Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche
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Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche |
Bandiera | Stemma |
Nome Ufficiale | Сою́з Сове́тских Социалисти́ческих Респу́блик |
Nome Intero | Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche |
Altri nomi | Unione Sovietica, URSS, "Russia"[1] |
Fondazione | 30 Dicembre 1922 |
Causa | I Congresso Pansovietico avvenuto a seguito della XII Conferenza del Partito Comunista Russo (bolscevico) |
Data di fine | 25 Dicembre 1991 |
Atto conclusivo | Indipendenza del Kazakistan, ultimo paese rimasto nell'Unione Sovietica. |
Forma di governo |
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Capitale | Mosca |
Lingua ufficiale | nessuna (de iure), russo (de facto) |
Lingue parlate | armeno, azero, bielorusso, estone, georgiano, kazako, kirghiso, lettone, lituano, moldavo, rumeno, russo, tagico, turkmeno, ucraino, uzbeco, tuvano, ciuvascio, abcaso, osseto, ceceno, tedesco, lappone, finlandese, careliano, baschiro, jacuto, tuvano, ecc... |
Valuta | rublo sovietico |
TLD | .su |
Produzione | gas, grano, acciaio, industria pesante |
Preceduto da: |
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Seguito da: |
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L'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, abbreviabile in Unione Sovietica o con la sigla URSS, è stata un entità federale e multietnica che ha unito molti popoli dell'Eurasia in un'unico paese la cui superficie era la più estesa del mondo, raggiungendo la sua massima dimensione nel periodo che varia dalla fine della Seconda Guerra Mondiale fino alla sua dissoluzione. L'URSS fu fondata su un modello politico ed economico di stampo socialista basato sui valori marxisti-leninisti che venivano portati avanti dai fondatori e dai primi leader del paese.
Nacque ufficialmente il 30 dicembre 1922 con il Primo Congresso Pansovietico e tale evento sancì la fusione dei seguenti paesi in un unica federazione: La Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa, fondata nel 1917 dal rivoluzionario Vladimir Ilič Lenin con la Grande Rivoluzione Socialista d'Ottobre e le repubbliche socialiste sovietiche della Bielorussia, dell'Ucraina e del Caucaso, nate invece con la loro indipendenza dalla Russia e con la presa del potere da parte dei bolscevichi in tali repubbliche.
Con la nascita dell'Unione Sovietica, Lenin fu nominato il primo leader del paese, tuttavia in quel periodo il rivoluzionario russo non stava godendo di condizioni di salute ottimali e morì nel 1924, lasciando il suo posto a Iosif Stalin che fu il suo diretto allievo e governò il paese fino al 1953 rendendo l'Unione Sovietica una superpotenza mondiale grazie alla sua fedele applicazione dei principi del marxismo-leninismo che hanno permesso l'industrializzazione del paese, la vittoria della Grande Guerra Patriottica ed anche i successi ed i primati nella ricerca nel campo di discipline come la chimica, la fisica nucleare, l'astronomia, la matematica, la tecnologia e l'informatica. Fu infatti sotto Stalin che l'Unione Sovietica fu dotata di armi nucleari e di un programma spaziale.
Nonostante la controversa morte di Stalin abbia cambiato il destino dell'Unione Sovietica con Nikita Chruščëv che attuò politiche revisioniste come la destalinizzazione spaccando in due fazioni il blocco socialista e rendendo l'Unione Sovietica un paese "socialista" con una stagnazione burocratica dilagante, l'Unione Sovietica rimase una superpotenza mondiale che poté continuare a dimostrare il suo valore continuando a conseguire primati per la corsa allo spazio e aumentando il PIL riuscendo a superare quello degli Stati Uniti d'America durante la leadership di Leonid Ilič Brežnev.
Le politiche addottate da Michail Gorbačëv durante seconda metà degli anni '80, tra cui la Perestrojka e la Glasnost', furono invece un secondo tentativo di restaurazione del capitalismo in Eurasia che riuscì nel sui intento, portando alla fine dell'Unione Sovietica tra il 1989 ed il 1991 con il ripristino totale del capitalismo, l'indipendenza degli stati federati (che dai quattro iniziali siamo passati a quindici) e tutta una serie di guerre e di crisi politiche che continuano ancora oggi tra i paesi dell'ex-Unione Sovietica, fomentati dalle mire espansionistiche dall'imperialismo statunitense e dei suoi strumenti come il Patto Atlantico.
Storia
L'Impero Russo e le attività rivoluzionarie
Nel XVIII e nel XIX secolo in Europa e negli Stati Uniti d'America si assistette ad un epoca in cui veniva messa in discussione la monarchia assoluta, simbolo dell'allora società feudale, a causa dell'illuminismo che portò alla Rivoluzione Francese ed alla Rivoluzione Americana. Questo periodo storico fu dettato anche da grandi innovazioni e scoperte nel settore della tecnologia e della scienza, che hanno favorito le prime due grandi rivoluzioni industriali. In un periodo di grandi industralizzazioni nacquero diverse scuole di pensiero che divulgavano valori socialisti enfatizzando sullo sfruttamento degli operai nelle fabbriche, ossia il proletariato. Molte delle idee socialiste che venivano diffuse allora erano idee socialiste utopiche, ma iniziava a farsi strada anche il socialismo scientifico, ossia il pensiero di Karl Marx e di Friederich Engels[2].
Le innovazioni europee tuttavia non toccarono alcuni paesi come la Russia, che era invece rimasta una monarchia assoluta con un modello sia politicamente che economicamente retrogrado. Si pensi ad esempio che la servitù della gleba fu abolita in Russia solo nel 1861. Ciononostante nell'Impero Russo si stava verificando un'importazione degli ideali socialisti, come dimostrato dall'esistenza di gruppi rivoluzionari nella seconda metà dell'XIX secolo, alcuni dei quali che fondarono il Partito Operaio Socialdemocratico Russo (POSDR) nel 1898. Uno degli esponenti principali del POSDR era Vladimir Lenin, che si unì al partito nel 1899 ed assieme a Bogdanov, Stalin, Rykov, Zinovjev e molti altri costituirono la fazione dei Bolscevichi, in contrapposizione con i Menscevichi di Plechanov, Martov, Aksel'rod ed altri esponenti del POSDR vicini alle posizioni dei Menscevichi o comunque critiche verso i Bolscevichi come gli Otzovisti[3].
Le attività rivoluzionarie di allora erano tuttavia gravemente perseguitate dal regime zarista, che intensificò le repressioni a seguito della rivoluzione russa del 1905 (fallita), scoppiata in seguito alla sconfitta russa della guerra contro il Giappone. Lenin verrà costretto all'esilio mentre altri bolscevichi come Stalin vennero invece deportati in Siberia o in altre località lontane dalla residenza[3]. Nel fratempo vennero cacciati tutti i menscevichi dal POSDR ed il partito era composto da bolscevichi. La Russia entrerà in guerra anche nel contesto della Prima Guerra Mondiale che inizia nel 1914, una guerra borghese che veniva criticata dai principali partiti socialisti anche in Europa e fu criticato dallo stesso Lenin sul libro L'imperialismo, fase suprema del capitalismo[4]. Nel 1917 avvenne un secondo tentativo di rivoluzione russa, stavolta riuscita e passata alla storia come Rivoluzione di Febbraio: il malcontento popolare si fece sentire in Russia e la popolazione civile insorse a San Pietroburgo, portando alla caduta dell'impero russo ed alla proclamazione della Repubblica Russa e del Governo Provvisorio Russo[3].
La Rivoluzione d'Ottobre e la Guerra Civile Russa
In seguito alla Rivoluzione di Febbraio vennero introdotte delle riforme democratiche e vennero liberati i perseguitati politici tra cui anche molti bolscevichi. Anche Lenin poté finalmente rientrare in patria e lavorare direttamente per la rivoluzione socialista, pubblicando le tesi di aprile denunciando il governo provvisorio russo di continuare la guerra e di non impegnarsi a redistribuire i terreni ed a mantenere le promesse[3]. Nell'estate del 1917 il Governo Provvisorio Russo adotterà una nuova fase di repressione ai danni dei movimenti rivoluzionari, ma terminerà ben presto a causa del malcontento popolare che ha visto la composizione delle Guardie Rosse e del Comitato Militare Rivoluzionario di Leningrado che erano gestite dai bolscevichi ed acquisivano man mano sempre più consensi popolari segnando così l'inizio della Grande Rivoluzione Socialista d'Ottobre, che termina appunto con la vittoria dei bolscevichi e con la fine della Repubblica Russa. I Bolscevichi istituiranno così la Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa (RSFSR).
La Rivoluzione d'Ottobre e l'istituzione della RSFSR portarono tuttavia alle prime organizzazioni controrivoluzionarie da parte di neozaristi e sostenitori delle forze politiche che governavano la Repubblica Provvisoria. Un esempio fu la rivolta dei Junker di Pietrogrado che fallì. I bolscevichi decisero quindi di spostare la capitale da Pietrogrado a Mosca, poiché quest'ultima era considerata più sicura da difendere. Una delle prime politiche portate avanti dai Bolscevichi al potere è la pace con gli Imperi Centrali nello scenario della Prima Guerra Mondiale, che fu ottenuta nonostante il rifiuto di Lev Trotskij della firma del trattato di pace, che causò l'Operazione Faustschlag ed aggravò la situazione già debole nei confini. verrà tuttavia firmato il trattato di pace (il Trattato di Brest-Litovsk) da Stalin assieme a Lenin[5]. Questa non fu l'unica divergenza tra Trotskij e la linea centrale del Partito che nel frattempo fu rinominato in Partito Comunsita Russo (bolscevico) per prendere le distanze dai socialdemocratici e dalle fazioni più moderate come i menscevichi o gli esponenti del "Partito Socialista Rivoluzionario" di Kerenskij.
Secondo alcuni storici l'inizio della Guerra Civile Russa avvenne con la firma del Trattato di Brest-Litovsk, ossia il trattato di pace tra la Russia e gli Imperi Centrali che sancì il riconoscimento dell'indipendenza di stati fantoccio alleati con gli imperi centrali come Ucraina, Bielorussia, Polonia, stati baltici e Finlandia oltre alla cessione di territori ai paesi dell'Impero Centrale. Tuttavia secondo altre ricostruzioni storiche la Guerra Civile Russa sarebbe scoppiata già a seguito della Grande Rivoluzione Socialista d'Ottobre. Le principali fazioni della guerra furono l'Armata Rossa e l'Armata Bianca che furono rispettivamente l'esercito rivoluzionario dei bolscevichi e della RSFSR e l'esercito dei controrivoluzionari neozaristi e/o sostenitori dell'ex-governo provvisorio, con questi ultimi che venivano ampiamente supportati dai paesi alleati dell'Intesa. Si autoproclamarono indipendenti anche altri paesi della Russia come l'Ucraina Verde, la Transcaucasia menscevica, la Baschiria, la Repubblica dei Montanari, l'Autonomia di Alash e molte altre regioni della Russia che avevano un'etnia maggioritaria diversa da quella russa. Infine vi furono anche fazioni armate che si basarono su ideali socialisti e che si ribellarono sia all'Armata Rossa che all'Armata Verde, e che godevano di maggior supporto da parte di contadini come nel caso delle Armate verdi e della Machnovščyna, ossia la fazione anarchica di Nestor Machno che si istituì in Ucraina.
La sconfitta degli Imperi Centrali avvenuta dopo la fine della Prima Guerra Mondiale e le seguenti rivoluzioni comuniste che avvenivano in Ungheria, Baviera e Slovacchia furono eventi che permisero ai bolscevichi ed all'Armata Rossa di rientrare nei territori persi con la Pace di Brest-Litovsk e quindi nei paesi che ottennero l'indipendenza in supporto ai bolscevichi locali. Fu così che vennero istituite ulteriori Repubbliche Sovietiche come la RSS Ucraina, la RSS Bielorussa e la Repubblica Socialista Federativa Sovietica Transcaucasica, inoltre furono fondati di comitati rivoluzionari, di forze armate e addirittura repubbliche filo-bolsceviche anche in Polonia ed in Finlandia, grazie al sostegno locale di una parte della popolazione verso gli ideali marxisti-leninisti. Da notare inoltre che la Polonia aveva allora adottato idee nazionaliste ed aveva tentato di invadere l'Ucraina, la Lituania e la Bielorussia. Nel bel mezzo della Guerra Civile Russa infatti fu combattuta anche la Guerra Sovietico-Polacca, che terminerà con la Pace di Riga avvenuta nel 1921 e con l'annessione polacca di alcuni territori ucraini e bielorussi occidentali. Formalmente si ritiene che la Pace di Riga fosse l'evento conclusivo della Guerra Civile Russa, considerata virtualmente vinta dall'Armata Rossa, tuttavia scontri di minore intensità continuavano ad avvenire fino alla resa dell'Armata Bianca nel 1923 con la sconfitta della Rivolta in Jacuzia[6].
Dall'istituzione della RSFSR fino al 1921 nei territori controllati dall'Armata Rossa veniva adottato un sistema politico ed economico noto come "comunismo di guerra", che nazionalizzò le banche e tutte le industrie, introdusse rigorose gestioni centralizzate, sostituì il denaro (che non aveva più alcun valore) con il baratto e furono redistribuiti i terreni in favore dei piccoli contadini. Tale sistema tuttavia portò in seguito ad un malcontento dei contadini che, come abbiamo già visto, avevano più garanzie con le armate verdi e con la comune anarchica di Machno. Fu così che Lenin decise allora di introdurre la Nuova Politica Economica reintroducendo il denaro e permettendo una leggera privatizzazione, mentre Stalin procedette con l'industrializzazione del paese. Queste politiche erano essenziali per permettere l'alleanza tra gli operai ed i contadini in un paese prevalentemente contadino come la Russia di allora e per trasformare l'Unione Sovietica allora supersviluppata in una superpotenza[3][7].
La nascita dell'Unione Sovietica
Il 30 Dicembre 1922 fu organizzato ed istituito il Primo Congresso Pansovietico, conosciuto anche come I Congresso dei Soviet dell'Unione Sovietica, che vide la partecipazione di 2215 delegati: 1727 dalla Russia, 364 dall'Ucraina, 91 dalla Transcaucasia e 33 dalla Bielorussia. I delegati erano prevalentemente operai, seguiti da contadini, intellettuali ed impiegati. Oltre ai bolscevichi, vi erano un centinaio di indipendenti, due delegati dell'Unione Generale dei Lavoratori Ebrei, un federalista del Caucaso (socialrivoluzionario) ed un anarchico[8].
In questo evento i rappresentanti delle Repubbliche Socialiste Sovietiche di Russia, Ucraina, Transcaucasia e Bielorussia ufficializzarono la nascita dell'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (URSS) tramite la Dichiarazione e Trattato sull'istituzione dell'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, già agognata dal PCR(b) e da Lenin stesso che predispose un piano per creare un unico Stato nella forma di un'unione volontaria di Repubbliche con eguali diritti e le quattro repubbliche ne divennero soggetti federali. Durante l'evento fu anche eletto il Comitato Esecutivo Centrale dell'URSS. Fu inoltre scelta la città di Mosca come capitale dell'Unione Sovietica.
Vladimir Lenin fu eletto presidente, tuttavia egli non aveva partecipato all'evento a causa della malattia di cui soffriva e che l'avrebbe poartato alla morte nel gennaio del 2024, di conseguenza il ruolo di Lenin rimase solo formale, con Michail Ivanovič Kalinin che prese quindi il ruolo de facto di Lenin come presidente del Congresso Pansovietico, mentre Avel Safronovič Enukidze fu eletto Segretario del Comitato Esecutivo Centrale e furono nominati anche i Presidenti dei quattro Comitati Esecutivi Centrali delle Repubbliche Socialiste Sovietiche che si fusero nell'URSS.
Al momento del Primo Congresso Pansovietico tuttavia i paesi governati dai bolscevichi non erano quattro, ma sei: oltre alle già citate Repubbliche Socialiste Sovietiche di Russia, Ucraina, Bielorussia e Transcaucasia, i bolscevichi erano al potere anche nella Repubblica Popolare Mongola e a Tannu Tuva. Il motivo percui Mongolia e Tannu Tuva non aderirono al congresso e rimasero indipendenti per evitare divergenze geopolitiche con la Cina che rivendicava la Mongolia tanto che le pretese territoriali cinesi furono condivise pure dal comunista Mao Zedong che fece notare il suo desiderio di riunificare la Mongolia con la Cina giustificando l'azione con l'unificazione della Repubblica Popolare Mongola con la Mongolia Interna (quest'ultima era allora ed attualmente parte della Repubblica Popolare Cinese) in due occasioni, nel 1949, nel 1954 e nel 1956, ma sia la dirigenza di Stalin che quella di Chruščëv condannarono e criticarono le pretese cinesi[9]. Tannu Tuva fu invece annessa all'Unione Sovietica ed alla RSFS Russa nel 1944.
Gli anni '20: La NEP, le crisi di partito e l'Industrializzazione
La Nuova Politica Economica (NEP) fu introdotta in Russia nel 1921. Siccome la Russia è sempre stata un paese feudale e contadino che non ha mai visto una particolare industrializzazione, Lenin e Stalin ritenevano che bisognava applicare un modello economico temporaneo che permetteva una reintroduzione di alcuni elementi capitalistici, che avrebbero permesso l'inizio dell'industrializzazione del paese e l'unità tra operai e contadini che in quel momento era quasi assente a causa delle politiche del Comunismo di Guerra che sfavorivano i contadini e creavano un malcontento da parte loro che ha portato anche a rivolte e ribellioni. Fu a causa di questa situazione molto delicata che Lenin decise di giustificare il modello di una Nuova Politica Economica, poiché riconobbe con autocritica le politiche precedenti furono in parte fallimentari e quindi necessitava un cambiamento. Lenin spiegava queste idee durante la conferenza allargata dei metallurgici di Mosca e durante il X Congresso del PCR(b)[10][11].
Fu quindi approvata la NEP nonostante essa avrebbe ricevuto critiche sempre da Trotskij e della "sinistra" del partito che riteneva che la NEP fosse un restauro del comunismo[7]. In realtà Lenin e Stalin percepivano la NEP come una politica economica transitoria, che era essenziale in quel periodo per migliorare i rapporti con i contadini, rilanciare l'economia, stabilizzare il Paese e permettere all'economia sovietica il primo passo verso l'industrializzazione promossa da Stalin. Durante il XI Congresso del PCR(b) e gli interventi di Lenin del 1922 il Rivoluzionario Sovietico parlava positivamente dei successi della NEP.
Anche Stalin era entusiasta dei risultati della NEP, ma già nel 1923 iniziava ad intravedere le crisi di partito scatenate dai seguaci di Trotskij ed i primi effetti collaterali della NEP come la Crisi delle Forbici che peggiorarono il confronto già aspro tra la linea centrale del partito e le posizioni d'opposizione portate avanti da Trotskij. La malattia di Lenin che lo portò alla morte nel gennaio 1924 gettò ulteriore benzina sul fuoco nella lotta per la rappresentanza del Partito e dell'Unione Sovietica tra Stalin e Trotskij. Contrariamente a quanto viene spesso affermato dalla propaganda trotskista o semplicemente antistaliniana, Lenin fu un aspro critico verso Trotskij[12][13][14][15], inoltre se si aggiunge il temporeggiamento di Trotskij (che poi sfociò nel rifiuto) a firmare la pace con gli Imperi Centrali, responsabile dell'Operazione Faustschlag e successivamente le critiche verso la NEP, viene palese comprendere che vi furono delle divergenze tra Lenin e Trotskij. Dopo la Morte di Lenin, Stalin organizzò una coalizione trilaterale (troika) con Zinovjev e Kamenev contro Trotskij e fu così che Stalin vinse la "lotta per il potere" contro Trotskij.
La troika preceentemente organizzata si sfaldò nel 1926 portando Zinovjev e Kamenev a coalizzarsi con Trotskij andando a costituire una opposizione di sinistra, mentre Stalin si alleerà con la destra del partito guidata da Bucharin e Rykov, che supportava la troika in quanto favorevoli alla NEP. Tuttavia l'opposizione di sinistra organizzò sin da subito dei sabotaggi contro l'economia sovietica, costringendo Stalin ad espellere Zinovjev, Kamenev e Trotskij dal partito con quest'ultimo che continuerà dall'estero la sua attività sovversiva contro l'Unione Sovietica.
Nel 1928 Stalin decide di interrompere la NEP e di avviare l'economia pianificata ed il primo piano quinquennale. L'adozione di questa politica economica riogranizzò nuovamente l'economia permettendo una rapidità nell'industrializzazione dell'Unione Sovietica che introdusse nuovi oggetti mai visti in URSS come ciclomotori e macchine fotografiche a prezzi più facilmente accessibili, inoltre ci fu un successo nella metallurgia, nell'industria chimica, nell'ingegneria anche militare, ed in numerosi altri settori dell'industria[16], arrivando anche ad una meccanizzazione del settore primario che incrementò i raccolti e permise all'Unione Sovietica una crescita economica senza venir colpita dalla crisi economica globale del 1929. I piani quinquennali vennero tuttavia criticati dalla linea di Bucharin che porterà alla rottura della coalizione con la linea centrale del partito, che meglio incarnava l'ideologia marxista-leninista di Lenin ed era rappresentata da Stalin e dai compagni a lui più affini politicamente come Kaganovič, Kirov, Ždanov, Suslov, Molotov, ecc...
I successi sovietici
L'Industrializzazione
Negli anni '30 in Unione Sovietica si assistì ad una notevole crescita economica ed ad una industrializazione dovuta al successo dei piani quinquennali e delle politiche economiche adottate dall'Unione Sovietica nel decennio precedente. Uno dei principali teorizzatori dell'industrializzazione sovietica fu Feliks Ėdmundovič Dzeržinskij, ex-direttore della Čeka (poi GPU), che fu nominato nel 1924 a capo del Consiglio Superiore dell'Economia Popolare (VSNCh), incarico che gli affidò il compito di modernizzare i trasporti, risolvere i problemi di approvvigionamento e sostenere l’economia in una nazione ancora agricola e dipendente dalle importazioni di macchinari. L'obiettivo di Dzeržinskij era quello di rendere l’URSS economicamente autosufficiente, eliminando la dipendenza da paesi capitalistici avanzati.
Uno degli aspetti principali delle politiche che furono adottate negli anni 20 e che vide i suoi frutti negli anni 30 fu la collettivizzazione delle campagne, che mirava a sostituire la proprietà individuale contadina con forme collettive come i kolchoz e i sovchoz. Nonostante la resistenza e l'iniziale opposizione, soprattutto da parte dei grandi proprietari terrieri (kulaki), il piano fu realizzato anche con metodi coercitivi. Molti contadini medi e poveri aderirono, vedendo nella collettivizzazione un’opportunità per sfuggire all'oppressione dei kulaki. Inizialmente forzata, la collettivizzazione subì un adattamento, favorendo l’adesione volontaria, ma mantenne il ruolo centrale nella trasformazione del sistema agricolo e nella creazione di risorse per finanziare l’industrializzazione[17].
La collettivizzazione delle campagne scatenò violente reazioni dei kulaki, che cercarono di sabotarla con incendi a raccolti, edifici e l'uccisione di bolscevichi. Determinati a impedire la nascita delle fattorie collettive, distrussero gran parte delle risorse agricole abbattendo cavalli e buoi, fondamentali per il lavoro nei campi, riducendo drasticamente il bestiame disponibile tra il 1928 e il 1932. Questo sabotaggio, insieme a eventi come la siccità, contribuì alla carestia ucraina del 1932, che fu successivamente attribuita dai critici anticomunisti a Stalin ed alla "collettivizzazione forzata"[18].
Parallelamente, l'industrializzazione avanzava con i piani quinquennali, soprattutto a partire dal primo (1928-1932), che puntava a una rapida espansione della produzione industriale. Stalin e il Gosplan (l’organo di pianificazione sovietico) svilupparono strategie per fare dell'URSS una potenza economica, investendo in settori strategici come l'industria pesante e la metallurgia, cruciali anche per prepararsi a eventuali conflitti. L’industrializzazione accelerata era vista come essenziale per garantire l'indipendenza economica e la difesa nazionale. Questi piani consentirono all'URSS di recuperare il ritardo industriale rispetto alle potenze occidentali, rafforzando l'economia sovietica mentre l'Occidente subiva la Grande Depressione.
Dzeržinskij affrontò molte difficoltà, con l’opposizione che chiedeva la chiusura di fabbriche ritenute inefficienti e la riduzione dei fondi alla metallurgia. Alla guida di Glavmetal nel 1924, difese l’espansione della produzione di metallo come pilastro per la crescita economica. Durante una conferenza del sindacato dei metallurgici, coinvolse direttamente i lavoratori per migliorare la produttività. Con il sostegno del Comitato Centrale, il piano metallurgico ricevette maggiori risorse e fu ampliato. Nonostante le sfide, Dzeržinskij contribuì a una crescita industriale del 62% nel 1924-25, rafforzando le basi dell'economia sovietica e gettando fondamenta solide per il futuro socialista del Paese[19].
Nel 1939, grazie alla politica sovietica, l'87,4% della popolazione tra i 9 e i 49 anni era alfabetizzata, rispetto alla Russia zarista dove il 75% era analfabeta. Gli studenti nella scuola dell’obbligo crebbero da 9,6 milioni nel 1914 a 35,5 milioni nel 1940, e il numero di universitari aumentò di sei volte. L'industrializzazione avanzò rapidamente, superando i risultati di Paesi come Inghilterra e Germania in pochi anni: nel 1940, la produzione industriale sovietica era 7,7 volte superiore rispetto al 1913, con 11.000 nuovi complessi industriali e settori innovativi come l’automobilistico e l’aeronautico[20].
Il modello di sviluppo sovietico attirò l'interesse dei paesi in via di sviluppo come alternativa al capitalismo, ma mostrò limiti dovuti alla gestione burocratica, che riduceva la flessibilità necessaria per una crescita più avanzata. La priorità data all'industria pesante, trascurando il miglioramento delle condizioni di vita, portò a tensioni sociali, specialmente dopo la morte di Stalin. Anche sotto il socialismo, l'economia mantenne alcune dinamiche di mercato, riconoscendo l’importanza delle relazioni economiche tra città e campagna. Questo modello consentì all'URSS di superare la povertà estrema e vincere la Seconda Guerra Mondiale[17][18].
La Costituzione Sovietica del 1936
Approvata il 5 dicembre 1936 dall’VIII Congresso dei Soviet, la nuova Costituzione dell’URSS segnò una pietra miliare nella storia del socialismo. Diversamente dalle precedenti, sanciva le conquiste già realizzate, consolidando l’Unione Sovietica come uno Stato socialista maturo.
Il documento fu reso necessario dai profondi cambiamenti economici e sociali seguiti all’abbandono della NEP e al successo dei piani quinquennali, che trasformarono l’economia e permisero l’abolizione dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo. La Costituzione sanciva la proprietà socialista come fondamento dello Stato e celebrava l’alleanza tra operai, contadini e intellettuali. La sua stesura coinvolse direttamente il popolo, attraverso una partecipata consultazione pubblica che durò sei mesi e conferì al testo una legittimità unica. Stalin sottolineò come la società sovietica avesse superato le vecchie divisioni di classe, garantendo a tutti uguaglianza, diritti fondamentali e parità tra uomini e donne. Nonostante le critiche occidentali, la Costituzione rappresentò la consacrazione dei successi sovietici e divenne un modello per altri Stati socialisti[21][22].
Sabotaggi e Processi di Mosca
Per approfondire meglio: Processi di Mosca
Nonostante i successi dell'industrializzaizone sovietica che hanno portato ad evidenti benefici per i popoli che componevano l'URSS, la dirigenza del partito guidata da Stalin, Molotov, Kaganovič, Suslov e Ždanov dovette tuttavia fare i conti con un'opposizione spietata e controrivoluzionaria disposta a macchiarsi di crimini come sabotaggio e spionaggio[23].
Nell'Unione Sovietica di allora, le autorità sovietiche accusarono oppositori come Trotskij, Zinovjev, Kamenev, Bucharin, Rykov, ecc... di cospirazione contro l'URSS. Nonostante gran parte di questi oppositori hanno negato tutto oppure hanno ammesso della rete di sabotaggi soltanto in occasione dei Processi di Mosca poiché imputati, le lettere tra Trotskij ed il figlio Lev Sedov, rese pubbliche nel 1980, rivelano una realtà diversa: vi era infatti un "blocco delle opposizioni" che coinvolgeva vari gruppi (come trotskisti, zinovievisti, seguaci di Bucharin, ecc...)[24][25][26]. Persino lo storico Pierre Broué, noto per le sue posizioni trotskiste, fu costretto a riconoscere l'esistenza di una cospirazione, anche se con obiettivi limitati[27][28].
Tra i crimini commessi dalle opposizioni sovietiche vi furono anche omicidi a personalità vicine alle posizioni della dirigenza sovietica come nel caso dell'omicidio al funzionario Sergej Kirov avvenuto nel 1934 ad opera di Leonid Nikolaev[29][30]. Quando Nikolaev fu arrestato egli ammmise di aver fatto il sicario per conto di oppositori del governo sovietico e della sua dirigenza, nonostante ad oggi siano in circolazione delle speculazioni di storici come Robert Conquest che attribuiscono l'omicidio di Kirov a Stalin creando così delle menzogne a riguardo[30]. Inoltre i sabotatori causarono anche reati come spionaggi in favore di servizi di intelligence dai paesi capitalistici ed antisovietici come il Regno Unito, la Francia, il Terzo Reich, gli Stati Uniti d'America ed il Giappone.
L'opposizione inoltre poté godere di infiltrati persino negli stessi servizi di intelligence sovietica come l'NKVD[31], come dimostrato dal periodo del terrore della Ežovščina avvenuto nel 1937-1938) e dal fatto che persino personalità come Jagoda (ossia il predecessore di Ežov nonché il capo dell'NKVD al momento dell'omicidio di Kirov) erano coinvolte nella rete d'opposizione controrivoluzionaria di Trotskij ed alleati[32]. Nonostante ciò le indagini sulla rete di sabotaggi proseguì senza intoppi e portò a quattro grandi processi avvenuti tra l'estate del 1936 e l'autunno del 1938 che passarono alla storia come Processi di Mosca e dalla stampa occidentale ed anticomunista come le "grandi purghe staliniane" I processi in ordine cronologico furono i seguenti:
- Il processo tenutosi dal 19 al 24 Agosto 1936, il "Caso del Centro Terrorista Trotskista-Zinovievista", anche noto come il "processo Kamenev-Zinoviev", che ha riguardato principalmente le vicende legate all'assassinio di Kirov nel 1934 e alle operazioni clandestine dell'alleanza Trotskisti-Zinovievisti;
- Il processo tenutosi dal 23 al 30 Gennaio 1937, il "Caso del Centro Trotskista Anti-Sovietico", anche noto come il "processo Piatakov-Radek", che ha riguardato la continuazione delle investigazioni da parte dell'NKVD sulle operazioni clandestine dei trotskisti;
- Il processo tenutosi nel Maggio-Giugno del 1937, riguardante l'"Affare Tuchačevskij", riguardante le cospirazioni militari e i generali collaborazionisti delle potenze straniere e dei fascisti;
- Il processo tenutosi dal 2 al 13 Marzo 1938, il "Caso del Blocco dei Destri e dei Trotskisti", anche noto come il "processo Bucharin-Rykov", che imputò gli ultimi membri cospiratori. A questo punto, durante le indagini, divenne chiaro che tutti i processi e le cospirazioni erano connesse tra di loro.
La propaganda anticomunista o favorevole al blocco d'opposizione diffuse voci, ritenute false, secondo cui i processi sovietici sarebbero stati costruiti su accuse infondate, basate su confessioni ottenute con torture e violenze. Tuttavia, testimonianze come quella di Alcide De Gasperi, politico italiano noto per la sua posizione anticomunista[33], oppure il già citato storico francese anticomunista Pierre Broué, ed altre figure storiche simili, smentirono queste voci, sostenendo che le accuse erano plausibili e che i processi si svolsero in modo regolare. Gli imputati stessi avrebbero ammesso di non aver subito torture o maltrattamenti da parte degli agenti dell'NKVD durante gli interrogatori[34][35][36][37].
Trotskij, dissidente e latitante all'estero per quasi tutti gli anni '30, scampò ai Processi di Mosca nonostante avessero pronunciato il verdetto di condanna a morte anche nei suoi confronti, e proseguì le sue attività di sabotaggio dall'estero fino al 1940, quando verrà raggiunto, e, di conseguenza, ucciso, da Ramon Mercader.
Politica estera sovietica negli anni '30
Nonostante le sfide interne dell'Unione Sovietica come i sabotaggi, il modello socialista e le politiche adottate da Stalin permisero all'Unione Sovietica di evitare gli effetti della Grande Depressione, ossia la crisi economica a cui gli Stati Uniti ed i paesi europei venivano colpiti con gravi ripercussioni economiche. Le cause tuttavia erano ben evidenti nei paesi europei, soprattutto in Germania, paese sconfitto dopo la Prima Guerra Mondiale e che fu sottoposto a pesanti condizioni da parte del Trattato di Versailles, che venne definito "brigantesco" da Lenin nel 1920[38][3], e venne fatto notare da Stalin come le sue clausole abbiano alimentato il clima di risentimento e instabilità che favorì la diffusione di ideologie nazionalistiche e militariste, inclusi il nazionalsocialismo di Hitler e il fascismo di Mussolini[39][3]. La Pace di Versailles causò anche la "vittoria mutilata" italiana, che portò all'affermazione di ideologie nazionaliste come il fascismo di Mussolini in Italia ed alla presa del potere di Adolf Hitler in Germania, che instaurò la sua dittatura nazionalsocialista nel 1933.
Successivamente anche Romania ed Ungheria adottarono politiche nazionaliste e di vicinanza con la Germania, a tal punto da aderire nell'Asse assieme alla Germania hitleriana, all'Italia fascista ed al Giappone imperiale di Hirohito. I governi nazionalisti dell'Asse erano caratterizzati da una forte repressione degli ideali comunisti che si tramutarono inevitabilmente in tensioni politiche tra i paesi dell'Asse e l'Unione Sovietica, inoltre la paura del comunismo era presente anche in altri paesi europei ed occidentali come la Polonia (che tentò addirittura un'alleanza con la Germania in chiave antisovietica)[40][41], la Francia, il Regno Unito e gli Stati Uniti. La Germania nazista con l'Asse ha tentato più volte di avvicinarsi diplomaticamente con i paesi occidentali in ottica antisovietica[42], nel mentre l'Unione Sovietica, assieme alla Repubblica Popolare di Mongolia, era impegnata nelle Guerre di Confine contro il Giappone[43].
In questo periodo storico si verificano infatti profondi mutamenti geopolitici che preannunciano la Seconda Guerra Mondiale, nota in Unione Sovietica come Grande Guerra Patriottica. In questa fase cruciale, la leadership sovietica opera in un equilibrio complesso tra diplomazia e preparazione militare, ben consapevole dell’imminente conflitto globale e dell'inevitabile coinvolgimento sovietico nella guerra. In questo contesto, l’Unione Sovietica affronta un isolamento diplomatico quasi totale. Sebbene le potenze occidentali intrattengano relazioni economiche con Mosca, si rifiutano di riconoscere formalmente il governo bolscevico. Nonostante queste difficoltà, l’URSS riesce a stabilire relazioni significative con paesi come Iran, Afghanistan e Turchia, promuovendo un modello di cooperazione basato sull’uguaglianza tra le nazioni, in contrasto con le politiche colonialiste delle potenze capitaliste[44].
La Guerra Civile Spagnola
Per approfondire meglio: Guerra civile spagnola
Nel luglio del 1936, un tentato colpo di Stato militare in Spagna causato dai nazionalisti sfocia in una sanguinosa guerra civile. Il conflitto vede il governo repubblicano, supportato da forze armate anarchiche e comuniste, contrastare le forze nazionaliste guidate da Francisco Franco, che alla fine vinceranno la guerra ed instaureranno una dittatura. L’Unione Sovietica appoggia i repubblicani ed in particolare le fazioni comuniste filosovietiche, organizzando le Brigate Internazionali e fornendo loro supporto militare. Questo intervento rappresenta uno sforzo concreto per contrastare l’avanzata del fascismo in Europa, benché ostacolato dalla neutralità delle "democrazie" occidentali. A vincere la guerra furono i nazionalisti, con Francisco Franco che diventa dittatore del paese resaturando la monarchia.
Nelle Brigate Internazionali hanno aderito volontari da tutto il mondo, inclusi circa 4.050 dissidenti antifascisti provenienti dall'Italia[45]. L'Unione Sovietica fornì circa 2000 volontari tra cui consiglieri militari, istruttori, specialisti tecnici, piloti e membri dell'NKVD, inoltre fornì un supporto significativo in termini di armi, aerei e materiali bellici, oltre che un contributo fondamentale all'organizzazione logistica delle Brigate Internazionali[46].
Espansionismo Nazista e Patto Molotov-Ribbentropp
Mentre l’Unione Sovietica tenta di costruire un sistema di sicurezza collettiva, la Germania nazista inizia una politica aggressiva di espansione verso est. Nel 1938, il caso dei Sudeti in Cecoslovacchia diventa emblematico: Le pressioni di Hitler, supportate da disordini orchestrati dalla propaganda nazista, portano all’accordo di Monaco, in cui Francia e Regno Unito accettano l’annessione dei Sudeti alla Germania. Questa politica di appeasement, guidata da Neville Chamberlain ed Édouard Daladier, non solo isola ulteriormente l’URSS ma incoraggia Hitler a proseguire nella sua espansione, culminata nel marzo 1939 con l’occupazione completa della Cecoslovacchia[47].
Di fronte all’evidente inaffidabilità delle potenze occidentali, l’URSS firma il Patto Molotov-Ribbentrop con la Germania il 23 agosto 1939. Questo accordo di non aggressione offre a Mosca il tempo necessario per rafforzare le sue difese e prepararsi a un conflitto inevitabile. Spesso dipinto dalla storiografia anticomunista come un’alleanza tra Stalin e Hitler, il patto è in realtà una mossa strategica per proteggere il paese da una guerra su fronti multipli in condizioni sfavorevoli. La politica sovietica tra le due guerre si distingue dunque per la determinazione a preservare la pace e la sicurezza dell’URSS, nonostante l’ostilità e l’isolamento imposto dalle potenze imperialiste[3]. La firma del Patto Molotov-Ribbentrop rappresenta una decisione pragmatica, volta a garantire la sopravvivenza dello Stato socialista e del suo popolo di fronte alla crescente minaccia della guerra[48].
Leader dell'Unione Sovietica
Segretari generali del PCUS (leader del partito e dirigenti de facto del governo bolscevico)
- Vladimir Lenin (1922-1924)
- Iosif Stalin (1924-1953)
- Georgij Malenkov (7-14 marzo 1953)
- Nikita Chruščëv (1953-1964)
- Leonid Brežnev (1964-1982)
- Jurij Vladimirovič Andropov (1982-1984)
- Konstantin Černenko (1984-1985)
- Michail Gorbačëv (1985-1991)
Presidenti del Presidium del Soviet Supremo
La carica, che comportava funzioni di Capo dello Stato, fu soppressa nel 1989, sostituita da quella di Presidente del Soviet Supremo. Nel 1990 fu infine istituito il ruolo di Presidente dell'Unione Sovietica.
- Mikhail Kalinin (1938-18 marzo 1946)
- Nikolaj Svernik (1946-6 marzo 1953)
- Kliment Vorošilov (1953-1960)
- Leonid Brežnev (1960-1964)
- Anastas Mikojan (1964-1965)
- Nikolaj Podgornyj (1965-1977)
- Leonid Brežnev (1977-1982)
- Vasilij Kuznecov (1982-1983)
- Jurij Vladimirovič Andropov (1983-9 febbraio 1984)
- Vasilij Kuznecov (1984)
- Konstantin Černenko (1984-1985)
- Andrej Gromyko (1985-1988)
- Michail Gorbačëv (1988-1989; poi Presidente del Soviet Supremo e Presidente dell'URSS)
Presidenti del Consiglio dei commissari del popolo
- Lenin (30 dicembre 1922-21 gennaio 1924)
- Aleksej Rykov (1924-1930)
- Vjačeslav Molotov (1930-6 maggio 1941)
- Stalin (1941-1946)
Presidenti del Consiglio dei ministri
- Stalin (1946-1953)
- Georgij Malenkov (6 marzo 1953-8 febbraio 1955)
- Nikolaj Bulganin (1955-1958)
- Nikita Chruščëv (1958-1964)
- Aleksej Kosygin (1964-1980)
- Nikolaj Tichonov (1980-1985)
- Nikolaj Ryžkov (1985-1991)
- Valentin Pavlov (14 gennaio-22 agosto 1991)
- Ivan Silaev (6 settembre-26 dicembre 1991)
Repubbliche
Repubblica dell'Unione Sovietica | Stato attuale | CSI | NATO | UE | EURASEC | GUAM | OSC | |||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
RSFS Russa |
1922-1956 | RSFS Russa |
1956-1991 | Federazione Russa |
1991 | – | – | 2002 | – | 1996 |
RSS Carelo-Finlandese |
1940-1956 | |||||||||
RSS Bielorussa |
1922-1991 | Repubblica di Bielorussia |
1991 | – | – | 2002 | – | – | ||
RSS Estone |
1940-1941 1944-1991 per occupazione |
Repubblica d'Estonia |
– | 2004 | 2004 | – | – | – | ||
RSS Lettone |
1940-1941 1944-1991 per occupazione |
Repubblica di Lettonia |
– | 2004 | 2004 | – | – | – | ||
RSS Lituana |
1940-1941 1944-1991 per occupazione |
Repubblica di Lituania |
– | 2004 | 2004 | – | – | – | ||
RSS Moldava |
1940-1991 | Repubblica di Moldavia |
1991 | – | – | Oss. | 1997 | – | ||
(RMT) Transnistria | – | – | – | – | – | – | ||||
RSS Ucraina |
1922-1991 | Ucraina |
1991-2018 | – | – | Oss. | 1997 | – | ||
RSFS Transcaucasica 1922-1936 |
RSS Armena |
1936-1991 | Armenia |
1991 | – | – | Oss. | – | – | |
RSS Azera |
1936-1991 | Azerbaigian |
1991 | – | – | – | 1997 | – | ||
RSS Georgiana |
1936-1991 | Georgia |
1993-2008 | – | – | – | 1997 | – | ||
Repubblica di Abcasia |
– | – | – | – | – | – | ||||
Ossezia del Sud |
– | – | – | – | – | – | ||||
RSS Kazaka |
1936-1991 | Kazakistan |
1991 | – | – | 2002 | – | 1996 | ||
RSS Kirghiza |
1936-1991 | Kirghizistan |
1991 | – | – | 2002 | – | 1996 | ||
RSS Tagika |
1929-1991 | Tagikistan |
1991 | – | – | 2002 | – | 1996 | ||
RSS Turkmena |
1925-1991 | Turkmenistan |
1991 | – | – | – | – | – | ||
RSS Uzbeka |
1925-1991 | Uzbekistan |
1991 | – | – | – | 1999-2005 | 2001 |
Bibliografia
- Grande Enciclopedia Sovietica
- Lenin, la vita e l'opera - PMLI
- Stalin, la vita e l'opera - PMLI
- Последние бои на Дальнем Востоке ("Gli ultimi combattimenti in Estremo Oriente"), Moskva, Centrpoligraf, 2005.
- Vladimir Lenin: Opere Complete
- Ludo Martens: Stalin. Un altro punto di vista, Zamboni Editore, 1994.
- Paolo Selmi: Economia politica ПОЛИТИЧЕСКАЯ ЭКОНОМИЯ. Traduzione dal russo e note
- Memoranda from Soviet People’s Commissar of Foreign Affairs M. Litvinov to J. Stalin with instructions for talks with France on signing the Eastern Pact and the admission of the USSR to the League of Nations, talks with Romania on Soviet-Romanian relations, the conference on disarmament and other matters - Maksim Litvinov (1934) (in Russo)
- Reappraising the Munich Pact: Continental Perspectives - Maya Latinski (1992)
- In Search Of Soviet Gold - John D. Littlepage (1937)
- The “Bloc” of the Oppositions against Stalin in the USSR in 1932 - Pierre Broué (1980)
- Party Opposition to Stalin (1930-1932) and the First Moscow Trial - Pierre Broué (1990)
- Discussione internet sull'Omicidio Kirov, J. Arch. Getty, 24 agosto 2000, archiviato
- Origins of the Great Purges: The Soviet Communist Party Reconsidered, 1933-1938 - John Arch. Getty (1987)
- La biografia di Bucharin di Stephen Cohen: Uno studio sulle falsità delle "rivelazioni" dell'era Kruscev - Grover Furr, Vladimir Bobrov (2010)
- Foundations of a Planned Economy, 1926–1929, Volume 2 - Edward Hallet Carr, R.W. Davies (1969) (in inglese)
- Inside Europe - John Gunther (1940)
- Why I Resigned From the Trotsky Defense Committee - Mauritz A. Hallgreen (1937) (in inglese)
Note
- ↑ Spesso c'era chi si riferiva all'Unione Sovietica chiamandola "Russia" durante il periodo della sua esistenza.
- ↑ Per approfondire meglio il pensiero di Marx ed Engels, rimando all'archivio delle opere di Marx ed Engels su Marxists Internet Archive.
- ↑ 3,0 3,1 3,2 3,3 3,4 3,5 3,6 3,7 Tratto dai libri biografici su Lenin e Stalin del PMLI, citati sulla Bibliografia.
- ↑ Vladimir Lenin (1916): L'imperialismo, fase suprema del capitalismo - Marxists Internet Archive
- ↑ Brest-Litovsk e il "decreto sulla pace" - Marxismo-Leninismo Forumfree
- ↑ Gli ultimi combattimenti in Estremo Oriente, citato sulla Bibliografia.
- ↑ 7,0 7,1 La transizione al socialismo in Unione Sovietica: questioni di metodo e di sostanza - Marxismo-Leninismo Forumfree
- ↑ Primo Congresso dei Soviet dell'Unione Sovietica - Grande Enciclopedia Sovietica (in russo)
- ↑ Sergeij Radčenko (2008): New Documents on Mongolia and the Cold War, Cold War International History Project Bulletin n. 16 (archiviato)
- ↑ Vladimir Lenin (1921): La Nuova politica economica e i compiti dei centri di educazione politica - Marxists Internet Archive
- ↑ Vladimir Lenin (1921): Relazione alla VII Conferenza del Partito del governatorato di Mosca, Opere complete, Vol. 33, pagg. 67-83
- ↑ Vladimir Lenin (1914): Il diritto delle nazioni all'autodeterminazione
- ↑ Vladimir Lenin (1921): Ancora una volta sui sindacati
- ↑ Vladimir Lenin (1922): Lettera a I. V. Stalin per i membri dell'Ufficio politico, Opere complete, Vol. 33, pagg. 320-322
- ↑ Una risposta storico-teorica ad un detrattore di Stalin - Marxismo-Leninismo Forumfree
- ↑ Iosif Stalin - Katéchon
- ↑ 17,0 17,1 I giorni dell'acciaio: collettivizzazione e industrializzazione in URSS - Marxismo-Leninismo Forumfree
- ↑ 18,0 18,1 Martens
- ↑ Dzeržinskij e la costruzione del socialismo nella Russia Sovietica
- ↑ Selmi, pp. 158-161.
- ↑ Costituzione Sovietica del 1936 - Archivio di Diritto e Storia Costituzionali dell'Università di Torino [PDF]
- ↑ Iosif Stalin: Sul progetto di Costituzione dell'URSS, 25 novembre 1936, in: Questioni del Leninismo(Edizioni in Lingue Estere - Mosca 1948) [PDF]
- ↑ Littlepage, 1937, p.104,114,198-200,203-204
- ↑ Getty, 1987, p.119-121
- ↑ I Processi di Mosca (parte 1: Le Indagini) - Finnish Bolshevik (in inglese) (archiviato)
- ↑ I Processi di Mosca - Finnish Bolshevik, playlist su YouTube (in Inglese), parte 1 archiviata, parte 2 archiviata, parte 3 archiviata, parte 4 archiviata
- ↑ Broué, 1980
- ↑ Broué, 1990, p.16
- ↑ Getty, 2000, n.1
- ↑ 30,0 30,1 Furr, 2013, p.4-5
- ↑ Getty, 1987, p.129
- ↑ Getty, 2000, n.2
- ↑ Elogio di Giuseppe Stalin - Alcide De Gasperi (1944), archiviato
- ↑ Davies, 1945, p.30-31
- ↑ Hallgreen, 1937,p.3-14
- ↑ Furr, Bobrov, 2010, introduzione
- ↑ Gunther, 1940, p.552-553
- ↑ Lenin, Discorso sulla situazione politica, tenuto alla Conferenza dei presidenti dei comitati esecutivi di distretto, di volost e di villaggio della provincia di Mosca il 15 ottobre 1920, Opere complete, Editori riuniti, vol. 31, pag. 313
- ↑ Iosif Stalin: Il rapporto al XVII Congresso del Partito, 26 gennaio 1934,, in: Questioni del Leninismo(Edizioni in Lingue Estere - Mosca 1948) [PDF]
- ↑ Litvinov, 1934, p.54-58
- ↑ Latinski, 1992, p.94-95
- ↑ Un tentativo fu svolto alla Conferenza di Monaco: Hitler sperava di avere le "democrazie" occidentali come potenziali alleate di una guerra contro l'Unione Sovietica.
- ↑ Alvin D. Coox, Nomonhan: Japan Against Russia, 1939', vol. 2 voll., Stanford University Press, 1985
- ↑ Lineamenti di Storia dell'URSS, Vol. II, Edizioni Progress, pag. 301
- ↑ Guerra di Spagna, le Brigate Internazionali - Romacivica.net (ARCHIVIATO)
- ↑ Perché l'Unione Sovietica ha combattuto nella guerra civile spagnola? - Russia Beyond
- ↑ Festival della Mente 2014 - Alessandro Barbero (2)
- ↑ Rimandiamo alle fonti citate nella pagina Patto Molotov-Ribbentrop