guerra Civile Russa avvenne con la firma del Trattato di Brest-Litovsk, ossia il trattato di pace tra la Russia e gli Imperi Centrali che sancì il riconoscimento dell'indipendenza di stati fantoccio alleati con gli imperi centrali come Ucraina, Bielorussia, Polonia, stati baltici e Finlandia oltre alla cessione di territori ai paesi dell'Impero Centrale. Tuttavia secondo altre ricostruzioni storiche la Guerra Civile Russa sarebbe scoppiata già a seguito della Grande Rivoluzione Socialista d'Ottobre. Le principali fazioni della guerra furono l'Armata Rossa e l'Armata Bianca che furono rispettivamente l'esercito rivoluzionario dei bolscevichi e della RSFSR e l'esercito dei controrivoluzionari neozaristi e/o sostenitori dell'ex-governo provvisorio, con questi ultimi che venivano ampiamente supportati dai paesi alleati dell'Intesa. Si autoproclamarono indipendenti anche altri paesi della Russia come l'Ucraina Verde, la Transcaucasia menscevica, la Baschiria, la Repubblica dei Montanari, l'Autonomia di Alash e molte altre regioni della Russia che avevano un'etnia maggioritaria diversa da quella russa. Infine vi furono anche fazioni armate che si basarono su ideali socialisti e che si ribellarono sia all'Armata Rossa che all'Armata Verde, e che godevano di maggior supporto da parte di contadini come nel caso delle Armate verdi e della Machnovščyna, ossia la fazione anarchica di Nestor Machno che si istituì in Ucraina.

La sconfitta degli Imperi Centrali avvenuta dopo la fine della Prima Guerra Mondiale e le seguenti rivoluzioni comuniste che avvenivano in Ungheria, Baviera e Slovacchia furono eventi che permisero ai bolscevichi ed all'Armata Rossa di rientrare nei territori persi con la Pace di Brest-Litovsk e quindi nei paesi che ottennero l'indipendenza in supporto ai bolscevichi locali. Fu così che vennero istituite ulteriori Repubbliche Sovietiche come la RSS Ucraina, la RSS Bielorussa e la Repubblica Socialista Federativa Sovietica Transcaucasica, inoltre furono fondati di comitati rivoluzionari, di forze armate e addirittura repubbliche filo-bolsceviche anche in Polonia ed in Finlandia, grazie al sostegno locale di una parte della popolazione verso gli ideali marxisti-leninisti. Da notare inoltre che la Polonia aveva allora adottato idee nazionaliste ed aveva tentato di invadere l'Ucraina, la Lituania e la Bielorussia. Nel bel mezzo della Guerra Civile Russa infatti fu combattuta anche la Guerra Sovietico-Polacca, che terminerà con la Pace di Riga avvenuta nel 1921 e con l'annessione polacca di alcuni territori ucraini e bielorussi occidentali. Formalmente si ritiene che la Pace di Riga fosse l'evento conclusivo della Guerra Civile Russa, considerata virtualmente vinta dall'Armata Rossa, tuttavia scontri di minore intensità continuavano ad avvenire fino alla resa dell'Armata Bianca nel 1923 con la sconfitta della Rivolta in Jacuzia[6].

Dall'istituzione della RSFSR fino al 1921 nei territori controllati dall'Armata Rossa veniva adottato un sistema politico ed economico noto come "comunismo di guerra", che nazionalizzò le banche e tutte le industrie, introdusse rigorose gestioni centralizzate, sostituì il denaro (che non aveva più alcun valore) con il baratto e furono redistribuiti i terreni in favore dei piccoli contadini. Tale sistema tuttavia portò in seguito ad un malcontento dei contadini che, come abbiamo già visto, avevano più garanzie con le armate verdi e con la comune anarchica di Machno. Fu così che Lenin decise allora di introdurre la Nuova Politica Economica reintroducendo il denaro e permettendo una leggera privatizzazione, mentre Stalin procedette con l'industrializzazione del paese. Queste politiche erano essenziali per permettere l'alleanza tra gli operai ed i contadini in un paese prevalentemente contadino come la Russia di allora e per trasformare l'Unione Sovietica allora supersviluppata in una superpotenza[3][7].

La nascita dell'Unione Sovietica

Il 30 Dicembre 1922 fu organizzato ed istituito il Primo Congresso Pansovietico, conosciuto anche come I Congresso dei Soviet dell'Unione Sovietica, che vide la partecipazione di 2215 delegati: 1727 dalla Russia, 364 dall'Ucraina, 91 dalla Transcaucasia e 33 dalla Bielorussia. I delegati erano prevalentemente operai, seguiti da contadini, intellettuali ed impiegati. Oltre ai bolscevichi, vi erano un centinaio di indipendenti, due delegati dell'Unione Generale dei Lavoratori Ebrei, un federalista del Caucaso (socialrivoluzionario) ed un anarchico[8].

In questo evento i rappresentanti delle Repubbliche Socialiste Sovietiche di Russia, Ucraina, Transcaucasia e Bielorussia ufficializzarono la nascita dell'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (URSS) tramite la Dichiarazione e Trattato sull'istituzione dell'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, già agognata dal PCR(b) e da Lenin stesso che predispose un piano per creare un unico Stato nella forma di un'unione volontaria di Repubbliche con eguali diritti e le quattro repubbliche ne divennero soggetti federali. Durante l'evento fu anche eletto il Comitato Esecutivo Centrale dell'URSS. Fu inoltre scelta la città di Mosca come capitale dell'Unione Sovietica.

Vladimir Lenin fu eletto presidente, tuttavia egli non aveva partecipato all'evento a causa della malattia di cui soffriva e che l'avrebbe poartato alla morte nel gennaio del 2024, di conseguenza il ruolo di Lenin rimase solo formale, con Michail Ivanovič Kalinin che prese quindi il ruolo de facto di Lenin come presidente del Congresso Pansovietico, mentre Avel Safronovič Enukidze fu eletto Segretario del Comitato Esecutivo Centrale e furono nominati anche i Presidenti dei quattro Comitati Esecutivi Centrali delle Repubbliche Socialiste Sovietiche che si fusero nell'URSS.

Al momento del Primo Congresso Pansovietico tuttavia i paesi governati dai bolscevichi non erano quattro, ma sei: oltre alle già citate Repubbliche Socialiste Sovietiche di Russia, Ucraina, Bielorussia e Transcaucasia, i bolscevichi erano al potere anche nella Repubblica Popolare Mongola e a Tannu Tuva. Il motivo percui Mongolia e Tannu Tuva non aderirono al congresso e rimasero indipendenti per evitare divergenze geopolitiche con la Cina che rivendicava la Mongolia tanto che le pretese territoriali cinesi furono condivise pure dal comunista Mao Zedong che fece notare il suo desiderio di riunificare la Mongolia con la Cina giustificando l'azione con l'unificazione della Repubblica Popolare Mongola con la Mongolia Interna (quest'ultima era allora ed attualmente parte della Repubblica Popolare Cinese) in due occasioni, nel 1949, nel 1954 e nel 1956, ma sia la dirigenza di Stalin che quella di Chruščëv condannarono e criticarono le pretese cinesi[9]. Tannu Tuva fu invece annessa all'Unione Sovietica ed alla RSFS Russa nel 1944.

Gli anni '20: La NEP, le crisi di partito e l'Industrializzazione

La Nuova Politica Economica (NEP) fu introdotta in Russia nel 1921. Siccome la Russia è sempre stata un paese feudale e contadino che non ha mai visto una particolare industrializzazione, Lenin e Stalin ritenevano che bisognava applicare un modello economico temporaneo che permetteva una reintroduzione di alcuni elementi capitalistici, che avrebbero permesso l'inizio dell'industrializzazione del paese e l'unità tra operai e contadini che in quel momento era quasi assente a causa delle politiche del Comunismo di Guerra che sfavorivano i contadini e creavano un malcontento da parte loro che ha portato anche a rivolte e ribellioni. Fu a causa di questa situazione molto delicata che Lenin decise di giustificare il modello di una Nuova Politica Economica, poiché riconobbe con autocritica le politiche precedenti furono in parte fallimentari e quindi necessitava un cambiamento. Lenin spiegava queste idee durante la conferenza allargata dei metallurgici di Mosca e durante il X Congresso del PCR(b)[10][11].

Fu quindi approvata la NEP nonostante essa avrebbe ricevuto critiche sempre da Trotskij e della "sinistra" del partito che riteneva che la NEP fosse un restauro del comunismo[7]. In realtà Lenin e Stalin percepivano la NEP come una politica economica transitoria, che era essenziale in quel periodo per migliorare i rapporti con i contadini, rilanciare l'economia, stabilizzare il Paese e permettere all'economia sovietica il primo passo verso l'industrializzazione promossa da Stalin. Durante il XI Congresso del PCR(b) e gli interventi di Lenin del 1922 il Rivoluzionario Sovietico parlava positivamente dei successi della NEP.

Anche Stalin era entusiasta dei risultati della NEP, ma già nel 1923 iniziava ad intravedere le crisi di partito scatenate dai seguaci di Trotskij ed i primi effetti collaterali della NEP come la Crisi delle Forbici che peggiorarono il confronto già aspro tra la linea centrale del partito e le posizioni d'opposizione portate avanti da Trotskij. La malattia di Lenin che lo portò alla morte nel gennaio 1924 gettò ulteriore benzina sul fuoco nella lotta per la rappresentanza del Partito e dell'Unione Sovietica tra Stalin e Trotskij. Contrariamente a quanto viene spesso affermato dalla propaganda trotskista o semplicemente antistaliniana, Lenin fu un aspro critico verso Trotskij[12][13][14][15], inoltre se si aggiunge il temporeggiamento di Trotskij (che poi sfociò nel rifiuto) a firmare la pace con gli Imperi Centrali, responsabile dell'Operazione Faustschlag e successivamente le critiche verso la NEP, viene palese comprendere che vi furono delle divergenze tra Lenin e Trotskij. Dopo la Morte di Lenin, Stalin organizzò una coalizione trilaterale (troika) con Zinovjev e Kamenev contro Trotskij e fu così che Stalin vinse la "lotta per il potere" contro Trotskij.

La troika preceentemente organizzata si sfaldò nel 1926 portando Zinovjev e Kamenev a coalizzarsi con Trotskij andando a costituire una opposizione di sinistra, mentre Stalin si alleerà con la destra del partito guidata da Bucharin e Rykov, che supportava la troika in quanto favorevoli alla NEP. Tuttavia l'opposizione di sinistra organizzò sin da subito dei sabotaggi contro l'economia sovietica, costringendo Stalin ad espellere Zinovjev, Kamenev e Trotskij dal partito con quest'ultimo che continuerà dall'estero la sua attività sovversiva contro l'Unione Sovietica.

Nel 1928 Stalin decide di interrompere la NEP e di avviare l'economia pianificata ed il primo piano quinquennale. L'adozione di questa politica economica riogranizzò nuovamente l'economia permettendo una rapidità nell'industrializzazione dell'Unione Sovietica che introdusse nuovi oggetti mai visti in URSS come ciclomotori e macchine fotografiche a prezzi più facilmente accessibili, inoltre ci fu un successo nella metallurgia, nell'industria chimica, nell'ingegneria anche militare, ed in numerosi altri settori dell'industria[16], arrivando anche ad una meccanizzazione del settore primario che incrementò i raccolti e permise all'Unione Sovietica una crescita economica senza venir colpita dalla crisi economica globale del 1929. I piani quinquennali vennero tuttavia criticati dalla linea di Bucharin che porterà alla rottura della coalizione con la linea centrale del partito, che meglio incarnava l'ideologia marxista-leninista di Lenin ed era rappresentata da Stalin e dai compagni a lui più affini politicamente come Kaganovič, Kirov, Ždanov, Suslov, Molotov, ecc...

Bibliografia

Note

    1. Spesso c'era chi si riferiva all'Unione Sovietica chiamandola "Russia" durante il periodo della sua esistenza.
    2. Per approfondire meglio il pensiero di Marx ed Engels, rimando all'archivio delle opere di Marx ed Engels su Marxists Internet Archive.
    3. Tratto dai libri biografici su Lenin e Stalin del PMLI, citati sulla Bibliografia.
    4. Vladimir Lenin (1916): L'imperialismo, fase suprema del capitalismo - Marxists Internet Archive
    5. Brest-Litovsk e il "decreto sulla pace" - Marxismo-Leninismo Forumfree
    6. Gli ultimi combattimenti in Estremo Oriente, citato sulla Bibliografia.
    7. La transizione al socialismo in Unione Sovietica: questioni di metodo e di sostanza - Marxismo-Leninismo Forumfree
    8. Primo Congresso dei Soviet dell'Unione Sovietica - Grande Enciclopedia Sovietica (in russo)
    9. Sergeij Radčenko (2008): New Documents on Mongolia and the Cold War, Cold War International History Project Bulletin n. 16 (archiviato)
    10. Vladimir Lenin (1921): La Nuova politica economica e i compiti dei centri di educazione politica - Marxists Internet Archive
    11. Vladimir Lenin (1921): Relazione alla VII Conferenza del Partito del governatorato di Mosca, Opere complete, Vol. 33, pagg. 67-83
    12: Vladimir Lenin (1914): Il diritto delle nazioni all'autodeterminazione
    13: Vladimir Lenin (1921): Ancora una volta sui sindacati
    14: Vladimir Lenin (1922): Lettera a I. V. Stalin per i membri dell'Ufficio politico, Opere complete, Vol. 33, pagg. 320-322
    15: Una risposta storico-teorica ad un detrattore di Stalin - Marxismo-Leninismo Forumfree
    16. Iosif Stalin - Katéchon